Videogiochi > Slender Game
Segui la storia  |       
Autore: pewdiekairy    10/06/2015    0 recensioni
Tutti conosciamo la storia terrificante di Slenderman,un mostro che rapisce i bambini per poi ucciderli. Ethany ha solo 13 anni,ha la strana facoltà di vedere le anime perdute e porta su di sè un terribile destino:incontrerà il mostro e la natura del loro rapporto sarà in mano alla ragazza. Potrà salvarlo,ucciderlo,ignorarlo... ma questo lo scoprirete solo leggendo.
Genere: Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Slender man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sono quasi due mesi che non pubblico, avete il diritto di uccidermi. Ma intanto per farmi perdonare ecco un nuovo capitolo :D la storia sta per finire...

Capitolo 9: Broken down

Zack non era esattamente sicuro di cosa avrebbe fatto una volta varcata la soglia di casa. Non aveva un piano, ma doveva rischiare. Per lei. Rientrato dalla finestra, si accorse appena in tempo che suo padre stava salendo le scale e si liberò dei vestiti per rifugiarsi in bagno. ‘Zack, dove sei? ti troverò, lo sai. La tua mente è come un libro aperto per me... o per chiunque altro, visto che hai avuto il buon gusto di uccidere la cara Sally. Sai, ogni tanto la vedevo mentre si divertiva con i colleghi di lavoro di tuo padre... gentile da parte sua istigarti a ucciderla. Mi devo ricordare la prossima volta che passo dall’inferno di dirle che suo figlio la raggiungerà presto... in un modo o nell’altro...’ ‘Sono molto contento di averla finalmente uccisa. Almeno non ha potuto più ferire mio padre. Ma perchè ne sto parlando con te, che probabilmente non sai neanche cos’è, un padre?’ ‘Oh, no caro Zack, ti sbagli. Io sono cos’è un padre, so com’è avere dei figli, e so anche cosa vuol dire PERDERLI. Quindi stai attento a quello che fai, o forse dovrei dire, stai attento a quello che LE fai...’
“Zack dove sei? Stai dormendo?”. Zack sbattè le palpebre. Suo padre stava bussando alla porta della sua camera. Per un attimo aveva pensato che lo Slender avesse cominciato un perverso giochetto che consisteva nel ripetere il discorso appena finito finchè non l’avesse preso per stanchezza. Un po’ contorto, ma in effetti, chi poteva sapere cosa gli passava per la testa? “Mi sto lavando, papà. Un attimo ed esco”, disse lui in risposta. Dopo essersi messo il pigiama, trovò suo padre in camera. Doveva comportarsi normalmente o avrebbe destato sospetti, ma non poteva fare a meno di pensare che forse quella sarebbe stata l’ultima volta che lo vedeva. Scosse la testa. “C’è qualcosa che ti preoccupa? So che magari dirlo al tuo vecchio padre potrebbe essere motivo di vergogna, ma mi devi un grosso debito, Zack. Non ho mai voluto farti pesare questa cosa, ma io ho scontato i tuoi anni di galera. E adesso voglio sapere la verità. Ti vedo così angosciato che mi si spezza il cuore, figliolo”, concluse suo padre con gli occhi lucidi. Zack era così tentato... eppure l’ultima conversazione che aveva avuto con lo Slender confermava che non poteva, ancora una volta, dire come davvero si sentiva dentro. “Papà, io ed Ethany stiamo avendo qualche problema abbastanza serio, e preferiamo sbrigarcela da soli, dato che ormai siamo adulti e vaccinati”, rispose Zack serio. “È incinta? Perchè se lo è sappi che puoi contare su di me, nonostante avreste potuto usare qualche precauzione”, disse suo padre un po’ alterato. Zack saltò letteralmente sul letto. “COSA? No, certo che no”, disse con un sospiro. “Sicuro? Zack, ti conosco da quando sei nato, posso sapere se è un problema grave?” ”No, non lo è. Normale routine”, rispose evasivo Zack. “Se è normale routine, mi spieghi perchè sei così nervoso?”. Cazzo. Lo aveva messo con le spalle al muro. Ci voleva una scusa megagalattica, di quelle strappalacrime. “Lei...” Più veloce! “Lei... vorrebbe che la accompagnassi a visitare la tomba di suo padre, ma io... credo che lei non sia pronta e che la farebbe solo soffrire. Ma nonostante questo lei vuole andare, è così testarda... è per questo che litigavamo”, buttò fuori tutto d’un fiato. “E perchè esattamente non potevi dirmelo?”, proseguì imperterrito suo padre. “Papà, è un argomento delicato per lei e non mi sento pronto nemmeno io. Ho paura”. Suo padre sorrise: “Questo è assolutamente normale, Zack, ma se lei ci vuole provare, tu devi esserci. Non reggerebbe da sola, gliel’ho letto negli occhi. Lei ha bisogno di te”.
Slender stava passeggiando vicino ad un parco giochi nei pressi della casa di Ethany. Ormai aveva preso questa abitudine, dato che doveva osservarla tutti i giorni per perfezionare il suo piano. Guardare i bambini era così bello... poteva seguirli, osservare i loro giochi, ma alla fine era sempre qualcun altro che gli rimboccava le coperte. Li odiava. Tutti. Il figlio del proprietario della sua vecchia casa si era laureato, viveva felice, o forse non molto, dopo che lui aveva ucciso il suo primogenito. Si era accontentato di lui. Era stato così appagante vedere la vita fuggire dal suo sguardo... e indirettamente aveva ucciso anche Chris e Beth, i due bellimbusti che si vantavano di esserne i genitori. La verità è che nessuno diventa genitore finchè non è costretto a tirare fuori le palle per relazionarsi con i suoi figli in modo serio. Per loro quel bambino era come un giocattolo, un nuovo pezzo da aggiungere alla collezione. Forse gli aveva fatto anche un favore, uccidendolo. Una folata di vento fece volare la bombetta rosa di una signorina allampanata e Slender la afferrò al volo con un tentacolo. Forse avrebbe fatto meno paura se si fosse presentato ai bambini con quella sul capo. La indossò e si specchiò nel lago più vicino. No. Rimaneva sempre un mostro. E questo gli fece ricordare Ethany. Il carillon che teneva sul comodino quando era piccola. Quella musica poteva suonare inquietante alle orecchie degli altri, ma per lui era la dolce ninnananna che lo portava verso la fine. Doveva ucciderla. Fu allora che la sentì. Cantava. E quello gli riportò alla mente Jamie. Lui cantava sempre. Era il suo modo per esorcizzare il mondo, per escludere tutto quello che stava fuori. Si avvicinò con cautela. Era affacciata alla finestra aperta, e la sua voce scivolava fuori come una brezza leggera. La sua voce... era ancora quella di una bambina. Se avesse potuto, lo Slender si sarebbe commosso. ‘Ma non posso. Io vivo di questo. Non posso vivere diversamente. E quindi uccido. Ti ucciderò, e riporterò indietro mio figlio’.
Ethany stava cantando, ma non potè continuare perchè una voce nella testa le tagliò il respiro in gola. Era la sua voce. Sembrava che continuasse un discorso interrotto. Ma le conclusioni erano sempre le stesse. L’avrebbe uccisa, in un modo o nell’altro. “Zack, mi sa che avevi ragione. Papà aiutalo, ti prego”, disse in lacrime. Ma lo Slender aveva rivelato qualcosa che Ethany sapeva sicuramente essere segreto. Voleva chiedere la sua vita in cambio di quella di suo figlio.
Ethany aveva deciso di andare alla fiera. Doveva assolutamente farlo. Per Zack. Per un attimo sperò di non trovare la zingara. Provò anche a passeggiare un po’, ma era inutile rimandare e quando vide l’ingresso del bosco, proprio dove Kiam l’aveva aspettata, si sentì stringere il cuore. Forse a quest’ora sarebbe stata fidanzata con lui. Il pensiero era solo poco confortante. Non avrebbe conosciuto Zack. E per quanto continuava a ripetersi che stava bene, non poteva fare a meno di pensare allo Slender. Lo avrebbe costretto a tornare? Ethany avrebbe preferito vederlo morto che posseduto da quell’essere. Che però un tempo era umano. Forse la zingara poteva spiegarle anche questo. Come era possibile che un uomo diventasse così di sua spontanea volontà?! Doveva essere accaduto qualcosa. Era un essere pieno di odio, rancore  e solitudine. Come lei. Per anni aveva dovuto sopportare le angherie dei suoi compagni che non capivano la sua autoreclusione, e quando aveva finalmente trovato Zack, tutto il resto aveva cominciato a fare ancora più schifo di quanto non facesse già. Ethany si incamminò verso la piccola tenda che aveva evitato per tutto il tempo e fece un respiro profondo. Non sapeva quanti gliene restavano ormai.
L’odore di stantio la prese alla gola quasi subito. La tenda non sembrava così piccola dall’esterno, ma una volta entrati instillava un graduale senso di soffocamento. Ad Ethany sembrò di fare un tuffo nel passato: ma stavolta sua madre non c’era per dirle che sarebbe andato tutto bene. “Lo so che sei qui. Fatti vedere!”, gridò Ethany, più per farsi coraggio che per altro. “Qui non è concesso dare ordini, tantomeno a te. Perchè non hai assolto al tuo compito? Credevo di averti detto cosa dovevi fare. La vita di quel mostro è nelle tue mani, e tu devi distruggerlo!”, cantilenò una voce incorporea, che però Ethany era sicura fosse della vecchia zingara. Ma perchè adesso quella voce era piena di odio? Quando le aveva sconvolto la vita, non aveva specificato “Oh sai, mi sono dimenticata di dirti che dovrai ucciderlo, in un modo o nell’altro”. Sembrava piuttosto un’opinione personale, MOLTO personale. Ethany la vide materializzarsi e strinse forte il ciondolo di legno che aveva al collo. Zack glielo aveva donato prima di andarsene. Era un cerchio con all’interno dei rametti piegati in forme strane, senza un significato preciso. “Non c’è stato mai niente di definitivo e stabile nelle nostre vite. Questo è il simbolo del nostro passato, la lotta che condividiamo, e ogni volta che lo guarderai, ti ricorderai che ci può essere più di un finale a questa storia”, le aveva detto, prima di calarsi giù dalla finestra. Intanto la vecchia si era completamente mostrata e sembrava che non fosse passato nemmeno un attimo dall’ultima visita di Ethany, perchè era vestita allo stesso modo, ma stavolta c’era una smorfia di evidente fastidio sul suo volto. “Sono qui per avere delle risposte. E non intendo andarmene finchè non le avrò avute”, disse Ethany, ostentando più coraggio di quanto non ne avesse. “Mi sembrava di avere detto tutto il necessario, o mi sbaglio? Hai tutto quello che ti serve, eppure ti rifiuti di usarlo”, replicò quella disgustata. “Come fai a vivere ogni giorno sapendo che potrebbe uccidere ancora, e che tu non stai facendo niente per fermarlo? Ha ucciso mio figlio, e tu devi ucciderlo per vendicare tutte le sue vittime! Cosa non capisci?!”, a questo punto la donna stava praticamente urlando. Ethany fece qualche passo indietro spaventata, poi sentì la rabbia ribollire. Come si permetteva di darle ordini, dopo tutto quello che aveva passato proprio per colpa sua? “Io non ho proprio niente! Ho cercato qualsiasi cosa e non ho trovato nulla. Continua a tormentare anche me, cosa crede?!? L’idea che sto condannando centinaia di innocenti ad una fine orribile! Ma io non ci posso fare niente!”, gridò Ethany. “Non puoi, o non vuoi? Tu vorresti vivere la tua vita felice con il tuo fidanzato, ma non pensi a tutte le famiglie che ha già distrutto? Hai un’intera legione di fantasmi al tuo servizio, eppure non li hai mai sfruttati! Non li hai mai asserviti in modo che lo uccidano!” ”L’intera legione di fantasmi di cui parli mi rispetta meno di un topo morto, e comunque non potrei mai schiavizzare un’intera popolazione solo per la tua vendetta!”, concluse esasperata la ragazza. La vecchia sospirò. “Avevo ragione. Non VUOI. Se potessi lo farei io, ma tu sei l’unica che puoi farlo. Non chiedermi perchè, è così e basta. E poi, mia cara, non sarebbe solo la mia vendetta, ma anche la tua. Potresti fargliela pagare per tutti gli anni in cui ti sei sentita sola, in cui gli altri ti emarginavano e ti sentivi uno scherzo della natura”. Ethany spalancò gli occhi. Era forse quella l’unica soluzione? Sua madre le aveva sempre detto che l’odio non porta da nessuna parte e che la vita è troppo breve per riflettere su cose per cui non vale la pena. Ma lei era venuta lì per delle risposte, e la donna gliene aveva data solo una possibile. Ma lei non poteva farlo. C’ERA PIÙ DÌ UN FINALE ALLA STORIA. Ethany prese un bel respiro: “Hai ragione, non ci avevo pensato. Sarebbe molto più facile se fosse anche la MIA vendetta. Ho però sentito lo Slender mentre mi spiava e credo che si sia lasciato sfuggire qualcosa... di molto importante” ”Che cosa? Qualunque cosa può essere utile per batterlo!” Ethany si morse le labbra: “Dopo che mi uccide lui vuole... scambiare la mia anima con quella di suo figlio! Può effettivamente farlo? È una cosa impossibile!” ”Quando eri piccola credevi che lo Slender fosse una leggenda, eppure lo hai visto, hai osservato di cosa è capace. E ancora ti stupisci? Può farlo eccome. Un’anima per un’anima. Ma se tu riuscirai a convincere gli spiriti delle persone uccise da lui a vendicarsi loro non rifiuteranno certo di aiutarti!”, disse la vecchia con un sorriso stiracchiato. “Ce la farò”, disse Ethany. E se ne andò.
Ethany decise di andare a casa. Sua madre sarebbe sicuramente stata preoccupata. Il giorno dopo decise che avrebbe agito. E avrebbe chiuso quella storia. Per sempre.

Mi scuso se il capitolo è un po’ corto, ma lo avevo lasciato in sospeso prima della fine della scuola e con tutto il casino della fine non l’ho completato D:

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Slender Game / Vai alla pagina dell'autore: pewdiekairy