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Autore: Ziggie    10/06/2015    0 recensioni
Mycroft e Sherlock. Due fratelli, due facce della stessa medaglia, due tra i più brillanti uomini che servono l'Inghilterra. Ma com'era la loro vita prima dei fatti che tutti noi conosciamo? Perché sono arrivati ad essere così schivi l'uno con l'altro? Questa long fiction si propone di esplorare questo mondo antecedente ai fatti della BBC collegandolo con alcuni fatti e personaggi del nuovo film Kingsman, The Secret Service, attraversando la serie per superarla ed arrivare ad un ipotetico e se? da dietro le quinte, sperando di cogliere nel segno.
Non solo Sherlock e Mycroft, ma ci saranno altri personaggi a coronare questi capitoli, un nome a caso: Anthea.
Buona lettura e, mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Anthea, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Innanzitutto volevo esordire con un scusate il ritardo, l'università mi sta uccidendo. Bene, ora che l'ho fatto possiamo passare al capitoletto. Come ogni Mythea che si rispetti, in questo capitolo è riportato il plausibile vero nome di Anthea, che è Andrea (si può notare dallo script originale della serie tv, in rete ci sono diverse foto, e anche dagli scritti di http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=61784 che mi ha fatto gentilmente notare anche la stessa ripresa del cognome della ragazza e a cui dico grazie). Dopo questa breve premessa spero che il capitolo vi piaccia, non sono troppo portata per le romanticherie, buona lettura! 
 

7. Missioni, ferite, dolci e Anthea

 
Capelli lunghi. Fluenti. Mossi. Scuri, castani per l'esattezza, come gli occhi.
Minuta, ma ben proporzionata.
Elegante nonostante il lavoro che svolgeva.
Il suo nome: Anthea.

I cinque anni dopo la cerimonia a Cambridge, dopo quel graduation day, erano stati il cosiddetto periodo di formazione professionale. Anni in cui divenni una figura di spicco nei retroscena del governo inglese coordinando come un'ombra le azioni dei ministri degli esteri e degli interni. Loro agivano, io ordinavo secondo il volere dell'unico superiore inglese: la regina.
Se una colomba spiccava il volo dall'altra parte dell'Inghilterra, io lo sapevo.
Se una mosca veniva uccisa in un sobborgo di Londra, io lo sapevo.
Se api laboriose si ritrovavano per dei summit oltremanica io lo sapevo.
Erano anni in cui continuavo a giocare alla spia, sia come Kingsman, sia come uomo dell' MI6.
Anni in cui mi ero offerto per l'addestramento delle nuove reclute dell'accademia insieme a Merlin, non che i miei rapporti con le persone fossero migliorati, ma l'Inghilterra aveva bisogno di nuovi delfini.
Avevo poi ereditato da uno zio lontano una villa a due piani in pieno stile vittoriano a qualche isolato di distanza da Kensington, villa volenterosamente lasciatami interamente da mio fratello con la battuta, alquanto scontata: - troppo spazio distoglie la mente dalle faccende quotidiane necessarie e l'idea di essere quasi vicino di casa della regina mi mette i brividi. Fratello caro, ti cedo volentieri anche la mia parte -.

Una tavola calda tra la mia abitazione e la via più vicina ad uno dei passaggi per l'accademia, il negozio del nostro sarto di fiducia per l'esattezza, era il solito luogo di ritrovo mio e di Merlin. Entrambi non eravamo assidui frequentatori di quei posti, ma c'era qualcosa di diverso in quello. La tavola calda era piccola, elegantemente sobria, ordinata e non riportava il solito olezzo tipico di quei luoghi; i suoi attendenti erano tutti cortesi ed elegantemente vestiti, così come il personale e, la ragazza descritta pocanzi, ne faceva parte.
Doveva avere sui diciannove, vent'anni al massimo, un'età ed una bellezza pari ad una musa del Rinascimento e che il sottoscritto non doveva né toccare né pensare.
Avevo ventinove anni e di certo non ero da considerare un adone, tutt'altro.

- Posso tentar lor signori con del buon whisky arrivato in mattinata dall'Irlanda? - chiese gentilmente.

- Un Jameson appena uscito di fabbrica, quindi? - domandò Merlin, la ragazza annuì - Non chiedo di meglio! - esordì schioccando le labbra, mentre io mi limitavo ad un leggero cenno col capo.

Era così ogni volta che andavamo lì, un goccetto in più, un dolce in più, tutto offerto dalla casa ed io avevo preso l'abitudine ad andarvi anche quando il mio collega era troppo occupato all'accademia per raggiungermi, ma si sa che anche l'occhio vuole la sua parte e a me bastava anche solo guardare quella ragazza per allietarmi l'animo.
Non ero mai stato espansivo, mai di troppe parole, ma giocando alla spia tutti i giorni avevo ben imparato ad approcciarmi con le persone e a nascondere sempre al meglio la mia impulsività, lasciando spazio alla razionalità ed in quel modo a volte capitava che le chiacchiere tra me e Anthea si prolungassero oltre alle semplici ordinazioni, rimanendo comunque ad una dovuta distanza di sicurezza. Venni a sapere che lavorava in quel posto per permettersi gli studi perché, essendo orfana di entrambi i genitori, i suoi nonni non potevano permettersi un'intera retta di Cambridge, fatti che però non andarono oltre, Anthea era molto socievole per quanto riguardava il lavoro e la quotidianità dell'evidenza, ma era molto riservata per quanto riguardava la sua vita al di fuori da quel locale, tanto che rimasi colpito quando mi rivelò della sua situazione privata, ma ne colsi subito il motivo dato che le avevo rivolto la domanda in merito allo studio.

- Non è un po' tardi per stare sui libri? - le avevo chiesto una sera, vedendola intenta a leggere e sottolineare un libro di economia politica, mentre mi avvicinavo per pagare il conto.

- Ho il test d'ingresso tra due giorni, sir. Studiare nelle pause e alla sera è l'unico tempo che ho - mi aveva cordialmente risposto.

Dopo quell'incontro, non riuscii più ad andare alla tavola calda a causa degli orari indecenti dell'accademia. L'autunno era appena iniziato e come Anthea, anche io avevo i test d'ingresso da affrontare, dall'altra parte della cattedra però, correggendoli. Avevamo un giorno di tempo per emettere i punteggi e scegliere trenta nuovi adepti da addestrare su cento e siccome Merlin si stava occupando di faccende legate alla sicurezza, stavolta toccavano a me i doveri di insegnante. Verso la fine dell'immenso plico, la mia attenzione fu attirata da una grafia che mi sembrava familiare, una grafia elegante, pulita, chiara e appena tondeggiante. Lessi il nome in cima al foglio: Andrea Stevenson.
La calligrafia era troppo simile a quella di una donna per equiparare quel nome ad un ragazzo dalle origini italiane e quel cognome era ben noto tra le file degli agenti segreti. In quegli anni mi era capitato spesso di udire l'operato dell'agente Stevenson e della moglie, un nome che mi riportava agli inizi dei miei studi, perché era quando frequentavo il terzo anno dell'accademia che tutto accadde: una missione in Crimea andata male, una talpa aveva giocato con il piede in due scarpe e aveva fatto perdere la vita ad un'intera squadra, nella quale militavano marito e moglie, scuotendo così i reparti speciali fin nelle fondamenta, ma lì si fermavano le mie conoscenze, non avevo indagato oltre in merito, impegnato su altri fronti. Ed ora eccolo lì il frutto del loro amore che si presentava tra le file dei Kingsmen con un buon punteggio su tutta la linea, il test infatti era perfetto, con nessun errore e ciò garantiva diretto accesso alla trentina di nuove reclute.
La tentazione di scoprire il volto di quel piccolo genio dalla parentela ben conosciuta era grande, ma la fila dei test da correggere era ancora lunga e l'orologio segnava già le due del mattino e la cerimonia di accesso all'accademia si sarebbe svolta nel primo pomeriggio, perciò continuai con il mio dovere, lasciando che la sorpresa prendesse piede qualche ora dopo.
Avevo consegnato i test corretti ed i nominativi dei nuovi delfini ad Artù quella mattina stessa, ma non potei assistere alla cerimonia perché questioni di carattere governativo mi fecero partire in mattinata e mi tennero lontano dalla sede dei Kingsmen per più di due giorni.

- Non crederai mai  a chi è presente tra le nuove reclute, Mycroft! - esordì Merlin quando mi chiamò al telefono il giorno stesso della cerimonia.

- Credimi, Merlin, penso proprio di saperlo! - risposi pacato, sospirando appena, immaginando bene a chi si stava rivolgendo.

- Al diavolo tu e le tue doti deduttive - brontolò anche se in tono alquanto divertito, ormai si era abituato alla mia perspicacia - Riuscirò mai a sorprenderti come si deve? -

- Continua a provarci e lo scoprirai -

Rientrai a Londra dopo tre giorni di conferenze, riunioni e impegni governativi di vario genere volti a cercare l'aiuto di tutti per la questione irlandese a Belfast ed ai continui tumulti che si facevano ogni giorno più intensi. Questioni che toccavano i servizi segreti inglesi di striscio in quanto semplici tumulti di strada che continuavano per pochi giorni di fila, ma l'MI6 considerava la questione più grave del previsto in quanto era solo questione di tempo prima che l'IRA prendesse piede e se ne giovasse.
Fino a nuovo ordine avrei potuto svolgere tranquillamente la mia missione di insegnante presso l'accademia, uno dei lavori che risultavano poco adatti al sottoscritto in quanto il restare in contatto con persone con poca iniziativa e appena svezzate mi generava fin dalla più tenera età ribrezzo ed un principio di orticaria. Giunsi al quartier generale giusto in tempo per la mensa e non rimasi per nulla stupito di ritrovare Anthea in fila con i suoi compagni procedere elegantemente a passo di marcia verso il refettorio. La sua grafia mi aveva dato ampia certezza, certezza confermata anche dalla telefonata di Merlin. Ma perché quel nome? Era un'invenzione? Ancora non lo sapevo. Avrei potuto aspettare a farmi avanti, in quanto ogni volta che la vedevo il cuore mancava di un battito e le preoccupazioni sparivano, ma ignorai tutte quelle emozioni che solo la sua vista sapeva darmi e andai subito al dunque, tossicchiando per attirare la sua attenzione ed invitandola con un cenno del capo a raggiungermi lasciando la fila.

- Sa, non credo che presentarsi con un altro nome possa giovare una conversazione, Miss Stevenson - iniziai piccato - a meno che questo non sia estremamente richiesto dalla situazione - si, avrei gradito delle spiegazioni.

- Sir! - mi salutò cordiale, come se le mie parole non l'avessero scalfita minimamente.

- Anthea! - la salutai io utilizzando quel nome con il quale si era presentata la prima volta - non sembra sorpresa dalla mia presenza - osservai poi.

- Non ne vedo il motivo, signor Holmes! Il professor Merlin ha chiaramente specificato che possiamo far affidamento su di voi in quanto nostri insegnanti - rispose sorridendomi pacata - Se cercavate lo stupore, dovevate presentarvi tre giorni fa - continuò gentile. No, vederla tutti i giorni, rimanerci così a stretto contatto non mi avrebbe giovato affatto, sospirai appena.

- Non mi aspettavo di trovare un altro nome, rispetto a quello che conoscevo io, sotto la sua grafia. Perché quella bugia? -

- Le bugie, se a fin di bene, nascondono sempre un minimo di verità e poi non ho mentito, mi sono semplicemente presentata a lei con il nome con il quale mi conoscono tutti, mentre quello che ho dovuto riportare sul foglio del test richiedeva chiaramente i propri dati anagrafici - specificò senza entrare nel dettaglio, dando lo stesso una dovuta spiegazione - Ora che conosce entrambi i miei nominativi, è libero di chiamarmi come meglio crede - esclamò infine e con un cenno del capo si ed un sorriso cordiale si avviò verso la mensa.

Scoprii dopo qualche mese che il nome Anthea non era nient'altro il nominativo che la madre di Miss Stevenson utilizzava come nome in codice, gli archivi dei servizi segreti riportavano cose che gli esseri umani faticano ad immaginare, ma non il perché questi nomi vengono adottati, anche se non era difficile intendere che Andrea aveva adottato quel nome perché probabilmente era molto legata alla madre.

I mesi successivi ai test d'ingresso furono ricchi di impegni governativi, missioni e lezioni, con mio grande stupore furono in pochi quelli che gettarono la spugna, ma gli anni in accademia erano lunghi e ben presto si sarebbero ben distinti i veri Kingsmen dalle semplici reclute. In quel periodo il mio rapporto con Anthea si restrinse a quello che c'è tra professore ed alunna, ma a me bastava anche solo guardarla prendere appunti in classe per allietarmi la giornata: si, era meglio così. Era quasi giunto Natale, mancavano due settimane, quando l'IRA lanciò la sua nuova minaccia in Irlanda ed io venni mandato con una cellula dei servizi segreti ad affrontare la faccenda prima in linea diplomatica, se poi fosse servito anche con la forza, in quel di Belfast.
Una missione che radunava alcuni grandi nomi del mondo nella hall di un albergo della capitale dell'Irlanda del Nord, una missione che non finì come doveva finire: una talpa tra le nostre file, un terrorista, fece esplodere due bombe in quella stanza causando una decina di morti e altrettanti feriti, tra questi ultimi il sottoscritto, ferito gravemente all'addome, portato d'urgenza in ospedale per l'operazione e riportato in una clinica privata di Londra, qualche giorno dopo.

- Perché ho la sensazione che mi farete passare più tempo qui dentro che ad una semplice cena di famiglia? - esordì Violet Holmes rivolta a Sherlock, osservandomi dormire al di là della finestra della stanza.

- Lavora per il governo britannico, mamma e si trovava ad un briefing internazionale al momento sbagliato - sospirò Sherlock - e non capisco perché io debba essere sempre preso in causa -.

- Devo ricordarti il tuo ultimo soggiorno qui, William Sherlock Scott Holmes? - rimproverò seria, mio fratello aveva fatto un trauma farmacologico dopo l'ennesimo miscuglio di droghe e acidi

- Per l'amor del cielo, mamma! Il tutto era necessario per l'esame più importante del semestre! -

Passai il Natale in ospedale, essendo restato diversi giorni privo di sensi ed essendo la riabilitazione alquanto lunga, ma nonostante la noia e il tempo che non scorreva, alla mattina era sempre piacevole svegliarsi e trovare sul comodino un pacchetto con un fiocco verde ed un foglietto con impresso la lettera A nella grafia che avevo ben imparato a conoscere.
La prima mattina che lo trovai, mi era persino rimasta impressa in mente una frase, vivida come se l'avessi sentita oppure sognata: - Giusto un pensiero che spero gradirà, Mr. Holmes. Mi spiace molto per quello che le è capitato, così come mi spiace non vederla più molto spesso all'accademia. Buona guarigione, Sir -

Quel pacchetto fu il primo di una lunga serie e ancora oggi alla mattina del giorno di Natale trovo sulla scrivania del mio ufficio lo stesso pacchetto, con lo stesso foglio e la stessa grafia. 
  
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