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Autore: Fede_Wanderer    10/06/2015    8 recensioni
What-if, la guerra finisce e Shireen sale sul trono.
[Il mio modo di avere giustizia dopo la 5x09.]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shireen Baratheon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Regina d’Inverno

{Snow can wait

I forgot my mittens

Wipe my nose

Get my new boots on

I get a little warm in my heart

When I think of winter

I put my hand in my father's glove.}


L’inverno era arrivato.

Li aveva sorpresi quando lei era appena una bambina, piccola persino per un mondo come quello, in cui si diventava adulti troppo presto, troppo in fretta.
L’inverno li aveva raggiunti, spietato, implacabile, sulla strada per Winterfell e aveva congelato le loro truppe e i loro cuori. Può il vento gelido e tagliente del Nord fare a pezzi l’animo umano, come se sentimenti ed ideali non fossero altro che fragili carte, piazzate con cura l’una sull’altra, a simulare un palazzo?
La regina l’aveva imparato a sue spese. Sì, l’inverno era arrivato e aveva abbattuto tutto, castelli in pietra e castelli di carta nei cuori dei re.
Per un istante, l’inverno aveva piegato suo padre. La regina, nonostante tutto, ricordava suo padre con ammirazione: non sapeva essere dolce, non sempre; riponeva la sua fiducia, spesso, in alleati che non ne erano degni; e di certo era tutto meno che un santo.
Ma, a suo modo, era come gli eroi delle storie, ligio al dovere, fedele alle proprie idee allo stremo. Solo una volta l’aveva visto vacillare, scivolare sui ghiacci di quell’inverno dannato.
Solo quella notte.
La regina ricordava l’odore del fumo. La sagoma della donna in rosso, come una chiazza di sangue nella neve. Rosso, rosso ovunque. Rosso scuro, avvolgente, soffocante. Ricordava gli occhi di suo padre, troppo vuoti.
Ricordava di aver urlato e chiuso gli occhi, stordita dal fumo, stordita dal cielo che pareva caderle addosso - e non c’erano draghi a danzare e salvarla, come nei libri.
Quando li aveva riaperti, suo padre vegliava su di lei. “Perdonami”, le aveva detto, la testa china, la voce ricca di disprezzo. “E’ stata lei. M’ha incantato, è stata lei. E io sono stato debole abbastanza da lasciarla fare.”
La regina, da allora, aveva paura del fuoco e della magia, la magia che annebbia i sensi. Non sapeva - e non avrebbe saputo mai - quanto fosse stato un incanto, e quanto il ghiaccio, a rendere vuoto lo sguardo di Stannis. Ma lui l’aveva salvata. Il resto non contava.
Qualche settimana dopo, l’inverno si era portato via suo padre. All’inverno non piaceva essere sfidato; e lui l’aveva sfidato a testa alta, risalendo in superficie quando era sul punto di annegare nelle acque gelide della disperazione, del compromesso, del sacrificio innominabile.
Il primo ordine della regina era stato pronunciato con voce tremante.
“Non bruciatelo.” Non il fuoco - non per lui.
Dragonstone aveva accolto le sue ceneri. E la marcia era andata avanti. E con lei, l’inverno.
L’inverno era andato avanti per due interi decenni. Sembravano duemila anni. E gli dèi soli sapevano quanto s’era portato con sè. Daenerys Targaryen, caduta sulla via di Westeros, pianificando conquiste; malattia, dicevano i libri, ma i sussurri dicevano assassinio, avvelenamento. Cersei Lannister, processata per incesto e decapitata. I suoi figli, macellati. 

La regina scosse la testa, per liberarsi da quei pensieri, ed osservò un fiore nascere timidamente tra le nevi di King’s Landing. Shireen Baratheon, prima del suo nome, aveva trentacinque anni e la primavera era alle porte.

Quando tornò nelle sue stanze, trovò un vecchio amico ad attenderla davanti alla porta.
“Ser Davos”.
“Mia regina”, mormorò, con un inchino, il suo Primo Cavaliere.
Ser Davos aveva settant’anni e riponeva in lei la stessa fiducia del primo giorno. Era stato lui a riporle la corona in testa. Era stato lui a darle il consiglio giusto quando lei aveva preso in sposo Rickon Stark, ultimo erede di Winterfell e fratello della Protettrice del Nord. Era stato lui ad abbracciarla, colmo di gioia, quando erano nati i suoi eredi. Era stato lui a supportarla, quando il popolo l’aveva odiata - legittima, sì, ma storpia.
(Storpia, come quel nano prima di lei; fortuna che lui stava al Nord, a far da consigliere a una ragazza lupo dai capelli rossi come il fuoco, e il popolo di King’s Landing non l’avrebbe più visto.)
Era stato ser Davos a restare al suo fianco quando Melisandre era stata processata e condannata.
E soprattutto, era stato lui a farla sentire meno sola quando le notti erano troppo fredde per giacere a letto. A lume di candela, avevano letto per anni ed anni le leggende di Aegon il Conquistatore e dei Figli della Foresta.
Davos aveva imparato perfettamente. Sapeva leggere, ora, ed anche scrivere, un po’.
“Porti notizie dal Consiglio?”, gli chiese.
Lui sorrise e le sfiorò il viso, mutato in pietra dalla malattia. “Porto un regalo.”
Le diede una lettera, arrotolata e adornata da un fiocco. “L’ho scritta io. Ci ho messo tanti anni, quindi all’inizio le lettere sono un po’ più traballanti. Credo di aver perso qualche H. Ma c’è tutto. L’ho conclusa un’ora fa. Sono molto anziano, lo sai. Gli dèi verranno a chiedere di avermi con loro, tra qualche anno. Ma ti ho lasciato delle parole.”
Shireen annuì, commossa. “La leggerò quando sarà il tempo.”
“Buonanotte, mia regina.”
“Buonanotte, ser Davos.”

Shireen lo vide allontanarsi, con la stessa camminata che aveva quando lei era una bambina, e si rese conto che non era cambiato nulla, nonostante i decenni e le guerre, e che in fondo la primavera un po’ c’era sempre stata.

Cara Shireen,
Una notte di tanti anni fa o temuto di perderti nelle fiamme. Da allora ringrazio gli dèi di averti lasciata in vita.
Spero che regnerai per tanti anni e so che lo farai con saggezza. Sei la regina migliore che Westeros abbia mai visto. Continua ad esserlo. Leggi i tuoi libri, cresci i tuoi figli e ricordami.
Ti lascio qualche consiglio. Li conosci, te li ho già datti. (Dati?)
Ma cosi non rischi di scordarli. Sii fedele a te stesa. E guarda le stelle in direzione di Dragonstone quando cerchi tuo padre. E se l’inverno tornasse, tieni un fiore tra i capelli e la testa alta.
Scendi a compromessi, ma non rinunciare mai alla dignità. Resta umana, prima che regina.
Ti vogllio bene,
tuo umile consigliere e Primo Cavaliere,
Davos

 

   
 
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