Fanfic su artisti musicali > All Time Low
Ricorda la storia  |      
Autore: imperfectjosie    11/06/2015    1 recensioni
«Hey, Gaskarth!»
«Bassam, è tardi, immagino ci siano un mucchio di particolari indecenti che non vedi l'ora di raccontarmi»
“Stringi i denti Alex, stringili forte.”

| Jalex |
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fandom: All Time Low
Pairing: Alex/Jack - Jalex (non sviluppata. Come i miei neuroni, insomma)
Rating: Giallo
Note: Ci sono tante cose che Alex si tiene dentro. E continua a mentire.
Josie's corner:
  
Wiiiiii - Se questa gif avesse un sonoro, sarebbe questo! 
Alex sulle giostre... ma sto divagando.
Allora, so bene che molti di voi non mi sopportano più, ma sono un po' triste stasera, perciò siate clementi, vogliatemi bene e regalatemi tanti abbracci virtuali, ne ho bisogno. Questa è comunque l'ennesima Jalex che scrivo. Penso che mi copriranno di denunce prima o poi, ma facciamo finta di niente. Se ve lo chiedono, io sono omofoba. E analfabeta.
Sono esattamente le tre di notte, quanto è bella la vita?
Pubblico questa e poi decedo in un angolo da qualche parte nella stanza.
See ya soon (again)
Josie.

 

The volume of my lies

 

Era un po' come togliere dalla schiena lo stesso coltello, ogni dannata volta.
«Hey, Gaskarth!»
«Bassam, è tardi, immagino ci siano un mucchio di particolari indecenti che non vedi l'ora di raccontarmi»
“Stringi i denti Alex, stringili forte.”
Per un attimo, notò l'ombra di un sorriso da cacciatore su quel volto sempre allegro e vivace, il sorriso del sabato sera, come si divertiva a chiamarlo Rian. Poi lo vide lanciare la giacca sul divanetto del bus e quando i suoi occhi incontrarono quel segno violaceo che macchiava il collo latteo dell'amico, le folte sopracciglia di Alex si aggrottarono.
«Beh» cominciò il moro, liberandosi della t-shirt bianca e mollandola lì, da qualche parte, insieme al cuore del cantante «Diciamo che con le fans è fin troppo facile» sussurrò infine, sghignazzando divertito.
Alex cercò di sforzare un sorriso malizioso, lo faceva da anni. Proprio per questo, il più piccolo non notò il lampo d'amarezza attraversare le iridi del ragazzo. E non gli chiese niente, semplicemente lo superò, inondandogli senza saperlo il naso con il profumo che Alex amava e che stava cercando di dimenticare in qualche modo.
«Io vado a farmi una doccia, sono a pezzi» proclamò, spalancando la porta del piccolo bagno, prima di voltarsi nuovamente con un'espressione confusa di chi era convinto che qualcosa non andava, ma non riusciva a spiegarlo.
«Lex, stai bene?»
«Perché non dovrei?» rimbeccò l'altro, sforzando l'ennesimo sorriso di circostanza e allargando le braccia per enfatizzare il concetto. Le nocche nascoste tra la stoffa della maglia di Jack, avevano assunto un colorito pericolosamente bianco.
Il moro sollevò un sopracciglio, prima di regalargli una smorfia e fiondarsi in bagno.
Un tonfo sordo annunciò ad Alex il via libera. Poteva tornare ad essere se stesso. Sospirò pesantemente, incollando le spalle allo schienale del divano e alzando lo sguardo in alto. Dove con tutta probabilità qualche stella gli suggeriva che doveva parlare. Fare qualsiasi cosa per interrompere quella catena di torture e sofferenze.
Fingersi l'amicone con cui confidarsi sulle scopate acrobatiche non era il massimo della gioia, soprattutto quando il narratore in questione era l'uomo che amavi. Ma Alex aveva un cuore forte, si diceva sempre di poterlo sopportare.
«Fanculo!»
Un mezzo grido strozzato lo riscosse. Si piegò in avanti, spostando lo sguardo sul corridoio e cercando la porticina del bagno.
«Che succede?»
«Quella pazza mi ha morso!» protestò angosciato.
Il tono era così scandalizzato, che Alex dovette arricciare la bocca e camuffare il sorriso mordendosi un labbro, per non scoppiare a ridere.
Non che ci fosse qualcosa di particolarmente divertente nell'immaginarsi Jack alle prese con una ninfomane cannibale, ma il suo migliore amico riusciva sempre a tirargli su il morale, anche quando l'artefice della sua depressione era proprio lui.
«La prossima volta magari sceglila meglio la groupie, Bassam» fu la risposta serafica e avvelenata del leader.
Si accomodò meglio sul divanetto, accavallando le gambe e sghignazzando al nulla. Si sentiva uno stronzo, ma poteva permettersi di gioire per una piccola rivincita, dopotutto.
«Un cazzo! Io le scelgo bene, sono loro che esagerano!»
Ecco il tono strozzato che tanto amava.
Jack era quello che uno psicologo poteva definire “Malato di sesso”, qualcosa di incurabile insomma. Il tipico soggetto alla continua ricerca di un corpo in cui affondare per la notte. Alex avrebbe voluto che quel corpo fosse il suo. Ci aveva pensato molto. Usando l'alcool come scusa, poteva avanzare la sua proposta in qualche modo, magari senza essere scambiato per pazzo. Ma l'amore di Jack verso le tette, quello sarebbe stato un grosso scoglio da superare.
Stirando le labbra in una smorfia infastidita, abbassò lo sguardo sul proprio petto, prima di tornare a fissare il bagno dandosi dell'imbecille.
«Ma che cazzo sto facendo!»
«Cosa hai detto, Lex?»
Una delle prime cose da imparare, era che Jack Barakat non ascoltava nessuno, né tanto meno prestava particolare attenzione ai discorsi altrui, tranne, e per questo Alex lo odiava, quando si trattava di ficcare il naso.
«Niente, Casanova! Vorrei anche andare a letto, ti sbrighi?» berciò nervoso, facendo ballare il piede a ritmo di una canzone che lui stesso aveva scritto.
Una di quelle che lo riportavano indietro nel tempo, quando per essere felice gli bastava una stanza afosa, la sua adorata chitarra acustica e Jack.
«Sei irritabile stasera, non me la racconti giusta» fu la risposta del minore, che nel frattempo era uscito dal bagno, avvolto in una nuvola di vapore e accappatoio bianco.
Alex deglutì.
«Sto benissimo Bassam, sono solo stanco»
«E usi il mio secondo nome» notò con tono indagatore, avvicinandosi al divano prima di sedersi.
Non gli levava gli occhi di dosso, eppure Alex aveva imparato a fingere. Fingeva intere dediche, testi per Lisa secondo il mondo, per Jack secondo il suo cuore. Perciò l'inesistente sesto senso di Jack Barakat non poteva competere.
«Io uso quasi sempre il tuo secondo nome, si può sapere che problemi hai stasera?»
«Il mio problema è un'arcata superiore tatuata sul mio culo, ecco qual è il mio fottuto problema» fu la risposta piccata di Jack, che nel frattempo aveva sollevato la chiappa destra, indicandola con evidente fastidio.
Alex ci provò, ma fu inutile. Cominciò a ridere, levando il naso al soffitto e lasciando al chitarrista piena visuale sul collo.
«Finiscila!»
Mentre parlava, la mente di Jack stava già elaborando una delle sue improbabili vendette. Prima che Alex potesse muovere anche solo un misero muscolo, il minore gli era già addosso, lottando per bloccarlo!
«Bassam che cazzo stai combinando, sei impazzito?» domandò, prossimo ad una crisi isterica, la voce pericolosamente vicina ad un falsetto mal riuscito.
Jack, di tutta risposta, sorrise sghembo, trovando con gli occhi il punto che tanto stava cercando.
Fu un attimo. Il corpo del cantante venne scosso da un brivido lungo e impossibile da mascherare. Serrò la mascella, offrendo automaticamente il collo a Jack.
Quando il moro si staccò, Alex lo allontanò con una spinta, facendolo indietreggiare malamente, prima di finire con il culo a terra.
Ansimava.
Ansimava con così tanta fatica, che Jack aggrottò le sopracciglia, senza però smettere di sorridere.
«Adesso siamo pari» soffiò serafico, rimettendosi in piedi. Il laccio dell'accappatoio perso in qualche punto indefinito del divano.
Quell'idiota gli aveva appena fatto un succhiotto. Grosso quanto una ciliegia!
Lo avrebbe ucciso, poi ringraziato, poi ucciso di nuovo e poi...
«Alex, che hai?»
«Stammi lontano» riuscì a dire, prima di alzarsi abbandonandolo lì, in piedi nel bel mezzo del salottino.
Jack ci rimase per quasi dieci secondi, poi lo seguì.
«Alex?»
«Bassam, ti prego, andiamo a dormire, sono stanco morto»
Suonava come una supplica. Ma non di chi ha bisogno di riposo. E Barakat si fermò, in mano ancora la tendina del letto di Alex. Serrò le labbra, infischiandosene della sua quasi totale nudità, cosa che comunque gli riusciva bene in ogni caso.
Alex si sdraiò, dandogli la schiena.
«Non finisce qui» proclamò convinto, sicuro di non doversi spiegare. A loro bastava questo, era sempre stato così, fin dai tempi del liceo.
Alex sorrise alla parete del bus, chiudendo gli occhi e provando un vago senso di pace, quando percepì il corpo di Jack allontanarsi verso la parte opposta del mezzo.
Dovevano esserci delle parole, ma quello non era il momento.
«Jack?»
«Cosa?»
La risposta immediata lo rassicurò.
«Va tutto bene, te lo giuro. Dammi solo tempo e sistemerò tutto»
«Io non ti capisco, Lex. Sistemare cosa?»
Il tono concitato e preoccupato di chi non aveva la minima idea di ciò che stava capitando. Con l'immaginazione di un bambino, Alex stava già pensando alle braccia aperte del suo migliore amico, nel solito gesto che gridava “Sono qui, dannazione, cagami!” e sorrise, di nuovo.
«Sistemare noi»
«Siamo rotti?» domandò a bruciapelo.
Alex sospirò, non aveva la minima idea di quanto quella parola gli calzasse a pennello.
«Tu non lo credi?»
«È per la groupie, vero?»
Un'altra domanda preoccupata, vagamente simile a quella che si formula quando hai il terrore di perdere qualcuno e sai, anche se non ti spieghi come, che la colpa è tua.
Silenzio. Jack capì.
«Alex»
«Penso che non siamo ancora pronti ad affrontare l'argomento. Intendo, tutti e due. Non lo siamo» lo bloccò subito, stringendo la presa sul lenzuolo e spostandosi appena.
Bassam sentì la stoffa strusciare, chiaro segno che Alex voleva chiuderla lì e dormire. Stava cercando la posizione giusta, quella che tanto lo faceva ridere al mattino, quando si svegliava e lo trovava nelle posizioni più improbabili. Tante volte gli aveva chiesto come ci riuscisse, ma l'altro si era sempre limitato a sollevare le spalle e sorridere.
«E quando lo saremo?» continuò imperterrito, curioso come un bimbo.
Alex sbuffò.
Lo amava, lo amava da morire, ma a volte riusciva ad innervosirlo come nessuno aveva mai fatto. Jack toccava punti della sua anima che molti neppure avevano visto di sfuggita.
Così, toccato il nervo scoperto, Alex rispose a tono, dimenticandosi per una volta di doversi nascondere.
«Probabilmente quando il tuo culo non avrà più morsi da mostrare» lo apostrofò ironico, mollando un pugno sul cuscino per sistemarlo meglio. Jack si lasciò andare ad una breve risata che minacciava di svegliare gli altri due. Fortunatamente il russare di Zack non accennava a diminuire.
«Questo era un colpo basso, amico» commentò Jack, abbassando il tono di voce divertito.
«Chiudi quel fottuto becco e dormi!» rimbeccò, i denti stretti per non fare uscire un insulto poco velato.
«Alex?»
Il leader roteò gli occhi, sollevando le braccia al cielo e chiedendosi cosa avesse fatto di male nei suoi ventisette anni di vita, per meritarsi quella tortura che portava il cognome Barakat.
«Spero sia importante, se no ti giuro che mi alzo da qui e ti ficco un calzino di Rian in bocca»
A quella prospettiva, Jack storse il grosso naso in una smorfia che fece ridacchiare Alex per un bel po'.
«Se sei tu, io non mi tiro indietro»
Poche parole, ma il cuore di Alex Gaskarth, quella notte, sfiorò le costole, minacciando di spaccarle a metà. Sollevando lo sguardo di scatto, notò il viso disteso e sereno del suo migliore amico, cercando segni d'ironia che non trovò mai.
«Jack tu-»
«Sì so come mi chiamo Lex, buonanotte»
Lo disse tutto d'un fiato, troncando il monologo che sapeva sarebbe durato minimo mezz'ora e dandogli la schiena.
Jack non era bravo con i grandi discorsi sentimentali, non era bravo a tenere il cuore delle persone in mano, a prendersene cura... non era bravo. Ma quel gesto Alex lo interpretò come un tentativo di chiudere la bocca, prima di rovinare ogni cosa.
Bassam teneva a quello che sarebbero potuti diventare, ancora prima che tutto cominciasse. Alex sorrise sulla sua schiena, quella schiena asciutta e bianca che tanto amava, chiudendo gli occhi.
«Buonanotte Jack, ci vediamo domani»
E il moro sorrise nel buio. Non c'era promessa silenziosa più bella.


 
FIN
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > All Time Low / Vai alla pagina dell'autore: imperfectjosie