Crossover
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Autore: Faith_03    11/06/2015    0 recensioni
Storia di due fratelli americani uno che vive a New York, 18'anni giovane e bello ma con un buco nel cuore. L'altro di 23 anni trasferito in Californa per lavoro intelligente e responsabile.
Cosa succederà quando si rincontreranno dopo pochi anni di separazione?
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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Capitolo 1
 
La California è un vero paradiso, un bello stato sull’oceano per chi ha voglia di cambiare vita, Burbank è una bellissima città giovanile, sede di molte aziende operanti nel settore del cinema e della televisione.
Uno di questi che ha deciso di fare quella scelta è Kyle, un giova ne ragazzo neo diciottenne di New York, alto sul metro e ottanta, lunghi capelli lisci fino alle spalle e castani, ma leggermente arruffati perché lui non se li pettina mai volentieri.
Di fisico è normale, né troppo magro e nemmeno troppo robusto, i suoi occhi castani, come i capelli, sono nascosti dietro un paio di occhiali da sole, e ha qualche piccolo accenno di barba intorno alla mascella.
Dato che in California fa sempre caldo, Kyle indossa una maglietta leggera nera con il simbolo di un gruppo musicale preferito dal giovane, gli Aerosmith, un paio di bermuda di jeans scuro e le classiche scarpe sportive nere, converse. A New York ne ha un sacco di paia, e tutte nere.
Lui è un tipo dark e ribelle, e come tale si guardò intorno alla hall dell'aeroporto con freddezza e circospezione mentre cammina portandosi dietro sia un trolley che una 24 h nere anch'esse. Al collo porta una catenina d'oro con un ciondolo a forma di arco con una piccola freccia incoccata, vedendola si ha la sensazione che è sempre in procinto di colpire qualcosa o qualcuno. Alle braccia porta braccialetti di cuoio e dei polsini neri.
Poi lo vede, suo fratello Philip che è tutto il contrario di lui (più o meno), biondo con lunghe trecce ai lati del viso e anche lui ha i capelli lunghi fino alle spalle come Kyle ma ricci e li tiene sempre legati in una coda per via del caldo. Anche i baffi sono biondi, lunghi e intrecciati in due treccine. Un ragazzo dall'aspetto curioso e particolare per chi lo vede da fuori. Vivaci occhi azzurri e molto svegli per la sua età. Alto sul metro e settanta, indossa una camicia bianca con le maniche corte e dei jeans lunghi con un paio di scarpe di colore bianco, molto classiche. Anche lui porta una catenina d'oro al collo con due spade incrociate, al polso sinistro ha un classico orologio di cuoio e gli occhiali da sole li tiene stretti in mano.
Gli compare un sorriso solare in volto vedendo il dark venire verso di lui:
 “Sei sempre quello che si fa notare, persino nel posto più caldo d'America.”
Dice a Kyle appena è abbastanza vicino e a portata d'orecchio,
 “Ovvio, mi devo far riconoscere...”
risponde il diciottenne ribelle, poi entrambi si sorridono, ridono simpaticamente e si congiungono in un lungo e fraterno abbraccio:
 “Fili !!!”
Esulta il moro,
 “Ciao Kili... Ciao fratello mio...”
sospira il ventitreenne al contatto con il fratellino.
Fili e Kili sono i nomi di due guerrieri in una storia che gli leggeva sempre il loro papà prima di dormire quando loro erano ancora  bambini e abitavano nella Grande Mela. Essi erano gli eroi dei due ragazzi perché erano dei ladri che rubavano ai ricchi per dare ai poveri.
In più combattevano insieme contro tanti cavalieri per sfuggire e nascondersi in una profonda foresta, Fili usava le spade e Kili l'arco. I due fratelli avevano tutto di loro, dai poster ai videogiochi fino ad usare i loro nomi per chiamarsi tra di loro, portavano perfino i capelli come i due eroi lettera- ri, per questo motivo erano lunghi e acconciati con trecce quelli di Philip e così alla rinfusa quelli di Kyle.
Salgono entrami in macchina del biondo, una pegeut 106 blu e firmata Lee Jeans, durante il viaggio verso la casa di Philip parlano:
 “Com'è andata il viaggio?”
Chiede Philip mentre guidava
 “Che stress... Sei lontanissimo, potevi andare a vivere in Messico o in Florida? No... California...”
Philip è un bravissimo fotografo e da più di un anno lavorava dall'altra parte     dell'America per uno studio fotografico che prima era a New York e poi si spostò in California e di conseguenza anche lui si dovette trasferire lontano per poter lavorare. Lo studio si occupa anche di un importante rivista chiamata "California's Life".
Philip si occupa delle foto e a volte veniva ingaggiato durante i matrimoni e battesi- mi, molte persone sono abbonate a questa rivista e vogliono solo il giovane perché ha sempre molte idee e belle grafiche per le foto. Inoltre è anche molto bravo di suo.
Fu difficile per tutta la famiglia questo brutto distacco ma si sentono tutti i giorni grazie a Skype e poi Philip è sempre stato un ragazzo intelligente e si è adattato quasi subito alla vita lontano da casa.
 “Anch'io sono felice di vederti...”
Risponde il ragazzo biondo capendo il messaggio nascosto dietro la lamentela del fratello.
Kyle si è tolto gli occhiali da sole e si guardò intorno osservando i californiani come se fossero delle persone uscite da chissà quale pubblicità per l'abbigliamento estivo.
 “Tra qualche ora contatto mamma e papà, così vedono che sei arrivato.”
 “Ok... Fuso orari...”
Kyle osserva il fratello, anche se non lo dimostra molto, è contento di essere lì con lui, vederlo dal vivo è sempre meglio di un piccolo schermo piatto in un computer. Riesce a vedere meglio quei piccoli particolari come le fossette vicino alle labbra quando sorride e la luce negli occhi quando si guardano.
 “Ti manca New York?>”
Chiede sempre il moro,
 “Un pochino, mi mancate di più voi come famiglia, la mia camera, gli amici...”
 “Hai conosciuto qualcuno di speciale qui?”
Il tono è leggermente più scherzoso, Philip risponde prima con una smorfia:
 “No, nessuna. E tu? Come va con quella ragazza che mi hai detto?”
Molto prima di partire per la California, il ragazzo moro si frequentava con una ragazza conosciuta dopo uno dei suoi concerti. Suonava il basso in un gruppo dark rock, ecco il perché del suo look, e quasi ogni sera era con una ragazza diversa; questo comportamento non piaceva a nessuno, solo che quella volta fu diverso, anziché una notte durò quasi una settimana.
 “Non ho voglia di parlarne. Era solo una pazza.”
Decreta in tono pacato che il fratello biondo intuisce subito che il discorso è chiuso.
 “Dai non ci pensare – gli dà delle pacche sulla gamba – chissà magari la troverai proprio  qui.”
 “Disse quello ancora scapolo.”
 “Ehi… Io lavoro.”
Philip abita in un appartamento al settimo piano su venticinque e a quello terra abita e lavora il portinaio, un signore quarantaduenne dall’aspetto buffo e simpatico tanto da assomigliare a un  folletto, cortissimi capelli chiari e biondi, occhi azzurri nascosti da un paio di occhiali dalla montatura strana come i colori poi, giraffati. Si capisce da subito che è straniero, quasi britannico.
 “Ciao Luke – saluta Philip educatamente – c’è posta per me?”
 “Sì.”
Risponde l’omino e poi il sui sguardo si punta sul dark come se vede un alieno e invece Kyle lo guarda normalmente, il fratello biondo intuisce sempre qualcosa:
 “Lui è mio fratello Kyle, Kyle lui è Luke. Il portinaio.”
 “Piacere.”
Dice in tono distaccato il nano moro,
 “Buon giorno.”
Altrettanto parla Luke, Philip continua:
 !Starà con me per un po’, mi farà compagnia.”
Il fratello biondo abbraccia il moro con un braccio solo imbarazzando un po’ Kyle.
 “Ah… Ok…”
I due fratelli, con il trolley e la 24 h dietro, si dirigono verso l’ascensore:
 “Ma dove l’avete trovato?”
chiede il ribelle, Philip lo guarda e sorride:
 “Era già qui quando sono arrivato io.”
confessa.
Arrivati nell’appartamento del fotografo, Kyle si guarda intorno un po’ spaesato senza darlo troppo a vedere, il salotto è allestito sullo stile moderno, bianche pareti rendono più luminoso l’interno, parecchie foto appese ricordano al fratello biondo le sue numerose visite in vari luoghi di New York e della California. Vicino ad esse ci sono incorniciate sia la prima copertina della rivista in cui lavora e sia un’altra con la sua foto in copertina; anche i genitori sono “abbonati” a quella rivista. Il figlio maggiore gliela spedisce ogni settimana tramite posta e anche loro hanno incorniciato quella copertina.
Il divano, sotto la finestra panoramica e accanto alla portafinestra, di pelle beige e davanti ad esso c’è un tavolino di vetro, da quelli per il caffè, molto semplice dove appoggiato sopra ci sono la chiavetta per internet e il suo portatile, non è mai cambiato da quando partì, è sempre quello che gli regalarono i genitori ai 20’anni.
Nella parete a sinistra del divano c’è un mobile bianco e moderno anch’esso, sotto una piccola tv a schermo piatto mentre sopra gli scaffali sono pieni di pieno di libri e altre fotografie con tante persone insieme al fratello. Guardandole, Kyle le riconosce qualcuna: gli amici di New York, mamma e papà, Philip stesso che si fotografava mentre si stava fotografando, così era Philip, e lui.
 “Eh, ma quello sono io…”
Kyle indica la sua foto,
 “Sì, l’ho presa da facebook tempo fa. Ti dispiace?”
Guardando quella foto mille ricordi gli tornano in mente, lì era più piccolo, frequentava le medie, non era il classico secchione ma era sempre meglio di alcuni suoi compagni che non facevano altro che attaccar briga con i prof o con gli altri compagni in difficoltà. Ma in quel periodo successe qualcosa che lo fece cambiare, ma cosa?...
 “No…”
Rispose il dark con un tono di voce un po’ malinconico e continua a guardare le altre foto, ne vede una con due tipi che non ha mai visto davanti a un palazzo, forse sono i colleghi di lavoro.
Del resto la casa è pulita e impeccabile ma il dark non si stupisce più di tanto, anche a New York era così. La camera di Philip era sempre in ordine mentre quella di Kyle era l’opposto, sembrava  esserci esplosa una bomba.
Poi due cose attirano l’attenzione del dark, un angolo del salotto, vicino al corridoio, c’è una montagna di cuscini che formano come una cascata,
 “Quello è il mio angolo delle coccole. - confessa il ventitreenne – quando sono stanco mi sdraio lì e dormo a volte.”
Kyle fa segno di no con la testa sorridendo, non pensava che il fratello fosse capace di fare questo. La seconda cosa invece sono due orologi uguali, rotondi con la cornice, numeri e lancette nere, ma con orari diversi. Quello a destra segna le 8.40 mentre quello di sinistra le 12.20.
 “Belli, no? – di nuovo il fratello dai baffi intrecciati interviene intuendo lo stupore del fratello – Tutti quelli che entrano qui li notano subito.”
 “Perché due, e vicini poi?”
chiede il fratello moro incuriosito dalla cosa.
 “Quello destra è l’orario di qui, quello di sinistra è quello di New York. È per questo che riesco a contattarvi senza disturbarvi, riesco a intrecciare i vari momenti.”
Philip lo porta nel balcone della cucina, moderna anche quella, e gli fa vedere il me- raviglioso panorama, si vedono tanti palazzi come quello in cui vive Philip ma diversi con i piani, colori e come struttura. Ma si vedono anche case piccole, parchi e  strade dove passano le macchine:
 “Che ne pensi di questo?”
 “Molto bello…”
Risponde Kyle sorridendo e appoggiandosi alla ringhiera del balcone e si guarda intorno affascinato e tranquillo.
 “Per me è più bello di notte, - risponde Philip – ci sono un sacco di luci, la citta sembra più magica e misteriosa…”
 “È l’una.”
Taglia corto Kyle guardando il suo orologio, non ha cambiato l’orario con quello cali- forniano e il fratello non sa se lo farà.
I genitori hanno la pausa pranzo alle 13.00 e usano quel tempo per collegarsi con il figlio lontano, ora che entrambi lo sono e si guardano con la webcam:
 “Ciao ragazzi!!!”
salutano i due genitori da due piccoli schermi diversi i due ragazzi che sono seduti sul divano vicini.
La mamma si chiama Donna e lavora come erborista in un negozio nel centro di New York, invece il padre è un’ufficiale di polizia e si chiama Robert.
Lei è una bella e giovane donna di quarantaquattro anni, ha i tratti del viso delicati e ancora giovanili, magra e alta, i suoi capelli sono lunghi, mori e lisci, gli occhi sono castani e ben visibili anche dietro agli occhiali dalla montatura trasparente. Robert invece è un uomo forte ma magro, i suoi capelli sono ricci e biondi gli incorniciavano il viso da quarantacinquenne che al lavoro è duro ma con la famiglia invece è un vero e proprio angelo. Infatti solo grazie a lui i due figli seguirono il loro sogno di diventare come i loro due eroi e praticarono due sport particolari, Philip scherma e Kyle tiro con l’arco.
Inoltre anche dai suoi occhi si vede quanto fosse gentile e disponibile ma, con un lavoro come il suo, non può permettersi errori  e soprattutto in un posto come la Grande Mela e dopo l‘evento dell’undici settembre... Se la ricorda ancora anche se quel giorno era a riposo.
 “Ciao mamma, ciao papà.”
Rispondono i ragazzi all’unisono.
 “Com’è andato il viaggio Kyle?”
Chiede il padre al figlio moro,
 “Tutto bene pa’.”
 “Avete mangiato qualcosa?”
domanda Donna. I due raccontano che durante il viaggio verso casa si sono fermati a mangiare un trancio di pizza, cibo preferito di entrambi i fratelli, e anche se per Philip è  ancora presto per pranzare, ha deciso di fare compagnia al fratello. A una buona pizza non si dice mai di no.
 “Philip, come trovi tuo fratello?”
 “Benissimo papà, sembra che non ci siamo mai separati.”
Rispondendo al padre, Philip riabbraccia Kyle con un braccio solo e lui, dopo cinque secondi, si separa.
 “E tu Kyle, come trovi Philip?”
chiede la mamma al dark che dà una risposta delle sue:
 “Tridimensionale.”
e Philip scoppia a ridere andando all’indietro con la schiena sul divano:
 “Questa è bella!”
esclama il fratello biondo tra le risate e anche i genitori ridono alla battuta del figlio minore.
 “Mi raccomando voi due – la madre è la più autoritaria della famiglia – fate i bravi…”
 “Sì, mamma.”
di nuovo parlano all’unisono, proprio come quando erano bambini,
 “Non fateci preoccupare che siamo lontanissimi.”
 “Lo so, papà.”
Kyle rispose da solo questa volta, il fratello ci è abituato e ora tocca a lui.
Dopo un po’ interrompono la comunicazione.
Rimasti di nuovo loro due da soli, Philip gli mostra la camera dove Kyle avrebbe dormito:
 “Questa è la tua stanza. So che non è molto ma ho cercato di fare del mio meglio.”
Quel “Poco” per Philip è “Tutto” pe Kyle, in quella stanza non manca proprio niente, c’è un comodo letto a una piazza e mezzo e davanti un grande comò in legno per mettere le sue cose. Un piccolo comodino è vicino al letto con una classica lampada da studio, inoltre entra una bella luce del sole come in salotto sia grazie a un’altra finestra panoramica che alla portafinestra che da sempre sul balcone del salotto.
Cosa può mancare?
 “Perché devi dire così, Fili? È perfetta…”
Philip sorride tranquillo:
 “Se lo dici tu, Kili.”
Come primo giorno a Burbank lo passano in casa, Kyle si è fatto una doccia rilassante mentre Philip controlla le sue cose al computer, guardano la tv, si rilassano un po’ nell’ “angolo delle coccole” e poi vedono insieme la notte pre ndere il posto del giorno.
 “Avevi ragione, è più bello di notte.”
confessa Kyle. Philip sorride e anche lui guarda la città illuminata, anche New York è così ma c’è anche qualcosa che rende speciale Burbank. Forse il fatto che sono da soli, lontani da casa e dai genitori o forse perché Kyle è di nuovo insieme al fratello che non vede da due anni.
 “Domani a che ora devi andare a lavoro?”
 chiede il moro al biondo,
 “Non ci vado.”
Kyle si volta velocemente verso il fratello incredulo per quello che ha appena sentito:
 “Come?!”
 “Non ci vado. Ho chiesto se potevo avere dei giorni per stare con te, e poi al mio capo va bene che sto più in giro che dentro al negozio… Però domani ci devo passare lo stesso – guarda anche lui verso il fratello – Vuoi venire con me?”
Kyle è sorpreso dalla domanda e accetta:
 “Va bene…”
 “Voglio farti conoscere i miei colleghi.”
 “Se sono tutti come quel “Mister Simpatia” del portinaio…”
 “No no – interrompe subito Philip – sono apposto, almeno loro.”
Al fratello biondo sono mancati quei momenti in cui il fratello inventa dei soprannomi per tutte le persone che conosce, dopo pochi secondi gli viene un’idea:
 “Domani mattina, ti va se facciamo colazione con uno starbucks?”
Strano ma vero a Kyle brillano gli occhi e si rivolta verso il fratello biondo con un altro sguardo incredulo, come se gli vuole dire “Davvero?!”. 
Può sembrare duro e freddo quanto vuole ma solo Philip sa che il suo cuore è tenero e il suo punto debole sono i dolci; accenna a un sorriso timido:
 “Grazie…”
 “Per così poco…”
Kyle è contento di essere lì, sembra di essere in un altro mondo, New York è davvero lontana da lui, finalmente.
 “Io vado a letto. Che domani, anche se stiamo fuori, devo alzarmi preso.”
Philip si dirige dentro la casa,
 “Vengo anch’io, però ancora non ho sonno, ascolterò un po’ di musica.”
 “Ti conviene riposarti, qui non siamo a casa e poi con i fuso orai farai un po’ fatica.”
 “Va bene… Notte Fili.”
Philip fa una risata leggera come un vento in estate, sono anni che non parla a tu per tu con Kyle e ora è lì con lui, e il giorno dopo pure.
 “Notte Kili… A domani.”
   
 
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