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Autore: _Cannella_    11/06/2015    1 recensioni
Questa storia consiste in un "What if?" che si inserisce prima della fine della terza stagione.
Sara e Neal si sono lasciati, l'udienza per la commutazione della pena è alle porte, ma cosa succederebbe se una nuova ragazza "tutto pepe" entrasse nella vita del nostro truffatore preferito, reclamando prepotentemente la sua attenzione?
Il giovane ne approfittò per prendere la mano della ragazza e posarvici un leggero bacio. «Incantato »
«Non posso dire altrettanto, purtroppo. Ho sentito molto parlare di voi, Signor Caffrey, ma devo dire che state deludendo le mie aspettative », quella risposta pungente lasciò Neal basito, mentre Peter li guardava perplesso.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Sotto copertura


«Ecco qua, sarai Catherine Wicks, la nuova supplente del professor Miller. », annunciò Peter, rivolgendosi alla nipote che sorrideva soddisfatta.
Neal, al contrario, non era per niente convinto di quella decisione, che riteneva piuttosto imprudente. «Peter, lei non sa da che parte cominciare per indagare sul caso e contemporaneamente mantenere la copertura… è meglio che vada io! », provò a protestare, ottenendo come unico risultato quello di essere fulminato dai penetranti occhi scuri di Olivia.
«Io sono perfettamente in grado di insegnare e cercare di carpire informazioni. Se proprio vuoi saperlo, sono cresciuta seguendo le indagini dello zio, l’ho sempre osservato attentamente mentre cercava di risolvere un caso ed ho anche visto come è riuscito ad arrestare te… quindi direi che sono sufficientemente preparata. »
Neal alzò le mani in segno di resa, sbuffando.
«Va bene, basta litigare. Ormai è deciso! Allora, per non creare confusione, la signorina Wick avrà il tuo stesso curriculum, quindi se ti faranno delle domande saprai come rispondere. Però, Liv, ti serviranno dei documenti, perché il primo giorno probabilmente la segretaria avrà bisogno di fare alcune fotocopie… ».
Prima che l’agente finisse il discorso, il ragazzo si intromise. «A quelli posso pensarci io, se volete… »
«Temevo che lo avresti detto… », sospirò Peter, «però in questo momento abbiamo bisogno di un lavoro fatto bene e velocemente, quindi chiama pure il tuo amico. » 
Senza rispondere, Neal si allontanò per telefonare a Mozzie e chiedergli di procurare i documenti necessari per Liv e un piccolo favore personale, poi tornò, fiero di sé, in ufficio.
«Oggi pomeriggio sarà tutto pronto. »
«Che velocità! », commentò ironicamente Olivia, accompagnando l’osservazione con un’alzata di sopracciglia.
Neal, invece, scosse il capo. «Non ti conviene prendere in giro Mozzie…», disse, cercando di soffocare un sorriso, prima di rivolgersi a Peter. «Ho anche delle notizie sul falso… sembra che non ce ne sia traccia sul mercato. Il nostro ladruncolo ha pensato di tenerselo, anche se mi sembra una mossa alquanto imprudente, considerando che l’FBI lo sta cercando. »
L’agente tornò a sedersi sulla sua poltrona, cercando di pensare ad un valido motivo per cui un ladro dovrebbe tenersi un quadro senza valore che in più è pure oggetto di indagini federali.
«L’unica cosa che mi viene in mente è che il ladro possa essere legato affettivamente a questo quadro… se tenersi l’opera è del tutto sconveniente, deve per forza esserci qualcosa che collega il ladro alla tela e non gli permette di sbarazzarsene… », considerò Olivia, spostando lo sguardo su Neal, il quale a sua volta era completamente concentrato sull’argomento.
«Effettivamente anch’io sono stato tentato di tenere alcune delle mie opere migliori, ma erano lavori fatti bene… e comunque alla fine ho sempre scelto di procedere con i piani originari. », dichiarò il giovane, mentre Peter lo guardava con aria di rimprovero.
«Sai che non ti ho fatto nessuna offerta di immunità, vero? », chiese l’agente, squadrando il suo consulente.
«E io non ho confessato nessun crimine in particolare… », concluse Neal, sorridendo beffardo. 
«Non ancora », lo sfidò l’uomo, prima che Diana facesse praticamente irruzione nell’ufficio, spazzando via qualsiasi conversazione fosse in atto con la forza di un tornado.
«James Shepherd è scomparso ieri, i suoi genitori hanno sporto denuncia questa mattina presto, dopo che il ragazzo non è rincasato per la notte… », iniziò a spiegare la donna, ottenendo come risposta tre espressioni alquanto perplesse.
«Chi diavolo è James Shepherd? E perché non se ne può occupare l’agente Rice? », chiese Peter, esprimendo i dubbi di tutti.
Diana scosse il capo, esasperata, quasi stupita del fatto che i tre presenti non si rendessero conto dell’importanza di quell’informazione. «Se ne sta occupando l’agente Rice, ma il particolare interessante è che questo ragazzo scomparso frequenta l’Upper East Side. »
«Pensi che possa essere in qualche modo coinvolto nel furto del quadro? », chiese Neal, rubando il fascicolo con tutte le informazioni sul giovane dalle mani di Peter.
«Potrebbe essere »
«Come anche no », concluse Peter, «ma questa coincidenza è piuttosto sospetta »
Neal sorrise verso l’agente. «Cosa dice il tuo istinto? »
«Dice che è meglio tenere d’occhio il nostro caro Vincent, che magari ci condurrà sia al quadro originale sia a questo James Shepherd ».
«Ottimo. Come ci liberiamo della Rice? », domandò il ragazzo, rimettendosi il cappello, pronto ad entrare in azione.
«Immagino che tu abbia già un piano », ipotizzò Peter, osservando bene il suo consulente.
«In effetti… »
«Lo approverei? »
«No, non proprio »
«Prevede delle azioni illegali? »
Neal scrollò le spalle. «No, solo forse eticamente non corrette »
«Non comprometterai la sua carriera, vero? »
«No, solo qualche piccolo scherzetto innocente, giusto per divertirmi un po’ dopo che lei mi ha usato come merce di scambio per pagare un riscatto… niente di ché… », Neal provò a rimanere vago e ad assumere un’espressione innocente.
Peter non ci cascò. «Meno ne so, meglio è? »
«Esattamente. Ti basti sapere che ce la toglieremo dai piedi per un po’ »
Alla fine l’agente si arrese, forse anche perché nemmeno lui aveva ancora perdonato completamente la Rice per aver dato in pasto il suo consulente a dei criminali che lo volevano uccidere. «Bene »
Il ragazzo sorrise, dirigendosi verso la porta dell’ufficio.
«Neal… », lo richiamò Peter, portandolo a voltarsi per guardarlo, «Non esagerare. »
Neal fece un cenno con il capo, toccandosi il cappello, poi riprese a camminare verso l’uscita, sotto lo sguardo esterrefatto di Olivia, che cercava in Diana le spiegazioni sulla strana conversazione alle quale aveva appena assistito. La donna scosse la testa, rassegnata. «Fanno sempre così! »


Lunedì mattina Neal varcò di buon’ora l’imponente ingresso dell’Upper East Side Institute, diretto all’ufficio del preside, con il quale aveva appuntamento.
Davanti alla porta scorse Olivia che passeggiava nervosamente avanti e indietro, aspettando di essere convocata.
«Buongiorno », la salutò lui, prendendola alle spalle.
La ragazza sobbalzò per lo spavento, girandosi di scatto. «Caffrey! Cosa diavolo ci fai tu qui? », esclamò, cercando ti tenere la voce bassa, anche se si stava rivelando piuttosto difficile trattenere lo stupore misto ad irritazione.
Neal ridacchiò, soddisfatto di essere riuscito, come sempre, a provocarla. In genere non si abbandonava spesso a questo genere di giochetti, ma con lei era diverso, si divertiva troppo a stuzzicarla per poi osservare le sue reazioni.
«Signorina, deve avermi confuso con qualcun altro. Il mio nome è Erik Wilson e sono qui per iscrivere mio figlio », spiegò il giovane, studiando l’espressione della sua interlocutrice.
Olivia sembrava piuttosto contrariata. «Sei impossibile! », esclamò, incrociando le braccia al petto.
«Pensavi davvero che ti avremmo lasciata da sola? », chiese allora il consulente, avvicinandosi all’orecchio di lei, in modo che potesse udire quelle parole che erano state solamente un sussurro.
«Mio zio è al corrente di tutto questo? », chiese allora, sospettosa.
Neal si esibì in una teatrale alzata di spalle. «Più o meno, ma comunque sarebbe soddisfatto del mio piano ».
Il discorso venne interrotto dallo squillo di un cellulare, che venne prontamente estratto dal taschino della giacca del ragazzo.
«Ciao,  Peter »
Olivia assunse un’espressione sarcastica, squadrando dalla testa ai piedi il giovane che le stava difronte, certa che stesse subendo una bella lavata di capo.
«Peter, non ti preoccupare, andrà tutto bene. Fidati! », continuò intanto Neal, parlando sottovoce, pronto a difendere fino alla fine le sue idee malsane.
Ad Olivia sarebbe davvero piaciuto poter rimanere ad assistere a quella discussione, ma la segretaria uscì dall’ufficio del preside, dicendole che l’avrebbe accompagnata all’aula in cui avrebbe fatto lezione. Così la ragazza lasciò a malincuore Neal e il loro battibecco appena iniziato, ma sembrava sicuramente entusiasta di poter cominciare a lavorare sul serio alla missione. Nel frattempo il giovane, rimproverato da Peter per il suo eccessivo “spirito di iniziativa”, venne messo al corrente del fatto che gli agenti dell’FBI avessero dato la “penna aquila” ad Olivia in modo che potesse registrare le sue conversazioni e che la ragazza aveva inoltre una ricetrasmittente di emergenza che in caso di necessità l’avrebbe immediatamente messa in contatto con la squadra. Nel sentire quante misure di sicurezza erano state attuate, Neal si rilassò, ma decise di mantenere comunque la copertura e portare avanti le indagini anche per conto suo. Risoluto in questo suo proposito, recitò alla perfezione la  parte del padre preoccupato per il futuro di suo figlio e convinse il preside ad affidarlo alle cure di un’altra segretaria, la quale lo avrebbe accompagnato in giro per la scuola con lo scopo di illustrargli tutti i pregi di quell’istituto. La signora che si offrì per fargli da cicerone aveva circa una cinquantina d’anni, infatti i segni dell’età cominciavano a comparire sul suo volto pallido e tra i suoi capelli biondo rame, ma gli occhi vivaci e il caloroso sorriso dimostravano ancora una notevole giovinezza di spirito. Lei lo guidò lungo i cupi corridoi della scuola, caratterizzati dalla presenza di numerosi ritratti appesi alle pareti scure e da imponenti colonne in marmo che facevano assomigliare quell’edificio più a un monastero o ad un palazzo infestato che a un istituto il cui corso più rinomato era quello d’ arte. Neal si ritrovò a pensare che sinceramente non si sarebbe mai sentito veramente a suo agio nel studiare in un posto del genere. L’atmosfera era troppo pesante, tanto che nemmeno le risate o gli schiamazzi dei ragazzi che si affrettavano a raggiungere le diverse aule riuscivano a stemperare quella sensazione di soggezione e oppressione. Il giovane cercò di concentrarsi sulle spiegazioni della sua accompagnatrice, conscio del fatto che qualsiasi dettaglio, anche quello all’apparenza più insignificante, sarebbe potuto risultare decisivo per le loro indagini, ma purtroppo i suoi pensieri erano tutti rivolti a Liv. Chissà come se la sta cavando quel mostriciattolo irritante nel suo nuovo ruolo di insegnante?, si trovò a chiedersi, ad un certo punto, proprio mentre stavano per imbattersi nel Signor Pennington. Alla vista dell’uomo sul quale stava cercando di carpire notizie, Neal si riprese e ne approfittò per fare qualche domanda casuale alla sua guida.
«Sa dirmi chi è quell’uomo? Mi pare di averlo già visto da qualche parte », esordì il ragazzo, cercando di usare il suo fascino come arma per ottenere quello che desiderava sapere.
La donna sembrò arrossire sotto lo sguardo intenso del suo interlocutore. «Quello è il nostro benefattore più generoso, il signor Pennington »
Neal annuì, portando avanti la sua commedia. «Capisco. Anche lui ha un figlio che studia in questa scuola? »
«No, no… ogni anno fa un’ingente donazione all’istituto perché dice di amare molto l’arte e sa che nella nostra scuola si formano gli artisti più promettenti. Per ripagare la sua generosità, il preside gli permette di assistere a qualche lezione e soprattutto lo chiama sempre a far parte della giuria dei vari concorsi studenteschi che vengono regolarmente organizzati grazie alle sue donazioni. »
«Interessante. Forse anch’io potrei contribuire in qualche modo… penso che il ruolo di mecenate mi si addica, non trova? », il giovane decise di buttare il discorso sullo scherzo, in modo da distogliere l’attenzione della donna dal suo interesse per il loro beneamato sponsor.
«Certo, signor Wilson! », esclamò lei, ridendo a sua volta. «Bene, se vuole continuiamo la nostra visita… proprio qui dietro c’è il laboratorio di chimica, il più fornito di tutti i laboratori delle scuole della città… », continuò poi, indicando la porta semiaperta attraverso la quale si intravedeva la figura di Olivia, o, per meglio dire, della professoressa Wicks, intenta a spiegare ai suoi alunni il processo per bilanciare una formula. Neal si ritrovò a sorridere, quasi involontariamente, cosa che non sfuggì alla sua accompagnatrice.
«Le piace la chimica? », chiese lei, incuriosita da quella strana luce che aveva acceso gli occhi dell’uomo.
«Oh sì, anche se non ci capisco molto… », ammise lui, cercando di darsi un contegno per non rovinare la copertura. Dopodiché si disse però che comunque non ci sarebbe stato niente di male nel voler rimanere ancora un po’ a spiare la sua collega di indagine. «Pensa che sarebbe possibile assistere ad una lezione, signora Smith? » chiese allora, speranzoso.
La donna esitò davanti a quegli occhi di un azzurro tanto intenso, ma si riprese in fretta. «Ma certo, se vuole proprio ora il professor Rynolds sta tenendo una lezione nell’aula di arte proprio in fondo al… », ma non riuscì a finire la frase, che Neal la interruppe.
«Mi piacerebbe seguire una lezione che non sia di ambito artistico. Vede, so già che il vostro istituto è stato reso celebre dagli ottimi professori di arte che potete vantare tra le vostre fila, ma io so anche bene che la vita di un pittore non è esattamente la più semplice e vorrei veramente che mio figlio potesse avere un piano B, nel caso la sua carriera artistica non dovesse decollare… pertanto vorrei assicurarmi che anche gli altri corsi che offrite, in particolar modo quelli che trattano materie scientifiche, siano di qualità esattamente come gli altri. ».
Il lungo discorso e il tono deciso lasciarono la donna vagamente interdetta, che non riuscì a fare altro se non annuire, con un sorriso ebete stampato sul volto.
Neal, invece, parve soddisfatto del risultato ottenuto. «Bene, allora visto che siamo qui, io entrerei per assistere alla conclusione di questa ora di chimica… l’argomento mi sembra piuttosto interessante… ».
La donna cercò di riprendere il controllo della situazione, facendo notare al suo interlocutore che quella che stava tenendo il corso non era altro che una supplente, quindi sarebbe stato meglio scegliere un’altra materia, ma Neal si imputò e, come sempre, riuscì ad ottenere quello che desiderava.
Un lieve bussare alla porta mise momentaneamente fine alla spiegazione di Olivia, che si voltò per ascoltare la segretaria. «Professoressa Wicks, il signor Wilson vorrebbe seguire il resto della sua lezione, in quanto sta valutando se iscrivere da noi suo figlio. Per lei sarebbe un problema se si unisse ai suoi studenti? »
Lo sguardo della finta insegnante si incupì, tanto che la poveretta che aveva appena finito di parlare fece un passo indietro, quasi intimorita. L’occhiataccia, però, non turbò minimamente Neal, il quale sorrideva divertito, assistendo alla scena dalla soglia della porta.
«Certo che no, nessun problema. », Olivia si trovò costretta ad acconsentire, cercando anche di far suonare cortesi le sue parole, quando in realtà avrebbe solamente voluto ricoprire Caffrey di insulti. Ottenuto il consenso, l’uomo prese posto su uno dei banchi in fondo all’aula, pregando Liv di continuare la sua lezione e di fare come se lui non ci fosse. Dal canto suo, la ragazza fece del suo meglio per ignorarlo e si concentrò solo sui suoi alunni, cosicché Neal ebbe l’opportunità di valutare quanto effettivamente lei fosse portata per l’insegnamento. Le sue parole esprimevano veramente una grande passione per la materia trattata e il suo modo di spiegare le cose coinvolgeva i ragazzi, che pendevano letteralmente dalle sue labbra. Inoltre Oliva usava un tono gentile, ma allo stesso tempo deciso, tanto che incuteva un certo timore reverenziale, senza però andare a terrorizzare i suoi ascoltatori. Era perfetta.
La fine dell’ora trovò Neal ancora immerso nelle sue considerazioni, tanto che a stento si rese conto che l’aula si stava lentamente svuotando. A riportarlo alla realtà fu la voce canzonatoria di Olivia.
«Ehi, pensa di rimanere lì imbambolato ancora a lungo, singor Wilson? », chiese lei, sorridendo e prendendolo in giro.
«Bella lezione », commentò lui, ignorando il tono divertito di lei.
«Certo, ho visto come eri interessato! Scommetto che non hai ascoltato nemmeno una parola… »
Neal rise, una risata sincera e contagiosa. «Non sono mai stato uno studente modello, sempre troppo distratto… » .
Liv continuò a scherzare, quasi dimentica del fatto che in realtà avrebbe dovuto essere arrabbiata con lui, visto che si era infiltrato con l’intento di spiarla, finché non si accorse che uno degli studenti era rimasto in aula ed ora li stava osservando chiacchierare, perplesso. Subito pensò di aver rovinato la sua copertura, ma poi cercò di mettere da parte l’agitazione e di comportarsi come se niente fosse.
«George, dimmi… hai forse bisogno di parlarmi? », chiese, rivolgendosi al ragazzino, in modo che anche Neal notasse la sua presenza.
Il consulente, sfoggiando la sua migliore faccia di bronzo, uscì dall’aula, disinvolto, per poi rimanere ad origliare dietro alla porta.
«Signorina Wicks, io vorrei dirle che la chimica non mi è mai piaciuta, non sono mai riuscito a seguire le spiegazioni del professor Miller, ma oggi per la prima volta mi è sembrato di capire finalmente qualcosa… quindi… io… vorrei ringraziarla. », il tono di George era esitante, quasi imbarazzato.
Olivia, invece, molto felice di ricevere quell’apprezzamento, gli riservò un sorriso radioso. «Ne sono contenta. Penso che con il tempo imparerai ad apprezzare la materia… »
Anche se sembrava impossibile, lo studente si fece ancora più rosso in volto ed abbassò lo sguardo. «Ecco… io invece sono molto bravo nel corso di disegno… e… il professore ci ha assegnato come compito quello di realizzare un ritratto… ehm… pensa che … insomma… lei potrebbe… farmi da modella? », chiese poi, quasi in un sussurro.
Olivia rimase spiazzata da quella richiesta, mentre Neal avvertì un moto di gelosia nascere dal profondo. Anche a lui sarebbe piaciuto poter ritrarre Liv, ma non le avrebbe mai chiesto di posare, no, sicuramente come primo lavoro avrebbe preferito realizzare uno schizzo senza che lei se ne accorgesse, in modo da cogliere la meravigliosa spontaneità delle sue espressioni. In ogni caso era sicuro che lei avrebbe rifiutato l’offerta di quel bambinetto sfrontato, quindi si mise in ascolto, pronto a gongolare.
«George… mi cogli alla sprovvista… non so se sia il caso. »
A quelle parole il ragazzo iniziò a scusarsi per il suo comportamento indiscreto, tanto che quel suo imbarazzo mosse Olivia a compassione. Alla fine non c’era nulla di sbagliato nell’aiutare uno studente in un compito per scuola e poi così avrebbe avuto l’occasione di carpire qualche informazione in più.
«George, no, ho cambiato idea. Penso di poterlo fare, se davvero ti serve il mio aiuto… ».
Neal sgranò gli occhi, non riuscendo a credere alle sue orecchie, prima di cercare con tutte le sue forze di reprimere l’impulso di fare irruzione e trascinare la ragazza lontano da lì. Ma cosa diavolo stava pensando di fare quell’idiota?  
 
               
  
 

  
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