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Autore: Mokusha    11/06/2015    6 recensioni
Qualcosa, nella memoria del principino, gli dice che l’amore è il miglior rimedio allo sconforto, ma a cinque anni, Legolas non sa spiegare l’amore.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Legolas, Thranduil
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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NOTE: Raccolta di momenti di fluff esageratoe angst senza fine, completamente senza pretese. che, come al solito era meglio nella mia testa, con un baby Legolas e paparino. Siate gentili con i pomodori marci pls. Ho un cuoricino tenero.
Dedicata ad Alessia, e al suo compleanno, non so a chi affibbiare la responsabilità di tutto ciò.
Nulla mi appartiene, tranne il disagio e il dolore. Quelli sono tutti miei e non ci si può fare nulla.
 

OBROKEN MIRRORS AND BROKEN EYES
 
Il palazzo ha centinaia di stanze e lui le conosce tutte, ma la sua preferita è la camera da letto del padre: quand’è ora del bagno adora scapparci dentro per nascondersi ridendo sotto l’enorme baldacchino bianco, mettendo a dura prova persino la stoica pazienza delle ancelle della regina, che solo dopo essere passate dalle lusinghe alle minacce, riescono a tirarlo fuori per tuffarlo in una vasca piena di schiuma, in modo da renderlo almeno presentabile dopo una giornata passata a giocare nei boschi.
La stanza odora di gelsomino e fiori d’arancio. E’ una fragranza leggera e accogliente e il piccolo adora quel profumo. Gli fa venire in mente qualcuno, ma non riesce a ricordare chi.
C’è una specchiera, nell’angolo opposto alla finestra. La cornice dello specchio ovale è forgiata in argento e madreperla, e quando il sole la colpisce, al tramonto, luccica, riflettendo i colori dell’arcobaleno su tutte le pareti.
Spesso Legolas si rintana lì proprio per vedere la magia dello specchio, anche se sa di non poterlo toccare: l’ha promesso solennemente a papà e un elfo d’onore mantiene sempre le sue promesse.

Legolas ha solo cinque anni, e molte cose ancora non le capisce, ma i suoi occhi di bimbo sono vigili e attenti quando si posano sul viso del padre. Si spalancano, riempiendosi d’orgoglio e ammirazione, si soffermano su quei lineamenti affilati più a lungo di qualsiasi altro paio d’occhi, più a lungo del dovuto – pensa a volte Thranduil – sanno osservare e soprattutto, sanno vedere.
Vedono una tristezza solenne, una malinconia sofferente ma composta, a cui l’ingenuità e l’innocenza della sua tenera età non sanno dare spiegazioni.
Qualcosa, nella memoria del principino, gli dice che l’amore è il miglior rimedio allo sconforto, ma a cinque anni, Legolas non sa spiegare l’amore e l’unica cosa che gli viene in mente di fare è tirare il mantello del padre e allungarsi verso di lui.
Un’ombra di titubanza scurisce sempre lo sguardo del re, quando lo rivolge al figlio, come se non sapesse bene cosa fare. Un momento brevissimo, prima che Thranduil riacquisti l’ostentata fierezza di sempre, e si chini all’altezza del piccolo.
La manina dell’elfo si posa sulla sua guancia ed è allora che un mezzo sorriso, una volta tanto non sprezzante, fatto di tenerezza, addolcisce il volto del sovrano e un leggerissimo, quasi impercettibile sospiro gli sfugge dalle labbra.

*

Ogni tanto a Legolas capita di avere degli incubi, pieni di fuoco, orchi e ragni.
Si sveglia nel mezzo della notte, tutto sudato, e anche se sa che non dovrebbe farlo, scende dal suo morbidissimo lettuccio, e, con i piedini nudi che ticchettano sul pavimento di pietra, percorre i corridoi illuminati dalla luce della luna, fino alla camera del padre.
La maniglia è ancora troppo in alto per lui, ma ormai ha imparato a trascinare davanti alla porta i volumi più grandi che riesce a trovare nell’imponente libreria del corridoio principale: li accatasta uno sopra l’altro, ci si arrampica sopra fa scattare la serratura e, cercando di essere il più silenzioso possibile, zampetta fino all’immenso letto e ci si infila dentro, si fa piccolo piccolo e si rannicchia contro il petto del suo papà, e lì si addormenta, al sicuro.
Anche se continua a ripetergli di imparare a comportarsi da elfo coraggioso e vincere le sue paure, il re non l’ha mai cacciato, forse perché, in piena notte, la solitudine è più difficile da accettare e anche gli adulti hanno paura.

*


Le dita di Thranduil sono leggere tra i lunghi capelli di Legolas.
Ogni mattina intrecciano pazientemente le lunghe ciocche argentee, e puntualmente, ogni sera le disfano, mentre il piccolo, seduto sul balcone, cinguetta qualcosa a proposito del paesaggio, del cielo o di quanto sia noioso farsi pettinare. 
Il più delle volte lui non presta attenzione. Afferra la spazzola dorata dal ripiano della specchiera e la stringe sempre troppo, tanto da farsi sbiancare le nocche. Non guarda mai lo specchio, non quando Legolas è con lui.
Per farlo aspetta di essere solo, si toglie la corona, si slaccia il mantello e vi si siede davanti.
Si ripete sempre che prima o poi mostrerà al principino la vera magia dello specchio, che va ben oltre i bagliori colorati.
E’ l’oggetto più prezioso di tutto il palazzo, un regalo di nozze incantato dai maghi, capace di mostrare in eterno le ultime immagini che vi erano state riflesse.
Thranduil sussurra allo specchio qualche parola in elfico e non ci vuole molto prima che veda sé stesso agganciare un filo di perle al collo della moglie. Chinarsi per posare le labbra sulla sua pelle, inspirare il suo profumo – gelsomino e fiori d’arancio – le mani sulle sue spalle, le mani di lei sulle sue. La vede arrossire, poi sorridere, l’attimo dopo ancora piegare la testa di lato, spostando i capelli per offrirsi ai suoi baci. La vede ridere, la sente ridere, si vede guardarla e la vede guardarlo, sente la sua voce rimbombargli nel petto.
Rimane così, a guardare ricordi, finché gli occhi non bruciano e le spalle non si irrigidiscono, fino a quando lo specchio non ha più nulla da mostrare.
Poi si spoglia e si infila a letto, sperando che anche quella notte, il piccolo elfo decida di fargli visita.
Il modo in cui lo guarda, è lo stesso di lei.
*

Il cuore di Legolas è un tamburo impazzito, pulsa nelle sue orecchie così forte da assordarlo.
Le lacrime scottano sulle guance bollenti, la paura lo scuote da capo a piedi, guarda sconvolto il disastro davanti ai suo occhi.
Il frastuono di uno specchio che va in pezzi è il rumore più brutto che gli sia mai capitato di sentire in vita sua.
Quella pomeriggio, mentre correva a rintanarsi nella sua stanza preferita per sfuggire alla vasca da bagno, i suoi piedini sudati erano slittati sul pavimento, e nel suo tentativo di rimanere in piedi, aveva travolto in pieno la specchiera, che non aveva retto al colpo e si era rovesciata.
Non riesce più a muoversi, adesso, trema tutto, sentendo i passi frettolosi di Thranduil avvicinarsi sempre di più.
Entra nella camera da letto, i capelli e le vesti d’argento che gli volteggiano attorno, gli occhi colpevoli e angosciati di Legolas sono fissi sul suo viso, e il piccolo elfo vede qualcosa che appesantisce ancora di più il macigno che gli schiaccia lo stomaco.
L’intimidatoria maschera di compostezza crolla, spazzata via da un’espressione di incontrollabile dolore, così devastante, che per un momento, il principino pensa che il suo papà stia per cadere ai suoi piedi. Per un istante tutto si paralizza e il piccolo non osa nemmeno respirare. Continua a fissare il padre, a guardarlo negli occhi, e qualcosa, nel profondo dell’azzurro in cui Legolas si riflette, si frantuma, esattamente come lo specchio sul pavimento, e i cocci di quel qualcosa che si spezza nello sguardo del padre, lo feriscono più di quanto possano fare le parole.
Ma Thranduil è incrollabile, e prima che i pezzi di sé stesso si allontanino troppo gli uni dagli altri, in qualche modo riesce a tenerli insieme, la sua espressione è di nuovo controllata.
Legolas si avvicina, la testa bassa, le lacrime cadono sul pavimento e si mischiano alle schegge dello specchio, aspetta in silenzio.
La mano del re si muove appena, ma il giovane elfo capisce e, accennando un inchino, esce dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Quella sera, sono le mani di qualcun altro a sciogliere le trecce del principino, è un’altra spazzola a districare i suoi nodi.
Tutto il castello sa di gelsomino e fiori d’arancio, assieme allo specchio, anche la boccetta di profumo che era in uno dei cassetti è andata rotta, e adesso l’odore non è più piacevole e leggero, ma troppo forte e penetrante. Thranduil non esce dalla stanza, Legolas lo aspetta, seduto sul pavimento di fronte alla parta chiusa a chiave, che non si apre nemmeno il giorno seguente e neanche quello dopo ancora, né il successivo.
Il profumo si affievolisce, per poi sparire.
Legolas non l’ha più sentito.
Ha imparato a riaddormentarsi da solo dopo gli incubi.
E le sue manine, non hanno più toccato il viso del padre.
   
 
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