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Autore: Black Friday    11/06/2015    2 recensioni
*In revisione*
[Dragon Age Inquisition] [Fem!Rogue!Lavellan/Cullen]
- Sì, mi piace questa tua canzone. Ci sono rabbia, coraggio, forza... speranza. -
Una pausa e poco dopo anche Lavellan parlò, fissandosi con amarezza la mano segnata dal marchio.
- Sono le uniche risorse che ho Varric, per evitare di farmela nei pantaloni davanti a questo casino. -
Varric le sorrise con comprensione e solidarietà. Questo tanto discusso Araldo, dopotutto, aveva già conquistato la sua amicizia e il suo rispetto.

Raccolta di one-shot con protagonista la mia rogue Lavellan.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cullen, Inquisitore, Leliana, Varric Tethras
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kathara Lavellan'
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La Grande Caccia


Giunse la notte ed il buio parve persino oscurare il ricordo dell'eccezionale doppio arcobaleno che nel pomeriggio sotto lo sguardo meravigliato della gente di Skyhold aveva solcato il cielo; quel cielo ferito che presto avrebbe conosciuto la sua sorte: per mano sua, dell'Araldo di Andraste o per mano di Corypheus, il nemico del Thedas.
C'era una diceria sull'arcobaleno, si pensava fosse di buon auspicio, un segno di favore da parte delle divinità... Kathara nel corso della guerra che stavano combattendo aveva conosciuto la reincarnazione della dea Mythal in persona e ancora stentava a crederci, dunque non sapeva valutare con chiarezza, al presente, se fosse saggio o meno affidarsi ad una vecchia credenza; eppure in quel momento era consolante aggrapparsi anche ad una superstizione pur di trovare non tanto la forza, quanto la fiducia in se stessa. Dove dimorava la fonte della fede che i seguaci dell'Inquisizione con tanto fervore nutrivano in lei? Scandagliando dentro se stessa in quel momento non ne trovava traccia, non riusciva a sentirla, l'ombra della paura cresceva dentro fino a soffocare le verità sussurrate dalla sua anima. E nemmeno l'amplesso tinto di una passione disperata, consumato poche ore prima con l'unico uomo che avesse mai amato, era riuscito a pacificarla.
Fissava immobile come una statua la versione notturna dei picchi montani, ormai familiari, che i suoi occhi sensibili da elfo le permettevano di scorgere, sembrava stesse addirittura scavando oltre il nero, in cerca d'una primordiale scintilla di luce.


Il pastore è smarrito,
e la sua casa lontana,
segui le stelle
e il sole sorgerà.


Snuda la tua lama
e alzala al cielo,
lotta con coraggio
e il sole sorgerà.


Lunga è la notte
e buia la via.


Alza gli occhi al cielo
perché presto
il sole sorgerà.


Con voce flebile, involontariamente quasi, si ritrovò a mormorare i versi del canto che simbolicamente l'aveva condotta a braccetto verso il cambiamento più significativo di quei convulsi mesi, e intonandone le parole, le sembrò di rivivere i passi che da Haven l'avevano condotta fino a quella notte. Una prigioniera frastornata e condannata dagli eventi, innalzata in un lampo al rango di campionessa benedetta dalla Sposa del Creatore. L'Araldo di Andraste, un'elfa Dalish, l'improbabile emblema della neonata e discussa Inquisizione. Poi, pagare il prezzo e le conseguenze della fama e delle sue azioni: Haven in fiamme, panico, terrore e morte. In seguito, il viaggio epico che li aveva condotti fino a Skyhold, l'inaspettata investitura al ruolo di Inquisitore e l'incalzare degli eventi... missioni, luoghi, volti, gloria, amicizie, esperienze alla costante ombra del Varco.
Guardò la mano capace di rammendare il Velo, tastò il polso dove Coryphues l'aveva stretta durante il loro primo faccia a faccia, sembrava ancora bruciare di quel tocco corrotto ed erano un ricordo vivido i folli occhi di brace del suo nemico.
Le sue nocche divennero bianche stringendo con ferocia il corrimano della balconata. Cercò di riacquistare il controllo, ricacciando le lacrime e tornando ad attingere la fermezza necessaria dalla determinazione e dalla rabbia.


Cullen si svegliò all'improvviso, a destarlo da un sonno leggero non fu uno degli incubi ricorrenti bensì la consapevolezza dello spazio vuoto al suo fianco. Il camino seppur debolmente ancora fiammeggiava irraggiando un lieve tepore nella stanza, tuttavia egli avvertiva chiaramente l'intrusione del freddo della notte a pizzicargli la pelle scoperta. Non appena i suoi occhi d'ambra si adattarono alla semi oscurità, notò come uno dei finestroni fosse stato aperto e oltre la soglia scorse la sottile sagoma di Lavellan in piedi sulla terrazza; cantava sommessamente, la voce incerta, come rotta da un pianto soffocato. Cullen scivolò fuori dalle coperte, indossò in fretta i suoi pantaloni, buttò sulle spalle la pelliccia e la raggiunse. La strinse a sé da dietro, incurante della temperatura esterna Kathara aveva addosso soltanto una sottile veste da camera. Al tocco del Comandante lei parve asciugarsi frettolosa gli occhi per poi girarsi verso di lui, sprofondando nella salda sicurezza del suo abbraccio. Forse rappresentava questo per lei quell'uomo, un porto sicuro, Kathara non ci aveva mai davvero pensato godendosi solo il momento.
Lui si distanziò di qualche centimetro, le prese la mano sinistra, se la portò alla bocca e baciò con tenerezza il palmo segnato dal marchio, «Te l'ho già detto, tornerai, non può essere altrimenti... guarda dove sei arrivata, non dubitare di te stessa. Non te lo permetto.» Non permetteva di dubitare nemmeno a se stesso, da sopportare sarebbe stato troppo.
La abbracciò di nuovo come a volersi imprimere addosso la densità della sua presenza, poi la sollevò con facilità neanche fosse una bambina, lei gli circondò il bacino con le gambe e dopo qualche passo toccarono insieme la superficie del materasso. Si guardarono in faccia, lei ancora avvinghiata, lui in ginocchio sul bordo del letto.
«Chi intenzioni hai?» gli chiese Kathara con un sorriso accattivante. Intanto le sue dita giocavano a spettinare i riccioli biondi del Comandante, le piaceva l'idea di seminare scompiglio in quell'ordine insopportabile.
«Indovina...» le rispose vago, inarcando appena un sopracciglio.
«Ahhh, pensi di farcela ancora, quindi?» tanto per cambiare, lo provocava.
La baciò con trasporto «Che ne dici, Thara?» di tanto in tanto la straniva il fatto che, senza saperlo, Cullen usasse il diminutivo con cui la chiamavano nel Clan, era una curiosa impressione e la faceva sentire a casa.
Lavellan gli prese il viso fra le mani e lo avvicinò di nuovo al suo, si strofinò contro il suo naso, contro la sua barba ispida, mordicchiò la cicatrice sulla bocca e con la lingua passò a sfiorargli le labbra. Lui le carezzò la schiena, esplorò più volte le sue cosce fino a soffermarsi sulle rotondità delle natiche, le afferrò il sedere e la spinse più forte contro di sé causando in entrambi un lieve sussulto al contatto. Premuta contro il suo petto poteva sentire il battito accelerato di Cullen come fosse il proprio e dal ritmo fondamentale dei loro cuori ebbe una rivelazione: per la prima volta riuscì davvero a comprendere la ragione per cui doveva combattere. Sopravvivenza certo, l'ordine da riportare in quel mondo nel caos e la vendetta che aveva giurato di prendersi... ma per cosa, alla fine? Era stata sempre davanti a lei la chiave: preservare la possibilità della vita stessa e, nel bene e nel male, la facoltà a chiunque di esperirla finché ce ne fosse la potenzialità. Durò un istante l'epifania, quel moto dell'animo, un barlume di comunione con l'intero universo, ma impresse a fuoco una fermezza tutta nuova nel suo spirito.


Dopo aver fatto l'amore Lavellan rimase con Cullen e lo guardò lentamente assopirsi, incapace di descrivere a parole il sentimento che la legava all'uomo. Le tornarono alla mente le parole dell'Inquisitore Ameridan: «Ruba momenti di felicità ovunque tu riesca a trovarli, il mondo si prenderà tutto il resto», non immaginava sarebbe stato possibile affezionarsi a qualcuno nel bel mezzo di quell'inferno, ma dopotutto era stato un bene imbarcarsi in un quella relazione, forse la scelta migliore che avesse mai fatto. Le parole uscirono in un sussurro mentre gli carezzava un braccio, quasi non se ne rese conto «Emma lath...»*.
Già, lo aveva detto, finalmente si era sbottonata almeno con se stessa, lo aveva ammesso: lo amava. Glielo avrebbe rivelato, ma solo al suo ritorno; una motivazione in più per annientare Corypheus, un'altra ragione per tornare viva e intera.


Sapeva che il resto della notte si sarebbe trasformato in una veglia involontaria e ciò che più bramava in quel momento era trovare rifugio nella solitudine così, silenziosa ed invisibile, si vestì e lasciò i suoi alloggi ripromettendosi di tornare prima del sorgere del sole.




«Kath! Che ci fa la nostra eroina in giro a quest'ora? Cullen come minimo dovrebbe farti urlare di piacere tutta la notte! Tsk, come pensavo questa fantomatica resistenza dei Templari è la solita favola della Chiesa.»
Lavellan incontrò Varric nei Giardini, mentre passeggiava per raggiungere la Torre dei Maghi. «Beh, diciamo che ho già avuto la mia doppia razione di intrattenimento» disse sedendosi accanto a lui su una panchina e cingendogli con un braccio le spalle in un gesto amichevole.
Varric ebbe un'espressione d'apprezzamento «Beh, chi l'avrebbe mai detto che in questa baraonda tu e Ricciolino... come sei riuscita a fargli abbassare la guardia?»
Kathara si lisciò la camicia continuando con la commedia «Chi lo sa, e si è lasciato andare parecchio, non immaginavo si sarebbe rivelato così intraprendente alla fine... »
Un ghigno malandrino solcò il volto del nano «Uno dei tanti miracoli dell'Inquisizione.»
«Dell'Inquisitore, prego!»
Stavano ridendo quando una voce dall'accento inconfondibile emerse dall'oscurità alle loro spalle «Se state ancora parlando della tua vita sessuale risparmiatemi i dettagli!»
«E perché Cercatrice? Gelosa per caso?» la punzecchiò lo scrittore.
«Oh, chiudi il becco Varric!»
«Non temere, con “Spade e Scudi” cercherò di placare i tuoi bollenti spiriti!»
«Inquisitore, è colpa tua! Non avresti dovuto dirglielo, non avrò più pace adesso!»
«Era una scena che non avrei mai potuto perdere!» Lavellan proclamò la sua falsa innocenza con un gesto irrisorio e Cassandra si sedette borbottando accanto a Varric. Per un poco rimasero tutti e tre in silenzio con i nasi all'insù, a braccia conserte, rimirando le cicatrici verdastre del cielo.
«E così eccoci qua, pronti per il grande botto!» fu Varric a rompere il mutismo.
«Già, e sembrava solo ieri di essere in manette, con Cassandra che minacciava di picchiarmi a sangue!» Kathara lanciò un'occhiata complice alla nevarriana.
Cassandra sorrise lievemente senza staccare gli occhi dalla volta celeste «Ne abbiamo fatta di strada, amici miei...»
«Comunque vada» rispose Kathara, forse contagiata dalla solennità della guerriera «è stato un onore combattere al vostro fianco», per quanto non lo desse a vedere Cassandra aveva un certo ascendente su di lei . Diede un'affettuosa pacca sulla spalla a Varric, poi si alzò, strinse le mani della Cercatrice e lasciò non senza commozione i due compagni, esponendo il suo desiderio di solitudine.

Raggiunse la cima della Torre dei Maghi, in quei mesi era divenuta un rifugio, il suo santuario di solitaria contemplazione lì a Skyhold.
A quell'altezza la fredda aria di montagna la corroborava ed iniziò a placare, almeno in parte la sua agitazione. Chiuse gli occhi, inspirò ed espirò profondamente, ripeté questo esercizio di consapevolezza più volte come a voler ritrovare calma e lucidità mentale. Lentamente, entrò dentro se stessa creando un posto sicuro per il suo spirito. Con l'occhio della mente vide una splendida valle incontaminata, circondata da bassi e verdeggianti monti, sottili rigagnoli d'acqua scendevano dalle rocce a baciare morbidi prati in fiore; smossi dalla brezza, petali candidi e gialli si muovevano al suo passaggio. Un placido, immobile lago rifletteva i toni cremisi del crepuscolo davanti al suo sguardo, replicando il tramonto. Lavellan si perse immaginando di cogliere i dettagli di quel luogo fantastico, ogni sfumatura di colore, d'inspirarne i profumi e l'odore, forzandosi al silenzio cercò di coglierne persino rumore. Le parve di udire una leggera musica, un lieve pizzicare come fresca rugiada, e man mano il suono crebbe in volume e passione fino a esplodere nelle sue orecchie. Poi, lo vide: un gigantesco volto, femminile e maschile al contempo, incombeva nel cielo, sui fianchi dei monti, nel lago e poi come un'onda si infranse, frantumandosi in miriadi di astri, incarnandosi nelle sue stesse fattezze di elfa.***
E allora Kathara ricordò.


É facile sentirla se solo sei abbastanza paziente da fare il vuoto.

Piedi nudi nella rugiada, disadorno e inerme il corpo esposto alla notte, al luccichio stoico delle stelle. Nel delirio la foresta ha un cuore, parla in mille linguaggi e con una sola voce. Ogni senso s'amplifica, l'identità d'ogni creatura vacilla, cade l'ultima barriera, il confine tra cielo e terra. Insieme vicino e lontano, ogni rumore risuona dentro, un motivo eterno intonato dai tamburi del Tempo. É una lepre che striscia fuori dalla tana, fiuto di lupo ed il bombire del gufo. É l'erba che solletica i piedi e il terreno che la sostiene. É un fuoco che crepita, lo scorrere di un ruscello udito a distanza, l'alito di vento che s'insinua di foglia in foglia. É la radice dell'albero, lo schiudersi del fiore, la spina dell'arbusto capace di ferire. Linfa celata che scorre alacre nella pianta...


Lei pian piano trasfigurava, diventando la natura selvaggia.
In sogni inquieti ed enigmatici, in visioni indotte dagli allucinogeni nei giorni dell'Iniziazione, era allora che l'aveva riconosciuto... il volto della Vita: un eco arcana, genitrice e antenata, divinità, lo specchio della sua anima.
Non al Creatore, non ad Andraste né ad antichi dei stanotte lei rivolgeva la sua preghiera bensì alla sacralità stessa dell'Esistenza.


É facile ascoltarla se solo sei abbastanza paziente da accogliere il silenzio.


L'aveva sentita abbandonandosi con Cullen all'amore, scaturiva dal furore del Toro di Ferro in battaglia e si contorceva nell'inespresso tormento di Blackwall. L'aveva letta emergere dalle battute e dai libri di Varric. Travolgente come la determinazione in Cassandra, inestimabile come la dedizione di Josephine, cristallina come la fede di Leliana, inflessibile ed orgogliosa come la personalità di Vivienne. Profonda come i sogni nell'Oblio raccontati dalle dotte parole di Solas, benevola e insieme contorta nel cieco desiderio di porre rimedio in Cole e l'aveva apprezzata andando oltre la superficie con Dorian.


Una storia ed una motivazione per ciascuno, alleato o nemico.


La puoi vedere ovunque se solo liberi lo sguardo da ogni pregiudizio.


L'aveva scorta nei suoi viaggi nelle terre: nell'enorme luna d'argento delle Distese, nelle sabbie del deserto, nelle piogge scroscianti, nelle mortifere paludi, nell'abbacinante bianco dei paesaggi innevati, nelle foreste lussureggianti e nelle rovine dolenti del Tevinter e del popolo elfico.


Imparziale, a volte crudele, l'aveva udita nelle grida di vittoria e l'aveva assaggiata nel sapore amaro delle lacrime versate sulle spoglie di coloro che avevano perso.
Indomita, come la potenza dei draghi, cruda come il sangue che macchiava le sue mani, oscura come la magia del marchio, terribile come la minaccia del Varco.


Domani sarebbe stato il giorno, l'inizio della fine, la partenza.
La Grande Caccia che quello strano destino le aveva tenuto in serbo stava giungendo al suo epilogo. La Via dell'Ombra: nella Vir Tanadhal** era la vendetta la strada che aveva scelto.


Prego di avere la forza di essere implacabile e risoluta, spietata oltre ogni limite quando sarà necessario al momento dell'ultimo scontro.


La sua preda d'eccezione più vicina ad ogni passo.


E rendo grazie al mio nemico – Corypheus – per avermi insegnato e spronato a rendere me stessa migliore di ciò che mai avrei immaginato.


Sono una Dalish, una cacciatrice, una sopravvissuta dei Lavellan, sono l'Araldo di Andraste, sono l'Inquisitore. Io sono Kathara.








~.~


Note:
*Emma lath = Amore mio
**Vir Tanadhal = "La Via dei Tre Alberi" o "la Via del Cacciatore", il codice della dea Andruil.
***= la parte finale di questo paragrafo è ispirata alle ultime pagine del libro “La via del Wyrd” di Brian Bates


Facciamo un bel salto avanti negli eventi con questo capitolo, ma non temete impavide lettrici, non sarà l'ultimo! ;p Metà era scritto da almeno un mese, l'altra metà ha preso forma giochicchiando (e spoilerandomi) il DLC “Jaws of Hakkon”. Si tratta di una breve one-shot con una sorta di preghiera di Lavellan prima delll'ultima battaglia contro Corypheus. Non so se sia molto chiaro, comunque la parte in corsivo riguarda i ricordi di Kathara relativi ai suoi riti di iniziazione come cacciatrice, non avendo trovato notizie chiare o esaustive in merito mi sono inventata qualcosa che potrebbe ricordare un rito sciamanico.
Colonna sonora consigliata:
https://www.youtube.com/watch?v=6d6quGtsXcI


Alla prossima e un grazie in particolare a Risa Lily, Lunete e StregattaLunatica per la costanza. <3
B.F.
  
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