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Autore: Black Swan    10/01/2009    3 recensioni
Junayd Kamil Alifahaar McGregory ha tutto.
E’ l’unico punto di contatto fra due delle più potenti famiglie del paese, ha ricchezza, bellezza, intelligenza, una posizione di prestigio.
Junayd Kamil Alifahaar McGregory ha le idee chiare.
Sa cosa deve o non deve fare, ha imparato molto presto come far girare il mondo nel verso che gli fa più comodo, ha preso la decisione di condurre una doppia vita a soli quindici anni e custodisce segreti che i suoi genitori neanche immaginano lui possa conoscere.
Junayd Kamil Alifahaar McGregory è convinto di avere già tutto quello di cui ha bisogno: i pilastri della sua vita sono già stati piantati, i confini già marcati. Si renderà conto che anche lui può sbagliare.
Junayd Kamil Alifahaar McGregory non ha mai fatto i conti con il suo cuore. Si accorgerà quanto prima dell’errore commesso.
Junayd Kamil Alifahaar McGregory non ha mai realmente ascoltato il suo cuore. Scoprirà che non è mai troppo tardi per cominciare…
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non E’ Mai Troppo Tardi - Capitolo 17

Non E’ Mai Troppo Tardi

17

 

 

 

 

 

 

 

 

«Ah fantastico!» disse Manaar contenta «Anche Sharon passerà con una buona media allora!»

Le annuì, «Ho riattaccato con lei poco fa. L’hanno chiamata per ultima, ecco perché ha fatto così tardi… inoltre l’hanno tenuta più di un’ora, ma non ne ha sbagliata una!»

Juna, sprofondato in una poltrona, sorrideva soddisfatto. «Perfetto. L’hanno tenuta così tanto per essere sicuri che meritasse il massimo dei voti.»

Si trovò a sorridergli, «Tanto per cambiare hai ragione…»

Sentirono il suono del campanello e Patrick si voltò verso la moglie, «Cara, aspettiamo qualcuno?»

Madeline era perplessa, «Veramente no.»

«Andrà ad aprire Howard e ci dirà chi è» disse Paul.

Improvvisamente si sentì un baccano infernale dall’ingresso.

«Ma signori!» la voce di Howard era un paio di ottave sopra la norma.

Fecero il loro ingresso… o per meglio dire, irruzione in salotto due uomini chiaramente ispanici.

Michael scattò in piedi, «Voi!» esplose.

Quello che sembrava il più giovane guardò sorpreso suo fratello, «Ciao Migũelito» lo salutò.

L’altro sorrise a mezza bocca, disse qualcosa in spagnolo. Poi passò improvvisamente all’americano, «Chi di voi è Connor?»

Connor si alzò in piedi, accigliato e perplesso. «Sono io, chi vi ha autorizzato a fare irruzione in casa mia?»

In un attimo i due gli furono addosso, «Maledetto» disse quello più giovane. «Ti abbiamo trovato!»

«Connor!» esplose Manaar vedendo il marito preso d’assalto.

«L’F.B.I. è veramente organizzata» disse l’altro, «se me lo avessero detto non ci avrei mai creduto. Chi sei, Darkness o Falcon?»

«Ma siete impazziti?» chiese Connor confuso.

«Adesso ti ucciderò come tu hai ucciso mio fratello» riprese quello più giovane.

«Ma non è lui!» esplose suo fratello «I guerrieri che mi hanno salvato non sono qui!»

Avevano scambiato Connor per un killer dell’F.B.I.? Ma com’era possibile?

Nel preciso momento in cui realizzò questo, quello che sembrava il più grande dei due disse qualcosa in spagnolo al più giovane che si mosse verso suo fratello… e Juna scattò.

Successe tutto in un attimo.

Disarmò e stordì l’uomo più giovane, in un lampo fu accanto all’altro, lo prese alla gola sollevandolo da terra, coprì la distanza che lo separava dal muro più vicino con due falcate tenendo sempre l’uomo sollevato da terra, e lo fece sbattere violentemente contro la parete.

Per la sorpresa l’uomo lasciò cadere… la pistola?

Oh Dio, aveva una pistola in mano!

«Juna!» esplose Connor.

La voce di Juna suonò come un gelido sibilo, in spagnolo.

«Juna» disse suo fratello, «lui è Diego, il fratello…»

«Lo so Micky» rispose Juna senza staccarsi dall’uomo che teneva ancora per la gola.

L’uomo stava guardando Juna con occhi sgranati. «La tua voce…» disse in americano «tu hai ucciso mio fratello.»

La stanza sembrò fermarsi.

«… tu… tu sei un ragazzo… come puoi essere…?» stava ancora balbettando l’uomo.

Juna gli disse ancora qualcosa in spagnolo… capì solo Estrada di tutta la frase, poi lo stordì.

Cadde poco distante dall’altro uomo privo di sensi.

Estrada? Perché il nome le suonava familiare?

Juna si mosse velocemente.

«Cosa facciamo adesso?» chiese suo fratello.

Juna neanche rispose. Prese il cellulare e fece partire una chiamata. «Prendi tua madre e portarla qui con te. Ho Migũel e Diego Estrada in salotto e non sono venuti a prendere un tea» disse a chi rispose. Rimase un attimo in silenzio, poi sospirò, «A questo punto temo di immaginarlo. Se la sono presa con mio padre comunque, non si aspettavano un ragazzo.» Altra pausa «Appunto. Vieni subito qui. E portati un’arma. Io esco a controllare che non ci sia nessun altro con loro. Troverai la zona libera.»

Riattaccò.

Non riusciva a staccare gli occhi da Juna.

«Juna… cosa sta succedendo?» chiese Manaar con una calma impressionante.

«Cosa vogliono questi uomini da noi?» rincarò Connor «Perché ce l’avevano con me? Dove hai imparato a stendere la gente così?!»

«Estrada??» esplose all’improvviso suo padre… e allora le tornò in mente il contesto in cui aveva sentito quel nome la prima volta.

Sentì il sangue gelarlesi nelle vene.

«Oh mio Dio Juna….» disse Patrick in un soffio «sei tu l’agente che stanno cercando.»

Nel silenzio che seguì Juna rimase immobile, poi sorrise appena, «Complimenti nonno, ottima deduzione.»

Suo fratello si catapultò verso di lui e gli abbracciò una gamba, «E’ finita vero? Adesso li ucciderai e non ci faranno più del male!»

Nel silenzio che seguì Juna scompigliò i capelli di suo fratello e sospirò, «Niente è mai così facile e lineare Micky» disse.

Riprese il cellulare e fece partire una seconda chiamata. «Vieni a casa mia. Subito.» Pausa «Esatto. Non c’è più niente da nascondere qui. I fratelli Estrada sono privi di sensi nel salotto di casa mia.» Pausa un po’ più lunga «Macché! Questi idioti hanno preso mio padre per l’agente. Ho già avvisato Drake che sta arrivando con sua madre. Preparati a nascondere almeno una ventina di persone. Ti aspetto. Ah Lewing… vedi tu chi avvisare.»

Riattaccò.

«Lewing?» mormorò Patrick «Oh mio DioJuna, è il tuo superiore? Ecco perché ti ha incontrato subito.»

Manaar era terrea. «Juna…» bisbigliò

«Oh Santo Dio…» disse Jeremy «tu sei uno dei guerrieri che… sei tu che hai riportato a casa Michael.»

Juna fissò suo padre per una manciata di secondi poi sembrò rassegnarsi all’inevitabile e annuì, «Il mio nome in codice è Darkness. Justin, trovami delle corde» disse poi rivolto al cugino. «Meglio ancora: del nastro isolante. Prova in cucina o chiedi direttamente ad Howard. Sbrigati per favore, non voglio che riprendano i sensi con le mani libere: il fattore sorpresa funziona una volta sola.»

Justin guardava il cugino come se non lo avesse mai visto prima, ma all’ordine ricevuto, seguito per di più da una spiegazione più che convincente, si alzò senza discutere e uscì dalla stanza.

Tornò il silenzio.

Juna era uno dei killers.

Il pensiero le fece quasi esplodere il cervello.

«Come hai potuto?»

 

La voce di Jennifer fu appena un sussurro.

«Juna, dannazione… una spiegazione ce la devi» disse suo marito.

«Cinque anni fa sono stato avvicinato da un comandante dell’F.B.I.» cominciò pacatamente suo figlio. «il generale Lewing è il capo dell’intera sezione, il mio diretto superiore è l’uomo appena sotto di lui. Non ero lì per Michael, il mio compito era uccidere Carlos Estrada. Sospettavamo già un tradimento dalla missione precedente e abbiamo agito con ore di anticipo. Non ci aspettavano così presto: non hanno spostato Michael e la sorveglianza era inesistente.»

«Hai detto che mio padre rischiava di essere ucciso» disse Jennifer bianca come un lenzuolo.

«Tuo padre rischia ancora di essere ucciso, Jennifer. Come te, tuo fratello e tua madre. E adesso anche la mia famiglia è sulla vostra stessa barca perché quando gli uomini di Estrada non li vedranno tornare faranno due più due e capiranno di aver preso di mira la casa giusta.» Fece un passo verso la ragazza, «Guardami in faccia e dimmi che pensi veramente che sarei stato capace di uccidere tuo padre.»

Non riuscì a trattenere un singulto.

Suo figlio era un killer dei servizi segreti.

Jennifer sgranò gli occhi. «Non… non lo so.»

«Jennie…» mormorò Michael, «ma stai scherzando? Juna non farebbe mai male a papà.»

Jeremy si avvicinò a suo figlio e lo abbracciò, «Tant’è vero che mi hai avvisato del pericolo che correvo senza mezzi termini. Grazie. Grazie per aver riportato a casa Michael. Capisco perfettamente cosa ti ha spinto a parlarmi in quella maniera quando ci siamo rivisti a casa mia: era l’unico modo per mettere al sicuro me e la mia famiglia salvaguardando anche te stesso. Sapevi perfettamente che Michael avrebbe smesso di cercare i suoi guerrieri vedendoti… Dio come sono stato cieco.»

Rientrò Justin, «Juna, l’ho trovato.»

Seguito da Howard. «Signorino, le occorre qualcos’altro?»

Juna serrò la stretta intorno a Jeremy, «Vorrei dirti che è stato un piacere, ma capirai che non è il caso» disse, poi si sciolse dall’abbraccio e annuì a Howard.

Semplicemente.

«Justin, legali» riprese. «Stringi e non aver paura di fargli male. Howard… hai presente camera mia?»

Il vecchio maggiordomo annuì, «Credo di sapere cosa le serve… volevo solo la conferma di poter andare io a prenderla.»

Juna rimase a fissare l’uomo per qualche secondo, poi sorrise «Adesso mi dici quando lo hai capito.»

«Non mi sono mai permesso di controllarla signorino, ma da quando è nato il mio primo impegno è servirla e proteggerla. Da qualche mese le cose sono andate a peggiorare. Lei era molto preoccupato… non ha mai tenuto tutte quelle armi in casa. E’ stato un autentico sollievo quando l’ho vista tornare la domenica mattina del fine settimana che i suoi hanno passato dai parenti della signora Lennie… non ho dormito quella notte e all’alba ero di nuovo qui.»

Suo figlio sorrise appena, «Ho notato che non sei stato affatto contento quando ho chiesto che venisse dato il fine settimana libero a tutti. E’ stato allora che abbiamo realizzato che qualcuno ci dava la caccia e non potevo pensare ad altro che a me stesso e a Drake, lo capisci?»

Al gesto affermativo di Howard, lo vide chinarsi e raccogliere le armi degli Estrada.

«Juna, cosa stai facendo?» chiese suo marito.

«Vado a controllare che siano venuti qui soli papà» rispose calmo suo figlio. «Non aprite la porta di casa per niente al mondo, intesi? Io ho le chiavi. Non chiamate la polizia. Restate tutti qui dentro.»

«Ma vai da solo?» chiese Justin.

«Così dovrò badare solo a me stesso, Just.»

«E’ una follia Juna, potrebbe esserci un esercito là fuori» disse Jeremy.

«Conosco questa proprietà come le mie tasche Jeremy e sono stato addestrato anche per questo. Quando Drake arriverà qui ci sarà sua madre con lui… avrà sicuramente più problemi di me ad affrontarli.»

«Drake era con te quella notte?» chiese suo marito.

«Io e Drake siamo sempre andati in missione insieme, papà. E’ Drake che ha portato fisicamente Michael fuori da quella villa scavalcando il muro.»

Suo figlio uccideva le persone e Drake era suo complice.

Suo figlio uscì dalla stanza.

Il silenzio si fece perfetto.

«Papà» disse Justin, «aiutami per favore. Voglio essere sicuro che non possano liberarsi.»

Si mossero tutti e tre i fratelli.

«Connor…» cominciò Patrick.

«Papà, non farmi domande» lo bloccò suo marito. «Manaar, parlami.»

Deglutì. Aprì bocca ma non uscì un suono.

Suo marito la guardò, «Tutti i pezzi che non tornavano o non dovevano esserci hanno trovato il loro posto. Adesso mi spiego molte cose.»

«Anche io» riuscì finalmente a sillabare in un sussurro.

«Siamo nei guai adesso» disse Michael. «Mi sa che dobbiamo andare via di qui.»

Jeremy prese in collo il figlioletto, «Perché non mi hai detto niente? Tu hai riconosciuto subito Juna.»

«Quando l’ho visto a casa nostra sono rimasto troppo sorpreso papà… poi tu la mattina dopo mi hai detto che non avevi trovato i guerrieri… allora ho capito che dovevo parlare con Juna prima. E infatti Juna mi ha detto di non dirlo a nessuno… neanche a Jennie anche se era molto spaventata all’idea che potessero riprendermi. Io sapevo che non mi avrebbero ripreso e che anche voi eravate al sicuro… ho provato a dirvelo tante volte.»

Sarah chiuse gli occhi, «Adesso si spiega tutto. Il tuo attaccamento a Juna e a Drake, il fatto che Juna riuscisse a calmarti con una sola occhiata… Dio che stupida sono stata.»

«Tu, Sarah?» non riuscì a trattenersi «Cosa vogliamo dire di me? Sono sua madre maledizione!»

«Manaar, non colpevolizzarti» disse Madeline. «Siamo in tanti in questa casa e nessuno di noi ha mai lontanamente immaginato una cosa del genere.»

«Non ho mai prestato attenzione a mio nipote» ammise Paul. «Da questo lato mio figlio era molto più vigile di me.»

«Non è servito a molto, papà» ribatté Justin. «Se penso a quanto abbiamo parlato ultimamente… e io gli ho rovesciato addosso anche i miei problemi.»

Seguì un silenzio pesante come un macigno.

«Ecco come riesce a sentire le persone avvicinarsi» riprese suo marito mentre teneva le mani ferme a uno di quegli uomini per legarle. «Ecco spiegata la sua forza fisica. Lo hanno addestrato Dio solo sa per fare cosa. Maledizione, hanno trasformato mio figlio in un killer.»

Suo suocero prese fiato, «D’accordo. Ascoltatemi per favore. Adesso la cosa più importante è uscire da questa situazione illesi. Juna in prima persona. E’ a lui che stanno dando la caccia e in questo momento ognuno di noi è un pericolo per quel ragazzo perché sono pronto a scommettere che Juna rischierebbe la vita per salvare uno qualsiasi di noi.»

Suo marito guardò il padre, poi guardò lei. «Certo» disse amaramente. «Ho aspettato diciotto anni a parlare con mio figlio, che senso ha avere fretta adesso?»

Altro silenzio.

«Ma Juna dove è andato?» chiese improvvisamente Melissa.

«A controllare che fuori non ci siano altri come loro» rispose Michael.

«Quindi girerà intorno alla villa?» chiese Ryan «Non riesco a credere che lo abbiamo lasciato andare da solo.»

Jeremy sospirò, «Ormai mi sembra chiaro che Juna sa quello che fa. La cosa più intelligente da fare adesso è assecondarlo. Abbiamo donne e bambini qui, Ryan.»

«Maledizione!» esplose suo marito «Questi sono animali! Se mio figlio non fosse intervenuto mi avrebbero ammazzato senza pensarci due volte!»

«Connor, perché hanno pensato che fossi tu il killer?» chiese improvvisamente Lennie «Hanno chiesto direttamente di te. Anche mio marito e Ryan potevano essere…»

In quel momento rientrò suo figlio.

«Non hanno imparato la lezione di Carlos» annunciò alla stanza. «Sono solo loro due.»

«Si sentivano sicuri» disse Michael. «Come quando hanno preparato la trappola per te e Drake.»

Un cellulare cominciò a suonare. Vide suo figlio prendere il proprio e dare un’occhiata al display.

Tornò verso la porta e si sporse fuori, «Anne?» chiamò «Apri la porta per favore, è Drake!»

«Avevi dato ordine ai domestici di non aprire?» chiese Paul.

«Sì zio, e Drake deve averlo immaginato: non mi chiama sul cellulare di solito, ma suona il campanello.» Sbuffò infastidito, «Che altro può succedere adesso?» sembrò chiedere a se stesso.

Entrarono Drake e Jessica.

Con una sola occhiata Drake inquadrò la scena e si diresse verso gli uomini a terra. «Sono solo loro due?» chiese.

«Sì» rispose semplicemente suo figlio.

«Essere idioti deve essere una specie di malattia contagiosa, dalle loro parti. A noi comunque ci fa comodo.»

«Devono aver fatto conto sul fattore sorpresa» disse suo figlio, «sono piombati qui come tornadi.»

«In quanto a sorprese non abbiamo eguali, amico mio» fu il commento di Drake. «L’ultima me l’hai fatta giusto ieri l’altro. Li hai stesi proprio bene.»

«Sei armato?»

«Sì.»

Jessica stava osservando meravigliata i due uomini a terra, a quelle parole sussultò e fissò il figlio. «Cosa? Che state dicendo?»

Drake chiuse gli occhi mentre si inginocchiava accanto ai due, «Mamma… c’è una cosa che io e Juna non vi abbiamo detto. Cinque anni fa siamo stati arruolati dall’F.B.I..»

Jessica rimase immobile. Poi guardò lei. «Ho… ho capito bene?» chiese.

«Indiscutibilmente la colpa è mia» disse suo figlio. «Mi tengono d’occhio da quando sono nato, praticamente… e Drake non mi ha voluto lasciare solo.»

«Ehi compare, cinquanta e cinquanta, ricordi?» disse Drake mentre controllava le mani al primo uomo cascato a terra sotto i colpi di suo figlio «Migũel e Diego Estrada. Bel colpo. Cip e Ciop faranno i salti di gioia. Ciao Michael.»

«Ciao Drake» rispose automaticamente il bambino.

«Drake, Lewing sta arrivando» disse suo figlio.

«Hai telefonato a Matt?» chiese Drake.

«Ci pensa Richard.»

Apparve Howard con… con delle pistole e dei pugnali in mano.

«Howard, cos’è questa roba?» chiese Madeline con un filo di voce.

«Le mie scorte personali nonna» rispose Juna. «Come sei messo?» chiese a Drake.

«Ho una pistola carica e un caricatore di riserva.»

«Diego dice di aver riconosciuto la mia voce» riprese suo figlio. «C’erano dei microfoni o chissà cos’altro. Sapevo che avrei dovuto fare un controllo, maledizione.»

Drake finì di controllare i due uomini senza dire una parola, poi si alzò e fissò Juna, «Non fa differenza. Ci danno la caccia, ricordi? Abbiamo già deciso di eliminarli. Ci siamo giocati la nostra copertura in famiglia, amico mio, ma se ci pensi bene era il minimo…» scosse le spalle, «aspettiamo Richard, ok?»

Juna annuì.

Si avvicinò a Howard che gli passò prontamente tutto quello che aveva in mano.

«Signorino… sono cariche?» chiese l’anziano maggiordomo preoccupato.

«Sì Howard, ma il colpo in canna lo metto adesso. Fino a quando non si toglie la sicura, comunque, sono solo pezzi di ferro.»

Vide suo figlio, diciannove anni scarsi, maneggiare pistole e pugnali come se avesse fra le mani un giocattolo.

Passò qualcosa a Drake che la fece sparire dietro la schiena.

Si scambiarono una rapida occhiata.

«Sharon sa di questa cosa?» chiese Jennifer… con una calma terrificante.

«No» rispose semplicemente Drake. «Le ho accennato che dovevamo parlare ma… beh, volevo che fosse tutto finito. Io e Juna siamo già fuori dall’F.B.I.. Abbiamo rassegnato le dimissioni il giorno in cui lui si è sentito male. Questa è la nostra ultima missione Jennie… e capirai da sola che dobbiamo portarla a termine: non possiamo passare il resto della nostra vita a guardarci le spalle dagli Estrada.»

«Cosa maledizione state dicendo??» esplose Jessica spaventata «Drake, esigo una spiegazione!»

«Jessie, non è il momento.»

«Non è il momento? Manaar, ti rendi conto di cosa ci stanno dicendo questi due??»

«Sì. Che da cinque anni sono killers dell’F.B.I.. Che io e te, come madri, sono almeno cinque anni che…»

«Mamma…» cominciò Juna.

«Juna, non credere per un solo istante di passarla liscia. Io e te dobbiamo parlare. Parecchio. Io non so con che cervello ti sei imbarcato in una cosa simile a quindici anni… trascinandoti dietro Drake, per di più, ma…»

«Manaar, non mi ha trascinato da nessuna parte» disse Drake, fedele come un corvo.

«E tu piantala di difenderlo sempre!!» esplose esasperata Jessica.

Drake con due passi fu davanti alla madre e la prese per le spalle, «Smettere di difendere Juna?? E’ la cosa che mi hai insegnato meglio!» ribatté alzando a sua volta la voce.

«Non cercare giustificazioni!»

«Non cerco giustificazioni perché non ne ho bisogno mamma! In questi cinque anni, che tu ci creda o no…!»

Suonò il campanello.

Drake mollò la madre e la mano che saettò vuota dietro la schiena riapparve completa di pistola. Ecco cosa gli aveva passato Juna. «Aspetti qualcun altro oltre Richard?» chiese a Juna.

Suo figlio scosse la testa, «Obiettivamente? No.»

Drake annuì e uscì dalla stanza.

Si erano detti molto più di quello che era uscito loro di bocca, come sempre.

Mai avrebbe immaginato le basi su cui si basava quel legame indissolubile, quella loro complicità totale.

Jessica stava piangendo «Oh mio Dio, come la spiego questa a Brian?»

Suo marito si passò una mano fra i capelli. «I problemi adesso sono altri Jessie.»

 

Stava finendo il mondo.

Non c’erano altre spiegazioni.

L’unica persona che sembrava vivere sempre nello stesso mondo in cui si era svegliato era suo fratello.

Sua madre aveva ragione. Adesso capiva il suo attaccamento a Juna. Michael aveva riconosciuto subito in lui uno dei killer che lo aveva riportato a casa.

Dio quanto era stata cieca. Se si fosse fermata a pensare…

«Micky…» la voce di Melissa era debole debole.

«Lissa, c’è una cosa che non ti ho detto» disse suo fratello. «Ho fatto un giuramento a Juna e Drake capisci? Ti ho raccontato dei due guerrieri che mi hanno riportato a casa, ricordi? Sono loro. Quando papà ha deciso di venire qui ho capito che era tutto a posto. Quando Juna si è sentito male ero spaventato anche per questo. Non hai idea di quanti uomini lavorano per questi due e quanto siano cattivi. La situazione è molto grave e noi due dobbiamo dare retta a Juna, ok?»

Melissa socchiuse gli occhi, poi semplicemente annuì.

Drake rientrò nella stanza con un uomo in divisa che riconobbe subito essere il generale che era venuto a casa sua dopo la ricomparsa di Michael.

Anche lui fece una panoramica del salotto, poi si rivolse a Juna. «Stai bene?»

Juna annuì.

«Ho capito come sono arrivati a te. L’ho capito solo ieri e sto ancora cercando di capire come dannazione ci sono riusciti.»

«Anche io. Ma non parliamone adesso.»

«Quindi sei convinto che io e Matthew non c’entriamo niente.»

«Assolutamente Richard… e da parecchio tempo.»

L’uomo sembrò rilassarsi. «D’accordo. Sta arrivando un pullman. Porto via i Flalagan, la tua famiglia e quella di Falcon.»

«Mio padre è in Danimarca, Richard» disse Drake.

La madre di Drake sussultò, «Oh Dio, Brian…»

«Tuo padre è già al sicuro Falcon e sta rientrando a Boston con dei miei uomini fidati. Appena ho sentito Darkness, sono arrivato subito a lui. Dopo la scoperta di ieri l’intera sezione era in allarme rosso. Lo farò arrivare sano e salvo dove ho intenzione di portare tua madre entro stasera. Hai la mia parola.»

«E la mia ragazza?»

Sharon!

«Ci pensa Matthew.»

«Chi è Matthew?» chiese.

«Una persona di cui ci si può fidare» le rispose Juna. «Lui è il generale Richard Lewing» riprese rivolgendosi alla sua famiglia. «Richard, immagino tu riconosca mio nonno e la famiglia Flalagan…» in breve fece le presentazioni, poi… «Howard, organizza le cose per chiudere Villa McGregory fra massimo mezz’ora» Howard con un cenno della testa uscì dalla stanza. «Richard, una decina dei tuoi uomini resteranno qui intorno. Prenderanno gli uomini di Estrada che verranno a controllare dov’è finito.»

Il generale annuì, «Ho già chiamato tutti i disponibili… quello che non so è a che punto sono» prese il cellulare e uscì dalla stanza.

Prese anche lei il proprio cellulare.

«Jennie, non usare il tuo cellulare per chiamare Sharon. Prendi il mio: è schermato. Dille di non avvicinarsi a casa mia e di dar retta a suo padre» disse Juna.

Dopo un attimo di esitazione si avvicinò a Juna e prese il cellulare che le tendeva. Compose il numero e fece partire la chiamata e Sharon rispose dopo cinque squilli. «Pronto Juna? Ti stavo…»

«Shasha, sono io.»

«Jen? Ma è il numero di…»

«… di Juna. Senti…»

«Ti richiamo io. Sto parlando con mio padre.»

Fu l’istinto a farle uscire di bocca… «Devo solo dirti di non avvicinarti a casa di Juna e di dar retta a tuo padre. Non usare il mio numero.»

Sharon rimase in silenzio, «Cosa sta succedendo Jen?» chiese angosciata.

«Non posso parlartene al telefono. Ho appena saputo delle cose incredibili e se sono disposta a fidarmi ancora di Juna lo puoi fare anche tu.»

«Jennie… ho paura.»

«Ho paura anche io… ma affrontiamo un cataclisma alla volta, ok?»

Sharon respirò profondamente, «Ok. Ci sentiamo dopo. Usa il numero di cellulare di mio padre.»

«Aspetta, non ce l’ho.»

Ci fu un attimo di silenzio mentre Sharon ascoltava il padre, «Mio padre dice che Juna ne ha addirittura due. A dopo.»

Rimase con il cellulare in mano, troppo stupita per fare qualsiasi cosa che non fosse rimanere a bocca aperta.

Chiuse il cellulare lentamente.

«Allora?» chiese Juna.

«Hai due numeri di cellulare del padre di Sharon?»

Drake alzò gli occhi al cielo, «Tombola…»

In quel momento squillò il cellulare di Drake.

«Scommettiamo chi è?» continuò il ragazzo «E’ lei» informò Juna dopo aver dato un’occhiata al display. Poi prese la chiamata, «Ciao amore.»

Eccolo, il Drake che aveva conosciuto.

«No Shasha. Purtroppo non posso affrontare la cosa al telefono. Non con te.» Nella pausa per ascoltare cosa diceva Sharon lanciò un’occhiata a Juna. «Certo, è qui, te lo passo.» Altra pausa, «Lo so.» Altra pausa «Significa che lo so. Ti ricordi che quando abbiamo stabilito che appena archiviavi l’esame di maturità diventavi automaticamente la mia ragazza ti ho detto che c’erano delle cose di cui avremmo parlato? Ecco, siamo inciampati sopra una di esse.» Chiuse gli occhi, «Tuo padre ti ha detto la verità.» Altra pausa «Quando ti spiegherò tutto capirai. O almeno me lo auguro.» Altra pausa «D’accordo. Sta’ tranquilla tesoro. Ti passo Juna.»

Juna prese il cellulare. «Ciao, dimmi.»

 

«Non solo mio padre è un agente dell’F.B.I. e tu e Drake lavorate per lui… ma forse ho capito anche perché per te provo qualcosa che non ho mai saputo spiegare.»

Sorrise, «Io l’ho capito guardandoti negli occhi.»

«Ecco, lo sai allora. Juna, mio padre mi ha detto che siete in pericolo adesso. Io e te dobbiamo parlare, e parlare seriamente, quindi vedi di non farmi scherzi. Ti scongiuro: stai attento.»

«Non preoccuparti.»

«Tu e mio padre ragionate con lo stesso cervello, come dannazione faccio a non preoccuparmi? Ti passo mio padre.»

«Ok.»

«Darkness?»

«Ciao, come devo chiamarti?»

«Matthew. Quando questa storia sarà finita, Aaron… perché a quel punto sarai il migliore amico del fidanzato di mia figlia… fra le altre cose.»

Non riuscì a trattenere un sorriso, se non altro prima della bomba era riuscito ad aggiornare Drake su cosa aveva saputo da Matthew riguardo il suo gemello e… la situazione della sua scatola cranica. «D’accordo. Dimmi.»

«Sei forse l’unica persona al mondo che mi ha nascosto qualcosa. Richard mi ha detto che sai da ieri che hanno violato il suo computer, vero? Hanno trovato traccia della ricerca che hai fatto su Jawad e sono risaliti ai McGregory. E’ ufficiale: abbiamo ancora una talpa fra di noi.»

«Sì, e una di quelle che hanno accesso alle passwords.»

«Archiviati gli Estrada, io dovrò chiedere l’ultimo favore a te e a Falcon.»

«Lo avevo immaginato. Sappi comunque che se la sono ripresa con mio padre.»

«Abbastanza ovvio se ci pensi: hai solo diciannove anni ragazzo mio.»

«Li ho disarmati facendo leva sul fattore sorpresa, infatti.»

«Dimmi solo sì o no: sei ancora dell’idea di non parlare ai tuoi di quello che ci siamo detti alla festa?»

«Direi di no. Dovrò dare delle spiegazioni, ti pare? Ascoltami adesso: Diego Estrada ha riconosciuto la mia voce, effettivamente ho avuto una scambio di idee con Carlos prima di ucciderlo. La villa era tenuta sotto controllo?»

«All’interno vuoi dire? Maledizione, non lo so. Troverò quella registrazione e la farò sparire. Dove sono gli Estrada?»

«Distesi sul pavimento del salotto di casa mia ancora privi di sensi.»

«Ci sei andato leggero eh ragazzo?»

«Ho fatto un notevole sforzo di volontà per non rompergli l’osso del collo, Matt» lo informò in un impeto di sincerità.

«Ti avrei capito e coperto come al solito, sappilo.»

«Ho pensato che potessero esserci più utili da vivi… per ora.»

«Hai pensato bene. Hai Richard a portata di voce?»

«Certo. Te lo passo.»

«Ci vediamo fra poco.»

«Vieni qui?» chiese sorpreso.

«Mia figlia e mia moglie seguiranno la tua famiglia.»

«Allora saranno in una botte di ferro. A fra poco.»

Mentre passava il cellulare a Richard, Drake lo stava guardando sorpreso, «Ho capito bene?»

Annuì.

Con la coda dell’occhio vide un movimento di Migũel e capì che almeno uno degli Estrada si stava riprendendo.

«Che è successo?» chiese in spagnolo «Diego!» esplose come vide il fratello a terra «Madre di Dio, Diego, rispondimi… perché sono legato?»

«Per evitare che tu faccia altre cazzate, tipo quella di essermi venuto a cercare» rispose in spagnolo.

Migũel si girò di scatto verso di lui cadendo quasi di schiena. Lo fissò sbalordito per qualche secondo, poi… «Tu? Sei un ragazzo, com’è possibile che tu sia uno di loro?»

Drake gli si affiancò, «Non mi presenti?»

«Lui è Falcon, per la cronaca.»

Migũel li fissò sbalordito. «Mi state prendendo in giro» disse passando all’americano. «Non è possibile che voi due siate Darkness e Falcon.»

In quel momento Diego si mosse. «Che cazzo…?» cominciò in spagnolo.

Con uno scatto si tirò a sedere e si guardò intorno, sembrò trovare quello che stava cercando quando vide il fratello, «Migũel, stai bene?»

Migũel annuì senza staccare gli occhi da loro.

Diego seguì la traiettoria e li vide. «Maledetto bastardo…»

«Salve Diego Estrada» lo salutò in spagnolo. «Lui è Falcon e tu sei nei guai» lo informò con il migliore dei suoi sorrisi.

«Come possono essere questi due?» chiese Migũel al fratello in spagnolo «Li vedi? Avranno sì e no vent’anni.»

«Non posso sbagliarmi: la voce di Darkness è la stessa del nastro. E’ stato lui a uccidere Carlos.»

«Già che siamo in argomento: quale nastro?» chiese.

Diego sputò in terra.

Assunse l’espressione più rassegnata del suo repertorio e si avvicinò a Migũel. Con il calcio della pistola lo colpì in piena faccia.

Fare molto male senza lasciare segni.

Con un ruggito Diego fece per alzarsi ma con una spinta lo fece schiantare contro il muro.

Sentì un gemito alle sue spalle.

Riconobbe senza problemi sua madre.

«Signore, siete pregate di lasciare la stanza se pensate di non reggere a tanto» disse senza voltarsi. «Non userò certo il guanto di velluto con gli stronzi che hanno rapito Michy e puntato una pistola contro mio padre.»

«Lascia stare mio fratello!» esplose Diego.

«Facciamo un patto Diego» ribatté in spagnolo. «Io non vi smonto pezzo per pezzo, cominciando proprio da tuo fratello, e tu inizi a collaborare. Non ho tempo da perdere. Moltiplica per mille tutto quello che pensi di essere capace di fare per salvare tuo fratello e non arriverai neanche ad un decimo di quello che posso fare io per la mia famiglia. Io e Falcon non ci siamo guadagnati la fama con cui ci conosci anche tu con le buone maniere.»

Per fortuna nessuno dei suoi capiva lo spagnolo…

«Abbiamo avuto il nastro dal nostro aggancio» si arrese direttamente Migũel dopo qualche secondo di silenzio.

«Sicuramente non da Flyer. Chi è questo boy scout?»

«Non sappiamo il nome» disse Diego.

«E ti aspetti che ti creda?» Gli lesse in faccia cosa aveva intenzione di fare e lo prevenne «Risputa in terra e faccio veramente male a tuo fratello. Hai la mia parola.»

La sua calma gelida dovette convincerlo perché ingoiò senza profferire parola.

«Non preoccuparti per me Diego» disse Migũel.

Sorrise appena, «Facciamo i coraggiosi Migũel. Effettivamente non credo tu abbia intaccato la scorta per rapire un bambino di quattro anni, vero?»

Migũel si morse il labbro inferiore.

«Lui non era d’accordo» disse Diego. «Il bambino ne è testimone: Migũel è sempre stato gentile con lui. L’idea del rapimento è stata di Carlos. In realtà voleva prendere…»

«… la figlia. Lo so. Doppiamente vigliacco. E’ anche per questo che gli ho sparato molto volentieri. Non hai ascoltato attentamente il nastro, Estrada.»

«Carlos ha fatto partire il congegno appena si è reso conto che c’era qualcosa che non andava» disse rabbioso Diego, «comincia con la voce di Ernando che ti supplica di non…!»

Si bloccò come rendendosi conto di essersi tradito. Non c’era nessun aggancio dopo Flyer?

Perché non era pronto a crederci?

Come avevano fatto ad entrare nel computer di Richard?

Aprì bocca per formulare la domanda in spagnolo, ma…

«Volevate prendere la mia sorellina???» esplose la voce di Michael.

Diego e Migũel si voltarono sorpresi verso di lui.

Michael era accanto a lui, pugni chiusi lungo i fianchi e le lacrime agli occhi. «Spero che vi uccida!» esplose gridando e lanciandosi contro Diego a pugni alzati «Siete cattivi e non meritate di vivere! Spero che vi uccida!!» continuò a gridare colpendo Diego Estrada al torace con tutta la forza che aveva.

Jeremy apparve accanto a lui e prese il figlio in braccio staccandolo da Estrada, «Ssssshhh Micky. Non dire queste cose.»

«Per lei sarebbe servita davvero la visita che hai fatto fare a me!» continuò a gridare il bambino, gli occhi gonfi di lacrime.

Jeremy chiuse gli occhi.

Michael aveva le idee molto chiare.

«Tesoro?» la voce di Jennifer suonò incredibilmente dolce.

Michael si gettò addosso a lei piangendo, «Oh Jennie…!»

«Ssshhhh… basta, è finita. Juna non permetterà che succeda. Me lo hai detto anche tu, ricordi? Adesso so che hai ragione. Calmati.»

Con un’occhiata a lui portò il fratello fuori dalla stanza.

«Io non ho idea di come possiate solo pensare di commettere azioni del genere e continuare a guardarvi ogni mattina allo specchio» disse calmo Jeremy, «ma farò tutto quanto è in mio potere per far sì che voi due non vediate più la luce del Sole se non a scacchi.»

Detto questo prese Sarah per un braccio e seguì i figli.

Suonarono alla porta.

«Blocca Howard» disse rivolto a Drake. «Pensaci tu.»

Drake annuì e corse fuori dalla stanza.

Rientrò dopo pochi secondi con Matthew e un altro uomo.

Anche se non lo avesse già saputo da Matthew, lo avrebbe capito dall’espressione del suo migliore amico: c’era anche Sharon nell’ingresso… probabilmente era rimasta con Jennifer.

«Signor…» cominciò suo padre sorpreso.

«Comandante Matthew Farlan, signor McGregory. Sono il diretto superiore di suo figlio.»

La sorpresa di suo padre si fece quasi comica.

«Noi dobbiamo parlare» riprese Matthew, «prometto a lei e a sua moglie di darvi tutte le spiegazioni che meritate… che sono tante.» Si rivolse a lui e a Drake «Adesso però dobbiamo pensare a mettere al sicuro i civili. Lui è il superiore di Richard, ragazzi, uno dei gran capi di cui vi ho parlato. Gerard, loro sono Darkness e Falcon.»

L’uomo, del quale era chiaro che avrebbero solo saputo che si chiamava Gerard, li stava guardando a bocca aperta, «Stai scherzando Matt? Sono… sono due ragazzi.»

«Questa l’ho già sentita oggi» non riuscì a trattenersi.

«Gerard, fai velocemente amicizia con l’idea per favore, sono anni che mi tartassi per incontrarli: eccoli qui» disse Richard. «Darkness è l’agente che ha imparato a memoria quella lista» aggiunse… e lui non riuscì a trattenere un sorriso sentendo la chiara nota di orgoglio nella sua voce.

Mentre Gerard lo stava ancora fissando con occhi sgranati, Richard riprese, «E’ arrivato il pullman?»

«Ce… certo… oh Dio, sono due ragazzi…»

«Gerard? C’è anche il governatore con la sua famiglia.»

Gerard spostò lentamente l’attenzione su Richard, «Sei riuscito a sorprendermi Richard. D’accordo. Li porto dove stabilito?»

Richard scosse la testa, «A loro ci penso io. Ti spiego per strada cosa faremo. Darkness e Falcon… anche voi conoscete il luogo.»

Lui e Drake annuirono. Richard gli aveva detto dove portava le loro famiglie senza dire un luogo o un indirizzo precisi.

Gran bella cosa, la mamma.

«Scusate… e mio figlio?» chiese sua madre.

«Signora, Darkness e Falcon devono portare a termine questa missione. Ancora non posso considerarli dei civili» rispose Matthew.

«E cosa sarebbero?» chiese Jessica.

«Erano agenti sotto copertura. Adesso sono agenti ai miei ordini.»

«Drake…»

La voce di Sharon arrivò dalla porta.

Drake fu un fulmine: le si parò davanti e la spinse fuori dalla stanza.

Suo padre fissava Matthew come se non trovasse una logica alla sua esistenza, «Non siamo i soli a cui deve spiegazioni.»

Matthew rimase a guardarlo in silenzio per qualche secondo, poi annuì. «Ho già cominciato a darle, mi creda. Bene signori» riprese poi. «Seguite il generale Lewing. Vi dirà cosa fare una volta lontani da qui. Gerard, stavolta la sezione va smontata pezzo per pezzo, te ne rendi conto?»

L’uomo gli annuì senza staccare gli occhi da lui. «Quanti anni hai?» gli chiese.

«Diciotto e mezzo.»

Gerard chiuse un attimo gli occhi, «Come sei riuscito a memorizzare tutti quei nomi?»

«Ho un I.Q. largamente al di sopra della media che mi permette di memorizzare qualsiasi cosa semplicemente guardandola.»

«Una specie di… memoria visiva?»

«Eidetica, per l’esattezza. Riesco a leggere più di ventimila parole al minuto memorizzandole automaticamente.»

Gerard sorrise appena, «Sbalorditivo. I nostri migliori agenti non hanno vent’anni» disse come prendendo atto della realtà. Si rivolse a Matthew, «Complimenti Matt. Davvero. Una mossa azzardata ma geniale.»

Matthew annuì appena. «Muoviamoci adesso.»

Suo nonno si staccò dal gruppo e si avvicinò a lui. «Juna…» cominciò.

«Non preoccuparti nonno. So badare a me stesso.»

«Sei sicuro che non ti occorra aiuto?» chiese Justin «Resto qui con te.»

«No Just. Preferisco saperti lontano da qui. Pensa a loro.»

Drake tornò nella stanza, «Il pullman è pronto.»

La sua famiglia uscì in modo ordinato dalla stanza lanciando occhiate a lui.

Sua madre non fece un passo verso di lui, segno più che evidente di quanto fosse sotto shock.

«I miei uomini li troveranno» disse Diego alle sue spalle.

Non riuscì a trattenere un sorriso e si voltò verso di lui, «Ne dubito: saremo noi a trovare prima loro… e tu ricordi bene cosa è successo l’ultima volta che li ho trovati, vero? Ho la sana abitudine di non lasciare testimoni. Ancora non hai idea di quanto possa essere persuasivo, Estrada.»

Il sorriso svanì dalla faccia di Diego Estrada.

 

Cominciarono a salire sul pullman in silenzio.

Paul, Lennie, Georgie, Justin… sua madre era a metà della scaletta quando… «Ma i nostri domestici?» chiese improvvisamente suo padre «Non sono in pericolo rimanendo qui?»

«Quanti sono?» chiese il generale Lewing.

«Eccoli, stanno arrivando» disse Elisabeth aprendo bocca per la prima volta da quando erano entrati in casa i due Estrada.

Howard aveva un’espressione contrita, «Il signorino mi ha ordinato di seguirvi» spiegò come scusandosi.

«Juna adesso deve pensare solo a proteggere se stesso» disse sua madre.

«Darkness e Falcon sono in gamba. Sono usciti illesi da situazioni ben peggiori di questa» disse Lewing.

«Mio figlio si chiama Drake, generale» disse Jessica.

Lewing la guardò per qualche secondo, poi sorrise appena, «Appunto signora, l’agente si chiama Falcon.»

Jessica rimase senza parole, salì sul pullman davanti a sua moglie senza aggiungere altro.

Si spostò per far passare Sharon e sua madre… la stessa donna che aveva allegramente chiacchierato con loro in quel momento non osava alzare lo sguardo da terra, «Salite, prego.»

«Grazie Connor» disse Sharon… fra l’altro saldamente ancorata ad una mano di Jennifer.

L’altra mano di Jennifer teneva Michael… e Melissa era attaccata a Michael.

«Ma Juna è al sicuro?» chiese sua nipote «Cosa facciamo se…?»

«Li ho visti in azione Lissa» disse Michael, «Juna sa quello che fa. Ci ha detto di seguire il generale e noi seguiremo il generale.»

Tutti gli sguardi si puntarono sul bambino.

Santo Dio. Che calma e tranquillità.

Suo figlio avrebbe potuto dirgli di gettarsi dalla cima di un grattacielo senza paracadute e Michael avrebbe eseguito alla lettera.

«Va bene» disse Melissa e salì sul pullman dietro Michael.

Jeremy gli passò davanti e i loro sguardi si incontrarono.

Scosse la testa, «Non riesco a crederci, Connor.»

«A chi lo dici.»

«Signor McGregory…» lo chiamò Howard. Quando ebbe la sua attenzione, riprese, «Il signorino mi ha anche detto di portare con noi i cani. Tutti. Li sta andando a prendere e li…»

In quel momento apparve suo figlio, seguito dai cani.

«Papà, portatevi dietro anche loro» disse.

Non riuscì a evitare di fissarlo. Eppure sembrava sempre lo stesso.

I cani salirono sul pullman uno ad uno. Solo Lizar rimase accanto a Juna.

Suo figlio si chinò sulla cagna e le parlò dolcemente per qualche secondo, poi la prese per il collare e la indirizzò verso la scaletta.

Lizar lo guardò supplichevole. Guaì appena.

«Lizar, ho detto sali» ordinò perentorio suo figlio.

Sentì abbaiare. Era Dragar, in cima alla scaletta, che richiamava all’ordine la propria compagna.

Lizar salì le scalette come un condannato a morte si avvia al patibolo.

Forse la cagna percepiva il pericolo in cui stava lasciando il padroncino?

«Juna, almeno Lizar tienila con te» disse ancora prima di pensarla.

«Ma papà…»

«Almeno lei» ripeté.

Suo figlio lo guardò per qualche secondo, poi si arrese. «Lizar, vieni qui» disse.

La cagna gli fu praticamente in collo, in un battito di ciglia.

Dragar con molta calma scese la scaletta.

Il generale Lewing seguiva la scena con interesse. «Ragazzo, ho l’impressione che avrai due pseudo damigelle» disse.

«E’ più facile dividere la Terra in due, piuttosto che separare loro» commentò suo figlio. «D’accordo delinquenti, rimanete entrambi con me.»

Dovette salire sul pullman, non sapeva cosa dire a suo figlio.

Il generale Lewing scambiò poche battute con suo figlio, poi salì anche lui.

«Richard, papà?» chiese la voce di Sharon.

«Rimane qui con Darkness e Falcon» rispose il generale. «E’ il loro diretto superiore, Sharon e ha delle responsabilità.»

Presero posto… e non poté non notare che sua moglie era molto vicina alla madre di Sharon.

Jennifer e Sharon erano sedute vicine e ognuna di loro aveva in collo uno dei bambini.

Melissa aveva scelto Jennifer.

Lui prese posto vicino a suo fratello Paul.

«Connor, tutto ok?» chiese Paul.

«Richiedimelo quando sarà tutto finito»… e soprattutto se alla fine di questa maledetta storia rivedrò mio figlio vivo, aggiunse mentalmente… e al solo pensiero si sentì morire.

Stava lasciando suo figlio, armato, contro dei trafficanti di droga.

Maledizione, adesso era tutto chiaro.

«Ecco cosa preoccupava Juna» disse la voce di suo padre.

Si era seduto dall’altro lato dello stretto corridoio.

Annuì passandosi una mano sugli occhi. «Come ho potuto non accorgermi di qualcosa?» chiese neanche lui sapeva a chi «Cinque anni. Cinque! Ecco cosa facevano nei fine settimana, maledizione! E noi ci preoccupavamo di possibili nuore!!»

«Ti sei accorto di qualcosa Connor» disse Paul, «ma come potevi immaginare una cosa simile?»

Calò il silenzio… e improvvisamente sentì i singhiozzi di sua moglie.

Oh maledizione…

Scattò in piedi e la trovò in fondo al pullman con la madre di Sharon.

La signora Castlemain le stava tenendo una mano.

«Tesoro…» cominciò.

«Si sieda signor McGregory, la prego» disse la signora Castlemain. «E’ da tanto tempo che volevo conoscervi. Mi dispiace affrontare il discorso così, ma mio marito si è raccomandato di farlo subito e il più possibile lontano dagli altri.»

«Manaar, ti occorre qualcosa?» chiese Lennie alle sue spalle.

«No Lennie, ti ringrazio» mormorò sua moglie. «Per favore, assicurati che non si avvicini nessuno. Io e Connor dobbiamo parlare con la signora Castlemain.»

«Di cosa si tratta?» chiese prendendo posto accanto a sua moglie e abbassando la voce.

«Connor… amore, Connie mi ha spiegato come ha fatto suo marito a… a sapere dell’esistenza di Juna.»

«Avrei preferito sapere quello che mio marito mi ha confessato solo oggi prima di incontrarvi la prima volta, signor McGregory…»

«Eravamo rimasti d’accordo che mi chiamo Connor.»

Corinne sorrise sollevata, «Connor. Io e mio marito abbiamo un debito enorme nei vostri confronti. Le giuro che non sapevo che suo figlio fosse agli ordini di mio marito…» Prese fiato, «Aaron si è deciso a parlarci di questa situazione… nel suo insieme, solo oggi… dopo la telefonata di Richard.» Lanciò un’occhiata alla figlia che non si era mossa dal posto accanto a Jennifer. «Sharon è nata il giorno dopo rispetto a vostro… ai vostri figli.»

Sentì chiaramente il colore fluire dal suo viso. Aprì bocca senza esito perché il respiro era compresso nei polmoni e non voleva saperne di uscire.

Corinne annuì, «Mio marito mi ha finalmente parlato dell’esistenza del gemello omozigote di Juna… Jawad. Dico finalmente perché è da quando è nata mia figlia che mi pongo domande sull’identità del neonato che adesso so essere Jawad. Vedete… mia figlia è nata con una gravissima malformazione alla retina e gli occhi di vostro figlio sono stati subito disponibili e compatibili. Gli occhi di Sharon sono stati trapiantati da Jawad. All’epoca non ci dissero niente riguardo il donatore… ma mio marito è testardo e alla fine è riuscito a risalire a voi… di seguito ha saputo dell’esistenza di Juna e delle sue incredibili potenzialità. Mi ha raccomandato di parlarvene subito perché, a quanto ho capito, la nascita e la morte di Jawad sono state tenute nascoste. Adesso anche Sharon sa del trapianto… e della doppia vita del padre.»

«Per favore, chiami sua figlia» disse Manaar.

Sharon rispose subito e si avvicinò.

La guardò attentamente.

Era incredibile.

Manaar le tese le mani, «Vieni qui tesoro» disse.

Sharon si acquattò davanti a lei prendendole le mani. Abbassò lo sguardo, «Mi dispiace immensamente» disse. «Mio padre è sempre stato… non mi sono mai posta domande su di lui e non gliene ho mai fatte. Io e mamma non sappiamo dare una spiegazione a tutto questo. Mi dispiace.»

Manaar le fece alzare il viso e la guardò. «Fatti guardare. E’ un regalo immenso. Pensavo che di Jawad non fosse rimasta traccia se non nei miei ricordi e in quelli di mio marito.»

Sharon cambiò espressione… e arrivò l’ennesima mazzata.

«Ma Juna sa di suo fratello.»

 

Fu suo marito a esplodere, «Cosa??»

Sharon sussultò, ma non si mosse.

Guardò prima Connor, poi di nuovo lei. «So per certo che Juna sa del trapianto perché anche poco fa al telefono… aspettate, cominciamo da capo, d’accordo? Ho conosciuto Juna tramite Jennie. Per Drake ho perso la testa diversi anni fa e so cosa significa amare un ragazzo… quindi quando mi sono trovata davanti Juna ho cominciato a non capirci più niente. Juna mi fa sentire al sicuro, protetta… ha un effetto calmante. Mi sono resa conto di volergli bene praticamente la seconda volta che l’ho visto… e anche Drake l’ha capito, assecondandomi e spronandomi a non combattere contro questa cosa. Quando Juna si è sentito male sono andata nel pallone. Da lì ho cominciato a capire: sono figlia unica e in Jennifer e Michael ho trovato una sorella e un fratellino… ma Juna…» si fermò. «Posso affermare con assoluta certezza che Juna è a conoscenza dell’esistenza di Jawad perché anche poco fa al telefono, quando gli ho detto che forse avevo capito il perché sentivo questo attaccamento verso di lui mi ha risposto…»

Fu lì che capì, «Io l’ho capito guardandoti negli occhi» ripeté.

«Esatto» asserì Sharon. «Ho gli occhi uguali identici a vostro figlio, adesso lo so. Anche gli stessi riflessi. E’ stato addirittura Drake ad accorgersene per primo… per questo sono sicura che anche Drake sa tutto, o almeno quello che sa anche Juna.»

Strinse forte la mano a suo marito, «Dio, Connor… ecco perché Drake non ha avuto reazioni quando mi è scappata quella frase durante la telefonata al professor Cowley! Come avrà fatto a saperlo?»

Non riuscì a trattenersi, «Glielo avrà detto il suo superiore.»

Sharon scosse la testa, «No. Connor, lo escludo. Ho sentito mio padre parlare al telefono con Richard e poi con Juna. Ha ammesso che Juna è forse l’unica persona al mondo che sia riuscito a nascondergli qualcosa. Gli Estrada sono arrivati a voi perché Juna ha fatto una ricerca dal computer di Richard su suo fratello… quattro anni e mezzo fa e gli Estrada sono riusciti ad entrare nel computer e a trovare quella ricerca. Mio padre e Richard erano convinti che non sapesse niente. Né lui né di riflesso Drake. Invece lo sanno entrambi.» La vide mordersi il labbro inferiore, «Perché Juna non doveva sapere del fratello?»

«Perché per sopravvivere, Juna ha ucciso Jawad» rispose Connie.

«Si intende di parti gemellari?» chiese Connor dopo un breve silenzio… e riconobbe nella sua voce una traccia di quell’ironia che l’aveva fatta innamorare.

«Sono laureata in medicina, anche se poi non ho mai praticato per fare la mamma» rispose Connie. «Posso immaginare com’è andata. Quanti organi avevano in comune?»

Si sentì improvvisamente più leggera. Che sollievo poterne parlare.

«Jawad è nato senza massa celebrale, senza cuore e con un solo polmone. Non aveva scampo. Juna in seguito è quasi morto per tenere in vita anche il gemello, ma durante la gravidanza lo ha praticamente fagocitato per sopravvivere.»

«Ecco spiegata l’incredibile attività celebrale di Juna: ha due cervelli dentro la scatola cranica» disse Connie.

La fissò sbalordita. Detto così sembrava una cosa naturale.

Lei ancora non ci dormiva la notte.

Quella donna le rese l’occhiata. «Mio marito vi ha seguito passo passo nell’odissea. Non ci vuole molto a capire che è molto affezionato a Juna. Ha una copia di tutta la sua documentazione medica, lastre incluse e me le ha fatte vedere. Quando mi ha detto che nella testa di quel ragazzo c’erano due cervelli non capivo. Non c’è proprio lo spazio… fisico in un cranio per due cervelli e la testa di Juna non è più grande della media. Poi ho capito: le dimensioni del cervello di Jawad non sono variate, quindi i cervelli sono due… ma il volume è a malapena un quarto in più del normale. In caso contrario, cioè se il cervello di Jawad avesse avuto uno sviluppo normale, Juna non avrebbe avuto scampo: gli sarebbe esploso il cranio o sarebbe fuoriuscita massa celebrale da ogni possibile uscita.»

Fu Connor ad annuire, «Inutile dire che Juna non ha mai visto una sua lastra, vero? Fino ai quattro anni il cranio sembrava sempre troppo piccolo per quello che doveva contenere… è stato un inferno. Neanche i medici riuscivano a spiegarsi come potesse essere avvenuta una cosa simile: i due cervelli si sono praticamente inglobati. Quando ha cominciato a studiare per prendere la prima laurea è stato come se… non lo so: la massa celebrale si assestasse nello spazio che aveva a disposizione. Quando mesi fa sono tornati alla carica quei mal di testa mi sono sentito perduto e quando mio figlio mi ha annunciato che ricominciava a studiare mi sono sentito rinascere.» Si mise una mano sugli occhi, «E adesso scopro che è un killer dell’F.B.I..»

«Amore… forse dovremmo cominciare a spiegare qualcosa anche agli altri.»

Suo marito la guardò.

Resse il suo sguardo, «Non ha senso tenerlo ancora nascosto. L’unica persona che volevo non lo sapesse ne è a conoscenza. Dovremo parlare con Juna anche di questo. Non… non ho più totalmente ragione in questa situazione. Lo capisco adesso. Io ho nascosto a mio figlio la seppur breve esistenza del fratello e anche mio figlio aveva un segreto.»

Connor cambiò espressione, «Hai già accettato l’idea della doppia vita di nostro figlio?»

«Tu no? Amore, fammi la domanda giusta. Continui a ripeterti che è un killer. Nostro figlio ha ucciso delle persone. Siamo disposti a perdonargli questo? Io sì. Connor, perdonerei qualsiasi cosa a mio figlio. Che sia giusto o sbagliato, francamente me ne infischio. In ultima analisi, so per certo che Juna ci ha perdonato di aver cercato di tenergli nascosta l’esistenza di Jawad. Non ho idea di quando o come lo abbia scoperto… ma è da quando respira che ci adora incondizionatamente.»

Connor rimase in silenzio qualche secondo, poi si alzò. «Vieni con me. Signora Castlemain… Connie, la ringrazio per la sincerità. Sharon… ho idea che continueremo a vederci spesso. Capisco solo adesso che fra te e Juna si è creato un legame particolare… è come se vi foste riconosciuti. E come se non bastasse sei la ragazza di Drake.»

Sharon sorrise, «Sono anche la migliore amica di Jennie» gli ricordò.

Oh Dio, Jennifer.

Juna si era forse giocato l’amore di quella ragazza?

Decise di affrontare un cataclisma alla volta.

Seguì suo marito.

 

Il silenzio che seguì la spiegazione-confessione di Manaar e Connor fu totale.

Sentiva solo il rumore del motore.

Sharon era tornata a sedersi vicino a lei.

Madeline piangeva a dirotto.

«Io e Manaar ci siamo intestarditi a dare quel nome a nostro figlio proprio perché… beh, se lo merita tutto» stava dicendo Connor. «Jawad invece significa Che Da' A Piene Mani… perché non si è tenuto niente per sé.» Scosse le spalle, «Questo è quanto.»

«Perché non me lo hai detto subito?» chiese Patrick «Connor, cosa hai in quella testa?»

«Non lo abbiamo detto a nessuno per non farlo sapere a Juna» rispose Connor, saldamente ancorato alla moglie. «E comunque, papà, alla nascita di Juna la situazione in famiglia non era la migliore per confidenze del genere. Larry da parte sua si è impegnato a mantenere il segreto. Adesso sappiamo che Juna è a conoscenza dell’esistenza di Jawad… quindi, tanto vale.»

«Inoltre» aggiunse Manaar, «sappiamo come il comandante Farlan sia arrivato a Juna: sua figlia, Sharon, ha subito un trapianto di occhi praticamente appena nata… gli occhi di Jawad.»

Non riuscì a trattenersi dal voltarsi di scatto verso Sharon e non fu l’unica.

«Non mi hai detto niente!» le uscì di bocca prima di pensarlo.

«L’ho saputo due ore fa… e ho capito tante cose» disse Sharon. «Drake è stato il primo ad accorgersene e ha avuto una reazione che mi ha lasciata sbalordita… e io sono andata a chiedere spiegazioni proprio a Juna. Adesso capisco che Juna ha tirato subito le somme dell’intera situazione… probabilmente ha capito allora che mio padre era il suo superiore… ma ovviamente mi ha dato una spiegazione fittizia.»

«Ha dell’incredibile» disse Lennie.

«Ti rendi conto di quanto sei andata vicina a capire?» chiese improvvisamente Manaar.

Lennie si voltò verso la cognata, «Cosa vuoi dire?»

«Capisco adesso cosa non mi convinse di Juna, quando tu dicesti che la tua teoria sul comportamento di Melissa con Michael non reggeva più… andando alla cieca hai colpito perfettamente il bersaglio.»

Lennie chiuse gli occhi, «Ho dato il mio personale contributo alla preoccupazione di mio nipote. Deve aver capito che se addirittura io, che non mi sono mai interessata a lui, sono arrivata ad avere un pensiero del genere…»

Paul abbracciò la moglie.

«Dio che peso enorme si è portato dietro per tutti questi anni» disse Ryan. «Non avrei mai immaginato niente di anche lontanamente simile a tutto questo. Ha sempre avuto un comportamento così… così… controllato.»

Come un flash le tornò in mente quello che le aveva detto Juna nel gazebo, parlando di quanto fosse difficile fingere.

Adesso sapeva.

Adesso era certa che fosse quello il vero Juna.

Lo squillo di un cellulare li fece sussultare tutti.

«Dimmi» rispose il generale Lewing. Seguì una lunga pausa, poi… «Come al solito quel ragazzo ha ragione. Lo faccio subito.» Riattaccò e si rivolse a Manaar. «Signora McGregory, ho bisogno del numero di suo padre… prima di avvisare i miei uomini a Los Angeles.»

Manaar chiuse un attimo gli occhi, «Mi dia il suo cellulare generale. Mio padre non crederà mai ad una cosa del genere se non la sente dalla mia voce.»

 

In mezz’ora c’era praticamente un esercito dietro Villa McGregory.

Aveva chiuso tutto, in quel momento la villa sembrava disabitata. Lo era, a dirla tutta.

Diego e Migũel Estrada erano stati rinchiusi in un furgoncino blindato.

C’era qualcosa che non funzionava. Quei due erano troppo tranquilli.

«Signori» prese la parola Matthew. «Ho il piacere di presentarvi Darkness e Falcon. Molti di voi li conoscono già di fama. La situazione è questa…» e passò a riassumere cosa lo aveva portato a radunarli tutti lì. «Quindi, quando parlano Darkness e Falcon è come se parlassi io.»

Li stavano guardando in silenzio. Nessuno mosse un muscolo.

Improvvisamente uno degli uomini si staccò dal gruppo e si diresse verso di loro.

«Avrei preferito incontrarvi in un altro contesto perché sono anni che desidero conoscervi. Io sono uno degli agenti che all’epoca figuravano in quella lista. Senza di voi sarei morto. Desideravo ringraziarvi di persona ragazzi e finalmente ho l’opportunità di farlo. Mi togliete una curiosità? Chi di voi si è imparato a memoria quelle pagine di nomi?»

Alzò la mano.

«Come ci sei riuscito? Come dannazione ci sei riuscito?»

«Ho un quoziente intellettivo superiore alla media» rispose. «Mi basta guardare una pagina perché mi si imprima nella memoria.»

Gli tese la mano, «Grazie Darkness.»

Accettò la mano che gli veniva tesa.

Fu come un fischio di partenza, si avvicinarono altri agenti.

Uno di loro lo stava ancora guardando sbalordito, «Tutto mi sarei aspettato tranne che ventenni. Salve ragazzi, piacere di conoscervi.»

Anche Drake era circondato.

«Gli infallibili due sono appena pronti per andare all’università!» esclamò un altro «Chi lo avrebbe mai immaginato!»

«Bene» riprese Matthew riguadagnandosi all’istante l’attenzione generale. Sciorinò un elenco di una decina di nomi, «… rimarranno qui, a guardia della villa. Vi dico solo questo: è casa di Darkness. Siete autorizzati a uccidere, signori. Gli uomini di Estrada non devono entrare qua dentro, chiaro? Se riuscite a catturarne qualcuno vivo, avvisatemi.»

Rispose un coro affermativo.

«Gli altri, inclusi Falcon, Darkness e il sottoscritto, torneranno alla base.»

Gli tornò in mente una cosa importante, «Matt?» Il comandante si voltò verso di lui, «E’ plausibile pensare che a capo di spedizioni come queste ci possano essere il braccio destro di Diego o quello che era il braccio destro di Carlos. Se prendessero loro vivi, sarebbe meglio.»

Drake schioccò le dita, «Aspetta, ho in macchina il fascicolo che mi ha dato Richard. Ci sono delle foto.»

Partì al recupero del fascicolo.

Matthew sorrideva, «Dio li fa e poi li accoppia.»

Drake tornò con un fascicolo giallo ocra. Tirò fuori delle foto e le passò agli agenti, spiegando chi fossero quegli uomini. «Se vi occorrono posso lasciarvele» concluse. «Io ho già memorizzato questi visi.»

Gli uomini che sarebbero rimasti lì si passavano le foto osservandole in silenzio.

Uno di loro annuì, «Se ce le lasci è meglio. Potrebbero passare ore prima che si avventurino qui, avremo modo di memorizzarli anche noi.»

«Darkness, i cani?» chiese Matthew.

«Vengono con me.»

«D’accordo. Signori, muoviamoci.»

 

 

 

______________________________________________

 

NOTE:

 

Ho cominciato la demolizione delle certezze. ;D

 

giunigiu95: grazie per i complimenti!!! Sei un’overdose di fiducia ragazza mia!!

Sono cappottata giù dalla sedia leggendo il training autogeno che hai fatto per iscritto: “o mio deo,respiro,respiro!!!!!”… mi hai sdraiata!!!! In questo capitolo spiego un po’ meglio vero? D’altra parte anche Matthew-Aaron è solo un comandante dell’F.B.I.… ci voleva un medico per la spiegazione!

   
 
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