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Autore: Sassanders    12/06/2015    3 recensioni
"Quella mattina, Synyster Gates aprì gli occhi, mentre era ancora con la testa affondata nel cuscino. Solo quando si recò in cucina, si ricordò che giorno fosse. 28 dicembre 2014. Esattamente cinque anni da quel gelido inverno in cui lui andò via."
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5 anni.
5 lunghissimi anni da quando James li aveva lasciati.
5 anni in cui cambiarono molte cose. Forse troppe.
Avete presente quando vi sembra che il tempo sia passato velocemente? Quasi in un batter d’occhio? Ecco, Brian provava questa sensazione. A lui pareva che fossero passati solo pochi mesi da quando James non era più lì con loro. E invece no.
Quella mattina, Synyster Gates aprì gli occhi, mentre era ancora con la testa affondata nel cuscino. Solo quando si recò in cucina, si ricordò che giorno fosse: 28 dicembre 2014. Esattamente cinque anni da quel gelido inverno in cui lui andò via.
Rimase come paralizzato, nonostante in quegli anni si fosse ripreso. Gli amici l’avevano aiutato a rialzarsi, e a farlo tornare finalmente a vivere.
Jimmy di qua, Jimmy di là. Le persone non capivano mai nulla, quando dicevano queste cose. Non potevano nemmeno immaginare cosa si provasse, ma erano lì a blaterare cazzate nella speranza di confortare qualcuno. Come se il loro conforto e la loro solidarietà servisse a qualcosa.
Provate un po’ a chiedere ai genitori di James che cosa, davvero, hanno provato e passato. Solo sentendo la madre parlare di lui, potreste capire che non si può minimamente comprendere il dolore di quei momenti.
Brian rimase fermo a fissare la tivù, in cui trasmettevano un insulso documentario. Sentì il cellulare vibrare al suo fianco, così lo afferrò e notò che erano le 11.35. Poi sbloccò lo schermo e vide che c’erano circa dieci chiamate perse da Vee. Non voleva farli preoccupare, ma non voleva nemmeno passare la giornata in compagnia. Voleva stare solo, senza nessuno che gli stesse attorno a raccontare le solite balle.
State tranquilli, sto bene. Voglio soltanto trascorrere questa giornata da solo.
Digitò queste parole e inviò il messaggio a Zacky. Poi, spense il telefono e lo lasciò su una mensola.
Fece una doccia e dopo un’oretta uscì da casa sua. Per le strade c’erano già molte persone, ancora in fermento per il Natale appena trascorso. Sembrava un folle, agli occhi degli altri. Era Natale, una delle festività più allegre di tutto l’anno, e lui era solo per le vie di Huntington Beach a perdersi nei suoi pensieri?
Ma tutto ciò a Brian non importava. Decise di recarsi al cimitero della città, che era completamente deserto. Secondo lui, era esilarante come la gente predicasse bene e razzolasse male. Davvero divertente. Nessuno filava i propri cari defunti nelle festività.
Camminò a passo spedito finché non trovò la lapide e ci si fermò davanti.

Beloved son, brother, best friend.
JAMES OWEN SULLIVAN
1981-2009

Jimmy jumped into life and never touched the bottom.

Niente di più vero. Era una frase che avevano scelto proprio tutti loro, assieme alla famiglia. Si sedette a gambe incrociate e tolse gli occhiali da sole, poggiandoli sul capo. C’erano delle nuvole grigie che preannunciavano un temporale e faceva freddo. Era persino caduto qualche fiocco di neve, lì in California. Assurdo.
Brian aveva uno sguardo vuoto, assente e fisso sulla tomba. Non sentiva nemmeno le lacrime che gli scorrevano sulle guance, indisturbate. Sospirò più e più volte e stette lì, seduto in completa apatia e piangendo, per quasi due ore. Non disse assolutamente nulla. Nell’aria si sentivano solo il respiro del ragazzo, il rumore di qualche macchina che passava da lì e lo scroscio della pioggia. Synyster era rimasto anche se aveva iniziato a piovere. Poi, si rialzò e uscì dal cimitero, percorrendo la strada per tornare a casa. Quando entrò nell’abitazione si diresse nella sua camera, quella in cui non entrava da quel 28 dicembre del 2009. Già, Jimmy dormiva spesso a casa di Brian, e perciò aveva una camera tutta sua. Aprì la porta con forza, e cominciò a prendere a calci e pugni tutto ciò che gli capitava sotto tiro: mobili, lampade e oggetti sparsi. Aprì i cassetti vuoti e li rovesciò per terra, dal primo all’ultimo. Cominciava a sentirsi meglio, nonostante le lacrime sgorgassero ancora dai suoi occhi castani. Il dolore si stava attenuando, sentiva come un peso che man mano andava via dal suo petto. Continuò così per vari minuti, finché, da un cassetto scivolò una busta bianca. Si fermò di scatto e aggrottò le sopracciglia, perplesso. Si chinò e la raccolse dal pavimento. C’era una scritta in nero, in stampatello maiuscolo.

PER BRIAN

Brian riconobbe la scrittura di Jimmy e gli si mozzò il fiato in gola. Cominciarono a tremargli le mani e stava sudando freddo. Corse fuori da quella camera ormai devastata e si diresse in salotto, dove si sdraiò sul divano e chiuse gli occhi, ancora scosso. Non si rese nemmeno conto del tempo che passava e si addormentò, con la faccia nel cuscino e un'espressione decisamente stravolta.
Quando due ore dopo riaprì gli occhi, era soltanto perché aveva fatto un incubo, ma non ricordava cosa succedesse nel sogno. Sollevò la testa dal cuscino e si passò una mano sul viso, tastando le occhiaie che erano ancora più evidenti di qualche ora prima. Era sicuro di avere degli occhi rossi e gonfi, ma non se ne curò minimamente. Si girò a pancia in su, ma con il piede calciò qualcosa che assomigliava ad un foglio di carta: la busta di James. Si ricordò tutto e l’ansia si fece sentire nuovamente. Decise, però, di farsi coraggio e così afferrò la lettera e si diresse in cucina. Bevve un sorso di birra gelida e poi si accasciò a terra, con la schiena poggiata contro il frigorifero. Aveva paura di aprirla, aveva timore di sapere cosa c’era scritto. Prese un respiro profondo e scartò la busta. Srotolò il foglio scritto su entrambe le facciate e chiuse gli occhi solo per un attimo, prima di riaprirli per leggere il contenuto.

“Now I think I understand how this world can overcome a man,
Like a friend we saw it through,  in the end I gave my life for you.
Gave you all I had to give, found a place for me to rest my head.
While I maybe hard to find, heard there’s peace just on the other side.
Not that I could or that I would, let it burn, under my skin, let it burn.
Left this life to set me free, took a piece of you inside of me.
All this hurt can finally fade, promise me you’ll never feel afraid.
Not that I could, or that I would, let it burn under my skin, let it burn.
I hope it’s worth it out on the highway, I know you’ll find your own way when I’m not with you.
So tell everybody, the ones who walked beside me, yeah
I hope you’ll find your own way when I’m not with you tonight.
I hope it’s worth it, what’s left behind me, yeah
I know you’ll find your own way when I’m not with you tonight.
So tell everybody, the ones who walked beside me, yeah
I know you’ll find your own way when I’m not with you tonight.
 
Ciao, Brian.
Non so a quanto tempo di distanza dalla mia morte, troverai questa lettera, o magari la troverai prima ed io sarò nella merda fino al collo, chi lo sa. Già, non te l’ho detto perché sapevo che avresti sofferto troppo. Il medico mi aveva detto che con questa patologia al cuore non avrei potuto vivere più di tanto, ma ho evitato di dirlo a voi, perché so che vi avrebbe causato dolore, così tanto che non sarei riuscito a sopportarlo nemmeno io. Quindi, perdonami se ti ho mentito, ma era solo per il vostro bene. Penso che tu possa immaginare quanto io tenga a te e agli altri, visto che credo sia così anche per te. Mi dispiace dirtelo con una stupida lettera ed una canzone buttata lì così, ma non posso fare altrimenti. Mi manca il coraggio, quello che mi hai sempre invidiato, ricordi? A partire dalle cazzate che facevamo da ragazzini, fino alle cazzate che combiniamo tutt’ora. E invece stavolta, è proprio quello che mi manca. Vedere le vostre reazioni dopo la mia notizia sarebbe troppo doloroso, fidati. Quindi, ecco qui la motivazione per cui non ti ho parlato di questa stupida malattia. Mi manca il fottuto coraggio.
Hai letto le parole che ho scritto sopra, e sì, è una canzone che ho scritto qualche giorno fa, e si intitola ‘Death’. Già, Death. Un titolo banale, ma ritengo che sia adatto alle parole che ho deciso di scrivere. Sto scrivendo tutto con le lacrime agli occhi. Non credo di avere la forza di fare ironia, e sinceramente non ne ho voglia. Sono qui a scriverti perche sono sicuro che non troverai questa lettera prima che me ne sia andato. So già che in questo momento starai piangendo, e tu non puoi immaginare quanto io ci stia male. Sei il mio migliore amico, fratello, una delle persone a cui tengo di più su questa terra. Ti scongiuro, non stare male per me. Non farlo. La consapevolezza di saperti distrutto a causa mia, mi fa stare ancora peggio. Quindi, ti prego, non farlo. Non buttarti giù per la mia assenza. Ti voglio bene e pretendo che tu debba stare bene. Hai letto bene, lo pretendo. Non accetto che tu stia in certe condizioni.
Non so cosa altro aggiungere, tutto quello che c’era da sapere, l’hai letto nelle righe qui sopra.
Ti voglio bene, fratello.
Vi voglio bene.
Ricorda che tu, quell’orso di Matt, quel nano di Christ e quella porchetta di Vengeance, siete le persone a cui tengo di più, lo sai.
James.”
Brian era sconvolto. Non sapeva più come comportarsi. Jimmy sapeva che sarebbe dovuto morire ma per paura di fare stare male gli altri, non aveva detto niente a nessuno. In quel momento aveva solo bisogno di un suo abbraccio, ma non poteva. E non gli era nemmeno permesso piangere o cazzate simili, sapeva che lui non l’avrebbe mai voluto. Tirò un sospiro e si alzò dal pavimento. Quella sera chiamò gli altri della band e li invitò a casa sua. Avrebbe fatto leggere loro quella lettera e avrebbe fatto una promessa infrangibile: non sarebbe stato più così male, per la nostalgia. Glielo doveva.
 







NOTE DELL'AUTRICE MASOCHISTA:
Bene! Buonasera, cari lettori.
E' un periodo in cui penso molto alla situazione di Jimmy e Brian, non credo si noti poi così tanto. 
Okay, sto facendo ironia, ma in realtà sono in lacrime, principalmente perchè l'argomento mi è particolarmente a cuore, e poi perchè ho ascoltato Fiction per qualcosa come cinque volte di fila. Sono pazza, lo so.
Non so che dire, la stavo scrivendo da molto, ma oggi ho deciso di concluderla e pubblicarla, anche grazie a quella santa di Alice (frank3npunk) che mi ha spinto a riprendere il pc in mano.
Bene, eh, fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto,
un bacio.
Sassanders.

 
   
 
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