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Autore: Pleurite98    13/06/2015    11 recensioni
|Con un fantastico sondaggio alla fine del capitolo 12|
Una casa da un pessimo arredamento finto moderno. Un solo ingresso. Nessuna finestra.
Quattordici concorrenti di un reality catapultati in un vortice di terrore, in un incubo da cui non possono fuggire.
Un gruppo di persone deciso a dimostrare quanto la società sia corrotta dai media e dalla televisione, pronto a smascherare l'ipocrisia e a mettere a nudo l'uomo nella sua brutalità con tutti i mezzi a disposizione.
Il pubblico da casa, il televisore fisso sul quinto canale giorno e notte.
Anziane, bambini, uomini d'affari incollati davanti allo schermo col cellulare nelle mani ed il cuore che batte a mille.
Quanto è realtà e quanto è finzione?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Capitolo 5

 

Blainely guardò il suo riflesso nello specchio del camerino. Tutto quello che stava succedendo era così incredibilmente assurdo, si era ritrovata catapultata all'improvviso in una situazione più grande di lei e non era nemmeno rinchiusa nella casa.
Non poteva nemmeno immaginare cosa stessero passando quei poveri ragazzi.
Una giovane ragazza dai capelli ricci le passò delicatamente la spazzola fra i capelli biondi mentre un'altra dai profondi occhi neri le spolverava con gesti affrettati del fard appena sotto gli zigomi per far risaltare i suoi lineamenti.
Dalla porta bianca sulla quale vi era appesa una stella con scritto dentro il suo nome si affacciò un ragazzo castano con in mano una cartelletta blu e un auricolare inserito nell'orecchio.
-Siamo in scena fra 3 minuti.- la informò con un filo di voce.
Blainely sospirò facendo segno alle due truccatrici di smettere, si alzò lentamente dalla poltrona rosa e uscì in corridoio.
Una viavai di gente correva avanti e indietro, probabilmente Josh era già in scena.
L'assistente di poco prima le si affiancò indaffarato, intento nel compilare qualche documento.
-100 secondi, Blainely.- l'avvisò nuovamente, rassegnato

Se c'era una cosa che nessuno dei due riusciva a capire era perché la produzione avesse deciso di continuare nella trasmissione del doposhow, quegli uomini avevano solamente intimato di non interrompere le riprese all'interno della casa, ma quella buffonata poteva anche smettere di andare in onda.
Si era ridotta a condurre terribili talk shows, aveva rovinato la sua carriera e ora era incastrata in qualcosa di assurdo.
Gli eventi sembravano trascorrere così lentamente che la donna pensò per un attimo di trovarsi dentro ad un sogno, un terribile incubo.
Prese posto sulla poltrona nera vicino al collega intento ad allacciarsi il papillon rosso.
Un addetto con indosso una tuta grigia aggiustava gli ultimi fari in modo da farla essere perfettamente in luce, dietro la scala, un po' più a destra, Jessica Finnley picchiettava nervosamente con le unghie colorate di rosa shocking il bracciale di legno della sua sedia da regista.
Jessica Finnley, lo squalo della televisione, una di quelle donne che semina gelo lungo il suo passaggio, colei che dove mette piede rende il terreno sterile.
Ogni programma televisivo di successo degli ultimi anni era stato accuratamente concepito dalla sua fredda mente calcolatrice.
-Dieci.- pronunciarono le rosee labbra dell'assistente.
Josh si ricompose sulla sua sedia.
-Nove.- continuò.
Blaineley fece un lungo respiro, strizzò gli occhi fregandosene del mascara e rimase immersa nel buio.
-Otto.-
Era forte, era una dannata stella, il successo, non poteva permettere al panico e alla paura di prendere il sopravvento, quel mostro di Jessica avrebbe colto al volo l'occasione per cacciarla.
-Sette.-
Cosa gliene fregava a lei se c'erano delle vite in gioco? Aveva già lasciato cadere molte pedine negli ingranaggi della vita cinematografica e li aveva guardati venire schiacciati. Quella donna era un mostro.
-Sei.-
Riaprì piano le palpebre.
-Grazie Etienne- sussurrò al castano allargando le labbra in un sorriso forzato mentre lui alzava la mano destra col palmo completamente aperto.
Tolse un dito, poi un altro e un altro ancora.
Era giunto il momento. Solo il pollice era in piedi, infine più nulla.
La donna trinse forte il pugno sinistro sotto il tavolo azzurro mentre stendeva l'altra sul tavolo azzurro.
La produzione aveva prestabilito di mantenere un'espressione costernata e sotto consiglio dei servizi segreti avrebbero consigliato ai telespettatori di non votare assolutamente per l'eliminazione di uno dei concorrenti.
Come prestabilito dalla scaletta fu Josh a parlare per primo.
Blainely ammirava la sua capacità di rimanere tranquillo, oppure quella faccenda non lo toccava minimamente.
Sentì le unghie conficcarlesi nella carne.
-Vi ricordiamo anche che la diretta dalla casa continuerà, così come ordinato dai sequestratori. Vi invitiamo a spegnerla, a sintonizzarvi su un altro dei nostri programmi, ma se avete dei bambini allora state attenti che per nessun motivo in assoluto prendano il telecomando e decidano di andare sul quinto canale.-

Sabrina si mordicchiò il labbro inferiore, mentre sua madre passava dietro il divano decorato con motivi floreali.
-Dovresti spegnerla.- disse pacatamente alla figlia accarezzandole i capelli.
La mano della ragazza irrigidì la presa sul telecomando, grosse lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi mentre lo sguardo rimaneva fisso sullo schermo al plasma.
La donna si affrettò a raggiungerla su sofà e le strinse la testa al petto.
-Andrà tutto bene, andrà tutto bene vedrai.-
Sua madre mentiva, avrebbe fatto di tutto per tranquillizzarla e lei lo sapeva.
Niente sarebbe andato bene, no.
Lo conosceva Robert, non sarebbe durato tanto in una situazione del genere, ma era suo compito aiutarlo.
Non avrebbe permesso che il ragazzo della sua vita morisse davanti ai suoi occhi.
Doveva votare.

Emily si avvicinò a pochi centimetri dal televisore, il suo respiro appannava lo schermo.
Passò lentamente la manica del maglioncino bordeaux che indossava sul vetro.
Eccola, Almond era lì.
Si dice che i gemelli condividano qualcosa di speciale, quasi come fossero legati indissolubilmente da qualcosa di magico.
In quel momento Emily era sicura di provare le stesse emozioni della sorella.
Non poteva perderla, era la sua ancora.
Doveva fare qualcosa, ma l'unica cosa che il pubblico aveva in mano erano le votazioni.
Non si sentiva di mandare uno di quei ragazzi alla gogna, ma era l'unico modo.

Killian guardò la donna col passamontagna intenta ad accarezzare la canna della sua pistola.
Non si capacitava del perché quegli uomini non sequestrassero le armi da taglio presenti nella casa, la cucina era piena è di coltelli affilati, avrebbero rischiato che qualcuno cercasse di ribellarsi e ucciderli, ed era proprio quello che stava pensando di fare, ne sarebbe stato benissimo capace.
Quelle volte che aveva sentito le conversazioni di troppo dei suoi genitori, o tali gli piaceva pensare che fossero, aveva imparato bene come si deve agire in certe situazioni.
Gli occhi gli caddero sul rompighiaccio adagiato sul bancone del bar, proprio davanti a lui.
Quegli stupidi se ne erano andati in cucina, fatta eccezione per la donna seduta con le gambe accavallate sul divano e l'uomo con la pistola a fare da guardia all'ascensore.
Prima però doveva parlare con gli altri, dovevano trovare un piano adeguato, l'unione fa la forza e se c'era una cosa che Killian aveva capito era che stare da soli era più dannoso che utile.
Gli altri ormai si erano sparsi chissà dove nella casa e riunirsi tutti avrebbe sicuramente destato sospetti.
-Hey tu.-
La sua attenzione fu improvvisamente richiamata da una stridula voce femminile lì vicino.
-Sì, proprio tu, biondino.- ripeté la donna armata.
Come lo aveva chiamato? Biondino? Se c'era una da fare fuori su due piedi era lei, quella viscida, insopportabile stronza di una donnaccia che era.
Era più acida e spietata di tutti gli altri, persino dello stupido ragazzino con la pistola.
Lui sembrava solo essere emozionato come si trovasse dentro uno stupido videogioco.
-Fammi un cocktail.- sentenziò finalmente presuntuosamente.
Il biondo spalancò gli occhi grigi -Come scusa?- domandò perplesso.
-Non sei tu quello che fa i cocktail? Sì sei tu, ti ho visto l'altra sera.- continuò imperterrita.
Avesse avuto del cianuro sottomano e glielo avrebbe dato lui il suo cocktail!
-Muoviti, ho sete.- lo esortò.
-Ma fattelo da sola!- sbottò scocciato.
La donna girò con calma il busto verso di lui, lo squadrò dalla testa ai piedi poi gli puntò addosso la pistola.
Il grilletto si schiacciò in un attimo.
Lo scoppio fece drizzare in piedi tutti i presenti nell'appartamento.
CRASH.
Uno dei bicchieri poco più a destra della testa del ragazzo esplode in mille pezzi.
-La prossima volta avrò una mira migliore.- sorrise beffarda la donna per poi soffiare sulla canna dell'arma.
Killian rimase impietrito, e se il proiettile lo avesse colpito? Sarebbe morto quasi senza nemmeno accorgersene, ora era vivo ora non lo era più.
-U-Un caipiroska?- balbettò senza nemmeno accorgersi.
-Vedo che ci siamo capiti.- disse l'altra contorcendo le labbra in una smorfia orgogliosa mentre il ragazzo prendeva lo shaker da sotto il bancone.

Angel era ancora intenta a passare i vestiti a Marylin, lievemente scocciata di dover andarsene dalla sua camera.
Il sangue di Lukas stava imbrattando la federa rosa, un vero schifo.
Certo che la biondina poteva chiedere a Kyte di cambiare camera e non a lei, infondo che gentleman era?
Sarebbe stato un terribile nuovo compagno di stanza.
Non le andava proprio a genio, sembrava così dannatamente pieno di sé e ogni volta che i loro occhi si incrociavano le pareva la guardasse dall'alto in basso, come le facesse ribrezzo.
Chiuse irritata il suo trolley e camminò a passo svelto per il corridoio, sperando di non incontrare uno di quei pazzi per quei pochi metri, entrò nell'ultima stanza maschile in fondo al corridoio e riaprì la sua valigia.
Possibile che in un momento del genere Kyte non fosse in camera?
Aprì la trousse dei medicinali e ne estrasse una boccettina di propoli.
Era strano come la gola le bruciasse nonostante non avesse il raffreddore o altri sintomi.
-Guarda che la tua propoli è scaduta.- l'avvisò il corvino facendo il suo ingresso nella stanza.
-Impossibile, l'ho comprata per evenienza prima di partire.- contestò dopo aver realizzato che era stato Kyte a parlare.
-E quei granuli sul fondo?- le domandò sorridendo mentre si adagiava sul letto appoggiando la schiena sul letto e incrociando le gambe una sull'altra.
-Quali granuli?- chiese retoricamente la ragazza con un filo di voce mentre sollevava la boccetta per osservarla meglio.
-In genere fa così quando va a male.- le spiegò brevemente.
-E io ti ho detto che l'ho comprata appena prima di partire, o sei sordo?- sputò velenosa Marylin.
-Fai come ti pare.- le rispose noncurante -Tu hai un iPod vero?-
Adesso voleva pure il suo iPod? Ma che si portasse il suo da casa!
-Sì.- confermò la ragazza -E non provare a toccarlo.- aggiunse.

Kyte fece una smorfia annoiata e si alzò in piedi, ne aveva abbastanza di sentire i capricci di una stupida ragazzina viziata.
Non voleva il suo aiuto? Tanto peggio per lei, era già stato fin troppo magnanimo ad offrirglielo.
Aveva avuto un'idea brillante e per colpa sua rischiava di non andare in porto, ma riusciva a capire che lo faceva anche per lei?
Si era trovato davanti a una scelta: o faceva il buon viso a cattivo gioco o provava a salvare la situazione.
Si sentiva un po' come Will Graham. Era come trovarsi dentro un thriller degno di Thomas Harris, e lui, naturalmente, era il protagonista.
E se lei voleva rimanere della merda, bene. Avrebbe aspettato che il pubblico la condannasse a morte, sempre che qualcuno era davvero disposto a farlo, e poi si sarebbe preso il suo iPod.
Un crampo improvviso gli afferrò il polpaccio sinistro.
Non riusciva ad andare avanti così, doveva fare qualcosa, non pensava fosse così difficile, che il suo corpo ne risentisse così tanto.
La sala svago era quasi completamente spoglia, probabilmente Chris aveva in mente di allestire di volta in volta qualcosa di diverso, in un angolo a destra vi era un tavolo rotondo con disposte intorno numerose sedie.
Su una cassettiera lì vicino vi erano appoggiati svariati giochi in scatola e un mazzo di carte.
Doveva distrarsi, impegnare la mente, fare qualsiasi cosa ma non pensare a... quello.
Aprì il primo cassetto e la sua attenzione si posò su un piccolo cofanetto di legno, lo prese in mano delicatamente facendo correre i polpastrelli lungo le scanalature curiose che andavano a formare una rosa.
Sollevò piano la parte superiore, dentro vi era un altro mazzo di carte, sbuffò.
Per un attimo aveva creduto ci potesse essere all'interno chissà cosa.
Tornò in piedi e adagiò le carte nere di fianco alle altre.

Sophia si guardò il volto nello specchio del bagno, un grande livido bluastro cominciava a farsi spazio sul suo volto, ancora faticava a credere di quanto potessero essere brutali quegli individui.
Aveva sfregiato il suo viso, il suo bellissimo viso. L'avrebbe pagata presto o tardi, si sarebbe assicurata di farlo soffrire come meritava, ma ora era il caso di pensare a sopravvivere piuttosto, d'altronde la vendetta è un piatto che va servito freddo.
Si sciacquò la faccia con dell'acqua gelata e tirò un lungo sospiro, sorrise a se stessa, doveva riprendersi e ce la stava facendo perfettamente.
Allungò passi svelti fuori dai servizi sperando di non essere notata troppo da quella viscida donnaccia seduta sul divano e si diresse verso la sua camera, l'ultima in fondo al corridoio.
Una volta giunta a metà del tragitto si soffermò sulla porta socchiusa della stanza di intermezzo dei ragazzi.
-E ti hanno lasciato tutto solo?- domandò a Dante dall'uscio aprendo un po' di più il varco.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi scendendo su due piedi dal letto.
-Così pare.- rispose cercando di dissimulare lo spavento.
-Simpatici, in una situazione così poi...- disse Sophia mettendo un piede nella stanza -Posso?- chiese mentre Dante le faceva cenno di sì.
-Tu invece? Ti hanno lasciata sola o lasci solo qualcun altro?- si informò il ragazzo.
-Probabilmente lascio sola Almond, ma dubito sia in camera.- rispose accennando un sorriso e poggiando la schiena al muro.
Dante era il classico fighetto della scuola, o almeno così Sophia lo aveva immaginato, circondato da amici a ridere camminando per i corridoi della scuola.
Eppure non sembrava poi così superficiale, le pareva avere un'emotività abbastanza spiccata, anche se il suo rapporto con Killian la lasciava un po' perplessa, anche se in fondo era meglio così. Il pubblico adora troppo le coppiette.
-Come va la faccia?- chiese ancora Dante.
-Bene, cioè male, ma grazie.- sorrise Sophia spostandosi una ciocca di capelli castani.
-Se può farti stare meglio, sei stata una figa.- rise Dante cercando di rassicurarla.
Quella ragazza proprio non riusciva a capirla.
C'era qualcosa di strano nel suo sguardo, qualcosa di freddo e misterioso, eppure era così indipendente, sorridente amichevole ed aperta.
Era così... così libera.
-Grazie.- rispose imbarazzata abbassando lo sguardo.
Dove finiva il gioco? Dove iniziava lei? Era una cosa che spesso anche Sophia faticava a capire.
Lo sparo di pochi minuti prima aveva fatto sobbalzare il ragazzo, si era sentito meglio quando aveva udito anche il bicchiere infrangersi e nessun urlo del caso.
Per un attimo aveva temuto che Killian si fosse beccato una pallottola in testa per il suo essere così dannatamente stupido e cocciuto.
Sembrava un incosciente, con tutte quelle domande, quelle occhiate di sfida.
Era un stupido, ma uno stupido bellissimo.
-Sai...- riprese la ragazza alzando gli occhi verde smeraldo -Prima che tutta questa merda cominciasse ero venuta a dire a Killian di venire di là, che se l'era presa per niente.-
Killian? Sophia aveva capito che stava pensando proprio a lui in quel momento? Era davvero una tipa sveglia.
Fece per dire qualcosa ma la castana non gli lasciò il tempo.
-Lui mi ha detto che sei proprio uno stronzo.-
Un colpo al cuore colpì Dante senza dargli la possibilità di reagire mentalmente, va bene, lo ammetteva, era stato un vero e proprio stronzo però per un attimo aveva pensato che...
Era stato lui lo stupido.
-Ma ora la situazione è cambiata, magari hai ancora una chance, no?- concluse Sophia posandogli una mano sulla spalla.
-N-Non mi piace Killian.- rispose Dante con un soffio prima di voltarle le spalle.

Lukas delirava. La sua carnagione già di per sé chiarissima era diventata così pallida da sembrare neve.
Gli occhi ambrati si contorcevano su loro stessi mentre apriva e chiudeva le palpebre in continuazione.
-Non ci troverà mai!- ridacchiò una voce femminile.
Si guardò le mani, erano tanto piccole! Una fitta dolorosa gli lacerò la gamba.
-Shh! Altrimenti ci sente!- la ragazzina mora rannicchiata nell'erba di fianco a lui gli mise una mano sulla bocca.
-Non ci trova, non ci troverà mai!- rise il ragazzo aprendo leggermente le labbra screpolate.
-Chi Lukas? Chi non ci troverà?- chiese Angel stringendogli la mano.
Non ce la faceva a vederlo, quegli uomini la dovevano pagare, le stavano portando via l'amore della sua vita, ci si sarebbe potuta perdere nei suoi occhi!
Ora invece non riusciva nemmeno a guardarli tanto lui si dibatteva.
-Abigail! Mi fai male!- urlò cercando di liberarsi dalla presa della bionda.
Abigail? L'aveva davvero chiamata con quel nome? Non poteva crederci.
Aveva bisogno di medicinali, di un antidolorifico, di un tranquillante, di qualsiasi cosa.
Lo conosceva così bene, il sangue gli faceva una tale impressione, doveva essere così spaventato e sofferente.
Lasciò un attimo la stretta e prese dalla borsa delle pastiglie contro il mal di testa che aveva avuto l'accortezza di portare.
Ne rovesciò sul palmo della mano una manciata e le infilò a forza nella bocca del biondo, aiutandolo a ingurgitarle con un po' d'acqua.
Si dibatté per qualche minuto prima di addormentarsi.
Angeline tirò un sospiro di sollievo, era stato estenuante, doveva chiedere dei medicinali più forti e mirati a quegli schifosi animali, ma dubitava gliene avrebbero mai dati.
Aspettò circa un'ora e finalmente il Lukas riaprì le palpebre.
Le sorrise debolmente.
-Che ore sono?- domandò flebilmente.
-Le tre del pomeriggio credo.- rispose Angel carezzandogli la fronte -Hai la febbre, vuoi qualcosa da bere?-
-No, grazie.-

-Sei nella mia stanza, non devi preoccuparti di nulla, appena hai bisogno di qualcosa io ci sono. Ho chiesto a Marylin se poteva andare con Kyte, si è lamentata e non si è neppure informata su come stessi.- affermò la bionda con una smorfia.
Quella scemotta doveva smetterla di girargli intorno, e se non lo avesse capito da solo glielo avrebbe fatto capire lei, e con metodi molto più duri.
Nel frattempo Lukas doveva sapere quanto poco le interessasse di lui.
-E' un po' burbera, è fatta così.- sorrise piano mentre cercava di alzare la schiena per poggiarla contro il cuscino.
-Sta giù, sta giù- gli ordinò la ragazza -E' un po' stronza, ecco cos'è.-
Il biondo non capiva perché Angel avesse tanto in antipatia Marylin, stava pure male, certo, non male quanto lui però non aveva un bella cera.
Doveva cercare di non guardarsi la gamba, sarebbe stato peggio, si sentiva ancora le mani imbrattate di sangue.
Perché proprio a lui? Era stato uno sconsiderato, non doveva correre via.
Se solo avesse potuto avere la certezza che suo padre e sua sorella fossero vivi, sani e vegeti avrebbe potuto chiudere gli occhi più serenamente.
Ma cosa andava a pensare?
Non sarebbe morto, non quel giorno.
Sarebbe tornato a casa felice, con un gesso alla gamba, e allora i suoi più stretti parenti sarebbero tornati apposta e gli sarebbero rimasti accanto.
Tutto sarebbe andato per il verso giusto, voleva solo una vita normalissima, solo essere felice.

Pam fece scorrere la cerniera della sua valigia assicurandosi di non fare troppo rumore.
Non era stupida, sapeva che bisognava agire in fretta e dare il meno nell'occhio possibile.
Sarebbe corsa in salotto e avrebbe detto alla donna che Helen non si sentiva bene, che c'era bisogno di aiuto, ed una volta arrivata in camera le avrebbe piantato il coltello in quella testa di cazzo che si ritrovava.
Le sue sorelline sarebbero state tanto orgogliose di lei, non aveva potuto salvarle, ma ora sarebbe andata diversamente. Era pronta.
Un rumore secco la fece voltare di scatto.
A rifletterci bene non era poi così una grande bugia che Helen non stava bene.
La bionda aveva appena colpito il muro con un pugno.
-Tutto a posto Helen?- le domandò la castana.
La ragazza mugugnò qualcosa di incomprensibile.
Poteva sentirla dentro di lei mentre le strappava le viscere, mentre si faceva strada prepotentemente nel suo corpo per prenderne il possesso.
Doveva cercare aiuto, doveva chiedere a Pam di legarla, di colpirla, di fare in modo che quel mostro prendesse il sopravvento.
-Helen?- chiese nuovamente Pam alzandosi preoccupata.
La bionda sollevò lo sguardo fissandola negli occhi terrorizzata, non pensò, agì e basta, le gambe schizzarono da sole fuori dalla porta mentre la castana socchiudeva le labbra esterrefatta.
Che cosa le era preso all'improvviso?
Ogni tanto aveva l'impressione che l'amica fosse quasi un'altra persona.
Scosse la testa per scacciare quegli stupidi pensieri e si punzecchiò la punta indice con la lama affilata del coltello.
Chissà dove se n'era andata la ragazza, ora non poteva più usare lei come scusa, ma c'era così tanta gente nelle camere che non era un problema relativamente grande.

Helen si precipitò nel bagno sbattendosi la porta alle spalle con forza mentre la donna seduta sul divano inarcò le sopracciglia visibilmente irritata.
Scelse la cabina più a destra e vi si chiuse dentro assicurandosi di bloccare l'accesso dall'esterno.
-Ti ostini a combattere?- sussurrò una fredda voce nelle sue orecchie.
La bionda allargò le braccia premendo con forza contro le pareti di legno.
-Sono dentro di te, non puoi mica mandarmi via così.- ridacchiò la presenza.
Doveva fare qualcosa, se magari avesse perso i sensi allora lei avrebbe potuto lasciarla stare almeno per il momento nel migliore dei casi.
Inspirò tutta l'aria che poteva trattenere in corpo, poi sferrò una forte testata alla parete davanti a lei.
-Che cosa credi di fare?- le domandò beffarda -Sei proprio una stupida.-
Helen gridò più che poté per non sentirla blaterare quelle cose nella sua mente.
Si abbassò in ginocchio, strinse la presa sul bordo della tazza e dopo un attimo di esitazione vi affondò dentro il viso.
-Che fai mangiamerda? Ti anneghi?-
Aveva bisogno di ossigeno, fece per riemergere ma la volontà fece irrigidire le braccia ancora di più.
La vista le si faceva annebbiata, i rumori ovattati, si lasciò scivolare svenuta lentamente all'indietro mentre gli occhi le si chiudevano dolcemente, ora la lotta si faceva lì dentro.

Seth si sorprese di non essere mai entrato nella libreria della casa.
Enormi scaffali si alzavano imponenti fino al soffitto, al centro della stanza vi era un tavolo di mogano laccato con sopra diversi calamai e dei fogli bianchi.
Era incredibile come lì dentro ogni camera sembrasse un mondo a parte.
Jenna se ne era andata in direzione della piscina con Light, non riusciva a sopportarlo.
Per l'ennesima volta si rendeva conto come le ragazze preferivano il tipo muscoloso a lui.
Si sentiva così strano, così triste e alienato che capì che era il momento perfetto per scrivere.
Intinse la stilografica nel calamaio e guardò la sua mano comporre parole sul foglio bianco come fosse una melodia.
Ogni parola perfetta in accordo con le altre.
Una frase che scorreva semplice come il verso di una canzone.
Tutte con la loro cadenza e il loro accento, note scandite dal tempo di virgole e punti.
In quello Seth era davvero bravo, a cosa gli serviva farsi degli amici quando c'era lui per se stesso?
Nessuno sarebbe mai riuscito a dargli quella sensazione di calore di cui aveva bisogno, nemmeno Jenna, ne era sicuro, nemmeno lei.

Jenna muoveva i piedi con delicatezza appena sotto il filo dell'acqua, abbandonò la testa sulla spalla di Light mentre lui la stringeva a sé.
I suoi occhi erano gonfi di lacrime, piccole gocce salate continuavano rugarle il viso.
Il trucco si era completamente sbavato.
Si stava rivelando per quello che era mentre il pianto le lavava il fard, il mascara giù per la faccia.
Come se avesse potuto nascondere la sua fragilità dietro il correttore e sotto le unghia finte.
Non era una ragazza forte, no, non lo era mai stata.
Era una di quelle che vuole godersi la vita, essere circondata dai suoi amici, baciata con tenerezza dal suo ragazzo.
Il moro le baciò la nuca mentre le accarezzava la spalla, la fece raddrizzare.
-Ti insegno un trucco.- le disse guardandola fissa negli occhi.
-Un trucco?- gli chiese lei tirando su col naso.
-Sì, è facile, non temere. E anche quando ti troverai in situazioni peggiori di questa potrai ricordarti di farlo.- continuò il ragazzo.
-Peggiori di questa?- gli domandò ricominciando a sorridere.
-Certo.- rispose Light ricambiando il sorriso.
-Spara.- lo esortò lei estraendo le gambe dalla piscina e stringendosele al petto.
-Quando sei agitata chiudi gli occhi.- cominciò a spiegare -Su chiudili!- la spronò mentre lei eseguiva -Poi inspira contando fino a tre.-
Stava davvero ascoltando i consigli di Light sul rilassamento? Si sentiva vagamente stupida e buffa all'idea.
-Fermati per un secondo e espira contando fino a sei, nella tua mente.- concluse il ragazzo pacatamente.
Jenna aprì piano le palpebre, fissò il candido spostamento dell'acqua, avanti e indietro, avanti e indietro.
La luce si rifletteva sulle superficie creando degli strani giochi visivi.
-M-Mi sento molto meglio!- balbettò spostando lo sguardo negli occhi del ragazzo.
-Lo so.- disse lui portandola nuovamente a sé.
Non sapeva spiegare come si sentiva, per un attimo aveva creduto di amarla, e forse era così, oppure gli ricordava semplicemente il suo fratellino.
Che sciocco che era, grande e grosso, “un vero ragazzo” come si era sentito dire e ora non sapeva nemmeno mettersi d'accordo con il suo cuore.

Robert fissava il soffitto bianco della sua camera sdraiato supino sulla federe azzurra del suo letto.
Le nike azzurre erano state accuratamente riposte a fianco del suo comodino.
Non stava pensando a niente, o meglio, stava pensando a tutto.
A Sabrina che probabilmente lo stava guardando da casa in lacrime, a suo fratello Matthew che faceva forza alla sua famiglia, era fatto così, sempre a rassicurare gli altri.
Poi pensava all'America, al trasferimento da Londra, alla sua piccola e accogliente casa nella periferia della città.
Alla nuova vita che aveva cominciato e a come fosse felice della piega che avesse preso, felice fino a quel punto.
E così in poche ore qualcuno di loro sarebbe stato “eliminato” o come cavolo dicevano loro.
Sperava non toccasse a nessuno dei suoi amici, anzi, sperava non dovesse toccare proprio a nessuna delle persone che aveva conosciuto.
Sembravano tutti così gentili e disponibili, tutti così speranzosi e pieni di sogni, pieni di vita come era giusto fosse alla loro età.

Almond prese la rincorsa e si lanciò contro uno degli alberi del giardino artificiale cercando di aggrapparvisi, ma cadendo solo rovinosamente a terra.
Voleva andarsene da quel posto, voleva salire su quei dannatissimi rami e sentirsi isolata fra le foglie verdi bagnate di rugiada.
Si guardò le mani scorticate sanguinarle mentre bestemmiava col pensiero.
Voleva balzare sulla schiena di uno di quegli schifosi attentatori e strappargli la carne dal collo a morsi.
Un brivido le corse lungo la spina dorsale mentre si rendeva conto di quanto fosse deviato quello che aveva appena pensato.
Sentiva la rabbia ribollirle dentro, la sentiva pomparle con frenesia il sangue nelle vene.
Scagliò con tutta la sua forza un pugno contro la corteccia dura dell'albero ottenendo come unico risultato l'ennesimo taglio sulla mano.
Si guardò il sangue sgorgarle fuori dalle nocche e all'improvviso si sentì così frustrata, pateticamente sola.
Un urlo acuto si fece spazio fra i pre-registrati cinguettii di pettirosso.
Killian aprì la porta di metallo e fece scivolare le scarpe sul manto verde.
Era stanco di gente che urlava, ma Helen non aveva voluto aprirgli la porta del bagno.
-Hey Almond- si annunciò alle sue spalle -V-Va tutto bene?- balbettò indeciso su come fosse meglio porsi con la ragazza.
Di tutta risposta la mora si girò lanciandogli uno sguardo pieno d'odio.
Si alzò in piedi prendendosi tutto il tempo necessario per poi saltare addosso a Killian e colpirlo con forza sul petto più e più volte.
Il biondo rimase impietrito, non gli stava facendo male, certo, ma non sapeva cosa fare.
Le prese la testa e la strinse forte a sé mentre la ragazza continuava a divincolarsi e a sferrare pugni senza alcuna cognizione.
-Va tutto bene Almond.- sussurrò cercando di tenerla ferma.
-Va tutto bene.- ripeté mentre la mora scoppiava in un pianto disperato lasciando cadere le braccia lungo il suo corpo e mollando tutto il suo peso sul ragazzo.
-Va tutto bene.- ribadì con una lacrima che scendeva anche lungo le sue gote.
-Ti immagini...- sospirò la ragazza prendendosi una lunga pausa.
-Cosa?- le chiese Killian.
-Di correre nel bosco in una notte di luna piena?- disse sorridendo con gli occhi bassi.
-Come?- rise il ragazzo.
-Di saltare i tronchi caduti per il sentiero, di chinarsi ad annusare i fiori appena sbocciati, di bere l'acqua da un torrente e di giocare a nascondino con gli scoiattoli?- gridò Almond soffocando le risa.
Si strinse l'elastico della lunga treccia nera e afferrò Killian per il polso cominciando a correre e a saltare ridendo per la stanza.
Il biondo si lasciò guidare, non si era mai sentito così bene, era come se fosse immerso in un sogno ed allo stesso tempo in un terribile incubo.

Courtney sfregò nuovamente i polsi fra loro cercando di liberarsi dal nastro isolante che li teneva legati dietro la sedia.
-Guarda che così ti farai male.- l'avvisò l'uomo mentre le passava alle spalle con in mano un sacchetto di patatine unte.
-Ne vuoi?- domandò avvicinandosi a Heather.
-Leva quelle schifose mani dalla mia faccia.- sentenziò velenosa l'asiatica.
-Su, non farmi insistere!- disse seccato intanto che cercava di infilarle una manciata di fries in bocca.
La ragazza gliele risputò in faccia sprezzante.
Troietta, ma con chi credeva di avere a che fare?
Si ripulì con calma i rimasugli gialli e appiccicosi dal volto per poi assestare un pugno nel ventre di Heather, per farla cadere di schiena accompagnata dalla sua sedia.
-Heather!- urlò Courtney guardando la ragazza a terra -Che cosa vuoi da noi, maledetto? Che cosa vuoi!?- continuò puntando l'uomo.
Nel momento esatto in cui l'individuo stava per rispondere la serratura della porta scattò di colpo.
-Ecco i vostri amici!- gongolò entusiasta mentre un altro uomo trascinava di peso i corpi svenuti di due persone che le ragazze conoscevano bene.
-D-Duncan?- balbettò Courtney di stucco.
-E Gwen aka la gotica sfigata?- domandò Heather sputacchiando saliva mista a sangue.

La donna liberò la coda di capelli castani da sotto il passamontagna facendola sventolare all'aria.
Aprì la borsetta e ne estrasse una limetta ed un pacchetto di cicche.
Doveva pur passare il tempo in qualche modo, o no?
Si passò la lima sulle unghie della mano sinistra noncurante mentre gonfiava una grande bolla rosa.
Una ragazza dai capelli biondi con delle ciocche nere attirò la sua attenzione.
Se ne stava camminando tranquilla verso il bancone del bar dove fino ad un attimo prima c'era quel bel fusto che preparava cocktail da Dio.
-Signorina, dove credi di andare?- domandò con la solita stridula voce irritante.
Nessuna risposta.
-Hey bella, guarda che sto parlando con te.- ripeté scocciata alzandosi in piedi.
Silenzio.
La ragazza frugò bruscamente sul bancone e afferrò un rompighiaccio.
-Che credi di fare con quello?- domandò la donna sussultando.
La bionda alzò lo sguardo e la fissò intensamente con due maligni occhi scarlatti per poi dirigersi con passo deciso in avanti.
-Hey! Hey!- gridò la castana mettendo le mani in avanti -Tigrotto!- urlò più forte vedendosi la ragazza arrivarle addosso minacciosa e non avendo i riflessi di afferrare la pistola riposta nella borsa adagiata per terra.
L'uomo col fucile uscì accompagnato da altri due dalla sala da pranzo proprio mentre la bionda cambiava direzione e puntava verso il corridoio.
I due si scambiarono un'occhiata interrogativa.
-Che vuole fare?- domandò isterica la donna.
-Non ne ho idea.- rispose l'uomo -Abbattetela solo in caso necessario.- ordinò agli altri.
Nella confusione delle grida Killian e Almond uscirono dal giardino artificiale ancora mano nella mano, evidentemente stupiti.
Robert era ancora intento a fissare il soffitto quando la ragazza irruppe violentemente nella sua stanza sbattendo rumorosamente la porta.
Istintivamente il biondo balzò in piedi, cercando qualsiasi cosa avesse attorno e prendendo alla fine l'abat jour nella mano destra.
-H-Helen?- bisbigliò spaventato.
C'era qualcosa di strano in lei, i suoi occhi erano iniettati di sangue, rossi come uno smeraldo.
-Non- disse la ragazza con voce ferma mentre si avvicinava sempre di più -mi- continuò portandosi a pochi passi di distanza -chiamo- era ad un palmo di mano dal ragazzo, tremante come una foglia -HELEN!- gridò alzando l'arma in aria per poi farla precipitare contro la spalla del ragazzo che scivolò di fretta per terra facendo conficcare la lama nella parete retrostante.
Angel si affacciò dalla porta sconvolta per vedere cosa stesse succedendo, nel momento in cui Robert si accorse della sua presenza sferrò un calcio sulle gambe di Helen facendola cadere a terra.
-Chiuditi in camera Angel, ora!- gridò approfittando del momento.
Angel si richiuse immediatamente la porta alle spalle terrorizzata in volto mentre maneggiava con la maniglia.
-Non si chiude!- sbraitò -Maledizione non si chiude!-
Helen corse contro la ragazza cercando di aprire la porta.
Angeline si fece scappare un grido acuto, si lasciò scivolare con la schiena lungo la superficie di legno sperando di esercitare una forza tale da impedire alla ragazza di entrare.
-E' Helen! E' impazzita!- singhiozzò guardando Lukas disperata.
Il ragazzo fece per alzarsi dal letto, ma il dolore alla gamba lo obbligò a tornare dov'era con un urlo di dolore.
Robert si lanciò alla porta della sua camera e la chiuse facendosi scivolare contro la cassettiera.
-Dobbiamo intervenire?- domandò l'uomo con la pistola a quello che doveva essere il suo capo.
-No, sembra divertente.- lo placò l'altro sorridendo sotto lo sguardo inorridito di Killian e Almond.
Il biondo fissò la mora dritta negli occhi -Vai a chiamare Light e Jenna, presto!-
La ragazza gli rispose con un cenno del capo prima di schizzare via.
Lukas doveva farsi forza, o altrimenti sarebbero morti entrambi.
Angel piagnucolò sotto lo sforzo dell'ennesima spinta, la ragazza aveva cominciato a colpire il legno con la lama appuntita del rompighiaccio, non sarebbe resistita ancora per molto.
Il biondo strinse i denti cercando di non urlare di nuovo, si fece forza con le braccia e strisciò giù dal letto adagiandosi con la schiena a fianco di Angel.
-Andrà tutto a posto, vedrai.- la rassicurò col sudore che gli colava dalla fronte.
I colpì fecero irrigidire Seth di colpo, uscì in corridoio nello stesso momento di Kyte che lo afferrò per il braccio.
-Nasconditi Seth! Presto!- lo esortò con tono imperativo.
-M-Ma...- cercò di obiettare il ragazzo mentre il corvino lo rispingeva nella biblioteca.
-Sarai più al sicuro qui, te lo garantisco.- continuò imperterrito il ragazzo.
Seth dovette arrendersi all'insistenza di Kyte ed andò ad accucciarsi sotto il tavolo.
Non sopportava chi come quel tipo si sentiva in dovere di dare ordini a destra e a manca.
Almond si appoggiò al muro riprendendo il fiato mentre Light e Jenna la guardavano straniti.
-Almond?- chiese Jenna.
Era forse possibile che non avessero sentito il baccano nell'altra stanza, dovevano proprio essere due rincoglioniti.
-Muovete il culo, Helen è impazzita!- sbraitò.
Light lanciò alla ragazza seduta di fianco a lui un'occhiata interrogativa mentre questa a sua volta lo guardava perplessa con un sorriso allibito stampato in faccia.
-Vi alzate o no?- ripeté Almond prima di sbuffare e andarsene con passo pesante.
-Ma l'hai sentita?- chiese la mora al ragazzo prima di scoppiare a ridere.
-Quella ragazza è proprio strana.- sentenziò Light aiutando la ragazza ad alzarsi.
Ancora gente che gridava? Marylin ne aveva le palle piene, che bisogno c'era di alzare tanto la voce lei proprio non riusciva a capirlo, non era in una casa, era in un maledetto di pollaio, si girò nel letto e alzò il volume della musica infilandosi meglio le cuffiette nelle orecchie.
Kyte si piantò davanti alla porta chiusa, proprio alla fine del corridoio presidiato da Helen.
-Helen!- gridò per richiamare la sua attenzione.
La ragazza si voltò in cagnesco.
-Non mi chiamo Helen!- sbraitò lasciando perdere la porta di Angel e Lukas.
-E come allora?- chiese il ragazzo.
-Puoi chiamarmi Dark Lady, o signora oscura, come vuoi tu.- pronunciò leccandosi le labbra e facendo qualche altro passo verso il ragazzo.
Kyte strinse il pugno, doveva mantenere la calma, una mossa affrettata e sarebbe stata la fine.
Non appena la Dark Lady ebbe superato la seconda porta Sophia la spalancò saltando fuori e rompendole un vaso sulla testa.
-E vai a cagare, stronza!- disse soddisfatta mentre la bionda si risollevava a fatica da terra.
Dante tirò la castana per la manica.
-Ma che fai?!- sussurrò arrabbiato e perplesso allo stesso tempo.
-Mi guadagno la fiducia altrui.- rispose la ragazza facendogli l'occhiolino, senza accorgersi che la signora oscura si era alzata in piedi.
In un attimo la bionda le fu addosso, Sophia fece appena in tempo a scansarsi ma l'altra le cadde addosso facendo precipitare tutte e due a terra.
Dante era come pietrificato, Killian e Almond guardavano la scena inorriditi mentre venivano raggiunti da Light e Jenna quasi ignari di quello che stesse succedendo.
Helen, o il suo corpo, alzò nuovamente la lama in aria.
Lei era la Signora Oscura, lei era la Dark Lady, lei era la forza, solo uno di loro poteva uscirne vivo? Bene, allora lei avrebbe accelerato le cose.
La castana chiuse entrambi gli occhi, poi...
SZACK.
Kyte credette di riconoscere il rumore della lama che strappa i vestiti che si infila nella carne.
Sophia riaprì prima un occhio, poi l'altro, stava bene?
Il corpo pesante di Helen le cadde addosso.
La ragazza guardò perplessa Pam sfilare un grosso coltello da caccia dal corpo della bionda.
-Non c'è di che.- le sorrise la castana spostandosi il ciuffetto.
Quella ragazza aveva rovinato tutti i suoi piani, quegli uomini non le avrebbero mai lasciato un coltello del genere.
Sophia tentò di divincolarsi dal corpo morto mentre l'altra la teneva sollevata, un conato di sangue uscì dal corpo esanime riversandosi sul volto e sui vestiti della ragazza.
-Perfetto, mi devo cambiare di nuovo.- sbuffò cercando di sfogare lo stress.
Marylin uscì dalla sua stanza con l'iPod stretto fra le mani.
-Ma è possibile che dovete fare tutto ques...- non fece in tempo a finire la frase che si rese conto di trovarsi in una situazione del tutto inaspettata -Credo di essermi persa qualcosa.-
-Giusto qualcosina.-
le rispose Seth mettendosi a posto gli occhiali e accostandosi a Kyte.
Pam strofinò il suo prezioso coltello sulla sua maglietta.
-Carina...- la interruppe l'uomo col fucile -mi sa che quello lo devi dare a noi.-
La castana abbassò lo sguardo tirando un lungo sospiro, porse la mano a Sophia per permetterle di rialzarsi e poi andò a consegnare l'arma agli uomini.
-Mi dispiace, sorellina.- disse con un filo di voce.
-E a proposito, ho appena deciso che solo altri tre di voi potranno morire senza che saremo noi a metterci il becco, ci vediamo fra mezz'ora per l'eliminazione.- concluse il capo.
La parola eliminazione fece gelare il sangue nelle vene dei tredici ragazzi presenti, era stato tutto così frenetico ed improvviso che se ne erano dimenticati, ed ora un altro di loro stava per essere ucciso, era forse possibile?

-Nonna, ma quella ragazza è morta?- domandò un piccolo bambino seduto per terra tirando il grembiule di una vecchia signora in carne.
-Sì caro, è una cosa terribile.- rispose la donna scompigliandogli i capelli biondi -Ma l'importante e che non sia morto Luke! Sarebbe un vero peccato, un ragazzo carino come lui spento nel fiore dell'età! Tutti, ma non lui.- continuò grave prendendo il cellulare.
-Tutti, ma non lui.- ripeté digitando il numero 07 sull'apparecchio.

-Signore e signori che ci guardate da casa, abbiamo una bellissima notizia per voi! Tutti coloro che avevano votato per Helen avranno la possibilità di rivotare in quanto la sorte aveva destinato per lei una strada diversa.- proclamò l'uomo con il fucile alzando le braccia al cielo mentre l'uomo con l'uzi trascinava i corpi coperti di Chris ed Helen davanti alle porte dell'ascensore.
-E fra pochissimi minuti scopriremo chi fra questi promettenti giovani dovrà abbandonare la casa!- aggiunse la donna indicando con un gesto della mano i ragazzi, un po' seduti sul divano e un po' a gambe incrociate per terra.
Seth rabbrividì a quelle parole, come potevano parlare così tranquillamente, come se nulla fosse, come se davvero si trattasse di un gioco mentre uno di loro stava per essere giustiziato, lo trovavano divertente.
Sophia non aveva ancora avuto il tempo di lavarsi e si grattava via il sangue rappreso dai capelli.
-Ma noi siamo dei romantici e vogliamo tenere quella stessa suspense che solo il qui quasi presente Chris McLean era in grado di dare, diremo uno per volta il nome del concorrente che può ritenersi salvo! Fra pochi istanti ci arriverà la busta con il nome dell'eliminato!- riprese l'uomo col fucile.
A Killian veniva quasi da ridere, erano ancora convinti che qualcuno avrebbe votato? Quando gli sarebbe arrivata una busta con dentro un foglio bianco sarebbe stata una scena esilarante, da non perdersi per nulla al mondo.
Le porte dell'ascensore si aprirono con la solita campanella tintinnante, un ragazzo castano e dai profondi occhi blu fece per porgere una busta chiusa al ragazzo con la pistola.
-Non avere timore ragazzino! Entra!- lo esortò il capo mentre quest'ultimo eseguiva l'ordine senza proferire parola.
-Dà qua la busta!- lo esortò, con mano tremante il castano fece ciò che gli era stato ordinato -Grazie...E-tienne, è stato un piacere!- concluse leggendo il nome sul cartellino.
Robert inspirò profondamente nel vedere la busta aprirsi, quanto avrebbe dato per sapere senza giri di parole il nome che vi era scritto sopra.
Jenna strinse la mano di Light. Inspira: uno, due, tre, pausa, espira: uno, due, tre, quattro, cinque e sei.
Almond era un misto di emozioni, degna del miglior cocktail di Killian, era spaventata, ma era felice, era triste e allo stesso tempo arrabbiata.
Non riusciva nemmeno lei a capirlo, e questo le faceva paura.
-Puoi andare, ma comincia a far sparire quei due corpi là.- disse la donna a Etienne indicandogli i due cadaveri ricoperti da un lenzuolo.
Senza farselo ripetere due volte il ragazzo entrò nell'ascensore facendo strisciare sul pavimento prima Chris e poi Helen.
-Dunque eccoci qua!- disse il capo sfregandosi le mani orgoglioso
Lukas dovette trattenere un conato di vomito nel vedere Sophia imbrattata di rosso dal seno in su.
Voleva delle medicine, gli girava la testa, gli veniva in continuazione da rigettare nonostante non avesse toccato cibo e la vista gli si faceva sempre più sfuocata.
Fece cadere la testa sul divano mentre Angel gli carezzava la gamba.
Non doveva venire eliminata lei, ma nemmeno Lukas, se proprio qualcun altro doveva morire quella notte toccava a Marylin, o tutt'al più ad Almond.
-E le prime due persone che stasera possono sentirsi al sicuro sono...
Seth e Jenna! Complimenti, ci rivedremo ancora per un po'!-

Gli occhi dei presenti si puntarono sui due ragazzi nominati, che evidentemente rilassati sorridevano quasi istericamente.
Jenna scoppiò in lacrime.
Non le aveva mai sopportate le lagnone pensò Marylin roteando gli occhi in alto, era davvero una seccatura che non fosse lei la prescelta ad andarsene.
-Sono salvi anche... Dante e Lukas!- continuò il capo ormai completamente calato nelle vesti di conduttore.
Dante cercò lo sguardo di Killian prima di ricordarsi le parole di Sophia, probabilmente al biondo non fregava nulla che fosse salvo, anzi, magari lo stava maledicendo per non essere al suo posto.
Pam dondolava la testa a tempo di “River flows in you” per spezzare la tensione, se c'era una cosa che davvero poteva farla sentire meglio era quella canzone.
-Ed i prossimi fortunelli sono... Angeline e Killian!-
Angel sorrise felice mentre stringeva forte a sé un Lukas sempre più distante.
Kyte fece due calcoli mentali, era impossibile che proprio quella sera venisse eliminato lui, in fin dei conti era un ragazzo di bella presenza e poteva in una qualche maniera definirsi affascinante, era davvero giunta la sua ora? Beh, forse se lo meritava.
-Pam, Almond, tirate un sospiro di sollievo perché nemmeno una di voi due tornerà a casa, all'eterna dimora per così dire, questa sera!-
Almond si voltò e abbracciò sollevata Killian, intanto Pam squadrò velocemente i cinque rimasti.
Uno fra Marylin, Kyte, Robert, Sophia e Light avrebbe visto i suoi sogni infrangersi in un colpo di pistola.
-Kyte, sei salvo.-
Sophia cominciò a mordersi le unghie nervosa, seguita a sua volta da Marylin.
Jenna lanciò uno sguardo preoccupato a Light che si limitò ad abbozzare un sorriso fissando la moquette bianca sporca del sangue di Chris.
-Sophia, se vuoi evitare di prenderti le malattie di Helen levati quelle unghie dalla bocca, sei salva!-
La castana avrebbe voluto urlare, ma si limitò ad esultare sottovoce.
Robert realizzò in quel momento che il suo nome non era ancora stato annunciato.
Quella tensione maledetta lo stava spezzando in due.
-Marylin, hai il possesso del tuo iPod per un altro po'- disse l'uomo col fucile guardando beffardo Kyte sbuffare seduto al suo posto.
-Light, Robert, il pubblico ha votato e ha deciso, il primo vero eliminato di questa stagione di a tutto reality è...-
Jenna stringeva la mano di Light.
Seth carezzava la spalla di Robert.
La gente a casa, seduta sui suoi divani, incollata allo schermo dei loro televisori, dei loro computer, sentì il vuoto afferrargli lo stomaco.
Killian si era ormai convinto che lo avevano fatto per davvero, avevano votato, ma perché?
-ROBERT! Light, sei salvo, o almeno per questa volta!- concluse il capo/conduttore.
La donna dalla coda castana batté le mani eccitata.
Il cuore di Robert mise di sbattere per un secondo, non poteva capacitarsene, stavano per ucciderlo? Stava per morire in diretta tv? E la gente lo guardava ?
Voleva partecipare ad un cazzo di reality show, voleva conoscere nuovi amici, voleva divertirsi, non voleva morire, no. Era un incubo, avrebbe aperto gli occhi e si sarebbe svegliato nel suo letto come ogni mattina, ora li avrebbe aperti, sì, ne era certo.
-NOOO!- gridò con la voce rotta dal terrore rannicchiandosi su se stesso.
Ad un cenno della donna l'uomo con la pistola e l'uomo con la semi-automatica lo sollevarono da terra di peso mentre scalciava e cercava di scappare alla presa in ogni modo possibile.
-NOOOO! NON VOGLIO!- urlò nuovamente intanto che grosse lacrime cadevano sul pavimento.
Ognuno dei dodici ragazzi salvi era impietrito, si sarebbero voluti alzare, fuggire, liberare il ragazzo da quella presa.
Almond cominciò a singhiozzare sulla camicia nera di Killian.
-Fatelo smettere, vi prego, vi prego fatelo smettere.- sussurrò con un filo di voce mentre la bocca le si contorceva in una smorfia.
-SABRINA! SABRINA SPEGNI LA TV!- continuò a gridare mentre veniva trascinato di peso nel confessionale.
L'uomo con l'uzi lo fece sedere a forza sullo sgabello mentre l'uomo con la semi automatica lo teneva fermo.
Suo fratello Matthew, Londra, l'aereo, la Statua della Libertà... Sabrina.
-Ti amo...- sussultò rassegnato -...Sabrina.-
BANG.
Un colpo secco alla tempia e il corpo di Robert giaceva per terra morto.

In quel preciso istante Sabrina morì dentro, non si rese nemmeno conto del piatto che sua madre aveva fatto cadere per terra.
-B-Bambina mia.- balbettò con un filo impercettibile di voce.
Sabrina si alzò, fece un passo, poi un altro, aprì la porta a vetri del balcone e sentì l'aria fresca accarezzarle il viso.
Non avrebbe mai abbandonato Robert, la loro relazione era per sempre. Per sempre.
Fece scivolare una gamba sul parapetto.
-Sabrina?- chiamò la madre col cuore a mille proprio mentre la ragazza si lasciava scivolare nel vuoto.

-E ora è il caso che andiate a dormire, domani vi aspetta una sfida davvero dura.- li invitò l'uomo col fucile.
Nessuno si mosse dal suo posto.

Una donna di colore relativamente giovane dai corti capelli scuri fece ordine sulla sua scrivania impilando qualche scartoffia di vario genere.
Un uomo dai grandi baffi grigi sulla cinquantina si avvicinò alla sua postazione.
-Ti vogliono i servizi segreti, agente Sanners.-



 

Angolo dell'autore (che giustamente aggiorna alle 4 di mattina)
Non ho fatto abuso di caffè, ho solo abusato di me stesso e delle mie capacità.
As usual il grosso l'ho scritto oggi (che comprende pure ieri), vale a dire che in un mese ho scritto la parte di Blaineley e oggi ho scritto le successive diciotto pagine.
Sono abbastanza lento a scrivere, quindi fatevi due conti, ci ho messo tipo dieci ore ahah, credo di essere diventato isterico.
In ogni modo devo fare degli annunci importanti:

1) come avete potuto notare in questo capitolo abbiamo detto addio a due personaggi, non sarà l'ultima volta, io vi avviso, non vorrei mai che vi preoccupaste solo durante la cerimonia di eliminazione, sia mai!
2) coloro che leggono ma non hanno oc in gara, io vi pregherei in aramaico se solo lo sapessi, votate quando c'è da votare, fatelo per me pls.
3)se trovate sul web un personaggino in stile TD che assomiglia al vostro OC fatemelo sapere che vorrei fare una bella tabella.
4) Io amo tutti gli OC che mi avete mandato, forse per questo i capitoli sono così dannatamente lunghi, voglio dare spazio a tutti, e comunque ancora dovete finire di conoscerli, in ogni modo gradirei lo leggeste tutto e non a sprazzi, altrimenti vi perdete succulenti dettagli!
5)fatemi sapere se volete fare algo al vostro OC che cercherò di far avverare i vostri desideri, piano piano s'intende.

IHIH sta suonando l'allarme di una macchina, non sono schizzato nonono.

  
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