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Autore: King_Peter    13/06/2015    5 recensioni
{ Katherine!Centric | 5x08 Dead Man On Campus }

Era così umana, adesso, così maledettamente, fragilmente umana. Non si era mai sentita più debole.
Erano passati anni da quando era stata la dolce ed ingenua Caterina Petrova, prima che la morte la costringesse a crescere, facendole affilare le armi e prefissandole un solo obbiettivo.
La sopravvivenza.
Deglutì a fatica, come se stesse inghiottendo della sabbia, sabbia della clessidra che aveva ripreso a contare il suo tempo. E di tempo, lo sapeva, ne aveva ben poco.

Stava morendo.
Il film della sua vita scorse rapidamente davanti ai suoi occhi, immagini e sangue che ricoprivano i fotogrammi della sua esistenza, cominciata dal quel lontano 5 Giugno 1473. Che cosa le rimaneva adesso?
« Cinquecento anni di solitudine. » sussurrò, alzando lo sguardo al cielo stellato, « Cinquecento anni da guerriera. »
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Katherine, Pierce, Klaus, Stefan, Salvatore | Coppie: Damon/Katherine, Katherine/Stefan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nome: King_Peter (Forum ed Efp)
Titolo: Broken Smile 
Fandom: The Vampire Diaries
Genere: Angst, Malinconico, Drammatico
Avvertimenti: Missing Moments (accennati)
Gruppo: I combattenti
Note dell'autore: Ho scelto di ambientare questa Katherine!Centric nella puntata 5x08 (Dead Man on Campus), quando Katherine sale sul campanile di Mystic Falls per suicidarsi prima di morire di morte naturale. Conoscendo il carattere prepotente di Katherine, ma anche molto passionale, ho cercato di rendere al meglio i suoi cinquecento anni passati tra sangue, morte ed amore. Quindi, in sintesi, spero di aver fatto del mio meglio!
Ho controllato e ricontrollato la storia, non dovrebbero esserci errori! Qualcuno, però, potrebbe sempre essere sfuggito c.c Ringrazio la giudicia che mi ha dato la possibilità di scrivere sulla mia amata Katherine.  Ah, ovviamente la citazione in corsivo in inglese all'inizio è voluta: volevo tradurla in italiano, ma non avrebbe reso come l'originale, quindi non può considerarsi errore (credo) :3


___________________________


Broken Smile
 


« Have a nice human life, Katherine. »
Katherine si trascinò fino in cima al campanile di Mystic Falls, scalino dopo scalino, appoggiandosi sulle ginocchia per riprendere fiato.
Non era più abituata a respirare. Da vampiro, l'aria non le era mai mancata. Adesso, invece, le bruciavano i polmoni, mentre aveva la bocca spalancata per aspirare più ossigeno possibile.
Il suo corpo, dopo cinquecento anni di lusso e svago, era fragile e malmesso: sentì i muscoli delle gambe tirare, per niente abituati al loro consueto ritmo umano, i piedi farle male; mentre il fiato le bruciava la gola.
Si lasciò scivolare lungo il muro del campanile, guardando il profilo di Mystic Falls in un mare di oscurità, le luci che si riflettevano nei suoi occhi, regalandole una stupenda visione notturna della città dove aveva fatto innamorare di sé i due fratelli Salvatore.
E che li aveva visti morire, nel lontano 1864.
Era così umana, adesso, così maledettamente, fragilmente umana. Non si era mai sentita più debole.
Tutte quelle emozioni che aveva imparato a gestire da vampira, adesso si erano ridimensionate, diventando volgarmente limitate e lasciandole dentro un vuoto incolmabile.
Katherine storse la bocca, mentre paura e rabbia gonfiavano il suo petto, costringendo il suo cuore a battere più velocemente.
La voce di Elena risuonò prepotentemente nelle sue orecchie, il tono di trionfo di chi era riuscito a battere la leggendaria manipolatrice Katherine Pierce. Elena, però, al contrario di Katherine, aveva avuto due maestri d'eccellenza, che avevano succhiato passione e cattiveria dalle sue stesse labbra, mentre lei aveva dovuto fare tutto da sola.
Erano passati anni da quando era stata la dolce ed ingenua Caterina Petrova, prima che la morte la costringesse a crescere, facendole affilare le armi e prefissandole un solo obbiettivo.
La sopravvivenza.
Deglutì a fatica, come se stesse inghiottendo della sabbia, sabbia della clessidra che aveva ripreso a contare il suo tempo. E di tempo, lo sapeva, ne aveva ben poco.
I cinquecento anni che aveva vissuto da vampiro ora le stavano ricadendo addosso, incurvando la sua schiena, spezzando le sue ossa. La cura, che Elena le aveva fatto inghiottire a forza, rigettava il sangue di vampiro, quindi non le restava altro che rassegnarsi.
Stava morendo.
Il film della sua vita scorse rapidamente davanti ai suoi occhi, immagini e sangue che ricoprivano i fotogrammi della sua esistenza, cominciata dal quel lontano 5 Giugno 1473. Che cosa le rimaneva adesso?
« Cinquecento anni di solitudine. » sussurrò, alzando lo sguardo al cielo stellato, « Cinquecento anni da guerriera. »
Ed era vero: Katherine non si era mai fermata, ma era stata una macchina da guerra, atta all'autoconservazione.
« Meglio che moriate voi, che io! » era una delle frasi che ripeteva sempre e che usava per mantenere accesa la fiamma che bruciava dentro di lei.
Aveva fatto cose orribili, pugnalato a morte John Gilbert, liberato Mikael, ucciso il piccolo Jeremy per risvegliare Silas, ma non le importava, anzi, sorrise. Aveva condotto una vita da combattente, lottato con tutti i mezzi che le erano stati concessi.
Aveva manipolato, circuito o sedotto per ottenere ciò che voleva, ma lo aveva fatto sempre da sola.
La memoria fece riaffiorare in superficie ciò che aveva detto a Rebekah mesi prima, quando Klaus aveva scoperto di aspettare un figlio.
Quando aveva scoperto di diventare padre.
« Klaus rimarrà a New Orleans, perché, in fondo, io e lui siamo uguali. » aveva detto, « Anche se non lo diamo a vedere, siamo soli. E lo detestiamo. »
E, anche se Katherine non lo avrebbe più ripetuto ad alta voce, sapeva che era vero: aveva amato, certo, ma non era mai stata ricambiata con lo stesso ardore. Si era persa negli occhi caldi di Stefan, si era ripromessa di stare con lui per l'eternità.
Poi era arrivato suo fratello Damon, quel sorriso storto, che l'aveva convinta che lui era un'anima più affine alla sua. Damon era completamente diverso da Stefan, lui non cercava di cambiarla, lui l'apprezzava per ciò che era realmente.
E infine Elijah, l'Originale dallo sguardo alto e fiero, dalla bocca cesellata che lei aveva baciato, scaldando di passione le sue labbra.
E allora perché era così maledettamente sola?
Si  morse le labbra così forte da avere in bocca il sapore del suo sangue. Urlò, urlò con tutto il fiato che aveva in corpo: aveva giocato con loro e li aveva persi tutti, troppo cieca per riconoscere il vero amore quando se l'era trovato davanti.
Rimase lì per un po', con i rumori della città che l'accarezzavano. Non voleva essere umana, non voleva morire di vecchiaia come una di loro.
Si alzò.
Non era più una combattente, non aveva più canini o lame con cui lottare. Era sola, indifesa e abbandonata da tutti. Si diresse verso il bordo del campanile, ispirando profondamente, mentre i capelli ingrigiti le danzavano davanti agli occhi.
Sarebbe morta così come era vissuta, in maniera spettacolare.
Non c'era più nessuna fiamma dentro di lei, nessuna scintilla che la spingesse a vivere, a combattere.
A pestare i piedi per terra, a fare a pugni con il mondo.
Era pericolosamente in bilico, mentre il vento rombava e lei apriva le braccia, come un uccello pronto a spiccare il suo ultimo volo.
 
1, 2, 3.
Tum tum, tum tum.
1, 2, 3.
Tum tum, tum tum.
1, 2, 3.
Tum tum ...
 
Il vento sfiorava i contorni del suo corpo, mentre cadeva giù nel vuoto, gli occhi chiusi, i denti stretti. La paura che attanagliava il suo cuore, chiedendosi se sarebbe stato doloroso.
Poi il silenzio.
Katherine credette di essere morta, ma poi si accorse che il suo respiro frettoloso andava via via scemando, assieme al ritmo possente del suo cuore, il tamburo che la teneva ancorata alla vita. Mani forti la cingevano in vita, tenendola ben stretta, un petto che si alzava ed abbassava, un respiro regolare che riempiva i suoi polmoni.
In quel momento, in cui aveva percepito davvero l'ombra della morte, Katherine di accorse di quanto fosse ancora insaziabile di vita, di quanto potesse ancora lottare per vivere.
Per sopravvivere.
« Katherine. »
Aprì gli occhi, mentre i lineamenti del volto di Stefan andavano definendosi poco a poco, delineando la pagliuzza che le aveva impedito di affogare.
« St ... Stefan. »
Era sorpresa.
Stefan era l'ultima delle persone che avrebbero voluto salvarla. Sbatté le palpebre più volte, come se temesse di non saper distinguere il sogno dalla realtà.
« Che avevi intenzione di fare? »
« Sto morendo, Stefan! » disse, la voce carica di rabbia ed esasperazione.
Stefan imbastì un sorriso, poggiandole le mani sulle spalle. Per un attimo, sentì il suo calore mescolarsi al proprio.
« Tu sei Katherine Pierce. » le disse, « Lo accetterai. »
« Lo accetterai. » ripeté la voce di Stefan nella sua testa, mentre lui si allontanava, lasciandola lì da sola, alla base del campanile del municipio.
Lei era Caterina Petrova.
Era sopravvissuta a catastrofi e cacciatori, addirittura a Klaus per oltre cinque secoli. Non se ne sarebbe andata morendo come una semplice umana, ma combattendo.
Strinse i pugni.
Avrebbe lottato, la ragazza con il sorriso spezzato avrebbe fatto a pugni con il mondo, ancora una volta.
Un'ultima volta.
  
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