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Autore: Lisaralin    13/06/2015    8 recensioni
"Jeyne Poole non aveva mai desiderato essere Arya Stark. Nemmeno Sansa, sebbene Sansa fosse bella, nobile, più brava di lei a danzare e a cucire. [...] La verità è che Jeyne Poole non avrebbe voluto essere nessun altro che Jeyne Poole: perché i Poole non erano una grande casata, ma avevano il proprio stendardo e una posizione d’onore, e un giorno un bel cavaliere figlio del Nord avrebbe sfilato il mantello blu dalle spalle di Jeyne e l’avrebbe cinta con i propri colori e un abbraccio forte e protettivo."
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Stannis Baratheon, Theon Greyjoy
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Winter Tales'
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Avvertimenti: contiene spoiler e informazioni tratte dal capitolo bonus di Theon di The Winds of Winter rilasciato da Martin nel 2011.

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Ricorda il tuo nome

 
Devi ricordare il tuo nome.
Il ritornello scandisce il ritmo dei suoi passi attutiti dalla neve.
Il tuo nome. Devi ricordare il tuo nome.
Le labbra della ragazza si muovono appena, gli occhi fissi sui piedi che avanzano uno dopo l’altro in modo automatico. Se si concede di pensare ad altro le verrà meno il coraggio di proseguire.
Ricorda il tuo nome.
Theon non faceva che ripeterglielo, a Winterfell. Non a Winterfell prima –a quei tempi a stento la degnava di uno sguardo, figuriamoci rivolgerle la parola; la compagna di giochi di Sansa doveva apparire troppo acerba e infantile per l’orgoglioso figlio del kraken. Ma a Winterfell dopo era una melodia sempre uguale.
Devi ricordare il tuo nome.
Le insaponava la schiena, delicato malgrado i moncherini e le dita tremanti, e glielo sussurrava. La supplicava mentre le porgeva il cibo, quando la costringeva a prendere un’altra cucchiaiata e non la lasciava finché la scodella era vuota.
Ricorda il tuo nome, la scongiurava.
Glielo ha ricordato al matrimonio, prima di consegnarla al suo sposo di fronte all’albero diga e allo sguardo degli antichi dèi, e persino l’ultimo giorno, quando è venuto a prenderla insieme alle donne del bardo e hanno volato verso l’inverno e l’ignoto oltre le mura di Winterfell.
Devi ricordare il tuo nome, sussurra di nuovo la ragazza. I fiocchi di neve le volteggiano pigramente intorno, alle sue spalle il leggero sferragliare delle armature della scorta le tiene compagnia nel silenzio ovattato dell’alba. Davanti a lei, i contorni sfumati nella foschia, si staglia la tenda del re.
Ricorda il tuo nome.
Jeyne Poole non aveva mai desiderato essere Arya Stark. Nemmeno Sansa, sebbene Sansa fosse bella, nobile, più brava di lei a danzare e a cucire. Ma Jeyne le era troppo affezionata per provare invidia. La verità è che Jeyne Poole non avrebbe voluto essere nessun altro che Jeyne Poole: perché i Poole non erano una grande casata, ma avevano il proprio stendardo e una posizione d’onore, e un giorno un bel cavaliere figlio del Nord avrebbe sfilato il mantello blu dalle spalle di Jeyne e l’avrebbe cinta con i propri colori e un abbraccio forte e protettivo. Sarebbe rimasta accanto alla sua amica e signora, avrebbero riso complici dei piccoli difetti dei loro mariti e gustato dolci al limone mentre i loro figli si rincorrevano insieme nel giardini di Winterfell. In fondo, Jeyne non aveva mai desiderato altro dalla vita.
Devi ricordare il tuo nome. Arya Stark. Il tuo nome è Arya Stark.
Ogni volta che Theon lo ripeteva, Jeyne scoppiava a piangere.
Ha pianto durante tutta la sua prigionia, anche se non abbastanza da indurre a compassione i signori del Nord schierati con i Bolton. Ha pianto durante la fuga, nella neve tra le braccia di Theon, ha pianto quando gli uomini di Stannis li hanno separati dal loro abbraccio disperato. Ha pianto così tanto da sentirsi divampare un incendio dietro le orbite degli occhi, persino ora che l’ultima lacrima si è congelata lungo le guance in una scia di cristalli di ghiaccio.
Non devi piangere, lady Arya, la esorta la voce di Theon da qualche parte dietro il ghiaccio e il fuoco, non devi piangere. Devi ricordare il tuo nome.
 
 
“Lady Arya.”
Dal tono secco è chiaro che il re non ha tempo da sprecare con lei. I suoi occhi freddi le gettano appena un’occhiata prima di tornare a posarsi sul tavolo ingombro di mappe, miniature, pergamene e mozziconi di candele. Uno dei pezzi di legno è intagliato nella forma dell’uomo scuoiato dei Bolton e la ragazza istintivamente distoglie lo sguardo, mentre il cuore accelera i battiti e la fronte si imperla di gocce di sudore che nulla hanno a che vedere con i tre bracieri presenti nella tenda reale.
Devi ricordare il tuo nome.
“Altezza” si sforza di dare alla voce il tono più sicuro che conosce. “Vi ringrazio per avermi ricevuta.”
Stannis Baratheon le rivolge un cenno impercettibile del mento, che potrebbe rappresentare un saluto così come un invito a tagliare i convenevoli e continuare.
Jeyne Poole aveva conosciuto un re, una volta. Lei e Sansa si erano scandalizzate a vederlo amoreggiare con le serve di Winterfell – Winterfell prima, non Winterfell dopo – come un garzone qualunque, come se in testa portasse un cappello colorato da buffone e non la corona dei Sette Regni. Questo re è il fratello dell’altro, e lui la corona non la indossa affatto. Robert era un re gaudente dell’estate; Stannis, con la barba ispida di giorni, i cerchi scuri sotto gli occhi e il viso scavato da predatore, può essere soltanto un re d’inverno.
Si dicono tante cose di lui e della donna rossa che cammina nella sua ombra. Si dice che brucino vivo chi non crede nel loro Signore della Luce, che Stannis abbia condannato al rogo persino i parenti di sua moglie. Si sussurra, anche se nessuno ha il coraggio di dichiararlo apertamente, che abbia fatto assassinare persino il suo stesso fratello.
Jeyne Poole non avrebbe mai trovato il coraggio di rivolgere la parola a un uomo simile.
“Sono venuta per chiedervi una grazia, Altezza.”
Il tuo nome. Devi ricordare il tuo nome.
Il re la guarda in viso ora, e la ragazza sente il suo sguardo di ferro trapassarla da parte a parte.
Lo sa. Ha letto l’inganno, è un re, conosce la verità, non si può nascondere la verità a un re. La lingua le si incolla al palato, le parole perdute.
Ricorda il tuo nome. Il crepitio dei bracieri le parla con la voce di Theon.
“Sono venuta a supplicarvi di lasciar andare il bardo e le donne che hanno aiutato la mia fuga, quando riprenderete Winterfell. Se saranno ancora vivi.”
Ricorda il tuo nome.
Una vera lady guarda in volto il proprio interlocutore. Sceglie con cura le parole, non dimentica mai i suoi modi ma sa far valere le proprie richieste. La cortesia è l’armatura di una signora, amava ripetere septa Mordane.
“Ma soprattutto” continua lady Arya “sono venuta a chiedervi di risparmiare la vita di Theon Greyjoy.”
La freccia è scagliata. Ora, finalmente, non le appartiene più.
Jeyne Poole avrebbe tremato di fronte al cipiglio cupo del re. Ma il cipiglio del re non è nulla rispetto al ghigno mostruoso di Ramsay Bolton.
“Theon il Traditore” Stannis sputa le due parole con disprezzo. “Non posso credere che invochiate clemenza per l’assassino dei vostri fratelli, lady Arya.”
Non erano i miei fratelli, per poco Jeyne Poole non la tradisce lasciandosi sfuggire le parole sbagliate. A Winterfell prima Jeyne Poole era stata affezionata a Bran e Rickon. Certo, erano piccoli e disturbavano i giochi e le conversazioni delle ragazze con i loro strilli acuti e le corse per le scale, ma chi di loro non li adorava? Jeyne Poole rideva quando Bran si arrampicava ovunque come uno scoiattolo, e amava scompigliare i ricci folti del piccolo Rickon… di che colore erano i capelli di Rickon? Persino i tratti del suo viso sono sfocati nella memoria.
“Mi ha salvato la vita” risponde semplicemente, ed è la verità. Al contrario di quello di Rickon, il viso di Theon è impresso a fuoco dietro le sue palpebre chiuse. La rovina sgraziata dei suoi denti, i solchi che gli assediano la fronte e i contorni degli occhi, la pelle sottile come quella di un vecchio. La bellezza e la giovinezza strappate via dal coltello di Ramsay Bolton.
“Senza di lui sarei ancora nelle mani di quel folle.”
Quando gli uomini del re li hanno condotti all’accampamento, i loro destini si sono rivelati ben diversi. Lady Arya ha scoperto di aver diritto a una tenda tutta per sé, razioni più abbondanti della maggior parte dei soldati, mantelli imbottiti di pelliccia, bracieri sempre accesi e uomini devoti alla sua protezione. Ha ricevuto gli omaggi dei lord che un tempo servivano gli Stark, e constatato con stupore che ciascuno fa a gara con l’altro per rispondere alle sue domande. Si sono affrettati a rassicurarla che il traditore pende dal soffitto di una torre del villaggio, i polsi ben saldi a pesanti catene di ferro. Da lui non ha più niente da temere.
“Ha tradito Robb Stark” rincara Stannis. “Ha tradito il Nord. Un re non può chiudere gli occhi di fronte a crimini del genere. Ha il dovere di far applicare la giustizia, anche in circostanze eccezionali. Soprattutto in circostanze eccezionali.”
È quel modo di parlarle come a una bambina inesperta del mondo a ferirla davvero, più che il ghiaccio nella sua voce.
“Posso accordarvi la vostra prima richiesta, tuttavia. Vi do la mia parola che al bardo e alle sue donne non verrà fatto alcun male, dopo che avranno risposto alle nostre domande” continua Stannis. “E intendo concedervi qualcosa di ben più prezioso. Ad essere sincero, ero convinto che foste venuta a chiedermi l’annullamento del matrimonio.”
Le labbra di lady Arya si serrano in una linea dura. E poi sarebbe lei l’ingenua, la bambina. Come se stracciare un contratto bastasse a cancellare in un colpo tutti i lividi e le cicatrici. La sensazione raccapricciante di quel mostro che entra dentro di lei.
“E per questo vi sono grata, Altezza.”
Non deve tremare. La voce non deve tremare. Non deve tremare, o il re leggerà la verità nei suoi occhi del colore sbagliato.
“Ma Theon Greyjoy mi ha salvato la vita. Mi ha protetta durante tutta la prigionia a Winterfell. Sono l’ultima erede del Nord, e lui mi ha salvata. Se non fosse per lui tutti i figli di Eddard Stark ora sarebbero morti. Voi siete un uomo giusto, Altezza. Il vostro Primo Cavaliere era un criminale in passato, e per questo gli avete preso le dita. Ma lo avete risparmiato, e avete fatto in modo di ricompensare le sue azioni nobili.”
È più facile quando le parole vengono fuori tutte insieme, senza fermarsi. Aiuta a nascondere il tremore nella voce e le lacrime che si annidano traditrici sul fondo della gola. Un altro dito in meno, una mano addirittura, ma non sarebbe nulla per Theon. Lei ha perso la punta del naso, ma quella mattina ha intrecciato i capelli con cura e stirato con le mani le pieghe del mantello per presentarsi al cospetto del re. L’importante è conoscere il proprio nome.
“Perdonatemi lady Arya, ma le due cose sono ben diverse. Ser Davos Seaworth non è mai stato un traditore. E non c’erano metà degli alfieri degli Stark a chiedere a gran voce la sua testa.”
Forse con Robert sarebbe bastato lasciarsi cadere in ginocchio, e qualche calda lacrima di fanciulla lo avrebbe mosso a compassione. Persino Jeyne Poole ci sarebbe potuta riuscire con lui. Ma un re d’inverno non si compra con le suppliche e gli occhioni da cerbiatta smarrita.
Devi ricordare il tuo nome.
“Gli alfieri degli Stark devono fedeltà all’ultima figlia ancora in vita di lord Eddard.”
L’acciaio nella sua voce incontra quello negli occhi di Stannis Baratheon, e improvvisamente lady Arya sente il desiderio irrefrenabile di gettare la testa all’indietro e lasciarsi andare a una risata senza controllo. Sono mesi, anni, una vita intera che non si sente così bene.
Sì, così. Ricorda il tuo nome, e nessuno potrà mai farti niente.
“Prima di tutto devono fedeltà al loro re.” L’euforia del momento si dissolve con la rapidità di un miraggio nella neve. Le parole di Stannis calano come l’ascia di un boia sulle sue speranze. “E la legge del re è chiara: la pena per il tradimento è la morte. Asha Greyjoy lo ha compreso, e anche Arya Stark farebbe bene a ricordarlo.”
Asha Greyjoy si proclama una donna di ferro, ma è solo una codarda. Maneggia asce e pugnali con la destrezza di un uomo, ma non ha il coraggio di intercedere per la vita di suo fratello. È quasi peggio della debole Jeyne Poole, che in vita sua non ha mai tenuto in mano niente di più acuminato di un ago da cucito.
“Ma se io… “
“Avete coraggio, ve lo concedo” la interrompe Stannis. “In voi riconosco la testardaggine e la purezza di lord Eddard, anche se non sono certo che si tratti di una buona cosa. Ora lasciate la guerra e la giustizia a chi di dovere e andate a raggiungere il vostro fratellastro al Castello Nero. La scorta vi sta aspettando.”
È un congedo. Neanche finisce di parlare che lo sguardo del re già corre alle sue preziose mappe e ai presagi delle guerre che verranno. Arya Stark si esibisce in una riverenza impeccabile, raccoglie la gonna e lascia la tenda con il mento sollevato e la schiena dritta. La cortesia è l’armatura di una signora.
Fuori la neve ha ripreso a cadere con forza, il nuovo giorno inghiottito sul nascere da una foschia plumbea e opprimente. L’uomo di scorta le offre cavallerescamente il braccio per guidarla di nuovo alla sua tenda.
Alla Barriera il sollievo negli occhi di Jon Snow si trasformerà in delusione quando scoprirà che la ragazza salvata non è la sua adorata sorellina. Il bardo e le sue donne hanno messo a rischio la vita per far fuggire Arya Stark dalla sua prigione. I signori del Nord hanno festeggiato con le ultime scorte di vino la liberazione della figlia del loro compianto lord. Persino re Stannis si adopera con celerità per ricongiungere lady Arya all’ultimo membro vivente della sua famiglia.
Sono accorsi da ogni angolo del Nord per prestare soccorso ad Arya Stark.
Theon invece, soltanto Theon ha volato dalle mura di Winterfell stringendo tra le braccia Jeyne Poole, modesta figlia dell’attendente di Winterfell. E per questo adesso è condannato a morire. Nemmeno la preziosa Arya Stark è riuscita a salvarlo.
Tutto ciò che Jeyne può fare, al riparo nella sua tenda, è lasciarsi scivolare a terra e piangere per lui.
 

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Note: questa ff può essere considerata una sorta di seguito della mia precedente one shot Sewing up the wounds, ma le due storie possono essere tranquillamente lette in modo autonomo. Forse, se mi fosse venuta in mente un attimo prima, avrei cercato di integrarle in un'unica storia, ma ormai quel che è fatto è fatto. Adoro dare voce ai personaggi minori lasciati in disparte nei libri, e mi piacerebbe molto che una cosa del genere (Jeyne che va a implorare Stannis per la vita di Theon) avvenisse davvero nel prossimo libro. Theon tra l'altro è veramente il personaggio più sfigato della serie: si libera finalmente da Ramsay solo per ritrovarsi condannato a morte da Stannis. Che vita.
Eventuali imprecisioni nella terminologia specifica o nei nomi sono dovute alla mia scarsissima conoscenza della traduzione italiana dell'opera originale, dato che leggo e vedo la serie esclusivamente in inglese. Se notate qualche errore segnalatemelo pure e provvederò a correggere :) (sì, so di WInterfell, ma non riuscirò mai ad abituarmi a scrivere "Grande Inverno", non mi piace proprio).
  
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