Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: JesD    13/06/2015    4 recensioni
Levi x Eren
SPOILER SUL CAP. 70 DEL MANGA
Levi lo guardò di striscio, il moccioso non perdeva occasione per ricordargli quanto non fosse d’accordo con la sua decisione, eppure era sempre lì ad aiutarlo. Sorrise lievemente, e si alzò a sedere accanto a lui. “Smettila di dirmi ogni volta le stesse cose. Già dovrò sorbirmi i richiami dell’intero esercito per quello che ho fatto, non insistere anche tu. Oltretutto se poi sei sempre qui.”
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Premessa: questa storia prende spunto da un avvenimento dell’ultimo capitolo del manga, il n. 70, ma ovviamente nulla di quello che ho scritto accade nella storia vera (o almeno non per ora, il buon vecchio Isayama potrebbe sempre farci qualche scherzetto). Detto questo, vi lascio alla lettura, e ci rileggiamo a fine capitolo!

A Beautiful Titan

“Questa scatola dovrebbe essere tenuta da chi ha un’alta possibilità di sopravvivere. Levi, la prenderai tu?”

Il Caporale si trovava nella sua stanza, seduto sulla scrivania, a fissare il contenuto della scatola. L’ultima persona che aveva tenuto in mano quella siringa era stato colui che aveva scoperto da poco essere suo zio, Kenny Ackerman. Nonostante i discutibili metodi, Levi a quell’uomo doveva la vita. Se non fosse stato per lui, sarebbe morto accanto al letto dove giaceva il cadavere della madre, o nel migliore dei casi sarebbe finito in mezzo ad una strada alla mercé dei peggiori malintenzionati. E invece Kenny gli aveva insegnato a vivere, o meglio a sopravvivere. Solamente in punto di morte gli aveva confessato di essere il fratello di Kuchel, l’amata madre di Levi, spirata troppo presto.

La siringa conteneva un liquido che lo avrebbe trasformato in un gigante. Un gigante come quello in cui riuscivano a trasformarsi non pochi componenti della Legione, come Eren, Berthold, Reiner…
E se ci avesse provato anche lui?

“Caporale?” qualcuno lo chiamò da dietro la porta. Si alzò ad aprire e trovò Eren.
“La disturbo?”
“No, hai bisogno di qualcosa?”
“Hanji la sta cerca-…” La voce del giovane si bloccò quando, scorgendo all’interno della stanza, notò la scatola aperta sul tavolo. “Cosa sta facendo con quella siringa, Caporale?”
“Non sono affari che ti riguardano, moccioso” rispose stizzito il maggiore, che non riuscì a bloccare il ragazzo che lo superò velocemente, entrando nella stanza.
“Cosa ha in mente di fare? La prego non ci pensi neanche!” gridò Eren, mentre Levi si accingeva a chiudere la porta dietro di lui.
“Smettila di urlare e abbassa voce, vuoi farti sentire da tutta la Legione?”
“La prego mi dica che non ha in mente di iniettarsela!” Eren lo guardava impaurito, e gli si era avvicinato poggiandogli le mani sulle spalle.
“Non qui ovviamente, idiota, sarebbe crollato il palazzo.”
“Né qui, né da qualunque altra parte, Caporale! Non ce n’è bisogno.”
“Sì, invece. Tutto il lavoro che stai facendo tu per costruire le nuovi armi intorno le mura potremmo dividerlo a metà.”
“Non esiste. Posso farlo da solo!” Eren continuava a tenere le mani poggiate sulle sue spalle, scuotendolo come per liberare la sua testa da quei malsani pensieri. Levi di rimando posò una sua mano su quelle del giovane, sorridendo lievemente.
“Non puoi farcela, Eren, guardati. Sei pallido, dimagrito, e perdi spesso sangue dal naso. Sei debilitato, non puoi riuscire a fare tutto da solo. Se potrò trasformarmi anche io, tempo qualche giorno di allenamento e sarò in grado di aiutarti.” Le parole del Caporale erano premurose e sincere, voleva aiutarlo davvero.
Eren abbassò lo sguardo: aveva ragione, le continue trasformazioni lo stavano stremando, ma non poteva permettere che Levi si mettesse in pericolo per lui. Lui non aveva potuto scegliere, mentre Levi aveva ancora tempo per cambiare idea. “Potrebbe essere pericoloso, Caporale. Se lei non riuscisse a controllarsi, io…”
“Tu niente, Eren. Tu non devi fare nulla. Ti chiedo solo di darmi retta: non dirò a nessuno della mia decisione, andremo io e te nei boschi e faremo una prova. Insieme.”
Eren sgranò gli occhi incredulo. “Vuole trasformarsi insieme a me?” chiese titubante.
“Sì, è un ordine. Domani mattina, all’alba, usciremo dalle mura insieme.”

Il sole sorgeva timido dietro l’orizzonte, ed Eren e Levi erano in sella ai loro cavalli, galoppando verso la foresta, l’unico luogo che avrebbe potuto nascondere la trasformazione. Solo Eren aveva in dosso le attrezzature per il movimento tridimensionale, ed avevano concordato che sarebbe stato solamente Levi a trasformarsi, in modo che Eren in forma umana avrebbe potuto salvarlo in qualsiasi momento. Nonostante Levi cercasse di rassicurarlo e tranquillizzarlo, il giovane aveva passato la notte insonne e l’ansia lo stava divorando. Aveva cercato in tutti i modi di fargli cambiare idea, ma l’ordine del Caporale era tassativo.

Quando si trovarono all’ingresso della foresta, i due soldati legarono i cavalli ai fusti degli alberi e si addentrarono. Fortunatamente non sembravano esserci giganti nelle vicinanze, ma sicuramente la trasformazione di Levi li avrebbe attirati. Per questo cercarono di entrare nel luogo più centrale possibile, in modo da nascondersi da quei mostri.
“Bene, qui mi sembra il luogo adatto. Sei pronto, Eren?” chiese il Caporale mentre rovistava nella borsa in cerca della scatola.
“No, Caporale. Spero ancora che lei cambi idea.”
Levi sbuffò scocciato. “Ti ho detto di smetterla e di rispettare i miei ordini; stai diventando petulante, moccioso.” Finalmente trovò l’arnese, tirò fuori la siringa e si posizionò al centro di un lieve spiazzo libero dai tronchi. “Sali su quell’albero, Eren, non puoi restare qui in basso” gli ordinò.
Eren lo guardò di nuovo preoccupato, e obbedì in silenzio. Si agganciò con il meccanismo al tronco di un albero e scattò in volo, atterrando su un ramo. “Sono pronto, Caporale” bofonchiò, e restò a guardare inerme mentre vedeva il moro arrotolarsi una manica della camicia in modo da scoprire il braccio. Poi inforcò la siringa e con un gesto deciso se la iniettò.
Fu un secondo: un lampo illuminò il cielo e una nube di fumo offuscò la vista di Eren. L’esplosione e il calore generato per un momento lo fecero barcollare, ma fortunatamente era ben ancorato al ramo dell’albero. Quando poi riuscì a riaprire gli occhi, ciò che trovò davanti a lui fu shockante.

Era alto circa dodici metri, leggermente meno del titano di Eren, ma aveva muscoli vistosi e turgidi. Il colorito della pelle era pallido, di un chiarore quasi diafano. I capelli neri corvino, leggermente lunghi sulla fronte, facevano esaltare gli occhi piccoli di un color grigio perlato, sottolineati da due ombreggiature scure, e una doppia fila di denti gli percorreva il viso da guancia a guancia.
Gli occhi del nuovo titano si poggiarono su Eren, che lo guardava sbalordito e a bocca aperta. “Ca-caporale… riesce a sentirmi?” provo a chiedere il giovane, non poco impaurito.
Il titano acconsentì con la testa, restando immobile a fissare il giovane. “Be-bene, procediamo con quanto sta-stabilito. Riesce a camminare?” La voce di Eren tremava in modo incontrollabile e i suoi occhi si illuminarono quando vide il gigante compiere un paio di passi verso di lui. Levi sembrava essere perfettamente in grado di controllare il suo corpo, e lo dimostrò quando mosse anche le braccia sotto i comandi di Eren.
 

Continuarono a provare semplici movimenti per circa un’ora come stabilito, al termine della quale Eren avrebbe dovuto tirare fuori il corpo umano di Levi dalla nuca del gigante, in modo da farlo riposare.
Con qualche difficoltà finalmente il giovane riuscì a staccare tutti gli arti del Caporale dalle membra del titano, caricandoselo in braccio, per poi farlo poggiare con la schiena al tronco di un albero. Quelle macchie rosse che segnavano i punti di giuntura delle fibre dei muscoli del titano, così familiari ad Eren, ora coprivano anche il volto del Caporale, che respirava affannosamente.
“Come… come sono andato?” chiese con un filo di voce Levi.
“Benissimo, Caporale! Sono sbalordito!” disse entusiasta il giovane accanto a lui.
Levi sorrise sghembo, divertito dalla reazione di Eren. “Sei sempre il solito moccioso, avevi tanta paura e invece…”
“Caporale, il suo titano è… è bellissimo! E l’ha controllato così bene.” Eren non smetteva di sorridere e a dire quanto fosse stupito dalle capacità del maggiore. Il cervello di Levi però si era bloccato alla parola “bellissimo”. Il corpo del titano era accasciato a terra e stava iniziando a decomporsi, e tutto sembrava tranne che bellissimo. “Cosa dici, moccioso?” chiese dubbioso.
“Oh, sì! Le somiglia!” Un attimo dopo si rese conto di quello che aveva appena detto. “Cioè, nel senso, che…” balbettò nervoso.
Levi accennò un lieve sorriso e lo guardò, notando il rossore che andò a colorare le sue guance. “Torniamo alla base, o cominceranno a sospettare qualcosa.”

Galopparono verso la città, concordando una scusa per giustificare la loro assenza, e promettendo il segreto sull’accaduto. Lo avrebbero rivelato solo dopo essersi assicurati che il Caporale era davvero in grado di gestire nel modo adeguato il suo nuovo corpo.

Gli allenamenti proseguirono anche i giorni successivi: ogni mattina all’alba i due si allontanavano per un paio d’ore dalla città, e i miglioramenti di Levi erano incredibili. Giorno dopo giorno le sue capacità incrementavano a dismisura, al contrario di Eren che aveva avuto non pochi problemi con le sue trasformazioni. Del resto si stava parlando di Levi, il soldato più forte dell’umanità, e forse ora anche il titano più forte.

Un paio di settimane dopo, approfittando della mancanza di Erwin e Hanji, occupati con chissà quale esperimento della caposquadra, decisero di allungare l’allenamento fino al pomeriggio, così da testare i tempi di recupero delle forze del Caporale. Si trovavano seduti a terra, intenti a rifocillarsi e a godersi i lievi raggi di sole che filtravano dalle folte chiome dei maestosi alberi. Eren aveva la schiena poggiata a un tronco e le gambe incrociate, mentre Levi era sdraiato con le mani dietro la testa.
“Come si sente, Caporale?” chiese premuroso il ragazzo.
“Meglio, ancora un’oretta e sarò nuovamente in forze per ricominciare.” Le fatiche delle trasformazioni stavano iniziando a segnare anche il corpo del maggiore, come era successo con Eren. Iniziava già a dimagrire e le occhiaie si erano scurite ancora di più. Ma nonostante ciò, non voleva per nessun motivo abbandonare i suoi programmi.
“Comunque mi stupisce ogni giorno di più, le sue capacità sono incomparabili. Anche se non riesco a condividere la sua scelta, le devo fare i miei complimenti” disse sorridendo Eren.
Levi lo guardò di striscio, il moccioso non perdeva occasione per ricordargli quanto non fosse d’accordo con la sua decisione, eppure era sempre lì ad aiutarlo. Sorrise lievemente, e si alzò a sedere accanto a lui. “Smettila di dirmi ogni volta le stesse cose. Già dovrò sorbirmi i richiami dell’intero esercito per quello che ho fatto, non insistere anche tu. Oltretutto se poi sei sempre qui.”
Eren arrossì leggermente e distolse lo sguardo. “Sono qui perché me lo ha chiesto lei, e perché non potrei mai lasciare che lei faccia una cosa del genere da solo.”
Levi restò in silenzio a guardarlo imbarazzarsi, si avvicinò e gli sussurrò un “grazie” all’orecchio.
Eren a quella vicinanza rabbrividì. Improvvisamente era come se il sole avesse lasciato il posto ad una tempesta di grandine. Sentì freddo, ma allo stesso tempo caldo. Arrossì ancora di più e abbassò il volto, notando che il Caporale si era avvicinato ancora di più a lui. Non riuscì a reggere la tensione e si alzò di colpo, andando nervosamente a raccogliere la sua attrezzatura che aveva poggiato a terra. “Fo-forse è meglio che ricominciamo o si farà troppo tardi” disse tremando, quando d’improvviso le attrezzature gli caddero rovinosamente a terra e si ritrovò sbattuto contro l’albero.
Levi lo aveva bloccato tra il suo corpo e il tronco, e aveva rapito le sue labbra in un bacio violento. Eren cercava di divincolarsi, ma la presa del maggiore era forte nonostante il suo affaticamento.

Non ci volle molto che le deboli difese di Eren crollarono sotto le poderose spinte del Caporale, che lo aveva costretto in una morsa di dolore e piacere, allacciandosi le sue gambe in vita e spingendolo contro il fusto della pianta. “Prendilo come un ringraziamento” gli disse, mentre cercavano entrambi di riprendere fiato dopo il forte orgasmo che li aveva travolti. E fu così che, da quel giorno, gli allenamenti del Caporale divennero molto più intensi.




Note dell’autrice: ok, la conclusione fa schifo. Mi ha messo in crisi sul serio non riuscivo a renderla migliore di così! Ero anche indecisa se pubblicarla o meno, ma alla fine era inutile tenermela nel pc, così eccola qui. Spero che mi farete sapere le vostre impressioni con un commentino anche misero. Vi ringrazio per l’attenzione, e a presto! Jes :3
   
 
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