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Autore: Jack_Zero    13/06/2015    3 recensioni
Avete mai pensato a quali potrebbero essere le reazione di un vampiro dopo aver letto "Twilight"? E se una fan sfegatata di codesto libro fosse la stalker numero uno di suddetto vampiro? State per entrare nel contorto e spaventoso mondo di Shiloh, un succhiasangue al quando sfigatello.
PS: con questa storia non intendo assolutamente offendere né Twilight né i fan di questa saga. Ho solo pensato che la cosa potrebbe essere alquanto divertente da scrivere :D
Genere: Comico, Demenziale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«No, ma… siamo seri? Davvero è così che ci rappresentano?» Shiloh chiuse Twilight e lanciò il libro dall’altra parte della stanza, giusto contro la finestra che, inutile dirlo, si sbriciolò sotto la potenza del tiro del giovane vampiro. *Niente male come Battitore. Niente male davvero!*
«Quello non è un vampiro! È un emo con la dentiera!  È.. è una palla da discoteca!» esclamò, ripensando a come sbrilluccicava Edward BelliCapelli Cullen sotto al sole. «Ora… non è che noi, al sole, ci squagliamo tipo ghiaccioli a Ferragosto, ma non ci mettiamo nemmeno a luccicare come magnifici e preziosi e sfolgoranti diamanti. Proprio no. Siamo vampiri, per la miseria, non  Magnus Bane!»
Sbuffando e imprecando contro i lustrini, Shiloh si avvicinò alla finestra distrutta e, con suo immenso orrore, si accorse di aver colpito in testa una ragazza. Fece per saltare dalla finestra, ma si bloccò: «Ma chi diavolo è quella? E che ci fa sotto casa mia alle due di notte?».
Probabilmente era una qualche sottospecie di stalker professionista, ma Shiloh era un bravo vampiretto di buon cuore e scese quindi ad aiutare la sciagurata ragazza.
«Uh… devo averla presa abbastanza forte, questa poveretta.» Dandole un’occhiata più da vicino, il nostro sfigatello si accorse di conoscerla. Fece per voltarsi e scappare *fuggi, sciocco*, quando una mano lo afferrò per la caviglia trascinandolo inesorabilmente verso la fine della sua vita sociale.
Il povero vampiro aveva infatti colpito Jessie la Stalker *idiota, lo sapevi che avevi una stalker sotto casa e sei andato pure a controllare… ma vuoi un applauso?* , una ragazza che, da quando ne aveva memoria, era sempre stata innamorata *ehm ehm… ossessionata* di lui. E Shiloh, indiscusso Re degli Sfigati, doveva assecondarla, pena il rischio che lei spifferasse a mari e monti la sua vera natura vampirosa e non-sbrilluccicosa.
«TU! Dove credevi di andare, mio adorato pipistrellino?» la voce incredibilmente acuta ed assurdamente fastidiosa della ragazza trapanò i delicati timpani di Shiloh. Tra le mani stringeva la copia di Twilight che il ragazzo aveva sciaguratamente lanciato dalla finestra. «Mi hai fatto un regalo, dolcissimo sacchetto di sangue per trasfusioni d’emergenza! Ma sei stato  c a r i n i s s i m o! Come sapevi che questo è il mio libro preferito?».
Shiloh assunse un’espressione così seccata che avrebbe benissimo potuto ottenere i  complimenti del Capitano Levi Rivaille *HEICHOU! HEICHOU LEVI!* : «Non ti ho fatto nessun regalo, pazza maniaca da rinchiudere a Briarcliff. Ho solo gettato quel… quel coso dalla finestra. E, di grazia… che ci facevi TU sotto casa mia, posso saperlo?»
Gli occhi di Jessie assunsero la forma di due cuori giganti: «Ma come, mio amato sanguisughino… non ti fa piacere che la tua ragazza sia venuta a trovarti?».
Nella mente di Shiloh passarono a raffica mille e uno modi diversi per chiudere la bocca alla ragazza, molti dei quali vietati ai minori di 85 anni, quindi eviteremo di riportarli. Si passò una mano fra i capelli rossicci e, mostrando le zanne, biascicò: «Se solo potessi ti ridurrei a un colino, ma sono bravo e non un assassino».
Gli occhi *cuori giganti* di Jessie aumentarono del 32,67% il loro volume: «Mi hai scritto una poesia? Ma quanto sei dolce, mio piccolo agglomerato di emoglobina?»
Shiloh, mentre rifletteva sui vari modi in cui un vampiro poteva suicidarsi, giunse ad una drastica conclusione. Afferrò il libro che la ragazza stringeva a sé *manco fosse la Pietra Filosofale* e, sotto i suo occhi, lo strappò esattamente a metà, un sorriso sadico dipinto sul bel viso.
Jessie guardò ammutolita il vampiro. Tentò di parlare, ma le frasi erano sconnesse e prive di qualsivoglia senso: «Tu… libro… kaboom… Edward… lupo… Pikachu … cosa..». Probabilmente avrebbe continuato ancora per molto se Shiloh, nell’allontanarsi, non fosse inciampato nei lacci delle sue scarpe, cadendo rovinosamente a terra.
Al che la ragazza riprese conoscenza e, sparando saette dagli occhi *con sommo orgoglio di Zeus, Re dell’Olimpo*,  si avvicinò al vampiro steso sul prato.
Il poverino non aveva mai provato tanta paura nemmeno quando un pazzoide, improvvisatosi  cacciatore di vampiri, non aveva tentato di infilzarlo con un paletto di legno, inseguendolo per tutta la città.
Eccola. Shiloh tentò di farsi prima piccolo piccolo e poi di mostrare i canini lucenti, ma nessuna delle due varianti di autodifesa vampiresca sembrò intimidire l’agguerrita Twilighter.
Jessie sovrastò il vampiro. Le saette diventarono raggi laser in grado di trapassare pure il piombo. Aprì la bocca e il ragazzo iniziò a recitare tutte le preghiere di sua conoscenza *non molte, dato che i vampiri sono creature demoniache e non sono le benvenute nel magico regno felice del Paradiso*.
La smorfia rabbiosa di Jessie divenne un sorriso raggiante: «Non importa, mia dolcissima zuppetta di sangue. Ne ho fatto una versione teatrale! Ovviamente io sarò la meravigliosa, bellissima e sorrido-sempre-ciao Bella Swan. E indovina indovinello… a chi pensi spetterà la parte dello stupefacente, fantasmagorico e luccicante Edward?».
Shiloh chiuse gli occhi, sperando e pregando che un meteorite cadesse in quel momento prendendolo in pieno. O che almeno qualcun altro, in un impeto di rabbia e follia, lanciasse un libro dalla finestra colpendo quella dissennata che si trovava davanti.
«Ma a te, mia zuccherosissima bistecchina al sangue!»
 
Probabilmente è inutile dirvi che, da quel giorno, nessuno ebbe più uno straccio di notizia di Shiloh, vampiro a tempo perso, sfigato a tempo pieno.
 
FINE
 
 
 
 
«Mi sono salvato. Nessuno guarda mai oltre la parola “FINE” e nemmeno Jessie lo farà.»
«Eccoti, ghiacciolino sanguinolento. Ti ho portato il copione!»
   
 
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