Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: CreepyGirl97    14/06/2015    5 recensioni
"Una singola bugia scoperta è in grado di creare dubbio in ogni verità espressa."
Yoonmin.
Genere: Angst, Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NOTE: Sì, sì, lo so, ho detto che non mi piacciono gli High School AU, ma... tenterò di farlo molto interessante e meno banale, sperando che vi piaccia. 

INOLTRE per questa fan fiction mi ha aiutato tanto anche la mia amica Mariella_otaku (♥) quindi sarei grata se deste anche a lei i meriti per le idee dolci e perverse che troverete (spoiler, yay).

In ogni caso, spero davvero che vi possa piacere e sarei davvero grata se mi faceste sapere cosa ne pensate ^-^ Chuu ~

 

Image and video hosting by TinyPic

Prologo.

'Mi piaci.' era scritto su quel foglietto piegato di colore azzurro. 'Usciamo insieme!'

Ma che diamine stava facendo? L'aveva pure firmato. 'Park Jimin', lì, in bella grafia. L'unica cosa mancante era la coppia di caselle da segnare: 'sì' o 'no'? Manco fosse un bimbo delle elementari.

Si sentiva così ridicolo, a camminare nervosamente in cerchio davanti al suo armadietto, con quel biglietto tra le dita, tutto per una cazzo di scommessa alla quale non avrebbe neanche voluto partecipare.

"Ehi, Park!" aveva richiamato la sua attenzione il ragazzo dietro di lui, impiantandogli il cappuccio della biro tra le scapole.

"Cazzo vuoi?" si era voltato verso di lui con un sospiro.

"Abbassa i toni, coglione."

Mettersi contro a Kim Seokjin non era uno dei suoi hobby. Quel ragazzo aveva almeno vent'anni, eppure era ancora alle superiori. I professori avevano perso il conto di quante volte l'avevano bocciato, ormai.

Jimin aveva roteato gli occhi e aveva aspettato le parole dell'altro.

"Se nella prossima graduatoria degli esami di fine quadrimestre ottengo un punteggio superiore al tuo, dovrai chiedere al ragazzo nuovo di uscire."

I voti del fuoricorso si erano incredibilmente alzati nell'ultimo periodo.

Jimin l'aveva guardato con un sopracciglio alzato. Era abbastanza risaputo che a Jimin piacessero i ragazzi e, sebbene tanti compagni si dimostrassero indifferenti, esisteva sempre quel gruppo di idioti che lo sfotteva. E Kim Seokjin ne faceva ampiamente parte.

"Altrimenti?"

"Altrimenti ti spacco quella faccia da cazzo che ti ritrovi." aveva sussurrato chinandosi al suo orecchio. Un brivido gli scese giù per la spina dorsale.

"Ma se non riusciresti ad ammazzare una mosca..."

"Sei tu il frocio, qui, non io."

La classe si era zittita improvvisamente e così il professore aveva smesso di spiegare qualcosa sulla rivoluzione industriale. Uno sguardo di ghiaccio si era concatenato con quello di Jimin, perciò si era girato di nuovo verso il suo banco, con gli occhi fissi sul proprio quaderno, mentre stringeva la penna blu tra le dita, fino a farsi sbiancare le nocche.

E ovviamente a fine lezione aveva accettato la scommessa. Come un idiota, solo perché non voleva essere preso in giro per dimostrarsi sempre debole.

Il bello era che nemmeno lo conosceva, quello nuovo. Ed era anche un po' strano, come ragazzo. Se ne stava sempre sulle sue, nell'ultimo banco a destra, in qualunque aula avesse lezione. Nonostante fosse arrivato da appena una settimana, si era già guadagnato una certa reputazione all'interno della scuola, arrivando addirittura a farsi accogliere al tavolo dei più popolari, quel branco di fighette e fighetti con i calzini nel reggiseno e nei boxer.  Doveva essere un nuovo record. Eppure quei pochi interventi che faceva davanti al professore durante le lezioni erano così intelligenti e maturi, perché dover abbassarsi al livello di quei caproni?

Ora Jimin era lì e mancavano pochi minuti prima che la campanella segnasse l'inizio del pranzo in mensa e che gli studenti si riversassero nei corridoi, affollandoli con il loro chiacchiericcio. Doveva muoversi oppure si sarebbe beccato un calcio nelle palle da Seokjin e non era che ne sentisse un desiderio tanto impellente. Ne avrebbe volentieri fatto a meno.

Con un sospiro incazzato, infilò il foglio nelle fessure dell'armadietto blu del ragazzo nuovo e, dopo averlo fissato per qualche secondo, ritornò in classe, dalla quale era uscito con la scusa di avere un bisogno incontenibile del bagno.

Andò a sedersi accanto al suo migliore amico e, composto, finse di seguire la lezione per quegli ultimi cinque minuti. Lo riportò alla realtà soltanto il trillo prolungato della campanella.

"Hai fatto?" gli chiese il compagno di banco, quando si sistemarono al primo tavolo libero della mensa. Annuì rigirando mestamente le bacchette nella ciotola del ramen.

"Ti ha visto qualcuno?"

Jimin scosse la testa per negare: "Mi sento un'idiota, Tae." sussurrò con una faccia da funerale.

"Probabilmente perché lo sei." commentò appoggiandosi allo schienale della sedia con le braccia incrociate.

"Grazie per l'incoraggiamento, eh." lo guardò sarcastico.

"Ma è la verità, Jimin. Perché diavolo hai accettato?"

"Mi avrebbero dato della ragazzina, se non l'avessi fatto."

"Ma tanto ti prendono già abbastanza per il culo. Come minimo questo peggiorerà le cose e basta."

Una cosa che Jimin amava e odiava allo stesso tempo del carattere di Kim Taehyung era la schiettezza. Quel ragazzo era capace di farlo sentire felice e sereno, ma anche un'emerita merda. Però lo aiutava spesso ad aprire gli occhi sulla realtà dei fatti e per questo gli era riconoscente.

"Senti, lo so che ho fatto una cazzata, ma oramai ci sono dentro fino al collo."

"E quindi che hai intenzione di fare?" domandò posando lo sguardo affamato sulla propria ciotola di spaghetti di riso, prima di inforcare le bacchette per abbuffarsi come era solito fare a tutte le ore dei pasti.

"Non lo so. Lasciar passare come sempre, immagino." rispose sconsolato, sbocconcellando il cibo sul suo vassoio di alluminio.

"Quando avrai le palle di menarli tutti a sangue?"

"Perché dovrei farlo?"

"Ti trattano come una merda ventiquattrore su ventiquattro, Jimin!" esclamò alzando la voce ed attirando gli sguardi infastiditi di alcune persone sedute ai tavoli accanto a loro. Dopo un'occhiataccia fulminante, Taehyung riabbassò il tono. "Dovresti ammazzarli di botte e farli cagare sotto dalla paura."

"Se lo facessi, sarebbero capaci di denunciarmi e farmi pagare una multa esagerata. Sono tutti ricconi i genitori di quelli che mi prendono in giro."

"Ma se hai più soldi tu di quanto io potrò mai guadagnare in vita mia!"

"Non è questo il punto."

L'amico roteò gli occhi e ritornò a mangiare assorto nei suoi pensieri, fino a quando le risatine sottomesse delle ragazze al tavolo dei fighi si mischiarono a quelle grasse dei compagni di sesso opposto.

"Non ci credo, il frocio ti ha davvero chiesto di uscire?" una voce femminile gracchiò insieme alle amiche a voce più alta del normale. Jimin si pietrificò con gli occhi spalancati, mentre gli occhi di quasi un centinaio di studenti si puntarono su di lui, scavandogli la pelle come tarli.

Taehyung alzò lo sguardo e fissò il ragazzo davanti a sé, pregandolo con gli occhi di non crollare proprio lì. Jimin strinse la mandibola e abbassò di nuovo lo sguardo sul suo piatto. Non poteva scappare. Ci era dentro fino al collo ormai, no? Che differenza faceva entrarci fino alla punta dei capelli?

Qualche altro secondo di silenzio teso e poi tutti iniziarono a ridere, chi sguaiatamente, chi più controllato. Jimin si morse il labbro inferiore con tanta forza da ritrovarsi addirittura qualche goccia di sangue tra le labbra.  Aveva la vista annebbiata dalle lacrime pungenti e lottava con tutte le sue forze per ricacciarle indietro, ma loro rimordevano ogni volta più forti.

Il gruppetto dei popolari ululò tra le risate: "Guardate, sta piangendo!"

Il caos aumentò ancora di più e fu un miracolo che il trillo della campanella che segnava la fine del pranzo si sentì sopra quel rumore assordante. Jimin scattò subito in piedi, lasciando il vassoio sul tavolo e camminando velocemente verso la porta. Ci avrebbe pensato Taehyung a metterlo apposto.

Sotto gli sguardi pieni di scherno, alzò la testa verso il ragazzo nuovo. Era impassibile, serio e forse piuttosto annoiato. Neanche una ruga di derisione gli compariva sul viso. Quello fu tutto ciò che si fermò a fissare per gli ultimi secondi e l'altro ricambiava. Non rideva con gli altri, aveva un'espressione normale, come se considerasse tutti degli stupidi, e Jimin proprio non ci riusciva ad odiarlo per aver mostrato il biglietto a tutti.

Fece un passo indietro e uscì dalla porta della mensa per precipitarsi nel bagno dei maschi. Era un'abitudine rifugiarsi lì dopo il pranzo per lui, sebbene non fosse poi un luogo così sicuro e invulnerabile. Si appoggiò con le mani al lavandino, dopo aver aperto l'acqua corrente. Ispezionò la sua immagine riflessa allo specchio ricoperto di schizzi di sapone. Le lacrime avevano già attraversato le lande delle guance ed ora si trovavano vicino al pendio del mento, tracciando solchi percorribili dalle lacrime a venire.

Mise le mani sotto l'acqua e si bagnò il viso per cancellare le prove di quanto successo. Si alzò di scatto quando sentì la porta del bagno aprirsi. Nascose il viso contro la spalla opposta all'entrata e serrò gli occhi, mentre le goccioline d'acqua gli appiccicavano la camicia della divisa contro la pelle. Lo sentì respirare e sbirciò l'immagine dello sconosciuto allo specchio e si rese conto che sconosciuto non lo era proprio. Il ragazzo nuovo si lavava le mani come se nulla fosse e Jimin si prese qualche minuto per contemplarlo.

I capelli neri gli ricadevano sugli occhi della stessa tinta e le dita erano curate ed affusolate. Il collo gli si vedeva appena dal colletto della giacca sbottonata e al lobo delle orecchie aveva una serie di piercing colorati.

Il ragazzo lo sorprese intanto che Jimin lo fissava assorto nei suoi pensieri, mentre si mordicchiava ambiguamente il labbro inferiore. Quest'ultimo si tinse di un rosso scarlatto quando se ne rese conto e girò il viso davanti a sé, con gli occhi spalancati.

'Porca troia.' pensò maledicendosi. 'Sei un idiota, cazzo.'

Lo  sentì ridere sommessamente  e lo vide sorridere allo specchio. Come diavolo era che non conosceva neppure il suo nome? Perché non stava mai attento in classe? Se l'avesse saputo, avrebbe almeno provato a minacciarlo.

"Park Jimin?" il ragazzo pronunciò il suo nome e l'altro sentì il battito aumentare per il nervosismo.

"Senti, non me ne fotte un cazzo." lo interruppe Jimin, prendendolo di sorpresa.

"Scusa?" sembrava confuso.

"Non so neanche chi sei. Era tutta... una cazzata." continuò, fissando un punto indefinito allo specchio. Il ragazzo non rispose, annuì ed uscì nel silenzio.

Jimin si lasciò andare in un sospiro di sollievo e si asciugò la faccia con la manica della camicia. Ora sarebbe dovuto tornare in classe. Ma sì, grandioso, sarebbe dovuto passare sotto un'altra pioggia di prese per il culo.

Ma tanto ci era abituato, no?

 

~~~

 

"Mamma, sono tornato!" Jimin gridò dalla porta d'ingresso di casa sua. Si aspettava di vedersi correre in contro la sorellina o, come minimo, di sentire sua madre urlargli un "Bentornato!" dalla cucina, dove preparava i piatti più invitanti della nazione. In quel momento gli sarebbe davvero servito distrarsi, i lividi che gli erano comparsi durante il tragitto verso casa erano dolorosi. Rimase in silenzio e un brusio sottomesso proveniente dal salotto raggiunse le sue orecchie. Si privò delle scarpe e zampettò in punta di piedi verso la sala, con una bretella dello zaino ancorata alla spalla.

"Mamma...?" chiamò avvicinandosi al divano e lì la vide, mentre conversava con un ragazzo seduto accanto a lei, ma che Jimin non riusciva a vedere per intero, per via della figura materna che lo copriva.

"Oh, Jimin, sei tornato!" esclamò sorridendogli. Il figlio alzò un sopracciglio, cercando di sbirciare dietro di lei l'identità della persona con cui parlava fino a pochi secondi prima.

"Abbiamo trovato un babysitter per Haneul!" disse battendo contenta le mani, mentre la sorellina di Jimin si buttava in una corsa sfrenata per abbracciare il fratello.

"Bentornato, oppa!" gridò saltellando con le braccia in alto per aggrapparsi, ma lui era troppo scioccato per muoversi.

"Ho scoperto che frequentate la stessa scuola, sai?"

Jimin annuì lentamente, deglutendo con una fatica pazzesca al ragazzo che aveva davanti.

"Si chiama Min Yoongi."

Quindi era questo il suo nome. Il ragazzo nuovo con i capelli neri che frequentava la sua stessa scuola privata si chiamava Min Yoongi. E non solo. Ora era pure il babysitter di sua sorella.

Che sfiga. 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: CreepyGirl97