Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Letizia25    15/06/2015    4 recensioni
«Com’è la vita?»
«La vita è bellissima già per il semplice fatto di esistere, per il fatto di poter dire: “Sono parte di qualcosa di meraviglioso”. Perché la vita è bellissima, nonostante tutti i problemi che possano presentarsi durante il cammino. La vita è un continuo cadere e rialzarsi, a volte da soli, a volte grazie agli altri. La vita è colore, è quell’unico arcobaleno che, qualche volta, comprende anche il nero. La vita è scoprire, emozionarsi, piangere, ridere, soffrire. La vita è originalità, è unica. La vita è pazzia pura.»
*
«Ti prego Ashton, insegnami a vivere!»
«Ma non so come si fa.»
«Allora lo capiremo insieme.»
*
Il destino si divertirà a far incontrare due mondi apparentemente diversi, ma accomunati da tante, troppe cose. Due ragazzi si si ritroveranno a lottare insieme contro qualcosa che all’apparenza sembra impossibile da affrontare. Ma poi l'amore si mette in mette in mezzo.
E sarà proprio l’amore ad aiutarli a superare qualsiasi cosa, insieme.
*
Una storia che parla di quanto sia importante vivere al massimo ogni singolo giorno che ci è dato da vivere, perché la vita è una sola e non va sprecata, mai.
*
Trailer: http://youtu.be/1rNyxp_yUAI
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

5.
Resta
 
 
 
«Non lasciarmi cadere.»
Quelle tre semplici parole, dette in mezzo a quel silenzio assordante, con un tono di voce così flebile quasi da non essere udito, si marchiarono a fuoco sui cuori dei due ragazzi.
Perché Kay non credeva di aver appena chiesto una cosa simile, specialmente a quel ragazzo riccio. Lo stava facendo entrare e non riusciva a rendersene completamente conto, non riusciva a fermarsi.
Perché Ashton non si sarebbe mai aspettato una richiesta simile, specialmente da lei. Era strana quanto disperata e piena di quel qualcosa da cui non riusciva ad allontanarsi, neppure volendo.
Si guardarono negli occhi a lungo, come se potessero trovare lì la risposta a quelle domande che avevano nella testa, come se fosse lì la soluzione a tutto quel casino che entrambi avevano dentro, come se potessero trovare lì la spiegazione a tutto quel che stava succedendo.
Lei gli tese la mano, che prontamente lui afferrò per farsi condurre dentro, finalmente al caldo.
E quello che vide lo lasciò completamente di stucco.
La parete bianca dietro al letto era ricoperta di foto, di ogni genere. Alla parete opposta era addossata una scrivania in legno chiaro, proprio sotto la grande finestra, chiusa da tende azzurre e fini. Nell’angolo a sinistra, vicino al letto, c’era l’armadio, dalle ante scure, in netto contrasto con l’azzurro della trapunta e del tappeto morbido che ricopriva il pavimento tra il letto e la scrivania. Nell’angolo opposto all’armadio, stava però tutto il meglio: scaffali pieni di libri fino a scoppiare e, cosa più curiosa di tutte, un cavalletto, su cui stava una tela non ancora finita del tutto.
Subito gli occhi dorati del ragazzo vennero proprio attirati dal dipinto e, preda della curiosità, si avvicinò, senza dividere le sue mani da quelle della mora, che gli andò dietro.
«È fantastico.» riuscì a dire solo quello, con voce sincera, preso com’era tutt’ad un tratto ad osservare quel mare in tempesta, un mare che gli sembrava reale, vero, vivo.
Kay gli si avvicinò e depose la tela a terra. La pittura era una cosa che non amava condividere. Il modo in cui le sue mani le facevano vedere la realtà era troppo prezioso perché altri potessero vederlo. Era l’unico modo che aveva per sentirsi ancora con qualcosa dentro, e non come un semplice involucro del dolore.
Il riccio la guardò, non capendo. Ma non fece domande, semplicemente rimase lì, in piedi, ad accarezzare con il pollice quella mano magra, la cui proprietaria sembrava non volersi scostare da quel tocco timido e dolce, tenero e pieno di un calore che non aveva mai provato prima. Le sembrava che quel dolore sordo se ne fosse andato, almeno per un po’, lasciando posto a un qualcosa di nuovo, un qualcosa che non le procurava dolore. Qualcosa che le si era timidamente annidato in un angolo del cuore, per poi non uscirne più.
Solo che era questo a farle paura, prima di tutto. Aveva vissuto per anni con solo il dolore, la tristezza e la solitudine come compagne, benché avesse il suo gruppo di amici. Solitudine perché, nonostante gli anni, non era mai riuscita ad aprirsi con loro. E il fatto di provare cose nuove la destabilizzava completamente, perché non sapeva se aspettarsi qualcosa di buono o addirittura peggiore di ciò che aveva vissuto fino ad allora.
«Non ti lascio, anche se non so come si fa.» le disse Ashton ad un tratto, facendola tornare sulla terra.
A quelle parole lo guardò. E solo in quel momento si rese pienamente conto di quello che stava facendo.
«Scusami.» disse lasciandogli la mano e andandosi a sedere sul suo letto. «Ti ho costretto a venire fin qui con questo freddo. E non ti conosco neppure!»
«Come se io conoscessi te.» commentò il riccio, senza ben capire cosa si stesse smuovendo in lui.
A quella constatazione, la mora alzò nuovamente gli occhi su di lui, quegli stessi occhi che ancora non avevano ripreso la piccola scintilla che avevano perso poco prima.
«Kaylin White.» si presentò, con voce atona, molto più simile ad un lieve soffio di vento.
«Ashton Irwin.» rispose lui sorridendole, finalmente contento di aver saputo almeno il nome di quella ragazza che adesso tanto sconosciuta non lo era più.
«Sappi che non c’è niente da sapere su di me. Niente che tu non abbia già visto.» continuò lei, tornando ad usare quel tono atono che al ragazzo proprio non piaceva.
E lui avrebbe voluto dirle che in realtà aveva notato che c’era molto di più di quello che lei mostrava agli altri, che quegli occhi così tristi dicevano altro, urlavano «Salvatemi!» in silenzio, quel silenzio muto di chi ha sofferto troppo ma che non riesce a lasciarsi andare. Un silenzio che Ashton stesso viveva, nonostante cercasse di non pensarci. Avrebbe voluto dirgliele, tutte queste cose.
Ma si limitò al silenzio e si sedette accanto a lei, che ora era distesa sulla trapunta morbida del letto, con gli occhi chiusi e le labbra distese in un qualcosa di indecifrabile, tra una smorfia stanca o un sorriso abbozzato.
«Scusami, è tardi e ti sto facendo rimanere qui senza un motivo preciso.» disse la mora, passandosi stancamente una mano sul viso. «Non fare neppure caso a quel che ti ho chiesto prima. Non so cosa mi sia peso.»
Ashton la guardò a lungo, prima di stendersi accanto a lei e sospirare piano. 
«Tranquilla, non è poi così tardi. E poi lo avrei fatto volentieri quello che mi hai chiesto.»
«Perché?» la domanda le uscì dalle labbra prima ancora che lei potesse fermarla.
Lui la guardò, a lungo, perdendosi in quegli occhi che lo attiravano come calamite.
Oro nel cioccolato.
Caldo nel freddo.
Vita nell’apatia.
Prima di rispondere, le scostò una mano dal viso e fece nuovamente intrecciare le loro dita, accarezzandole il dorso con il pollice, quasi a volerla cullare con quel semplice gesto.
«Non lo so.» rispose lui, con il sorriso sulle labbra.
«Forse “Non lo so” è il tuo secondo nome. Ci hai mai pensato?» commentò la mora, stendendosi sul fianco, così da essere esattamente di fronte a lui, che non riusciva a smettere di sorridere, con quelle dolcissime fossette vicine agli angoli della bocca.
«Forse.» asserì, passandole la mano libera sul viso per scostarle una ciocca di capelli scuri dagli occhi.
Rimasero così, in silenzio, con i cuori che battevano allo stesso ritmo, senza far male, dando loro un calore che mai prima di allora avevano provato. C’era qualcosa nell’aria, un qualcosa che proprio non riuscivano a spiegarsi, un qualcosa che arrivava a toccare ogni loro parte, anche quella più piccola, lontana e sola. Non sapevano come stavano. Sapevano solo che non avrebbero voluto cambiare niente di quella situazione, per niente al mondo.
Perché Kay non sentiva quasi più quel dolore sordo nel petto. Era come se pian piano se ne stesse andando, lasciando tuttavia che quel blocco di vetro si rigenerasse, lentamente ma incessantemente, per imprigionare di nuovo quel cuore che a sento resisteva.
E perché Ashton non si sarebbe mai aspettato una cosa simile dalla mora. Non avrebbe mai creduto possibile poter stare con lei in quel modo, mentre il suo cuore non riusciva a stargli fermo nel petto. Non capiva il perché si sentisse così bene con Kaylin vicino, benché ancora di lei non sapesse poi molto. Ma voleva conoscerla, questa era l’unica cosa di cui fosse completamente certo.
Lo sguardo della mora cadde ad un tratto sull’orologio sopra la porta che dava sul resto della casa. 01:23.
«Ashton, è davvero tardi. Sarà meglio che tu vada a casa.»
«Solo se tu mi prometti che non chiuderai le tue porte.» disse lui, serio.
Ed entrambi sapevano che non si stava riferendo alle porte di casa.
«Tu come – ?» provò a ribattere la mora, ma il riccio la fermò.
«I tuoi occhi dicono più di quel che vuoi lasciar vedere.» continuò lui, sedendosi sul materasso, senza dar segno di voler dividere i loro occhi.
Kay tremò. Come diamine aveva fatto lui a leggerla, a capire un po’ cosa avesse dentro ancora prima di conoscerla? Come aveva fatto ad entrare così dentro, quando lei aveva aperto le porte del suo cuore solo per un misero spiraglio, da cui filtrava a malapena un lieve e debole fascio di luce?
«Allora resta.» rispose, con voce rotta, mentre il cuore le protestava nel petto e lei iniziava finalmente a capire che solo da quando lui era entrato nella sua vita, lei aveva iniziato a stare meglio, che era grazie a lui se quel cubo di vetro aveva cominciato ad indebolirsi. «Resta, non ora, ma nei giorni che verranno. Resta quando starò male come poco fa. Resta quando ti rispondo male. Resta quando vorrei che tu te ne andassi. Resta quando non ce la farò più. Resta quando avrò bisogno di qualcuno con cui potermi lasciar andare. Resta, perchè sto iniziando a stare meglio, con te.»
La mora lo sapeva bene, che quella domanda era assolutamente senza senso ed egoista, lo sentiva fin dentro le ossa. Eppure, in qualche modo, era riuscita finalmente a dire ciò di cui aveva bisogno. Non che avesse bisogno di Ashton in particolare – forse. Piuttosto le serviva qualcuno che la aiutasse quando quel buoi la inghiottiva e lei non sapeva come tirarsene fuori. E quel qualcuno, tuttavia, lo aveva trovato in quel ragazzo riccio che adesso le sorrideva, mentre i suoi occhi dorati splendevano nella semioscurità della stanza. Lo aveva trovato nel fatto che lui non si era fermato di fronte al suo essere fredda e dura, che l’aveva considerata una persona e non qualcosa di strano, che l’aveva accolta senza neppure sapere chi fosse.
«Resto.» promise lui, prima di lasciarle un lieve bacio sulla fronte, su cui indugiò più del dovuto.
Perché quel contatto era stato più simile ad una scarica elettrica, che si era propagata dentro di loro a velocità supersonica, senza dar tempo di potersene rendere conto. Aveva toccato ogni cosa, riscaldandola, cambiandola, sconvolgendola completamente.
Il riccio si alzò dal letto e fece per uscire dalla stanza, quando Kay lo richiamò.
«Prendi la felpa, non voglio che tu muoia di freddo mentre torni.» gli disse porgendogliela.
Lui guardò quel pezzo di stoffa grigia per un istante, prima di parlare, con voce sincera.
«Tienila, tanto a me non piaceva più.» le rispose sorridendole, prima di sgattaiolare fuori cercando di non far alcun rumore mentre scendeva dalla scaletta e tornava sul marciapiede per proseguire la strada di casa.
 
Kay lo osservò mentre se ne andava, con il cuore che le batteva fortissimo nel petto, facendola fremere. Lo osservò, rapita da ogni suo pass, da quell’andatura tranquilla, con quelle falcate lunghe e pacate, silenziose, che non facevano mai notare la sua presenza nonostante fosse veramente molto alto.
Solo quando lo vide svoltare l’angolo, si rese veramente conto di quel che era accaduto.
Aveva parlato con lui, con uno sconosciuto! Aveva persino camminato con lui a notte fonda! L’aveva fatto entrare, e non solo in casa. Aveva lasciato che entrasse dentro di lei, a piccoli passi. L’aveva fatta stare un po’ meglio, per quanto era possibile curarla da quella stessa malattia che si era creata da sola. Non le aveva fatto pensare a quello che aveva visto in quella via. Le aveva allontanato per un po’ quella casa dalla testa, senza che lei glielo avesse chiesto. L’aveva baciata sulla fronte, senza conoscere assolutamente niente di lei!
Al ricordo, le dita infreddolite arrivarono al punto in cui le labbra del riccio si erano posate su di lei. E sentì una fitta al petto, al sentire quel punto ancora tiepido.
Sospirò e si cambiò velocemente, per poi andare sotto le coperte. Ma il pensiero del ragazzo non l’abbandonava. Ricordava ancora quella strana sensazione che l’aveva attraversata quando lui le aveva stretto la mano, solo pochi minuti prima su quello stesso letto. Percepiva ancora quello strano calore attorno a lei, quasi si fosse stanziato dentro il suo cuore per non uscirne più.
Erano bastati tre giorni e due incontri, eppure tante, tantissime cose erano già cambiate.
«Ashton Irwin, cosa mi stai facendo?»
 
Ashton intanto camminava per quelle vie silenziose e spesso male illuminate dalla luce fioca dei lampioni, mentre l’aria fredda della notte gli entrava attraverso i vestiti facendolo rabbrividire. Avrebbe dovuto accettare la felpa, ma voleva che Kaylin avesse qualcosa di suo, in un modo o nell’altro. Era egoista come pensiero, ma che poteva farci, se quella ragazza lo aveva stregato così tanto, cambiando la sua vita da un giorno all’altro? Che poi, quella domanda, quel «Resta.» che sembrava più una preghiera tenuta nascosta per troppo tempo che non un ordine. Un «Resta.» a cui non aveva voluto sottrarsi, ma che anzi aveva preso come una specie di segno, o di qualsiasi altra cosa che il destino aveva in serbo per loro due.
Ancora non era riuscito a capire quel che stava accadendo.
Sapeva solo che era attratto da Kaylin come dall’ossigeno quando si è sott’acqua.
Sì, quella ragazza lo attirava in un modo che alla fine proprio non si poteva descrivere. Come se gli fosse entrata sotto pelle, marchiandolo in ogni modo possibile. Come se fosse riuscita a toccare quegli angoli nascosti che solo lui conosceva e che aveva paura a far vedere agli altri. Era sempre stato restio ad aprirsi, a lasciarsi andare anche solo per un po'. Eppure lei era riuscita a sconvolgere quasi tutto con solo la sua presenza, perché era riuscita a tirar fuori parti di lui sepolte da tempo. 
Sentiva ancora sotto i polpastrelli la morbidezza di quella nano fredda e affusolata. Poteva ancora ricordare la profondità di quello sguardo spento e freddo, lontano, coperto da un qualcosa che aveva preso posto per tropo tempo, e che lui a breve tanto voluto mandare via, in un modo o nell'altro. 
Svoltò a destra e si stupì nel vedere che non abitavano poi così lontani. L'aveva avuta così vicino per tutto quel tempo. Eppure l'aveva notata solo tre giorni prima. Strano il destino, eh? 
Sgattaiolò dentro, evitando di svegliare i suoi familiari. Una volta in camera, si cambiò ed entro sorto le coperte, finalmente al caldo. 
E poco prima di addormentarsi del tutto, il viso dolce di Kaylin fu l'ultima cosa a cui pensò.






Letizia
E con questo capitolo, la me muore seduta stante. Cioè, voglio dire... MA QUANTO E' DOLCE ASHTON?! No, giuro che potrei seriamente pensare di portarlo via da Kay se continua di questo passo *^*. Povera me, in che condizioni sono messa, ahahah ;D.
Anyway, che altro dirvi? Cominciamo a capire meglio i nostri due protagonisti. E boh, io continuo a piangere per questi due piccolini *^*, non posso proprio farcela!
Spero davvero che questo capitolo nuovo vi sia piaciuto e spero che mi farete sapere quel che pensate, ci conto! ;) <3
Quindi... A presto tesori miei, e grazie per ogni singola cosa! Sul serio, vi adoro! <3
Ci sentiamo giovedì, un bacione, Letizia <3
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Letizia25