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Autore: Sofiotto    15/06/2015    5 recensioni
ATTENZIONE: Questa storia è il sequel di "Recita fingendo che sia reale".
Per Kibum e Minho le cose vanno bene, almeno finché quest'ultimo non commette un terribile errore a causa della sua ingenuità.
Dal testo:
[...]"Lo odio quello stupido, lo odio con tutto me stesso!" continuava a pensare con la mente, mentre il cuore gli diceva tutt'altro.
[...]Ad un tratto poi, la ragazza afferrò Minho per un braccio, tirandolo verso una sala da thé.
"Perfetto, anche snob ce la scegliamo! Cretino, neanche ti piace il thé!" inveì ancora contro il ragazzo.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Key, Minho, Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Strani Amori'
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ATTENZIONE: Questa storia è il sequel di "Recita Fingendo Che Sia Reale". Non ci sono molti spoiler in questa storia, ma per evitare confusione vi consiglio di leggerlo.
Avviso inoltre di aver diviso il capitolo in due parti, la seconda parte la pubblicherò questa sera subito dopo la revisione del mio personale consigliere, mia sorella! Detto ciò, buona lettura! ^^


Sei mesi.
Erano passati già sei mesi da quando Kibum aveva coronato il suo sogno, conquistando il cuore del suo coinquilino, nonché ex migliore amico e ora fidanzato, Minho.
Ogni mattina si risvegliava fra le sue braccia, al caldo e protetto. Si salutavano con un bacio a fior di labbra e il sorriso dell'uno, diveniva il sorriso dell'altro.
Tutto questo fino a quando...
-SEI IMPAZZITO DI NUOVO, RAZZA DI IDIOTA CHE NON SEI ALTRO?!-
Kibum era scoppiato per l'ennesima volta, lanciando un cuscino in faccia al ragazzo, rosso di rabbia e sì, anche di gelosia.
Quella scena gli sapeva tanto di dejavù. Certe litigate si ripresentavano spesso, per una situazione più stupida dell'altra e in meno di un'ora finivano sempre per fare pace. Ma questa volta Minho l'aveva combinata grossa e aveva cominciato a pensare che non sarebbe riuscito a riappacificarsi con lui tanto facilmente.
-Key hyung, ti prego non arrabbiarti così! L'ho fatto senza pensarci! Mi dispiace!-
-Ti dispiace?! TI DISPIACE?! Non ci crederei neanche entrando nella tua testa, maledetto bastardo!-

Facciamo qualche passo indietro...

Minho aveva ripreso a frequentare l'università dopo la sessione estiva e la breve vacanza, quindi, una volta tornato, tutti i suoi vecchi amici si erano rifatti vivi e tra questi anche una ragazza dolce e carina con cui c'era sempre stato un certo feeling.
Il povero ragazzo, non pensava più a lei in quel modo, ormai, ma la sua ingenuità era tale da fargli accettare l'invito a cena della ragazza.
Quando aveva risposto con un sì deciso, non aveva minimamente pensato che quell'invito fosse come accettare di uscire ufficialmente insieme, cosa che gli fecero notare alcuni dei suoi amici, contenti per lui e ignari della reale situazione.
A quel punto, si era sentito in dovere di avvisare Kibum, giusto per evitare disguidi, cosa che evidentemente aveva portato ugualmente ad un punto di rottura fra di loro.

Kibum sentiva gli occhi pizzicare, ma fece di tutto per non scoppiare a piangere in faccia al più piccolo. Aveva il suo orgoglio lui e la rabbia lo portava ad essere ancor più testardo.
-Come fai a non capire quando una ragazza ti chiede di uscire in QUEL senso?! Non ci credo che sei così ingenuo!- sbottò per l'ennesima volta il più grande, dandogli le spalle, deciso a prendere la porta ed uscire da quella casa che, in quel momento, gli dava solo un senso di soffocamento.
La sua marcia fu interrotta da Minho, che lo afferrò per una spalla e lo tirò a sé, abbracciandolo.
-Hyung... Mi dispiace, davvero... Ti prego, resta qui.-
Kibum avrebbe voluto.
Avrebbe voluto credergli, sarebbe voluto rimanere.
Ma si sentiva svuotato di tutto, il petto continuava a fargli male, ferito com'era.
Dopotutto era lui che ogni volta gli dimostrava il suo affetto, mentre il più piccolo riceveva e imbarazzato, spesso lo scansava.
Sapeva che non lo faceva con cattiveria e aveva sempre sopportato, anche perché la notte, quell'affetto gli veniva dimostrato il triplo.
Eppure in quel momento riusciva solo a pensare a lui con quella ragazza. Minho non era mai stato gay, prima era uscito con diverse ragazze e quel pensiero fece inevitabilmente cadere una lacrima dagli occhi del più grande.
Kibum cominciò a tremare fra le braccia del più piccolo e tentò di scostarsi, mormorando un tremante "lasciami", cosa che comunque Minho non fece.
Al contrario, lo strinse più forte e gli baciò il capo, chiudendo gli occhi. Sapeva che l'altro probabilmente stava pensando a qualcosa di stupido come "non sono abbastanza" oppure "lui non è gay, è ovvio che voglia uscire con delle ragazze", e sapeva anche che tutto ciò era dovuto al fatto che non gli dicesse mai ciò che provava per lui.
Quindi, dopo un respiro profondo, provò ad esprimersi come meglio poteva.
Prese il viso del più grande fra le mani e gli baciò le labbra con estrema dolcezza, prima di scostarsi e guardarlo negli occhi intensamente.
Attese un momento, poi finalmente cominciò a parlare.
-Hyung... Forse non te lo dico o non te lo dimostro spesso... Ma io voglio stare solo con te, sei tu la persona a cui tengo di più. Io ti...- Deglutì e arrossì leggermente. Non era facile dire quella parola, ma negli occhi di Kibum vedeva la speranza di sentirselo dire.
Aprì la bocca cercando di dirglielo, ma niente, la voce gli morì in gola. E la delusione negli occhi del suo ragazzo fu quasi palpabile tra loro due.
A quel punto Kibum si dimenò e, lasciando solo un triste Minho, uscì di casa quasi correndo.

-Piccolo stupido, idiota, cretino, deficiente...- e così via ad insultarlo -Come può non riuscirci neanche in una situazione del genere?!-
Stizzito, Kibum si asciugò le lacrime di rabbia e frustrazione dalle guance, fermandosi finalmente in un parco e sedendosi su una panchina vuota.
"Lo odio quello stupido, lo odio con tutto me stesso!" continuava a pensare con la mente, mentre il cuore gli diceva tutt'altro.
Era ormai un'ora che camminava senza meta, gli bastava solo stare lontano da quella casa e soprattutto da lui. Se lo avesse visto, lo avrebbe picchiato a morte.
Sentì ad un tratto il cellulare vibrare nella tasca e lo prese quasi speranzoso che fosse il ragazzo. Poi si diede dello stupido. Non avrebbe voluto sentire o vedere quell'idiota e si ritrovava a sperare che fosse proprio lui?!
"Odio l'amore" pensò tra sé mentre leggeva il messaggio che si rivelò essere proprio di Minho.
"Key hyung, sei uscito senza la giacca. Torna presto a casa o prenderai freddo. Non far preoccupare il tuo dongsaeng che tiene tanto a te. -Minho"
Leggendo quelle parole, non poté far altro che rabbrividire, rendendosi finalmente conto del freddo che faceva lì fuori.
"Stupido idiota" pensò di nuovo, senza rispondere al messaggio, quindi si alzò in piedi, riprendendo la via di casa.
Anche se era ancora arrabbiato, faceva troppo freddo per rimanere fuori un minuto di più.

Minho si era ritrovato a casa da solo, sospirando e passandosi una mano fra i capelli tutto il tempo.
Riflettendo, aveva capito che lo scoppio della lite non era dovuto al fatto che lui avesse accettato di uscire con la ragazza, bensì al fatto che non aveva voluto disdire l'appuntamento con lei. Non che volesse uscire con lei in quel senso, ma gli dispiaceva mancare agli appuntamenti, disdire o comunque deludere le persone.
Kibum gli aveva ripetuto mille volte che era troppo buono, ma in quel momento riusciva solo a sentirsi uno schifo. Se era così buono, perché faceva soffrire la persona che amava?
Si diede una manata sulla fronte e, non appena sentì la porta di casa aprirsi e richiudersi alle spalle del suo hyung, corse dalla camera al salotto.
Si fermarono entrambi non appena si guardarono negli occhi, poi fu Kibum a parlare per primo con voce fredda e piena di risentimento.
-Stanotte dormi sul divano. Prova a venire in camera e ti uccido! Sei in punizione!-
e detto ciò, andò a rintanarsi in camera, passandogli accanto senza neanche sfiorarlo.
Ok, era davvero arrabbiato, ma una parte di Minho sperò che con quella specie di "punizione", come l'aveva chiamata l'altro, gli sarebbe passata.
Non fu così.
Dopo una notte insonne da parte di entrambi, la tensione era aumentata notevolmente.
Kibum non aveva intensione di rivolgere la parola al più giovane e quest'ultimo sarebbe dovuto uscire di lì a poco per il fatidico appuntamento.
Sapeva che la soluzione sarebbe stata semplice, eppure non aveva voglia di far rimanere male l'amica che nonostante tutto trovava simpatica.
-Kibum hyung... Io devo... Cioè, dovrei andare.- disse ad un tratto, resosi conto che si stava facendo tardi. Ma prima di andare voleva almeno sentire la sua voce, solo una volta.
Kibum non rispose, rimase invece voltato di spalle finché non sentì la porta chiudersi dopo che l'altro se ne fu andato.
Sospirò sollevato, quindi prese gli occhiali da sole e un berretto.
-Bene, si dia inizio all'operazione "Tieni giù le mani dal MIO ragazzo!"-
   
 
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