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Autore: Mana Sputachu    15/06/2015    5 recensioni
Capire gli esseri umani si era rivelato più ostico del previsto.
Se, da un lato, Alisa aveva compreso i legami affettivi e il desiderio di proteggere qualcuno, dall’altro decisamente non capiva il perché di certi loro assurdi comportamenti.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alisa Boskonovitch, Jin Kazama, Lars Alexandersson
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Capire gli esseri umani si era rivelato più ostico del previsto.

Se, da un lato, Alisa aveva compreso i legami affettivi e il desiderio di proteggere qualcuno, dall’altro decisamente non capiva il perché di certi loro assurdi comportamenti.

Capiva, ad esempio, la loro fissazione per la tecnologia: nell’era di internet e dei cellulari ultramoderni tenersene alla larga equivaleva a rimanere indietro rispetto al resto del mondo.

Capiva anche perché uno come Paul Phoenix fosse iscritto a diversi siti di incontri online - quello che le sfuggiva era perché usasse una sua foto risalente ad almeno vent’anni prima; non aveva dubbi sul perché quel coreano strambo passasse buona parte delle sue serate sui siti di poker online (perdendo anche parecchio), o perché Xiao amasse guardare video di cucina su Youtube.

Quello che proprio non comprendeva, invece, era la fissazione che tutti avevano per i social network - che a suo parere avevano ben poco di social.

Dalle ore passate sull’arcinoto Facebook aveva dedotto che era un sito assolutamente inutile e privo di un qualunque scopo pratico: il suo database aveva scaricato milioni di post inutili, dalle citazioni più o meno colte alle provocazioni sterili, passando per le foto delle vacanze e del matrimonio di Tizio e Caio, i cosiddetti meme e gli immancabili video di gattini e cagnolini (che, aveva scoperto, piacevano tantissimo al suo capo Jin Kazama. La sua cronologia parlava chiaro).

Ma grazie a quel sito aveva trovato un altro social network ben più interessante, Instagram. Ad Alisa piacevano tanto le foto, e un sito in cui venivano condivise solo ed esclusivamente quelle non poteva non attirare la sua attenzione; certo, anche lì non mancavano contenuti discutibili: se le foto di paesaggi e tramonti erano di sicuro impatto, lo erano un po’ meno gli scatti riguardanti cibo, scarpe fotografate dall’alto, smorfie strane.

E proprio queste, trovate su un profilo a lei noto, avevano fatto scattare il campanello d’allarme.

 

*

 

“Capo, devo parlarti.”
Jin alza lo sguardo dal tablet – dove finge di lavorare, ma in realtà sta ancora giocando a Plague Inc. “Dimmi” annuisce, tornando a fissare lo schermo e scoppiettando punti dna con l’indice.

“Capo, è qualcosa di serio.”
“Heihachi è tornato?” chiede, allarmato.

“No.”
“Kazuya?”

“No…”

“Qualcuno ha lasciato di nuovo pacchi bomba? O hanno tirato ancora uova all’entrata?” insiste. Negli ultimi mesi avevano speso più in pulizia dei vetri che per le ricerche di Boskonovitch. O per la cancelleria.

“Oh, no per fortuna! Gli ultimi manifestanti non credo si faranno più vivi, dopo aver visto la mia testa esplodere!”

“E allora scusa ma non credo sia qualcosa di davvero importante… oh, stupida Groenlandia!” borbotta, maledicendo quella dannata distesa di ghiaccio che non vuol saperne di lasciarsi infettare dal temibile virus “Bubi”.

“Mi dispiace ma devo insistere!” tuona Alisa, strappando il tablet dalle mani di Jin – che pigola: “Ehi, non avevo ancora salvato!” – e collegandosi ad esso con uno dei suoi cavi usb, per poi cominciare a scorrere le varie applicazioni.

“Posso sapere cosa ti prende?” chiede lui, ritrovandosi per tutta risposta lo schermo dell’apparecchio a pochi centimetri dal viso.

“Questo!”

Jin sulle prime non capisce perché Alisa sia preoccupata per Instagram. Poi nota a chi appartiene il profilo in questione. Un occhio cade sulle foto.

“Capo, smettila di ridere! È grave!” piagnucola l’androide dai capelli rosa, continuando a mostrargli quelle foto. “Io credo sia malato! Come può un essere umano fare tali smorfie se non per un dolore insopportabile?”

“AHAHAHAHAHAHAH! Oh Kami… PUHAHAHAHAHAHAH!”
Alisa è in preda al panico: la questione è più grave del previsto, se Jin Kazama sta ridendo. Non era mai successo – almeno da quando lei era stata costruita.

“Ehi Jin, ci sono alcune questioni di qui dobbiamo parlare.”
Alisa si volta di scatto.

“Lars! Dimmi che stai bene!”
Il soldato la guarda perplesso, colto di sorpresa da quell’affermazione: “A parte un ginocchio malandato che si fa sentire quando cambia il tempo direi che sono piuttosto in forma.”
“Non fingere con me! Ho visto le tue foto!”

A quella frase Lars si irrigidisce: “...tu hai visto COSA?”
“Le foto su Instagram! Se stai male devi dircelo, forse papà può curarti!” replica, mostrando a Lars il tablet con le sue foto: la sua espressione, secondo Alisa, può indicare sia imbarazzo che un notevole aumento della pressione sanguigna, ed è piuttosto sicura che la seconda ipotesi sia la diagnosi corretta. E mentre costringe lo svedese a sedersi per riprendere fiato – mentre lui continua ad assicurarle che sta benissimo e no, la sua pressione è assolutamente nella norma, ogni tanto lancia occhiatacce a Jin, ancora intento a ridere e bofonchiare frasi senza senso come: “La bocca a culo di gallina! AHAHAHAHAHAH!”. È un comportamento altamente irrispettoso verso un uomo affetto da qualche malattia cronica terribile, ma deve ammettere che è lieta di vedere il suo burbero capo lasciarsi andare a una sana risata.

Dopo diversi minuti Jin si riprende dall’attacco di ridarella isterica e, avvicinandosi a Lars, gli dà una pacca sulla spalla: “Grazie, le tue foto mi hanno decisamente migliorato la giornata.”

E se ne va, scoppiando  a ridere di nuovo.

Lars, il cui viso ha raggiunto una tonalità di rosso simile a quella della sua armatura, si alza dal divanetto, si scusa con Alisa e va via anche lui dicendo solo che ha delle cose importanti da fare. Mentre esce in corridoio lo sente imprecare in svedese perché, stando al suo traduttore automatico, ha dimenticato il cellulare nell’armadietto dello spogliatoio.

La piccola androide rimane sola, incerta sul da farsi e con le idee confuse su quello che è appena successo; dà un’altra occhiata al tablet e alle foto di Lars, ancora preoccupata per la sua salute.Dopo una veloce comparazione fatta con le immagini presenti nel suo database, però, su una cosa si trova d’accordo con Jin: le facce di Lars nelle foto ricordano proprio il sedere di una gallina.



***

Perché se partecipi ai giochini sulle fanfiction che girano su FB poi ne paghi le conseguenze XD
Questa cosina scema è il "premio" per Evilcassy, che mi ha fregata su un fanfiction meme che gira su FB (tanto per rimanere in tema XD) e come premio ha voluto una fanfic incentrata su Alisa, con il prompt "Instagram". Capite quindi che non poteva uscirne qualcosa di intelligente :°D Ma spero vi strappi una risata. Per immaginare la "faccia a culo di gallina"... vi basta sfogliare le foto di qualche vostro contatto Facebook, state sicuri che qualcuno di loro la mette in mostra con gioia nei suoi selfie XD Scusami Lars, colpa tua e della tua ossessione per i cellulari.
Alla prossima (perché non ho ancora finito di pagare pegno, già)!

Mana
   
 
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