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Autore: A r l i e    15/06/2015    3 recensioni
Mare.
Custode di storie da tutti dimenticate, ma da lui gelosamente custodite come gli antichi tesori celati nell’abisso.
Storie che spiaggiano dopo l’improvvisa mareggiata dei ricordi. Distruttiva, spietata.
Furono onde fameliche, quelle che riportarono a galla la storia di Hayal.
Il suo sorriso, la sua voce, il suo respiro…
E poi fu bonaccia.

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Oceano Atlantico, 15 dicembre 1907
Il Capitano Egan non poteva desiderare morte migliore, se non quella di affondare insieme alla sua nave lasciando che l'acqua del mare lavasse via tutti i suoi rimpianti.
La Rusheen, scomparve così nella tempesta, portandosi dietro un carico di morti innocenti.
La risata amara del vecchio capitano e il pianto di una bambina, echeggiarono nella tormenta.
Irlanda, 15 dicembre 1921.
La torre del faro illuminò il porticciolo di Dalkey per l'ultima volta, trasformando la piccola cittadina irlandese in un fitto labirinto di ombre e misteri.
Gli occhi del giovane soldato Nolan Frek, quella notte, furono gli unici spettatori di quell'etereo spettacolo i cui protagonisti furono segreti e illusioni.
Segreti che avvolgono il suo passato e che lo trascineranno in un'intrigante e pericolosa avventura.
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 A un anno dalla scomparsa di Arlie dal mondo di EFP, ecco il suo indesiderato ritorno sotto un altro nick e con una nuova storia.
 Era da tempo che desideravo scriverla e finalmente, dopo numerosi tentativi, sono riuscita a dare forma alle malsane idee che  intasano il mio cerveletto.
 Riguardo questo primo capitolo, posso solo dirivi che come sempre i "prologhi" scritti da me, hanno il compito di confondere il lettore  e di accennare solo in minima parte quello che sarà poi il vero succo della storia.
 Comunque, se desiderate qualche chiarimento, segnalare qualche errore o semplicemente lasciare qualche parere a questo breve prologo Sarò una Niamh felice se lo fare, non esistate a lasciare una recensione.

N.B. Nei prossimi capitoli -sicuramente molto più lunghi di questo introduttivo, trovere più riferimenti alla Guerra d'Indipendenza Irlandese.
La canzone che ha ispirato questo capitolo: clicca QUI

 
Prologo
Il Respiro di Hayal
 
Quella notte il mare impetuoso, mosso dal vento di tempesta, mi parlò come se avesse voluto svelarmi un segreto.
Lo ascoltai attentamente, cercando di captare il significato nascosto delle sue parole, pronunciate in quella lingua arcana che solo chi ha avuto la fortuna di nascere sull’acqua può capire.
Lo sciabordio delle onde, i sassi che strisciavano sul bagnasciuga, il fragore della risacca; percepivo agitazione nella sua voce e capii che quello che stava per dirmi, era uno di quei messaggi che possono cambiare la vita.
Fu in quella notte che vidi Hayal per la prima volta.
Quando i nostri sguardi si incrociarono, la voce del mare divenne un flebile sussurro e l’assordante musica della vita cominciò a coprire ogni sorta di strepitio, scandendo ogni istante di quel magico momento.
Le note malinconiche di un violino e quelle più dolci di un flauto, accompagnavano l’incantevole sinfonia dell’arpa celtica.
Quel suono soprannaturale quasi divino, ero certo che provenisse dal profondo degli abissi, ma risuonava nell’aria come se fosse rarefatto.
Completamente attratto da Hayal e dal suo sguardo, avanzavo lentamente nel tentativo di raggiungerla mentre le onde sferzavano le mie gambe con potenza, come se volessero tenermi lontano da lei.
L’acqua arrivava poco sopra la mia vita, quando a dividerci c’erano solo pochi centimetri.
Disse qualcosa, ma non riuscii a sentirla.
Allora mi sorrise, ma non ne capii il motivo.
Sentii il bisogno di toccarla e appena sfiorai la sua mano, il tempo rallentò e la musica della vita cessò improvvisamente.
Dapprima il cuore perse qualche battito, poi accellerò fortissimo quando il respiro di Hayal ruppe il silenzio che si era creato l’attimo precedente.
Era calmo e regolare, così come il battito del suo cuore.
Quel battito lento, intenso, che misurava inesorabilmente il tempo che la vita le aveva concesso.

 
   
 
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