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Autore: The Writer Of The Stars    16/06/2015    2 recensioni
“Per me Freddie non è morto.” Ho risposto subito io con serietà. Mio padre deve avermi guardata divertito ma non posso affermarlo con sicurezza, perché era intenta a rimirare le stelle.
“Come no?” mi ha chiesto.
“Non lo senti?” gli ho chiesto, voltandomi a guardarlo.
“Non senti la sua voce, non senti com’è bella chiara e potente?” ho continuato additando il lettore cd da dove proveniva la melodia e sorridendo malinconica alla pazzia di ciò che stavo dicendo.
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Piccolo sfogo personale, scusatemi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Freddie Mercury
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Amo le sere d’inizio estate. Sono innamorata di esse da sempre, credo di essere nata con questa predisposizione al tiepido calore delle notti di giugno.
In queste sere mi piace starmene all’aperto, sdraiata sul prato di casa mia col viso rivolto all’insù, alla romantica ricerca di qualche stella particolarmente bella. Non sono una tipa eccessivamente romantica o sentimentale, ma mi piace la notte e il suo cielo.

In queste sere amo anche girare in macchina per la mia città, verso le zone di campagna meno illuminate se non dal chiarore della luna, e quindi più belle. Mi piace starmene in macchina da sola con mio padre, lui che guida e io seduta al suo fianco che guardo in silenzio fuori dal finestrino.  Parliamo poco, ma nell’abitacolo della macchina non c’è silenzio. C’è la musica che mio padre mi ha fatto amare e quella che ascolto sempre, di cui ho il telefono completamente intasato; ci sono le melodie eccentriche e meravigliose degli anni dei jeans, della disco dance, delle pettinature strane e dei lenti in discoteca: c’è la musica degli anni 70, 80 e 90.

Non l’ho mai detto, ma mi piace da morire starmene in macchina insieme a mio padre ad ascoltare  lo stesso ritmo, gli stessi accordi, la stessa voce. Mi fa sentire più legata a lui, più vicina, perché so che anche se non lo dice è felice che io sia così diversa dagli altri, che ascolto i Dire Straits anziché boyband del giorno d’oggi.

Qualche sera fa si è ripetuta la stessa scena. Era verso sera, il sole era tramontato e la luna, bella e luminosa come piace a me, era spuntata da poco dal suo letto di nuvole. Mio padre stava guidando ed io osservavo il cielo silenziosa, rilassata,tranquilla. Nel lettore cd della macchina aveva trovato posto per l’ennesima volta “The works” dei Queen e l’intera automobile era invasa dalla voce meravigliosa di Freddie. È una voce che mi fa sognare, sin da quando avevo appena tre anni, forse è per questo che amo i Queen al punto di arrivare sempre alle lacrime ascoltandoli. E io li ascolto sempre.

Freddie stava intonando con dolcezza i versi di “Is this the world we created?” e in quel momento, cullata dalla sua voce, non pensai ad altro. Mi focalizzai sul timbro chiaro e un po’ profondo di Freddie e davanti a me apparve quasi la sua immagine intonare i loro capolavori ad uno dei tanti concerti leggendari. Non seppi nemmeno io con quale audacia, per quale motivo o per quale desiderio misterioso feci quello che feci dopo. So solo che lo dissi.

“Papà, se Freddie fosse stato vivo, tu mi avresti portato ad un loro concerto?” ho chiesto io tremendamente seria. Mio padre ha voltato un po’ il capo per osservarmi, sorridendo piano, sembrava quasi intenerito.

“Beh ma Freddie è morto, perciò non ha senso nemmeno pensarci!” mi ha risposto forse un po’ divertito dalla mia ingenua richiesta. Io ho fatto una smorfia contrariata con la bocca, involontariamente. Mi capita sempre, quando la gente ripete che Freddie è morto, di assumere uno sguardo malinconico, di abbandonarmi ad una smorfia di dolore e fastidio, perché so che per me non è vero.

“Per me Freddie non è morto.” Ho risposto subito io con serietà. Mio padre deve avermi guardata divertito ma non posso affermarlo con sicurezza, perché era intenta a rimirare le stelle.

“Come no?” mi ha chiesto.

“Non lo senti?” gli ho chiesto, voltandomi a guardarlo.

“Non senti la sua voce, non senti com’è bella chiara e potente?” ho continuato additando il lettore cd da dove proveniva la melodia e sorridendo malinconica alla pazzia di ciò che stavo dicendo.

“Freddie non è morto, lui non morirà mai!” ho continuato quasi euforica, anche se triste.

“E perché dici così?”

“Perché so che è così. Finché la gente continuerà ad ascoltare la sua voce, magari in macchina diretti verso casa, come stiamo facendo noi, Freddie non morirà, perché qualcuno si ricorderà sempre di lui, avrà sempre la premura di riascoltare la sua voce e pensare, magari nella propria ignoranza, “cavolo, certo che questo tizio aveva davvero una voce da paura!”  ho risposto io, seria e convinta delle mie parole.

Mio padre mi ha sorriso piano, annuendo un poco con la testa. Sa quanto ami i Queen, ma magari non sa che ogni volta che ascolto Radio Gaga mi scendono lacrime di frustrazione perché vorrei esserci anche a io battere le mani insieme a Freddie, come al Live Aid. Sicuramente non sa quanto anche il solo ascoltare “I want to break free” mi metta allegria, e di certo non sa che “Somebody to love” mi lascia sempre un senso di nostalgia e malinconia forte, ma piacevole.

Non lo sa perché non lo sa nessuno. Lo so solo io, è questo il fatto. E sì, ora anche tu che stai leggendo questa sottospecie di sfogo lo sai, ma cosa importa infondo? Se un giorno dovessimo per caso incontrarci, metti un caso del destino, non credo che mi guarderai come “la ragazza che si commuoveva con i Queen” ma come “la ragazzina di Efp che ascoltava musica di altre generazioni” e in verità ti dico che mi va bene, perché è questo ciò che sono in realtà. Non sono speciale, non mi sento tale, ma so di avere dentro di me qualcosa che quasi nessun altro della mia età ha; l’amore per la musica. Ma non quella di oggi.

Io parlo dell’altra musica.


“Se lo dici tu …” mi ha risposto mio padre, tornando a guardare la strada dinanzi a sé e abbandonandosi anche lui alla voce di Freddie. E anche se non me lo ha detto, so che è stato fiero di me per ciò che ho detto.

È fiero di me per ciò che sono. Ed è forse una delle poche persone ad esserlo davvero.

 Ma a me va benissimo così.



Nota autrice:
scusate lo sfogo, non so bene cosa mi sia preso ma avevo bisogno di scrivere ciò che ho scritto. Scusate, ma come avrete capito, io sono così.

   
 
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