Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: fireslight    16/06/2015    3 recensioni
Spoiler 5x1O!
L’aveva vista tra le fiamme la notte stessa in cui Jon Snow era stato rinvenuto morente tra la neve, sa che lei è l’unica speranza di salvezza per un corpo esausto dall’alito della vita.
[Sansa Stark!Centric • hints to Jon/Sansa♥][Future!Fic/WhatIf?][Spoiler ADWD/TWOW][Angst, Introspective, Dramatic − 1.571 words]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jon Snow, Melisandre di Asshai, Sansa Stark, Theon Greyjoy
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Pensa sempre a quanto è lungo l'inverno
 
Una volta, diverse lune orsono, suo padre le aveva raccontato di inverni che duravano per generazioni, di come i re perissero senza mai vedere uno scorcio d’estate e le madri uccidessero i propri bambini perché non patissero il freddo, piangendo lacrime che si congelavano sui visi.
Adesso, la neve alta sino alle caviglie, i boschi silenziosi intorno a loro come inni di morte, Sansa non riesce a non pensare a quanto ciò fosse sempre stato vero.
«Cosa credi che farà,» domanda a Theon, pallido fantasma accanto a lei, le mani ancora unite dopo il salto atroce dalle mura del castello, «cosa farà quando capirà che siamo fuggiti?»
«Manderà uomini a cercarci.»
Theon le stringe la mano, lo sguardo perso nel vuoto, «Ci troverà, milady. Dobbiamo raggiungere il Castello Nero, dobbiamo..»
Jon”, pensa al fratello bastardo che non aveva mai degnato di attenzione e sente il fastidioso peso del rimorso come una freccia infuocata nelle viscere, “Sarebbe così bello rivederlo.”
«Ramsay ha detto che Jon è il Comandante dei guardiani della notte.»
«Lo è, milady.»
«Pensi mi proteggerà, sarei al sicuro con lui?»
Theon si ferma improvvisamente nella neve, gli occhi scrutano una ragnatela di lineamenti preoccupati, il viso di una fanciulla bella e innocente come l’estate, costretta a vivere in un covo di vipere.
«Ti proteggerà con la sua vita.»
 
 
«Aprite i cancelli.»
La Donna Rossa distoglie lo sguardo dalle fiamme, rivolgendolo al cancello della fortezza.
Mormorii intercorrono tra le fila di uomini in nero, incredulità mista a vergogna serpeggia come un rettile tra le sabbie di un asciutto deserto e Melisandre di Asshai riconosce con un guizzo sorpreso degli occhi azzurri, la figura di una fanciulla di neve, i capelli come fiamme vive nascoste dal cappuccio del mantello scuro.
L’aveva vista tra le fiamme la notte stessa in cui Jon Snow era stato rinvenuto morente tra la neve, sa che lei è l’unica speranza di salvezza per un corpo esausto dall’alito della vita.
«Devi essere Sansa Stark.» le dice, osservandola curiosa, come cercando tra le su iridi bugie nascoste da strati di sofferenza, − ciò che vede è un corpo e un’anima distrutta, ma ancora profondamente determinata nell’aggrapparsi alla vita.
«Lo sono. Voi siete..?»
«Melisandre di Asshai. Dobbiamo parlare.»
La Donna Rossa getta uno sguardo eloquente a Theon: Sansa lo lascia per un momento nei cortili imbiancati del castello, osservando alcuni uomini condurlo nella sala grande, dargli del cibo e degli abiti puliti, come fosse uno di loro, tornato dopo tanto tempo da un viaggio impervio e pericoloso.
Prima di seguire Melisandre, Sansa nota i resti di quelle che sembrano pire funerarie sparse per il cortile, − o forse vecchi roghi − e ciò la riempie di un’inquietudine nuova, aliena da comprendere.
«Dov’è mio fratello, il Lord Comandante? Vorrei vederlo.»
Si fermano entrambe nel mezzo di un corridoio esterno alla struttura, Sansa non teme gli occhi della donna di fronte a sé, che di rosso ha l’abito e i capelli, persino quel rubino scintillante alla gola, ed anche l’anima ingannevole, ammaliatrice di un demone.
«Due notti fa, non riuscendo a dormire, sono uscita fuori nei cortili» la sua voce ha una cadenza inusuale, un accento esotico impossibile da classificare, «Ho trovato Jon Snow a terra fra la neve, pugnalato alla schiena e al torace più volte di quanto io stessa sia riuscita a contare. Morente, prossimo tra le mani del mio Signore−»
Come se una voragine si aprisse sotto i suoi piedi, facendola sprofondare negli inferi, Sansa avverte se stessa scivolare in un limbo, luogo in cui voci e suoni arrivano ovattati, come al di sopra di onde funeste contro rocce frastagliate.
La presenza del fratellastro era stata l’unica cosa a tenerla in vita sino a quel momento, una speranza troppo rapidamente svanita, sottrattale crudelmente.
«È morto?» chiede, e quasi non si accorge di essere davanti a una spessa porta in legno, forse l’infermeria del castello − che, tuttavia, non ha più un Maestro.
«Il suo corpo invoca la misericordia della morte, la sua anima e il suo spirito combattono per tenerlo ancorato a questa vita.»
 
 
Stenta a riconoscere l’uomo steso su un letto che odora di sangue e neve, come se non avesse più memoria del suo viso e del suo corpo.
«Può sentire?» domanda a nessuno in particolare − o magari, a se stessa.
«Dorme, ma potrebbe sentire ciò che diciamo.» risponde Melisandre, sfiorando con dita bianchissime la fronte del fratello, rovente di febbre.
«Non c’è nessun maestro che possa curarlo?»
Sansa osserva la Donna Rossa in silenzio, meditare come per raccogliere a sé i pensieri prima di esporli.
«Non al momento. Finora, l’ho curato io.»
«Con la magia?»
La schiettezza della fanciulla la sorprende, eppure la Donna Rossa è consapevole della sua fama oscura, le voci dei roghi sulle spiagge di Roccia del Drago correvano furiose, rapide come correnti in un ruscello impetuoso.
«Anche. Ma adesso, un altro tipo di cura è quella che potrà salvarlo.»
Prima che possa risponderle, Sansa avverte la porta della stanza richiudersi alle sue spalle, l’aria fredda che dall’esterno inonda l’ambiente, creando un contrasto con le fiamme del camino.
 
 
Non sa quanto tempo sia passato, ma avverte una delicata pressione tra le dita; alzando il capo, Sansa osserva le dita di Jon muoversi lentamente, gli occhi al di sotto delle palpebre muoversi velocemente, come per incubi, la febbre abbandonare il corpo provato del fratello.
«Sansa?»
Non ricorda più la sua voce, né il tono o le sue sfumature. Non ricordava più niente del ragazzo che, una vita fa, giocava nei cortili di Grande Inverno con suo  fratello Robb.
«Come ti senti?»
«Sei tu, Sansa?»
Jon le stringe le mani fra le sue, mettendosi seduto sul piccolo letto con difficoltà, il torace nudo vestito solo di candide strisce di lino.
«Sono io, Jon. Sono qui.»
Non si cura delle lacrime che adesso le solcano il viso, né dell’espressione addolorata di suo fratello, mista ad una precaria felicità che sa di addii e speranze ormai esaudite.
Vi sono soltanto le mani di Jon fra le sue, sul suo viso − lui che tenta di asciugare le sue lacrime, ricordi amari di una prigionia soffocante, di una gioia incontenibile, perché il lupo solitario muore ma il branco sopravvive, eppure loro sono ora l’eccezione alla regola.
«Sei viva.» le sussurra, accogliendola accanto a sé nella piccola branda, circondandola con le braccia finchè le bende glielo permettono, sfiorandole i capelli di fuoco, così simili e diversi da quelli della Donna Rossa, misteriosa e inquietante al tempo stesso.
«Dovresti preoccuparti di esserlo anche tu.»
«Probabilmente dovrei.»
«Stannis ha fallito,» lo informa qualche minuto dopo, cullata dal calore del suo corpo − «Il suo esercito è stato sconfitto, per me non c’è più alcuna possibilità, non−»
Ma Jon sembra non ascoltare ragioni; le sfiora piano i lunghi capelli, stringendola di più a sé nonostante il dolore delle ferite.
«Rimarrai qui, con me. C’è sempre un modo, Sansa. Ho perso troppo, abbiamo perso troppo,» mormora, il battito del cuore della fanciulla contro il suo petto, una nenia di inaspettata serenità, «Non posso lasciarti andare, non più.»
 
 
«Credi mai che arriverà?»
Sulle mura della fortezza l’aria è ancora gelida, si insinua tra i vestiti come rivoli di ghiaccio, eppure i venti sono di poco più miti.
«Cosa?»
«L’estate, Jon.»
Sansa lo conduce nel Parco degli Dei, attraversando il labirinto di corridoi che un tempo era stata la loro casa, attraversando i cortili di neve ormai sciolta.
«Arriverà, vedrai.»
Al suo risveglio, Jon aveva gli occhi di un colore diverso, stranamente inusuale: erano di un grigio venato di sfumature di ametista. Di conseguenza, era stato decretato che, alla sua morte, la sua guardia fosse terminata.
Alcune settimane prima, Sansa aveva ricevuto una lettera da parte di Ditocorto, arrivata da Nido dell’Aquila: diceva di avere l’esercito della Valle al suo fianco e che, anche senza Stannis, avrebbe eliminato i Bolton.
Alcuni giorni dopo, un’altra lettera riferiva di un assedio a Grande Inverno, liberata definitivamente dal vessillo dell’uomo scuoiato e a quanto pare, non senza ingenti perdite.
Nessuno aveva idea di dove Ditocorto fosse finito, nessuno aveva trovato i cadaveri di Roose e Ramsay Bolton, eppure il loro esercito era stato sterminato.
«Gli alberi cominciano ad avere le foglie, adesso.»
Jon osserva i pini e gli arbusti intorno alle sorgenti di acqua bollente, i volti scolpiti di resina nei tronchi pallidi degli alberi-diga.
«Andrai via, Jon?»
«Vuoi che vada via?»
Sansa gli prende una mano, intrecciando le loro dita, sorridendo come non faceva da tempo.
«Non voglio rimanere sola, Jon. Questo posto ha troppi ricordi, troppi fantasmi, non potrei sopportarli da sola.»
Le si avvicina piano, sfiorandole il viso, i capelli, poggiando la fronte contro la sua.
«Non ho intenzione di andarmene, Sansa.» sussurra, baciandola con estenuante lentezza, stringendo il corpo minuto della fanciulla contro il suo.
«Ricordi quando da bambini giocavamo tra la neve nei cortili?»
«Tu non giocavi quasi mai, a dire il vero. Temevi di sporcarti i vestiti.» le ricorda con un sorriso nostalgico, tempi passati e frammenti di una vita ormai dimenticata.
Sansa si avvicina ad una delle sorgenti, e inginocchiatasi nell’erba, avendo atteso che si fosse avvicinato abbastanza, lo schizza di acqua tiepida, ridendo della sorpresa dipinta sul viso dell’uomo.
«Vorresti recuperare il tempo perduto, eh?»
Da secoli Grande Inverno non avvertiva nell’aria le risate divertite di chi giocava tra gli alberi secolari degli Antichi Dei, tra le sorgenti calde e i primi germogli di una lunga estate infinita.




 
Note dell'autrice.
E finalmente questa quinta stagione è terminata, con molti alti e bassi.
Personalmente, sono felice che Theon si sia svegliato e che sia fuggito insieme a Sansa, un po' meno per la situazione critica di Jon, ma spero che non sia morto perchè altrimenti ci rimarrei davvero male - e poi, parliamoci chiaro, chi non vorrebbe sapere chi è sua madre? 
Nonostante ciò, immagino che nella prossima stagione Sansa raggiunga davvero il castello nero, perchè altrimenti dove potrebbe andare, quale sarebbe il suo destino insieme a Theon?
Aw, ammetto anche di starmi fissando con la Jon/Sansa e paradossalmente, dopo la 5x10 ancora di più.
Infine, il titolo della shot è una citazione da Marco Catone.
Alla prossima, spero possa esservi piaciuta,
fireslight.

 
 

 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: fireslight