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Autore: Sassanders    16/06/2015    1 recensioni
Dal capitolo I
"-Bene, ragazzi. Stasera io e Christi vi abbiamo portato qui perché avremmo un annuncio importante.-
Mi si forma una specie di groppo in gola a causa della tensione, perciò bevo un po’ di acqua.
-Abbiamo deciso che Christi, Hayley, McKayla ed Erica verranno a vivere a casa nostra.-"
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Taylor York
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Al suono della campanella, che segna finalmente la fine di quest’altra straziante giornata scolastica, alzo la testa dal banco e sospiro, stiracchiandomi. Quel vecchiaccio stronzo di Campbell ha finito di spiegare quell’insulsa materia. Ripongo i libri nello zaino e noto che il professore sta consegnando i compiti agli studenti, man mano che escono dall’aula. Posso aggiungere un’altra F alla lunga serie di insufficienze accumulate dalla sottoscritta nel corso dell’anno. Prendo la borsa e mi dirigo verso la cattedra, e Campbell mi porge il foglio con molti segni rossi e una bella F scritta in alto, accanto al mio cognome.
-Complimenti Williams, un’altra F.- mi comunica il professore, sorridendo sornione.
-Ah, e spero abbia fatto sogni d’oro, nella mia ora.- aggiunge, mentre sto uscendo dall’aula.
-Fanculo.- mormoro a denti stretti, ed esco in fretta dalla stanza, dileguandomi tra i vari studenti della scuola. Dopo poco vengo spintonata da qualcuno, e successivamente sento delle risate familiari. Mi volto e vedo che Jeremy Davis, Zacky Vengeance e Synyster Gates sono dietro di me e ridono come degli stupidi.
-Williams, attenzione a dove metti i piedi.- mi dice Gates, alzando un sopracciglio. Capelli lunghi corvini, un piercing al naso, tatuaggi sulle braccia e fisico abbastanza atletico. Si può facilmente intuire che è un idiota, solamente guardandolo in faccia.
-Gates, sei stato tu a finirmi addosso. Ci vedo, a differenza tua.-
-Mi aspettavo una risposta più sorprendente, Williams. Che ti succede?-
-Davis, ma per piacere. Fottiti.- Li lascio lì ancora in preda alle risate, rivolgendo un ultimo sguardo a Vengeance e ai suoi occhi cerulei.
Vado immediatamente verso il mio armadietto, lo apro e ci infilo dentro tutti i libri della giornata appena conclusa. Sbatto lo sportellino, chiudo con il lucchetto  ed esco dall’edificio, ritrovandomi in cortile, dove Dakotah, Alex e Taylor, mi aspettano chiacchierando. Appena mi intravedono, fanno un cenno con la mano e scendo in fretta le scale, correndo verso di loro.
-Hayls! Ce ne hai messo di tempo!- esclama Dakotah, abbracciandomi.
-Sì, lo so. Campbell ci ha consegnato i test di storia.- mi scuso, passandomi una mano tra i capelli tinti di rosso e arancione.
-Posso aggiungere un’altra F alla lunga lista di voti di merda che ho preso quest’anno in storia. E io manco ci volevo venire a scuola.- aggiungo.
 -Sai com’è fatto Campbell, ignoralo.- dice Tay, dandomi una pacca incoraggiante sulla spalla destra. Io annuisco e lui sorride in risposta.
-Mi accompagnate? Devo tornare perché mia madre ha esplicitamente detto che sarei dovuta essere a casa appena uscita da scuola, non so per quale assurdo motivo.- domando loro, che acconsentono. Li ringrazio e aspettiamo che passi l’autobus che conduce a casa mia, che arriva poco dopo. Io e i miei amici prendiamo posto in fondo al bus, proprio per non essere disturbati dal resto degli studenti chiassosi di questa scuola. Afferro l’Ipod, infilo le cuffie e in un attimo le note di ‘Sheena is a punk rocker’ dei Ramones, mi rilassano.
Mi ritrovo a pensare a come sarebbe bello diventare una cantante. Adoro cantare, è una delle mie più grandi passioni. Canto da quando avevo quattordici anni, anche se sembra strano visto che al momento ne dimostro anche di meno, per via della mia statura improponibile: 158 cm. Curioso come abbia solo amici molto più alti di me e che approfittano per prendermi in giro ogni volta che possono. Tay, ad esempio, è alto 1.85 m. Certo, 185 cm di stupidaggine, ma non si diceva ‘altezza mezza bellezza’? Ma questo non è molto importante, visto che alla fine ha un quoziente intellettivo decisamente inferiore a cinquanta. A parte questo, lo considero mio fratello, ci conosciamo praticamente da sempre. Alex è un mezzo sfigato, ma comunque un ragazzo abbastanza carino, con il solito look punk e faccia da ebete. Frequenta l’ultimo anno ed è il migliore amico di Taylor. Dakotah è, invece, una delle poche amiche di sesso femminile che ho: capelli biondi e lisci, occhi verdi e dimostra la sua età, a differenza mia, dato che sfiora il metro e settanta di altezza. Ci conosciamo da più di quattro anni, grazie alla scuola e siamo entrambe al penultimo anno, così come Tay. Il flusso dei miei pensieri, viene interrotto da una gomitata lieve di Alex che mi avvisa che sono arrivata a destinazione. Mi alzo, quindi, dal sedile e congedo i miei amici, salutandoli con un bacio sulla guancia. Scendo in fretta dal pullman e mi dirigo a passo svelto verso casa mia. Suono il campanello e ad aprirmi è mia sorella McKayla, di otto anni, che appena mi vede, sorride felice e mi abbraccia. Sorrido istintivamente anche io e la prendo in braccio, stringendola. Chiudo la porta di ingresso con la piccola che gioca con i miei capelli, e saluto mia madre seduta sul divano a guardare un reality show.
-Cos’è che dovevi dirmi?- chiedo a mia madre, con un sopracciglio sollevato.
-Ah già. Quasi dimenticavo. Stasera abbiamo una cena ad Huntington Beach con Brian e i suoi figli. Andiamo in un ristorante perché dobbiamo parlarvi di una questione molto importante.- risponde, continuando a fissare lo schermo della tivù dove appaiono immagini di persone famose che ridono.
-Oh, davvero una magnifica serata.- borbotto, sarcasticamente e beccandomi un’occhiata torva da parte di mia madre.
-Questo vuol dire che farò amicizia con i miei nuovi fratellastri. Mi commuovo.- continuo, facendo finta di piangere, sventolandomi una mano davanti al viso e suscitando le risate di mia sorella, che mostra un sorriso strano a causa dei dentini da latte che le stanno cadendo. Le accarezzo la chioma castana e mi volto di nuovo verso mia mamma, che sembra non avere nemmeno udito il commento che ho fatto. Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa, salendo poi al piano superiore per mettere un po’ in ordine, riflettere e passare del tempo con mia sorella. Apro la porta della mia stanza e trovo l’altra mia sorella minore, di dieci anni, Erica, distesa sulle coperte blu del mio letto ad una piazza.
-E tu, peste, perché non sei venuta a salutarmi?- chiedo, fingendo di mettere il broncio e poggiando i pugni chiusi sui fianchi.
-Non ne avevo voglia.- biascica, mentre sbadiglia.
-Ah sì?- domando, minacciosa, avvicinandomi. McKayla sale sul letto e insieme cominciamo a fare il solletico a nostra sorella, che ci implora di smetterla tra le risate. Dopo un po’ mi alzo dal letto e sospiro, sorridendo.
-Dove vai?- mi domanda mia sorella Erica, giocherellando con una sua ciocca castana attorno al dito.
-Arrivo subito.- rispondo, e dopo che ha annuito, mi dirigo nel bagno per darmi una rinfrescata al viso. Guardo il mio riflesso nello specchio e, in fondo, non sembro così stanca: le occhiaie non sono così evidenti, i capelli lisci, tinti di rosso e arancione sono in disordine ma non ci faccio nemmeno più caso, mentre l’eyeliner nero attorno agli occhi, stranamente, non è sbavato. Sistemo la T-shirt rossa dei Ramones e i jeans neri e rientro nella stanza, trovando le mie sorelle stese sul letto a fissare il soffitto, con espressioni pensierose. Mi siedo sul tappeto e giro la testa di lato.
-Hayls.- mi chiama McKayla.
-Sì?-
-Stasera mamma ha detto che lei e Brian dovranno darci una notizia. Secondo te cos’è?- mi domanda mia sorella.
-Tesoro, proprio non ne ho idea. Tu cosa pensi che debbano dirci?-
-Secondo me, siccome mamma e Brian stanno tanto bene insieme devono dirci che si sposano.- dice Erica, con aria sognante. Scoppio a ridere e scuoto la testa.
-Non credo proprio.-
Lei fa spallucce.
-Com’è andata oggi a scuola?- mi informo.
-Bene, la maestra non c’era ed è venuta una supplente davvero brava. Poi ho passato tutto il tempo con Hannah.- racconta McKayla, ridacchiando.
-Io sono rimasta a casa.- aggiunge Erica, facendomi la linguaccia. Ricambio con lo stesso gesto e lei scoppia a ridere.
Rimaniamo parecchio tempo a chiacchierare e a guardare cartoni animati e il tempo vola così in fretta che nemmeno ce ne accorgiamo, finché non sentiamo un colpo alla porta.
-Avanti.- affermo, a voce alta.
Mi si presenta davanti la figura di mia madre che ci sorride e ci comunica che dobbiamo prepararci per stasera, visto che sono già le sei e mezza. Sospiro e vedo che le mie due sorelle escono dalla stanza per andare nelle loro per prepararsi al meglio.
Io decido di non indossare nulla di particolare, anche perché non sono la tipa che mette vestiti e robe alla moda, né una che si veste in modo elegante. Non metto un abito da più o meno quando avevo sette o otto anni. Apro il borsellino dove di solito trovo tutti i miei trucchi e rimarco l’eyeliner nero attorno agli occhi verdi. Spruzzo sul collo il primo profumo che mi capita sotto mano e mi fisso allo specchio nel complesso. Il trucco è semplice proprio perché odio le cose complicate e di solito metto solo poca matita.
Devo ammettere, però, che Brian è un tipo apposto. Ha un senso dell’umorismo davvero spiccato, infatti lavora per una testata giornalistica satirica, oltre che suonare la chitarra in modo stupefacente. Mamma mi ha detto che ha anche un figlio più o meno della mia età e un’altra figlia dell’età di Erica. Le mie due sorelle e la mamma adorano Brian, perché è simpatico e cerca di legare persino con me in tutti i modi possibili, ma a me sembra quasi che voglia sostituire la figura di mio padre. “Padre” è una parola grossa per un uomo che è finito in terapia per problemi di alcolismo fin da quando avevo tredici anni.
Do’ un ultimo sguardo allo specchio e al mio riflesso, notando che sono quasi completamente in ordine ed esco dalla camera. Il rumore dei tacchi di mia madre è assordante e sbuffo sonoramente. Nel corridoio ci sono mamma e le mie sorelle che mi aspettano, chiacchierando. Guardo l’orologio e mi stupisco: sono già le sette e trentacinque minuti. Usciamo da casa e chiamiamo un taxi, che è lì poco dopo. Mia madre comunica al tassista la destinazione: Huntington Beach, non molto distante da Los Angeles, dove viviamo ora. Ci siamo trasferite quando io avevo quattordici anni per via del divorzio tra mia madre e mio padre. Passo tutto il tragitto a fissare il paesaggio fuori dal finestrino, con un gomito poggiato sul bordo del finestrino e la mano sulla guancia. Dopo circa una mezz’oretta di viaggio, McKayla mi tocca una spalla e mi avvisa che siamo arrivate, risvegliandomi dai pensieri in cui mi ero momentaneamente persa. Scendo dall’auto e mi trovo di fronte un ristorante sobrio di cui non noto il nome, presa dalla fretta di entrare nel locale. Seguo mia madre ed Erica, tenendo McKayla per mano e guardandomi intorno, osservando ogni piccolo dettaglio: i muri bianchi, tanti tavoli qui e lì apparecchiati al meglio e varie famigliole che ridono e scherzano. Metto a fuoco un tavolo in particolare, dove riesco a intravedere la figura alta e robusta di Brian, il compagno di mia madre. Assottiglio gli occhi e metto a fuoco la figura del ragazzo accanto a lui.
No.
Non può essere.
Ditemi che è solo un cazzo di scherzo di cattivissimo gusto.
-Oh cazzo!- esclamo, e la gente si volta a guardarmi.
-Hayley, sei impazzita, per caso?- sussurra mia madre, dandomi una gomitata.
Spalanco gli occhi e man mano che avviciniamo, vedo che Gates fa lo stesso. Ma una cosa peggiore poteva capitarmi nella vita? Sono quasi sorellastra di un mentecatto tutto tatuato che mi prende per il culo da circa due anni. Davvero emozionante.
E’ vestito in smoking, ed ha un look completamente diverso dal solito che ha a scuola, quello da metallaro da strapazzo.
Noto che è seduto accanto ad una ragazza probabilmente della stessa età di McKayla, con gli stessi lineamenti del padre e del fratello. La somiglianza è davvero impressionante.
Arriviamo al punto dove ci attendono Brian e i suoi figli e vedo mia madre salutare l’uomo con un bacio a stampo. Mantengo il contatto visivo con Synyster, cercando di trasmettergli tutto l’odio che provo nei suoi confronti. Roteo gli occhi al cielo, mentre il padre saluta me e le mie sorelle.
-Ciao Hayley.- io ricambio con un cenno di mano.
-Ciao Erica, ciao McKayla.- si rivolge alle due, che subito corrono ad abbracciarlo.
-Bene ragazze, vi presento i miei due figli: Brian Jr. e McKenna.- annuncia, indicandoli con un cenno di mano. Immaginavo che “Synyster Gates” non fosse davvero il suo nome di battesimo, ma avere lo stesso nome del padre mi sa proprio di fantasia a livelli esorbitanti. Loro si alzano e Brian Jr mi tende la mano, che stringo con forza.
-Brian.-
-Hayley.- ribatto, continuando a fissare i suoi occhi castani.
Mi presento anche alla sorella, McKenna, che mi sorride come per incoraggiarmi. Non ricambio, sentendomi profondamente a disagio. Ci accomodiamo tutti ai propri posti, attorno all’ampio tavolo in legno: io mi siedo accanto a mia madre, che è di fianco a Brian Senior, seduto a capotavola, all’altro capotavola, quindi, mio malgrado accanto a me, c’è Brian Junior, e dal lato opposto al mio, invece, ci sono McKenna, McKayla e Erica.
Io ascolto gli altri per tutta la cena, rimanendo in silenzio e mangiando le varie pietanze. Sono completamente immersa nei miei pensieri, quindi non presto molto attenzione agli argomenti di cui parlano, finché, mentre mangiamo il dolce, la voce di mia madre che mi chiama. Alzo lo sguardo verso di lei e la guardo interrogativa.
-Cosa c’è?- chiedo.
-Sei distratta e non presti attenzione ai discorsi. Ti stai estraniando o sbaglio?- mi domanda di rimando.
Aggrotto le sopracciglia, mentre tutti gli altri sono in totale silenzio. Il figlio di Brian, tossisce come se fosse in imbarazzo. Lo fisso con le sopracciglia sollevate e lui fa lo stesso.
-No, mamma. Semplicemente ero immersa nei miei pensieri.- rispondo, respirando a fondo, ma stringendo i pugni al di sotto del tavolo.
-Okay, non fa niente.-
Si intromette Brian Senior, con molta nonchalance.
-Hayls allora, come va?-
-Abbastanza bene, anche se gradirei sapere come mai stasera ci avete fatti venire qui.- sbotto.
-Hayley Nichole!- esclama mia madre, lanciandomi un’occhiata torva.
-No, non ti preoccupare. E’ anche ora di parlargliene, no?- dice, accarezzandole una mano. Dopo aver pronunciato queste parole, si alza in piedi e assume una specie di tono serio.
-Bene, ragazzi. Stasera io e Christi vi abbiamo portato qui perché avremmo un annuncio importante.-
Mi si forma una specie di groppo in gola a causa della tensione, perciò bevo un po’ di acqua.
-Abbiamo deciso che Christi, Hayley, McKayla ed Erica verranno a vivere a casa nostra.- 










NOTE DELLE AUTRICI:
Saluti, carissimi lettori, da Sassanders e Rhoda, che, in questo cross-over, hanno deciso di collaborare in modo (abbastanza) pacifico.
Strana come storia, è vero. Avenged Sevenfold e Paramore, infatti, non hanno una cippa in comune, direte voi. 
Ma siccome abbiamo voluto far partorire alle nostri menti malate, qualcosa di diverso dal solito, abbiamo dato sfogo alla nostra fantasia e abbiamo immaginato che i componenti delle due bands in questione, si conoscessero. 
Capitolo abbastanza lungo, speriamo di non avervi annoiati troppo. 
Beh, però è abbastanza chiara, ormai, la trama di questa fanfiction. Solo, non vi aspettate che tutto ciò che vi sembra, si riveli poi giusto, nel corso della storia. Insomma, siamo abbastanza imprevedibili e nulla è come sembra. Non possiamo fare spoiler, mi dicono dalla regia. *si ripara dai ceffoni di Rhoda*
Spero che abbiate apprezzato questo inizio e fateci sapere che ne pensate, siamo pronte anche a ricevere insulti, bestemmie & co. Ah, giusto, su questo sito non è troppo permessa la volgarità. Vabbè, pazienza. 
A (molto) presto. *risata malvagia*
Un abbraccio,
Sassanders & Rhoda.
   
 
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