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Autore: ivi87    16/06/2015    10 recensioni
Missing moment nel bel mezzo del bacio della 3x13
Non altera gli avvenimenti originali, li colorisce solo un po' ;)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Lanie Parish, Richard Castle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
- Questa storia fa parte della serie 'The Kiss - Missing Moments'
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~ I déjà vu sono il modo che ha il destino per dirti che sei esattamente dove dovresti essere. Ti sembra che tu ci sia già stato perché sei esattamente in linea con il tuo destino ~ Fringe

 

 

Déjà vu

 

 

Castle e Beckett sedevano in auto a distanza di sicurezza dall’entrata del magazzino dove Lockwood teneva in ostaggio Ryan ed Esposito.

“Quel tipo noterebbe gli SWAT lontano un kilometro e avvertirebbe Lockwood”, disse Beckett tenendo sott’occhio la guardia con il binocolo a raggi infrarossi “Se chiamiamo la cavalleria, sono morti”, constatò preoccupata “Dobbiamo farlo spostare”.

“Io un’idea ce l’avrei...”, esclamò Castle, serio e altrettanto preoccupato.

Fingersi una coppietta ubriaca poteva funzionare.

Scesero dall’auto sbattendo le portiere e ridendo ad alta voce per attirare l’attenzione della guardia.

Beckett finse di non riuscire quasi a reggersi in piedi mentre Castle la sorreggeva.

L’uomo li notò immediatamente ed iniziò ad avvicinarsi.

“Non abboccherà, Castle”, disse lei a labbra strette quando vide la guardia portare una mano all’interno della giacca, probabilmente in cerca della sua arma.

Perciò Beckett si allontanò dallo scrittore, pronta ad estrarre la sua pistola quando Castle le blocco il polso, la tirò a sé e le afferrò saldamente il volto con la mano.

Dare vita ad una sparatoria avrebbe significato avvertire Lockwood della loro presenza decretando così la morte dei loro due colleghi, ma quello che stava facendo ora Castle... stava davvero per baciarla?

La guardia non si era bevuta la storia della coppietta ubriaca, perché mai un bacio avrebbe fatto la differenza?

Eppure lasciò che si avvicinasse.

Solo dopo il primo contatto delle loro labbra si rese conto realmente di quello che stava accadendo.

Ma quando posò gli occhi sulla guardia e vide che aveva lasciato la presa dalla pistola capì che avrebbe potuto funzionare.

Si disse che era per la buona riuscita dell’operazione e che non c’entrava nulla con Josh e la loro relazione.

Era come essere sotto copertura.

Tornò a guardare Castle e questa volta fu lei ad avventarsi su di lui.

Doveva restare concentrata sull’operazione eppure si ritrovò a mordergli il labbro con voracità.

Era un bacio agognato da entrambi e da molto tempo, ormai.

Prese il sopravvento su  di loro nonostante Beckett cercò più volte di tenere sotto controllo la guardia sbattendo con forza gli occhi, come a volersi risvegliare.

Risvegliare da un bellissimo sogno anche se totalmente fuori luogo.

Non sembrava per niente un primo bacio.

Entrambi ebbero la nettissima sensazione di vivere un déjà vu, ma sicuramente era la tensione tra loro e per l’operazione in corso che stava giocando ad entrambi un brutto scherzo.

 

 

*** Quattro anni prima ***

 

 

Richard Castle fece il suo ingresso al ‘The 40/40 Club’ verso la mezzanotte, l’ora in cui ogni festa che si rispetti inizia davvero ad ingranare.

Si fermò davanti ad uno specchio per controllare la parrucca.

Alzò un sopracciglio con soddisfazione quando vide che anche il trucco sul suo volto, pazientemente dipinto da sua figlia, era ancora perfetto.

Sorrise all’immagine di Gene Simmons che lo specchio rifletteva e si inoltrò nel locale.

La notte di Halloween era da sempre una delle sue preferite.

Passava la giornata a fare dolcetto o scherzetto con la sua bambina poi, di sera, New York gli offriva una svariata scelta di party in costume nei locali più rinomati.

Sotto le note di ‘Do It Well’ di Jennifer Lopez si fece largo tra la persone mascherate.

Adorava essere irriconoscibile.

Essere un famoso scrittore di gialli e, ammettiamolo, l’idolo delle donne dai 18 anni in su, era il suo pane quotidiano per 364 giorni all’anno. E gli piaceva da morire.

Ma per una volta, non essere il miliardario playboy Richard Castle era liberatorio.

Una ‘Principessa Leila’ di almeno dieci centimetri più alta dell’originale gli si stava strusciando addosso, ballando.

Beh, la parte del playboy andava bene tutto l’anno a dire il vero.

Stette un po’ al gioco, poi proseguì il suo tragitto verso il bancone del bar.

“Bel trucco!”, urlò la bionda con un cappello a punta da strega, mentre gli serviva da bere “Cosa saresti? Un demone?”, chiese cercando di sovrastare la musica.

Lui la osservò bene. Avrà avuto ventun anni o poco più.

“Gene Simmons? I Kiss?”, le domandò, ricevendo un’alzata di spalle in risposta “ Niente?”, insistette .

La ragazza scosse la testa “Scusa”,  gli disse sporgendosi in avanti per permettergli di sentire meglio e di dare una sbirciatina nella sua scollatura “Perdonata?”, aggiunse con uno sguardo che era tutto un programma.

La maggior parte delle persone lo accusava di avere un ego smisurato.

Ma se anche quando era irriconoscibile e per giunta conciato in quel modo, riusciva a ricevere svariate avance in soli dieci minuti, beh, allora la sua non era presunzione. Lui era uno stramaledetto figo. Punto.

Questa consapevolezza lo mandò su di giri.

“Ci penserò su”, le fece l’occhiolino prima di afferrare la birra e tornare in pista.

‘Super Massive Black Hole’ dei Muse fece esplodere la folla.

Ma invece di seguire il ritmo e dimenarsi con gli altri, si mise in disparte per svolgere  una delle sue attività preferite.

Osservare.

Le persone erano da sempre una grande fonte di ispirazione per lui.

Così diverse tra loro eppure per certi aspetti tutte molto simili.

Ma era da tempo ormai che qualcosa non andava. L’ispirazione scarseggiava sempre più di frequente e nemmeno stare tra la gente sembrava essere di qualche aiuto.

Ma era comunque divertente.

Sorrise vedendo un Harry Potter essere preso a schiaffi da una Jessica Rabbit.

Non molto distante da lui, un poco muscoloso Hulk stava saltellando a tempo di musica non curante del drink verde che fuoriusciva dal suo bicchiere, rovinando irrimediabilmente il vestito bianco di una sfortunata  Dea greca.

Cercò un fazzoletto di tela nella tasca dei pantaloni per soccorrere la poveretta ma uno spintone glielo impedì.

Quando si voltò per cercare il colpevole vide una super sexy Xena color cioccolato correre verso il bar trascinando un’altra figura per il braccio.

I giochi di luci della strobosfera gli impedivano di vedere bene.

Si dimenticò alla svelta della Dea greca, incuriosito dalla fretta della Principessa Guerriera.

Quando si accostarono al bar poté notare una parrucca di capelli mossi e neri,  due vertiginosi tacchi a spillo e degli aderentissimi pantaloni di pelle. L’amica di Xena, vista da dietro, non era niente male!

Entrambe bevvero i loro shottini in un colpo solo, poi si voltarono appoggiando i gomiti sul bancone.

Rimase impietrito quando vide il trucco sul suo volto. Gene Simmons.

È la prima volta che trovava una ragazza mascherata da bassista dei Kiss.

Sarebbe stato assolutamente strano se non così fosse maledettamente intrigante il modo in cui si stava mordendo il labbro mentre guardava il bel ragazzo che Xena le stava indicando.

Lei distolse lo sguardo dal bell’imbusto a favore delle altre maschere.

La vide sorridere man mano che riconosceva costumi famosi o buffi.

Finchè non si trovarono occhi negli occhi.

Fu strano anche per lei vedere un’altra persona con il suo stesso costume.

Castle si spostò in modo da rientrare perfettamente nel suo campo visivo e le salutò con un cenno della testa.

Lei sembrò esitare ma alla fine ricambiò il cenno.

Poi Xena reclamò la sua attenzione.

Sentì la tasca dei  pantaloni vibrare e rispose velocemente ai messaggi. Quando riportò l’attenzione verso il bar, le due donne erano sparite.

Si avvicinò per cercarle.

“Ehi, c’era una ragazza come te!”, esclamò la barista.

“Sai dove è andata?”, le chiese immediatamente.

La streghetta scosse la testa “Mi spiace, stavo servendo  altri clienti...”.

 Se solo si fosse voltato a destra, le avrebbe viste salire al piano superiore, una specie di balconata che si affacciava sulla pista da ballo sottostante.

“Ancora non so come hai fatto ad ottenere la saletta privata!”, esclamò la Principessa Guerriera visibilmente entusiasta.

“Ho un amico all’Ufficio d’Igiene che mi doveva un favore...”, rispose l’altra trasformando quelle labbra colorate di nero in un sorriso furfante.

“Abuso di potere, Beckett?”, finse di rimproverarla. In realtà adorava questo lato da ‘bad girl’ che ogni tanto sfuggiva al suo rigido controllo da poliziotta.

“Non abbiamo festeggiato a dovere il tuo compleanno, dovevo rimediare almeno per Halloween visto che la fortuna ha voluto che entrambe non fossimo di turno”.

Aveva solo chiesto un piccolo favore ad un amico per far felice un’altra amica, non poteva sentirsi in colpa per questo.

Non quella sera almeno.

Il detective Kate Beckett era a riposo. Gene Simmons invece voleva passare una serata in allegria con la sua migliore amica Xena.

Era questo il bello di Halloween, no? Dimenticarsi di tutto per un giorno ed essere qualcun altro.

“Hai visto prima?”, domandò Kate “C’era un tipo vestito come me. E io che credevo di aver avuto un’idea originale!”.

Lanie le lanciò un’occhiata divertita “Chi? Quello che ti stava squadrando e che ti ha salutata?”.

Logico che li avesse visti. Lanie sembrava avere un radar per questo tipo di situazioni.

“Dovresti andargli a parlare”, sentenziò infine.

“Perché? Perché è vestito come me?”.

“Perché avete entrambi sfruttato questa festa per rendervi assolutamente irriconoscibili anziché mascherarvi da supereroi o vestirvi sexy. Anche se quei pantaloni di pelle ti stanno divinamente, lo ammetto. Ma credo sia un segno che un altro Gene Simmons sia presente proprio qui in questo locale. Avete gli stessi gusti musicali. E probabilmente anche lui per qualche motivo vuole passare inosservato. Sì, dovreste proprio conoscervi!”,  le spiegò come se fosse un’esperta psicologa comportamentale.

Lanie sapeva tutto di lei. Sapeva quanto dolore avesse provato in passato e quanto la rigida e severa detective Beckett fosse solo una facciata.

Perciò non perdeva occasione per spronarla ad essere più spontanea ed a lasciarsi andare.

E sebbene anche in quell’occasione fosse protetta da una maschera, seppur diversa da quella di tutti i giorni, l’idea di mettersi in gioco la congelò sul posto.

“Santo Dio, Kate, non te lo devi mica sposare! Cameriere!”, Lanie prese in mano la situazione e chiamò il bel fusto vestito da centurione romano “Giù di sotto c’è un ragazzo vestito come la mia amica, portagli una birra e digli che è da parte della sua ‘versione femminile’, lui capirà”.

Kate avvampò sotto quegli strati di cerone bianco “Ma non dirgli dove siamo!”, aggiunse prima che il cameriere se ne fosse andato.

Si alzarono e si appostarono alla balconata, per seguire la scena dall’alto.

Il centurione fece tappa al bar, prese diverse ordinazioni tra cui la birra delle ragazze.

Ci mise molto a trovare il suo obiettivo, in mezzo a tutte quelle persone.

Stava cercando di conversare con una coppia  di hobbit quando videro il centurione avvicinarsi spiegandogli all’orecchio la provenienza della birra che gli stava porgendo.

“Ci siamo”, cantilenò Lanie dando una leggera gomitata all’amica.

Lo videro accettare la birra e sorridere, mentre si guardava attorno.

“Ti sta cercando”.

Kate tornò al divanetto seguita da Lanie “Sta cercando una facile con cui concludere in bellezza la serata”.

“Che brutta cosa vero? Divertirsi... bleah, non sia mai”, la prese in giro.

“Potrebbe essere un serial killer, Lanie!”, ribatté immediatamente Kate.

“Sarebbe terribile, avresti gli stessi gusti musicali di un assassino!”.

Kate roteò gli occhi “Sii seria!”.

“Non voglio essere seria, è Halloween!”.

“Va bene, allora sii responsabile!”.

La conversazione fu interrotta dal cameriere centurione che poggiò sul tavolino un piccolo bicchierino e un fiorellino di plastica azzurro “Il tuo sosia ringrazia e ricambia offrendoti una vodka e dice di essere sicuro che sotto al trucco si nasconde sicuramente una ragazza bella come un fiore”.

“Adoro Halloween!!!”, fu la reazione immediata di Lanie, mentre ancora Kate cercava di riprendersi.

“Posso andare?”, domandò il cameriere.

“Aspetta”, Kate lo richiamò “Dove lo ha preso?”, chiese prendendo il fiore tra le dita.

“L’ha staccato di nascosto dal vestito di una ninfa”, spiegò divertito e si allontanò.

Lanie si zittì, preoccupando molto Kate.

“Ti sfido!”.

Kate quasi si strozzò con la vodka “Scusa?”.

“Non ti sfido ad andare a letto con uno sconosciuto, ma ti sfido ad andare giù a cercarlo e a passare una bella serata con lui. Poi ce ne andiamo da qualche altra parte e ti lascerò in pace”.

Lanie incrociò le braccia soddisfatte.

“Ma che ti salta in mente?!”, protestò Kate.

“Sei una fifona? Mi stai dicendo questo?!”, Lanie sapeva fin troppo bene che l’orgoglio di Beckett era il suo più grande punto di forza ma anche di debolezza.

“Non sono una fifona!”.

“Ma è quello che sembri...”.

“Va bene, vado a parlarci, sei contenta?”, sbottò esasperata.

“Si, come no...”, continuò imperterrita Lanie.

Punta sul vivo, Kate si alzò di scatto “Ho detto che vado!”.

“Allora vai”, alzò le spalle Lanie fingendo noncuranza.

“Sì, vado!”, esitò ancora qualche secondo, poi la voglia di levarle quel sorrisetto dalla faccia fu troppa e scese al pian terreno.

Sapeva che Lanie lo stava facendo per il suo bene ma la voglia di strozzarla in quei momenti era fortissima.

Le fu difficile districarsi in quella bolgia e ancor più difficile fu trovarlo.

Si sentì sollevata.

Forse aveva lasciato la festa e in quel caso Lanie non le avrebbe potuto rimproverare nulla.

Anche se...una parte di lei voleva trovarlo. Avvertiva il bisogno di lasciarsi andare, di permettere a qualcuno di varcare le sue difese.

Ma ogni volta che le sentiva vacillare, la sua parte razionale ergeva barriere ancora più alte.  

Forse un giorno avrebbe permesso a qualcuno di entrare e nemmeno la ragione avrebbe avuto da ridire.

Lasciò perdere i suoi pensieri e si diresse in bagno, con la scusa di controllare che il trucco non fosse colato.

Castle si appoggiò ad una colonna in attesa che uscisse dalla toelette delle signore.

L’aveva osservata per tutto il tempo restando in disparte.

Lei era scesa a cercarlo e questo gli aveva fatto molto piacere ma aveva anche notato  una certa titubanza nelle sue movenze.

Non era del tutto convinta e ne aveva ogni diritto.

Lui era pur sempre uno sconosciuto.

Ma per farle capire che era un brav’uomo doveva avvicinarla e iniziare a parlarle.

Quando lei uscì dal bagno, se lo ritrovò davanti a pochi  passi di distanza.

“Hey”, esclamò lui.

“Hey”, gli rispose lei, sorpresa.

“Mi stavi cercando?”, domandò Castle.

Distinguere le voci era un’impresa, a malapena udibili, ma leggersi le labbra aiutava.

“Forse...”, rispose vaga, flirtando, pensando che Lanie ne sarebbe stata fiera.

“Sei fortunata, ti ho trovata io”, perfino sotto tutto quel trucco Kate intravide un cipiglio spavaldo e sbruffone.

“Ci hai messo tanto a trovarmi!”, attaccò allora lei, solo per il gusto di abbassargli la cresta.

“Non avevo fretta. Sono un uomo molto paziente”, le disse guardandola negli occhi.

Erano verdi e bellissimi.

Kate spostò lo sguardo dalle sue labbra agli occhi. Azzurri e splendidi. E buoni.

Lei era troppo razionale per basarsi unicamente su quella sensazione, ma sembravano davvero degli occhi ‘buoni’.

Per la prima volta nella sua vita distogliere lo sguardo fu tremendamente difficile.

“Vuoi bere qualcos’altro?”, le domandò Castle.

Lei restava immobile fissandogli a turno occhi e labbra.

“Prendiamo un tavolo?”, tentò nuovamente ma senza ottenere risposta.

Lo latta interiore che stava combattendo era dipinta sul volto di Kate.

Castle provò a stabilire un contatto “Mi dici il tuo nome?”.

Quella domanda sembrò scuoterla “Devo andare”, rispose solamente, cercando di spostarsi.

Di questo Lanie non ne sarebbe stata affatto fiera!

Ma le sue difese stavano iniziando a vacillare un po’ troppo e non poteva permettersi di perdersi in quegli occhi azzurri.

Fu costretta a voltarsi quando si sentì tirare il braccio “Aspetta non andare”, urlò Castle.

Era come se lui riuscisse a vedere sotto la sua maschera.

Sentì una versione remix di ‘Stop and stare’ partire in quel momento, come se anche la musica volesse incitarla a restare.

“Mi dispiace non sei tu...devo andare”, lo guardò un’ultima volta prima allontanarsi nuovamente.

Ma lui non le aveva lasciato il braccio e quando si ritrovò nuovamente di fronte a lui non ebbe modo di dirgli nulla.

La sua bocca era già su quella di lei e mentre con una mano le stringeva la vita, con l’altra le afferrava saldamente il volto.

Kate si staccò di colpo per la sorpresa.

E fu ancora più sorpresa di se stessa quando si avventò su di lui a bocca aperta, mordendogli il labbro .

Il suo raziocinio era completamente k.o.

Sentiva solo il bisogno di quel contatto umano che solo un bacio sapeva dare. E lui li sapeva dare molto bene.

Girarono leggermente su loro stessi per la foga fin quando non vennero spintonati da un ballerino mascherato molto maldestro.

“È stato stupendo!”.

Kate non riuscì a sentire quelle parole ma le lesse sulle sue labbra nere sbavate dal bacio, prima di approfittare della via di fuga creatasi.

“Scusa amico”, sbiascicò il  giovane, evidentemente ubriaco, reggendosi come poteva su Castle.

Quando poi si voltò per riprendere da dove era stato interrotto, lei era già sparita.

Kate si sistemò il rossetto nero sulla prima superficie riflettente che trovò e corse da Lanie.

“Già di ritorno? Fammi indovinare: noioso, vero? Tutti così gli uomini...”.

Vide i quattro bicchierini vuoti sul tavolo e capì che Lanie era già su di giri, perciò le diede corda “Noioso, sì”.

“Andiamocene!”, commentò quindi “Dei colleghi medici sono ad una festa qui vicino!”, e senza attendere risposta prese Kate sottobraccio, senza il minimo sospetto di quanto fosse appena accaduto.

 

 

*** nel presente***

 

Con la coda dell’occhio Beckett vide la guardia ridacchiare e voltarsi, e decise che quello era il momento giusto per agire.

Si staccò da Castle e lo colpì alla nuca con il calcio della pistola.

“È stato stupendo!”, esclamò Castle ancora del tutto stordito dal bacio.

Ma nel momento esatto in cui disse quelle parole, qualcosa scattò nella sua mente.

E se non fosse stata di spalle avrebbe visto che anche Beckett sembrava persa nei ricordi.

Si girò verso di lui e immediatamente Castle precisò “Il modo in cui l’hai steso...insomma...”.

Si stava riferendo al bacio, invece, e lei lo sapeva bene.

Ma dovevano pensare a Ryan ed Esposito in quel momento.

“Coraggio, vieni”, gli disse solamente, incamminandosi verso il magazzino.

Dietro di lei, Castle inspirò con forza il suo profumo, che ancora sentiva addosso, e si toccò le labbra come a volersi accertare che quel bacio fosse stato reale.

Reale e molto simile ad un altro bacio, dato tanto tempo fa.

 

~ “Mi sono mascherato da lui per Halloween”

“Anche io l’ho fatto” ~

3x22 – Amare e morire a Los Angeles

 

 

Ivi’s corner:

 

Che ho dei seri problemi era già abbastanza chiaro, ma ora mi sa che ne avete tutte le prove :p

Però non vi lascio senza seguito questa volta.

Sto pianificando almeno altri due missing moments basati sul ricordo della festa di halloween che non intaccheranno la trama generale...ma chissà, magari le doneranno un tocco di colore in più :p

 

Buona serata a tutte :-*

 

Ivi87

  
   
 
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