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Autore: Eresseie93    17/06/2015    3 recensioni
Salve a tutti ;D Questa storia mi è venuta in mente dopo aver visto un'immagine! E' una storia dolce amara, di un uomo che ama una creatura magica... Spero possa essere di vostro gradimento! Un bacio ;*
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Nota autrice: Questa one shot mi è venuta in mente vedendo quest’immagine!!  Quindi spero che la storia possa piacervi *w*

Grazie anticipatamente a tutti quelli che leggeranno la storia e a chi lascerà un segno del suo passaggio!!! Un bacio e buona lettura ;*

P.S. Ringrazio comunque Rosso_Pendragon per supportarmi sempre!

 

 

Aveva piovuto molto in quei giorni e quando aveva smesso, in cielo era spuntato un bellissimo arcobaleno.

Merlino amava vedere l’arcobaleno dopo giorni e giorni di pioggia, lo faceva sentire felice, si ricordava la solita storiella del pentolone d’oro alla fine di quell’arco colorato e dello gnomo che avrebbe esaudito un suo desiderio.

Adorava continuare a pensare che un giorno l’avrebbe trovato.

Così, quel giorno con il sorriso in viso, pedalò più forte che poté verso quei maestosi colori.

Non si accorse di star uscendo dalla cittadella e di inoltrarsi nella strada di campagna e poi ancora più indentro, fino ad avanzare nella foresta. Foresta in cui era sconsigliato andare, per dubbie superstizioni, durante i giorni dell’arcobaleno, appunto.

Ma il ragazzo moro sopra la bicicletta non ci pensò, continuava ad andare avanti e avanti fino a quando non raggiunse un lago.

Scendendo dalla bici si avvicinò di più alla sponda e si guardò intorno, non c’era nessuno.

Quel luogo gli dava l’impressione di essere in un posto incantato e di essere osservato nonostante non vedesse nessuno.

D’un tratto un fruscio di rami lo fece voltare, poco dopo ne uscì un ragazzo alto e biondo con due occhi blu quasi innaturali. Era vestito di verde: un pantalone verde bosco, una giacca della stessa tinta, con un quadrifoglio inserito nel taschino, che copriva una camiciola di un verde tenue e portava un capello a cilindro.

Si squadrarono per un minuto buono. Poi Merlino esclamò con entusiasmo – Ti ho trovato – sorridendo apertamente a quello sconosciuto, il biondo fece una smorfia – Chi hai trovato? – appoggiandosi al tronco dell’albero mentre succhiava un gambo di fiore.

- Te naturalmente, sono anni che ti cerco – lo indico ridendo fragorosamente.

- E io sarei? – rispose l’altro puntandosi il dito contro, Merlino lo guardava stranito e divertito – Lo gnomo, ovviamente – ne era certo, anche se il tono sembrava essere titubante. Gli gnomi non sono bassi e brutti? Pensò, ma in fondo chi mai aveva visto uno gnomo prima d’ora? E ritornò il sorriso sul suo viso.

- Dico ragazzino, ti sembro forse uno gnomo? – sedendosi poi sulla grossa radice dell’albero, continuando a succhiare il fine gambo.

Merlino cominciò a dubitare che quello fosse per davvero uno gnomo, fece spallucce – Avete ragione, vi domando scusa – si rimise in sella alla bici e andò via deluso.

L’altro lo guardò andare via e sorrise, l’aveva trovato. Aveva trovato il ragazzo dal cuore puro, uno dei tanti ragazzi di cui parlavano gli oracoli. Alcune volte erano auspici felici, altre volte tristi.

 

Un ragazzo puro e moro

Cercherà il suo pentolone d’oro

Crederà che sia il suo più grande tesoro.

Uno gnomo dovrà riguardarsi

Dall’innamorarsi

O di pietra diverrà.

 

Aveva visto vari amici trasformarsi in pietra: Lancelot aveva amato a dismisura la donna che l’aveva trovato, e prima ancora di rendersene conto si era innamorato ma la sua fortuna o sfortuna più grande fu quella di essere ricambiato. Se a uno gnomo veniva infranto il cuore sarebbe stato salvo.

Quella notte, lasciò una moneta d’oro davanti all’uscio del ragazzo che uscì poco dopo per buttare la spazzatura. Si chinò a raccogliere quella moneta sorridente e si guardardò intorno, prese la bici e s’inoltrò di nuovo nella radura non poteva aspettare.

Lo chiamò svariate volte ma sembrò che nessuno lo sentisse, si rigirò tra le mani la moneta quando fu interrotto dai suoi pensieri – Cosa gridi ragazzino? – una voce calda arrivò alle sue orecchie e lui si girò a guardarlo.

La luce della notte gli conferiva una bellezza inumana, i suoi occhi sembravano essere luce pura – Hai lasciato tu questa? – alzò la mano per fargli vedere la moneta.

L’altro fece un inchino – Sono Arthurgli sorrise e ancora prima di realizzare, si trovò il moro con le braccia strette a sé. Un abbraccio, una semplice stretta che gli strinse il cuore, quasi colpendolo violentemente. Calore, si propagava in tutto il corpo, ma rimase immobile e rilassato tra quelle braccia.

- Oh scusate – disse Merlino staccandosi, rosso in volto – Sono Merlino – e avanzò la mano che l’altro strinse cordialmente.

- Credevo di non riuscire a trovarvi mai – continuò il moro sorridendo – Non siete come vi descrivono – continuava a squadrarlo curioso e divertito.

- Alcuni sono bassi, brutti e con la pancia – scherzò lo gnomo.

Restarono a parlare per un altro po’ di sciocchezze, poi il moro tornò a casa, e il biondo rispondeva alle domande curiose del ragazzo, eppure ancora non gli aveva chiesto della ricompensa. Alle volte non sentiva realmente quello che il moro diceva, si perdeva nell’ascoltare la cadenza del tono di voce o nell’osservare le sue buffe espressioni.

 

Merlino tornò tutti i giorni a seguire.

Il settimo pomeriggio, Merlino, ritornò nella foresta, come sempre, chiamandolo e quello si mostrò a lui, un sorriso apparve sul volto di entrambi.

- Non mi hai ancora chiesto della tua ricompensa - era seduto sulle radici di un albero, Arthur aveva comunque un certo obbligo da assolvere con l’essere umano che l’avrebbe trovato.

Merlino era sdraiato accanto a lui e lo fissava - Mi sono dimenticato – fece spallucce - Quale sarebbe? – disse infine.

L’altro lo squadrò - Un pentolone d’oro e di fortuna, più un desiderio – era serio nel suo tono di voce, una volta esaudito il desiderio si sarebbero dovuti dire addio.

Merlino continuava a guardarlo serio, poi sorrise felice - Ho sempre immaginato questo giorno, ma adesso non so cosa desiderare – era l’unico umano con cui era stato a contatto più tempo e anche l’unico che non sapesse quale desiderio realizzare.

- Ci sarà pure qualcosa che desideri fin da sempre - gli disse lanciandogli il cappello, l’altro se lo rigirò tra le mani - Be questo è stato il mio più grande desiderio – mettendosi il cappello in testa.

Silenzio.

Un quieto silenzio.

- Ci diremo addio una volta che avrai esaudito il mio desiderio? – aveva detto sommessamente allo gnomo che ora stava sdraiato con lui.

Lo gnomo respirò più volte – – il suo tono sembrava essere dispiaciuto e Merlino lo avvertì.

Avvertì un leggero brivido alla schiena, gli percorreva il petto e si fermava allo stomaco – Non voglio dirti addio – si guardarono negli occhi.

Lo gnomo sorrise mestamente – Perché? – chissà perché anche lui non voleva dirgli addio, se avesse continuato a vederlo anche dopo, avrebbe certamente passato i guai. Però in quel momento sembravano non importassero le conseguenze, era curioso di conoscere quell’umano. Doveva comunque essere cauto.

- Gli addii sono tristi – rispose Merlino, distogliendo lo sguardo.

 

Passò un’altra settimana e un’altra ancora, finché non divennero mesi.

Arthur sapeva di star trasgredendo a molte leggi, ma si divertiva a stare in compagnia di Merlino, non si era mai avvicinato tanto al mondo degli umani e ne era affascinato.

Non avevano parlato più del desiderio da esaudire, almeno finché Merlino non ne avesse deciso uno.

Piano, nel cuore di entrambi si faceva strada un senso di protezione, di appartenenza l’uno all’altro.

Una notte stellata dopo chiacchere e risate, Merlino si trovò ubriaco di allegria e fu allora che Arthur scintillò come una stella cometa. L’altro era intento a ridere e bearsi di quella sensazione per rendersi conto di ciò che lo gnomo stava subendo.

Arthur si ritrovò a scoprirsi innamorato di quell’essere umano.

Entrambi poi si alzarono ancora colmi di sensazioni felici, Merlino guardò il biondo e lo scrutò profondamente. Ebbe l’impressione di vederlo diverso, come un frutto maturo da poter cogliere e mangiare, si beò di quell’immagine e innamorandosene la fece sua.

Alzò gli occhi e sulla testa dello gnomo vide rametti di vischio, tutti intorno c’era fragranza di gelsomino e lui avvicinandosi piano gli sussurrò – Vischio – e gli stampo un bacio sulla guancia.

L’altro rise sommessamente guardando la scena compiersi, poi arruffando i capelli al moro lo salutò con un sorriso.

Passarono altri giorni e in un pomeriggio caldo Merlin sorrise e Arthur lo guardò – Che hai da ridere? – succhiando sempre un gambo di un fiore.

Il moro lo guardò – So quale desiderio voglio esaudire – mentre si stiracchiava all’indietro.

Arthur si sentì pervadere da una sensazione di qualcosa, non sapeva descriverla perché non l’aveva mai provata fino a quel momento – Ah si? Quale? – riuscì a dire calmo senza far trapelare il suo stato d’animo.

Merlino lo fece voltare – Desidero, se posso, non doverti dire mai addio – poi chiuse gli occhi, lo gnomo si rilassò e lo salutò – Devo andare Merlino, mi stanno chiamando ci vediamo domani – e scomparve.

La notte stessa qualcuno bussò alla porta di casa del giovane ragazzo.

Quando Merlino aprì la porta, sull’uscio c’era un ragazzo dai capelli lunghi e mossi, aveva l’aria pacifica – Chi siete? – e quello senza chieder permesso entrò sorridendo – Uno gnomo – e si sedette vicino al camino.

Stettero un po’ in silenzio, lo gnomo cercando le parole giuste e Merlino ponendosi tante domande – Come vi chiamate? – disse in tono gentile, rompendo quel fragoroso silenzio.

L’altro gli sorrise- Gwaine – poi la sua espressione mutò – Sono un amico di Arthur – il suo sguardo era triste come la sua voce.

Merlino si preoccupò – E’ successo qualcosa? – avvicinandosi allo gnomo, l’altro scosse la testa – Non ancora – rispose guardandolo negli occhi.

Si grattò la testa – Sei innamorato di lui, Merlino? – non era mai stato bravo con le parole, preferiva andare dritto al punto. Il moro all’inizio fu sorpreso, poi imbarazzato ma infine fece con la testa sorridendo felice.

Gwaine scosse la testa portandosi con una mano i capelli indietro – Promettimi una cosa – fece una breve pausa per richiamare l’attenzione dell’altro – Semmai Arthur dovesse confidarti i suoi sentimenti, dovrai dirgli che non lo ami, più male gli farai meglio sarà per lui – la sua espressione era seria e preoccupata.

Merlino non capiva – Perché? – chiese confuso, Gwaine accanto a lui gli prese le mani – Se un umano ricambia i sentimenti di uno gnomo, questo si trasformerà in pietra. – gli strinse le mani e poi lo lasciò solo, al suo dolore.

Merlino aveva deciso di lasciarlo andare prima che succedesse qualcosa tra loro due o peggio, avrebbe espresso un qualunque desiderio pur di salvarlo.

Tutta la tristezza scomparve non appena vide la testa bionda dello gnomo, come d’abitudine parlavano e ridevano poi al tramonto Arthur si alzò dalla radice dell’albero – Merlino, devo dirti una cosa – e gli sorrise.

L’altro s’irrigidì, le parole di Gwaine gli tornarono in mente – Cosa? – non poté comunque far a meno di sorridergli a sua volta, vederlo tra le luci del tramonto gli donava un’aria dolce e solenne.

- Credo che tu sia l’umano più fantastico che abbia mai conosciuto, e non sono mai stato a contatto per tanto tempo con qualcuno che non fosse una creatura magica. Ma con mia grande sorpresa ti sei rivelato stupefacente, e io.. – una breve pausa perché sentiva le parole bloccarsi in gola dall’emozione – Non credevo che l’avrei mai detto, ma mi sono innamorato di te ed è una sensazione straordinaria – si passò le mani tra i capelli felice, dimenticandosi di chi fosse, sentendo solo l’amore.

Gli occhi di Merlino si velarono di lacrime, salate e amare gocce che gli bagnavano il viso – Arthur – non riusciva a parlare, lo gnomo fece per avvicinarsi ma il moro lo allontanò – Io non ti amo – scosse la testa, non era vero e voleva urlarglielo ma non poteva. Doveva essere forte, forte era l’unica scelta che aveva.

- Non è vero, perché dici questa scemenza? – il volto dello gnomo era confuso e amareggiato, sentiva spaccarsi dentro.

Il moro non rispondeva, si asciugò le lacrime e prese a respirare velocemente – E’ così. Sei solo uno gnomo ed io un umano, ti sei illuso di qualcosa che non esiste – sentiva il cuore incrinarsi fino al punto di rottura.

Arthur gli gridò contro tutto il dolore che provava senza riuscire ad ascoltare il cuore dell’altro che invece gli urlava tutta la rabbia nel non poterlo amare.

Poi come se un fulmine l’avesse colpito, lo gnomo, s’irrigidì. Lo guardava e vedeva l’essenza di Merlino spezzata, come aveva fatto a non capirlo, a non vedere prima. Era stato cieco.

- Merlino.. – aveva provato a chiamarlo, aveva un tono dolce e stanco.

- No, non fartelo ripetere, non ti amo – non riusciva a guardarlo in faccia, aveva paura che leggesse dentro e vedesse la realtà, la verità di tutto quello che non poteva dirgli.

- Non è vero, ma grazie di averlo detto – una lacrima scese dai suoi occhi, aveva capito. Lo stava salvando, si avvicinò mentre gli occhi del moro lo guardavano incerti, sofferenti e lo baciò. Merlino gli sorrise, Arthur aveva finalmente capito, e non c’era modo migliore per ringraziarlo.

Da quel giorno non si videro più, portando per sempre nel cuore il loro amore.

  
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