Nota autrice: Questa one shot mi è venuta in mente vedendo quest’immagine!! Quindi spero che
la storia possa piacervi *w*
Grazie anticipatamente a tutti quelli
che leggeranno la storia e a chi lascerà un segno del
suo passaggio!!! Un bacio e buona lettura ;*
P.S.
Ringrazio comunque Rosso_Pendragon per
supportarmi sempre!
Aveva
piovuto molto in quei giorni e quando aveva smesso, in cielo era spuntato un
bellissimo arcobaleno.
Merlino
amava vedere l’arcobaleno dopo giorni e giorni di
pioggia, lo faceva sentire felice, si ricordava la solita storiella del
pentolone d’oro alla fine di quell’arco colorato e dello gnomo che avrebbe
esaudito un suo desiderio.
Adorava
continuare a pensare che un giorno l’avrebbe trovato.
Così,
quel giorno con il sorriso in viso, pedalò più forte che poté verso quei
maestosi colori.
Non si
accorse di star uscendo dalla cittadella e di inoltrarsi nella strada di
campagna e poi ancora più indentro, fino ad avanzare nella foresta. Foresta in
cui era sconsigliato andare, per dubbie superstizioni, durante i giorni dell’arcobaleno,
appunto.
Ma il
ragazzo moro sopra la bicicletta non ci pensò, continuava ad andare avanti e
avanti fino a quando non raggiunse un lago.
Scendendo
dalla bici si avvicinò di più alla sponda e si guardò intorno, non c’era
nessuno.
Quel
luogo gli dava l’impressione di essere in un posto incantato e di essere
osservato nonostante non vedesse nessuno.
D’un
tratto un fruscio di rami lo fece voltare, poco dopo ne uscì un ragazzo alto e
biondo con due occhi blu quasi innaturali. Era vestito di verde: un pantalone verde bosco, una giacca della stessa tinta, con un
quadrifoglio inserito nel taschino, che copriva una camiciola di un verde tenue
e portava un capello a cilindro.
Si squadrarono
per un minuto buono. Poi Merlino esclamò con entusiasmo – Ti ho trovato – sorridendo apertamente a quello sconosciuto, il
biondo fece una smorfia – Chi hai
trovato? – appoggiandosi al tronco dell’albero mentre succhiava un gambo di
fiore.
- Te naturalmente, sono anni che ti cerco –
lo indico ridendo fragorosamente.
- E io sarei? – rispose l’altro puntandosi
il dito contro, Merlino lo guardava stranito e divertito – Lo gnomo, ovviamente – ne era certo, anche se il tono sembrava
essere titubante. Gli gnomi non sono
bassi e brutti? Pensò, ma in fondo chi mai aveva visto uno gnomo prima d’ora?
E ritornò il sorriso sul suo viso.
- Dico ragazzino, ti sembro forse uno gnomo?
– sedendosi poi sulla grossa radice dell’albero, continuando a succhiare il
fine gambo.
Merlino
cominciò a dubitare che quello fosse per davvero uno gnomo, fece spallucce – Avete ragione, vi domando scusa – si rimise
in sella alla bici e andò via deluso.
L’altro
lo guardò andare via e sorrise, l’aveva trovato. Aveva trovato il ragazzo dal
cuore puro, uno dei tanti ragazzi di cui parlavano gli oracoli. Alcune volte
erano auspici felici, altre volte tristi.
Un ragazzo puro e moro
Cercherà il suo pentolone d’oro
Crederà che sia il suo più grande tesoro.
Uno gnomo dovrà riguardarsi
Dall’innamorarsi
O di pietra diverrà.
Aveva
visto vari amici trasformarsi in pietra: Lancelot aveva amato a dismisura la
donna che l’aveva trovato, e prima ancora di rendersene conto si era innamorato
ma la sua fortuna o sfortuna più grande fu quella di essere ricambiato. Se a
uno gnomo veniva infranto il cuore sarebbe stato
salvo.
Quella
notte, lasciò una moneta d’oro davanti all’uscio del ragazzo che uscì poco dopo
per buttare la spazzatura. Si chinò a raccogliere quella moneta sorridente e si
guardardò intorno, prese la bici e s’inoltrò di nuovo
nella radura non poteva aspettare.
Lo chiamò
svariate volte ma sembrò che nessuno lo sentisse, si rigirò tra le mani la
moneta quando fu interrotto dai suoi pensieri – Cosa gridi ragazzino? – una voce calda arrivò alle sue orecchie e
lui si girò a guardarlo.
La luce
della notte gli conferiva una bellezza inumana, i suoi occhi sembravano essere
luce pura – Hai lasciato tu questa? –
alzò la mano per fargli vedere la moneta.
L’altro
fece un inchino – Sono Arthur – gli sorrise e ancora prima di realizzare, si trovò il moro
con le braccia strette a sé. Un abbraccio, una semplice stretta che gli strinse
il cuore, quasi colpendolo violentemente. Calore, si propagava in tutto il
corpo, ma rimase immobile e rilassato tra quelle braccia.
- Oh scusate – disse Merlino staccandosi,
rosso in volto – Sono Merlino – e avanzò
la mano che l’altro strinse cordialmente.
- Credevo di non riuscire a trovarvi mai –
continuò il moro sorridendo – Non siete come vi descrivono – continuava a squadrarlo
curioso e divertito.
- Alcuni sono bassi, brutti e con la pancia
– scherzò lo gnomo.
Restarono
a parlare per un altro po’ di sciocchezze, poi il moro tornò a casa, e il
biondo rispondeva alle domande curiose del ragazzo, eppure ancora non gli aveva
chiesto della ricompensa. Alle volte non sentiva realmente quello che il moro
diceva, si perdeva nell’ascoltare la cadenza del tono di voce o nell’osservare
le sue buffe espressioni.
Merlino
tornò tutti i giorni a seguire.
Il
settimo pomeriggio, Merlino, ritornò nella foresta, come sempre, chiamandolo e
quello si mostrò a lui, un sorriso apparve sul volto di entrambi.
- Non mi hai ancora chiesto della tua
ricompensa - era seduto sulle radici di un albero, Arthur aveva comunque un
certo obbligo da assolvere con l’essere umano che l’avrebbe trovato.
Merlino
era sdraiato accanto a lui e lo fissava - Mi
sono dimenticato – fece spallucce - Quale
sarebbe? – disse infine.
L’altro
lo squadrò - Un pentolone d’oro e di
fortuna, più un desiderio – era serio nel suo tono di voce, una volta
esaudito il desiderio si sarebbero dovuti dire addio.
Merlino
continuava a guardarlo serio, poi sorrise felice - Ho sempre immaginato questo giorno, ma adesso non so cosa desiderare –
era l’unico umano con cui era stato a contatto più
tempo e anche l’unico che non sapesse quale desiderio realizzare.
- Ci sarà pure qualcosa che desideri fin da
sempre - gli disse lanciandogli il cappello, l’altro se lo rigirò tra le
mani - Be questo è
stato il mio più grande desiderio – mettendosi il cappello in testa.
Silenzio.
Un quieto
silenzio.
- Ci diremo addio una volta che avrai esaudito
il mio desiderio? – aveva detto sommessamente allo gnomo che ora stava sdraiato
con lui.
Lo gnomo
respirò più volte – Sì – il suo tono
sembrava essere dispiaciuto e Merlino lo avvertì.
Avvertì
un leggero brivido alla schiena, gli percorreva il petto e si fermava allo
stomaco – Non voglio
dirti addio – si guardarono negli occhi.
Lo
gnomo sorrise mestamente – Perché? –
chissà perché anche lui non voleva dirgli addio, se avesse continuato a vederlo
anche dopo, avrebbe certamente passato i guai. Però in
quel momento sembravano non importassero le conseguenze, era curioso di
conoscere quell’umano. Doveva comunque essere cauto.
- Gli addii sono tristi – rispose Merlino,
distogliendo lo sguardo.
Passò
un’altra settimana e un’altra ancora, finché non divennero mesi.
Arthur
sapeva di star trasgredendo a molte leggi, ma si divertiva a stare in compagnia
di Merlino, non si era mai avvicinato tanto al mondo degli umani e ne era
affascinato.
Non avevano
parlato più del desiderio da esaudire, almeno finché Merlino non ne avesse
deciso uno.
Piano,
nel cuore di entrambi si faceva strada un senso di
protezione, di appartenenza l’uno all’altro.
Una notte
stellata dopo chiacchere e risate, Merlino si trovò ubriaco di allegria e fu
allora che Arthur scintillò come una stella cometa. L’altro era intento a
ridere e bearsi di quella sensazione per rendersi conto di ciò che lo gnomo
stava subendo.
Arthur
si ritrovò a scoprirsi innamorato di quell’essere umano.
Entrambi
poi si alzarono ancora colmi di sensazioni felici, Merlino guardò il biondo e
lo scrutò profondamente. Ebbe l’impressione di vederlo diverso, come un frutto
maturo da poter cogliere e mangiare, si beò di quell’immagine e innamorandosene
la fece sua.
Alzò gli
occhi e sulla testa dello gnomo vide rametti di vischio, tutti intorno c’era
fragranza di gelsomino e lui avvicinandosi piano gli sussurrò – Vischio – e gli stampo un bacio sulla
guancia.
L’altro
rise sommessamente guardando la scena compiersi, poi arruffando i capelli al moro
lo salutò con un sorriso.
Passarono
altri giorni e in un pomeriggio caldo Merlin sorrise e Arthur lo guardò – Che hai da ridere?
– succhiando sempre un gambo di un fiore.
Il moro
lo guardò – So quale desiderio voglio esaudire – mentre si stiracchiava all’indietro.
Arthur
si sentì pervadere da una sensazione di qualcosa, non sapeva descriverla perché
non l’aveva mai provata fino a quel momento – Ah si? Quale? – riuscì a dire calmo senza far trapelare il suo
stato d’animo.
Merlino
lo fece voltare – Desidero, se posso, non
doverti dire mai addio – poi chiuse gli occhi, lo gnomo si rilassò e lo
salutò – Devo andare Merlino, mi stanno chiamando ci vediamo domani – e scomparve.
La notte
stessa qualcuno bussò alla porta di casa del giovane ragazzo.
Quando
Merlino aprì la porta, sull’uscio c’era un ragazzo dai capelli lunghi e mossi,
aveva l’aria pacifica – Chi siete? –
e quello senza chieder permesso entrò sorridendo – Uno gnomo – e si sedette vicino al camino.
Stettero
un po’ in silenzio, lo gnomo cercando le parole giuste e Merlino ponendosi
tante domande – Come vi chiamate? –
disse in tono gentile, rompendo quel fragoroso silenzio.
L’altro
gli sorrise- Gwaine – poi la sua espressione mutò – Sono un amico di Arthur – il suo sguardo era triste come la sua
voce.
Merlino
si preoccupò – E’ successo qualcosa? –
avvicinandosi allo gnomo, l’altro scosse la testa – Non ancora – rispose guardandolo negli occhi.
Si grattò
la testa – Sei innamorato di lui,
Merlino? – non era mai stato bravo con le parole, preferiva andare dritto
al punto. Il moro all’inizio fu sorpreso, poi imbarazzato ma infine fece sì con la testa sorridendo felice.
Gwaine
scosse la testa portandosi con una mano i capelli indietro – Promettimi una cosa – fece una breve
pausa per richiamare l’attenzione dell’altro – Semmai Arthur dovesse confidarti i suoi sentimenti, dovrai dirgli che
non lo ami, più male gli farai meglio sarà per lui
– la sua espressione era seria e preoccupata.
Merlino
non capiva – Perché? – chiese confuso,
Gwaine accanto a lui gli prese
le mani – Se un umano ricambia i
sentimenti di uno gnomo, questo si trasformerà in pietra. – gli strinse le
mani e poi lo lasciò solo, al suo dolore.
Merlino
aveva deciso di lasciarlo andare prima che succedesse qualcosa tra loro due o
peggio, avrebbe espresso un qualunque desiderio pur di salvarlo.
Tutta
la tristezza scomparve non appena vide la testa bionda dello gnomo, come d’abitudine
parlavano e ridevano poi al tramonto Arthur si alzò
dalla radice dell’albero – Merlino, devo
dirti una cosa – e gli sorrise.
L’altro
s’irrigidì, le parole di Gwaine gli tornarono in
mente – Cosa? – non poté comunque far
a meno di sorridergli a sua volta, vederlo tra le luci del tramonto gli donava
un’aria dolce e solenne.
- Credo che tu sia l’umano più fantastico che
abbia mai conosciuto, e non sono mai stato a contatto per tanto tempo con
qualcuno che non fosse una creatura magica. Ma con mia grande sorpresa ti sei
rivelato stupefacente, e io.. – una breve pausa perché
sentiva le parole bloccarsi in gola dall’emozione – Non credevo che l’avrei mai detto, ma mi sono innamorato di te ed è una
sensazione straordinaria – si passò le mani tra i capelli felice,
dimenticandosi di chi fosse, sentendo solo l’amore.
Gli
occhi di Merlino si velarono di lacrime, salate e amare gocce che gli bagnavano
il viso – Arthur – non riusciva a
parlare, lo gnomo fece per avvicinarsi ma il moro lo allontanò – Io non ti amo – scosse la testa, non era
vero e voleva urlarglielo ma non poteva. Doveva essere forte, forte era l’unica
scelta che aveva.
- Non è vero, perché dici questa scemenza?
– il volto dello gnomo era confuso e amareggiato, sentiva spaccarsi dentro.
Il
moro non rispondeva, si asciugò le lacrime e prese a respirare velocemente – E’ così. Sei solo uno gnomo ed io un umano,
ti sei illuso di qualcosa che non esiste – sentiva il cuore incrinarsi fino
al punto di rottura.
Arthur
gli gridò contro tutto il dolore che provava senza riuscire ad ascoltare il
cuore dell’altro che invece gli urlava tutta la rabbia nel non poterlo amare.
Poi
come se un fulmine l’avesse colpito, lo gnomo, s’irrigidì. Lo guardava e vedeva
l’essenza di Merlino spezzata, come aveva fatto a non capirlo, a non vedere
prima. Era stato cieco.
- Merlino.. –
aveva provato a chiamarlo, aveva un tono dolce e stanco.
- No, non fartelo ripetere, non ti amo –
non riusciva a guardarlo in faccia, aveva paura che leggesse dentro e vedesse
la realtà, la verità di tutto quello che non poteva dirgli.
- Non è vero, ma grazie di averlo detto –
una lacrima scese dai suoi occhi, aveva capito. Lo stava salvando, si avvicinò
mentre gli occhi del moro lo guardavano incerti, sofferenti e lo baciò. Merlino
gli sorrise, Arthur aveva finalmente capito, e non c’era modo migliore per ringraziarlo.
Da
quel giorno non si videro più, portando per sempre nel cuore il loro amore.