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Autore: 9Pepe4    17/06/2015    2 recensioni
Dopo la Battaglia delle Cinque Armate, Tauriel si trova in esilio, quando un incontro inaspettato la porta a pensare al suo rapporto con Thranduil.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tauriel, Thranduil
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Non tutti gli erranti sono perduti'
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02 # Thranduil

And I pray a lot for you
And I look out for you

Quella sala somigliava ad una caverna, sebbene ci fossero pilastri che reggevano il soffitto frastagliato e qualche elegante braciere sistemato qua e là.
Dalla parte opposta rispetto all’entrata, si apriva una balconata sul paesaggio circostante. Non aveva alcun parapetto, ed abbassando lo sguardo si poteva scorgere l’immensa distesa degli alberi, e la luce del sole che rimbalzava sulle foglie rossastre.
Thranduil era in piedi dinanzi a quello spettacolo, e lo osservava quasi distrattamente. Il suo viso era leggermente inclinato verso l’Elfo in piedi al centro nella stanza, e rivelava che la sua attenzione era rivolta al suo rapporto.
Qualche anno dopo la Battaglia delle Cinque Armate, forse influenzato dalla partenza di Legolas, Thranduil aveva iniziato a prestare maggiore attenzione a quanto accadeva nel resto della Terra di Mezzo.
Era sempre restio a coinvolgere la propria gente negli avvenimenti estranei al suo regno, ma di tanto in tanto inviava alcuni esploratori ad osservare la situazione al di fuori dei loro confini.
L’Elfo che gli stava facendo rapporto in questo momento, Merion, era piuttosto giovane. Thranduil sapeva che non aveva una vastissima esperienza come soldato, ma in compenso la sua agilità ed il suo talento nel passare inosservato lo rendevano estremamente adatto al ruolo di esploratore. Pareva anche che gli piacesse.
Era rientrato quel mattino dopo aver viaggiato verso ovest per mesi, così da indagare su alcune voci riguardanti dei drappelli di Orchi. Saputo che non recava notizie urgenti, Thranduil gli aveva ordinato di andare a riposare, e tornare nel pomeriggio a fargli rapporto. Merion aveva obbedito.
La situazione che descrisse adesso sembrava smentire quelle dicerie allarmanti. Quando tacque, Thranduil lasciò indugiare il proprio sguardo sulle cime degli alberi, rimuginando sulle sue parole.
«Un’ultima cosa, mio re» disse Merion, richiamando la sua attenzione.
Thranduil gli scoccò un’occhiata. «Parla pure» lo invitò.
«Ho incontrato il… ho incontrato Tauriel».
A quell’affermazione, il sovrano s’irrigidì appena, e i suoi occhi – di nuovo fissi sul paesaggio – si dilatarono impercettibilmente. Quando parlò, tuttavia, mantenne un tono neutrale e distaccato. «Dove?»
«Presso il fiume Lhûn, davanti alle Montagne Azzurre».
Ered Luin. Ma certo. Thranduil continuò a fissare la distesa degli alberi. «Avete parlato?»
Merion tacque per un istante, incerto. «Brevemente».
Thranduil annuì, calmando in silenzio il tumulto del proprio cuore. Era viva.
«Mi è…» Merion esitò, come se non sapesse bene se continuare o meno. «Mi è parsa in buone condizioni, e senza intenzione di infrangere le vostre disposizioni».
Thranduil si inumidì le labbra. «Molto bene» affermò. «Ora puoi andare».
«Mio signore».
Senza voltarsi a guardarlo, Thranduil sentì che Merion si inchinava e lasciava la stanza. A quel punto, chinò il viso in avanti, chiudendo gli occhi.
Quando aveva organizzato gli esploratori, non aveva certo dato loro l’incarico di andare alla ricerca di Tauriel. Aveva disposto, tuttavia, che tenessero occhi e orecchie aperte sul suo conto, e riferissero a lui nel caso l’avessero vista o avessero udito voci che la riguardavano.
Probabilmente, loro avevano pensato che lui volesse assicurarsi che lei rimanesse in esilio. La realtà, però, andava oltre tutto questo.
Ormai otto anni prima, dopo la Battaglia delle Cinque Armate, Thranduil aveva bandito Tauriel dal Reame Boscoso per dodici anni.
Non era stata una decisione facile. Nel ricordare il viso di lei, sporco di sangue e lacrime, aveva temuto per la sua vita. Nonostante la conoscesse, nonostante sapesse che era una combattente ed avrebbe lottato, quella sottile paura non se n’era andata mai del tutto.
Neanche Legolas aveva ancora fatto ritorno, ma Thranduil riceveva periodicamente dal figlio alcuni dispacci che gli assicuravano che era vivo e stava bene.
Di Tauriel non aveva notizie da qualche anno. All’inizio, lei era rimasta a Dale, ed aveva aiutato il popolo del lago a ricostruirsi una patria, mentre Thranduil aveva inviato alcune provviste agli Uomini, spinto anche dal rispetto che provava per Bard l’Ammazzadrago.
Di conseguenza, gli era giunta qualche vaga voce riguardante la giovane… Ma poi, quattro anni dopo la Battaglia delle Cinque Armate, Tauriel aveva lasciato Dale, e da allora il sovrano non aveva saputo più nulla di lei.
Riaprì gli occhi, respirando a fondo. «Sta bene» mormorò a se stesso, per soddisfare il bisogno di sentire quelle parole.
Quasi senza motivo, ricordò il giorno in cui le aveva conferito la nomina di capitano. Non erano mancate le malelingue, allora, che avevano insinuato che Thranduil l’avesse promossa soltanto perché lei era la sua protetta.
Un sorriso tirato si disegnò sulle labbra del sovrano.
No, non si era trattato di un favoritismo… Sebbene non potesse negare di aver appoggiato la sua carriera, né di averle concesso, nel corso dei secoli, un’attenzione speciale.
Pensò al giorno in cui lei se n’era andata, inseguendo quel branco d’Orchi… Si fosse trattato di qualcun altro, Thranduil avrebbe mandato una guardia a recuperarlo. Con Tauriel, aveva lasciato che fosse Legolas – suo figlio, l’erede al trono – a tentare di persuaderla.
Non che avesse funzionato, ma…
Il sorriso del sovrano svanì. Quasi senza rendersene conto, Thranduil diede le spalle al paesaggio boscoso, e si diresse verso l’uscita della sala. I suoi passi, rapidi e decisi, lo guidarono sino alle stanze di Tauriel.
Sulla soglia, incrociò Galion. Il maggiordomo stava uscendo, chiudendosi la porta alle spalle, e parve sorpreso di vederlo.
«Mio signore» lo salutò, chinando brevemente il capo, ed i suoi lunghi capelli castano chiaro scivolarono in avanti.
Thranduil rispose con un cenno del mento.
Lui non aveva dato ordini riguardanti le stanze di Tauriel, ma Galion – che si occupava della direzione del palazzo in generale – si era assicurato che venissero pulite regolarmente, e talvolta le ispezionava per assicurarsi che venisse fatto un buon lavoro.
Ora osservò Thranduil con aria speculativa, mosse un passo verso il corridoio, si fermò, dopodiché tornò a rivolgersi al suo sovrano. «È tutto in ordine, mio signore» asserì, posando al contempo una mano sul pomello della porta. «Volete accertarvene di persona?»
Thranduil assottigliò lo sguardo, ma diede un borbottio d’assenso.
Il maggiordomo aprì la porta e, dopo essersi fatto da parte per lasciar entrare il sovrano, lo seguì negli alloggi di Tauriel.
Erano almeno otto anni che Thranduil non vi metteva piede.
Rimase in silenzio mentre Galion gli mostrava con zelo gli abiti puliti nel guardaroba, il letto impeccabilmente rifatto, i pavimenti lucidati, l’ampia finestra aperta per cambiare l’aria. Sembrava quasi che Tauriel dovesse tornare da un momento all’altro.
«Pare che i domestici abbiano trovato delle schegge di legno» disse Galion, ricevendo da Thranduil un’occhiata obliqua. «Pensavo avesse perso il vizio di preparare le sue frecce nei suoi alloggi».
«No» si sentì rispondere il sovrano. «No, non l’ha mai perso».
Si avvicinò alla scrivania di legno scuro, e considerò brevemente il libro posato lì sopra – siccome non trattava di combattimenti o di foreste o di costellazioni, dubitava che Tauriel l’avesse mai aperto.
«Per lo meno ha superato la sua avversione per l’igiene personale» continuò Galion, in tono amabile. «Mi hanno riferito che aveva lasciato i suoi alloggi puliti e in ordine, tutto sommato».
Thranduil non rispose subito. Ricordava bene come Tauriel, da bambina, cercasse sempre di sfuggire ai bagni. All’epoca, non era raro trovare delle foglie o dei rametti impigliati ai suoi capelli ramati.
Anche il giorno in cui avevano seppellito i suoi genitori, uccisi in un’imboscata di Orchi, Thranduil le aveva tolto una fogliolina dai capelli.
Una parte di lui si meravigliò nel ricordarsene ancora. Strano come fossero indelebili certi dettagli.
Di certo, non avrebbe mai dimenticato quanto gli era parsa leggera quando l’aveva sollevata tra le proprie braccia, né di aver chiuso gli occhi un istante, mentre lei piangeva, e di aver pregato Ilúvatar affinché sanasse il suo dolore.
«Entrare a far parte della guardia reale deve averle fornito un po’ di disciplina» si sentì rispondere, ma al contempo avvertì una fastidiosa sensazione sul fondo dello stomaco.
In fondo, otto anni prima, Tauriel si era mostrata tutto fuorché disciplinata.
Thranduil cercava di non pensare al loro scontro sul campo di battaglia, perché quel ricordo gli faceva sentire un’incredulità quasi nauseata.
Da una parte, si domandava cosa avrebbe fatto Tauriel se lui non l’avesse fermata. Sarebbe davvero andata sino in fondo? Avrebbe lasciato partire quella freccia diretta contro di lui?
Sul momento, gli era parso così plausibile da indurlo non solo a tagliare il suo arco, ma anche a puntarle la spada contro il petto. Non per ferirla – persino allora, in preda alla propria furia, non le avrebbe mai fatto del male – ma per riscuoterla e costringerla ad ascoltarlo.
E poi c’erano le parole che lei gli aveva rivolto in tono freddo, parole che lo disturbavano quasi quanto il suo gesto.
Non c’è amore in te.
Com’era possibile che lei lo avesse creduto, anche solo per un istante?
Thranduil sapeva di non essere una persona facile da capire. Sapeva che, una volta che Tauriel era cresciuta, il loro rapporto era cambiato, e lui si era fatto più distante ed autorevole.
Eppure, si era sempre assicurato che a Tauriel non mancasse nulla, e che non le venissero fatti dei torti. Nel proprio cuore, non aveva mai dubitato del proprio affetto per lei.
Ogni tanto avevano avuto le loro incomprensioni e le loro divergenze, ma data la giovinezza di Tauriel ed il suo spirito idealista, Thranduil lo aveva considerato inevitabile. Non si sarebbe mai aspettato che il loro rapporto giungesse ad una vera e propria rottura.
Dove aveva sbagliato?
Dato il suo carattere ed il suo passato, era poco incline a mostrare debolezze. Talvolta aveva lasciato che Legolas vedesse un suo lato più vulnerabile e si prendesse un po’ cura di lui, specie quando aveva visto nel figlio la dolcezza di sua madre, ma con Tauriel non lo aveva fatto.
Aveva sempre voluto mostrarsi imperturbabile, di fronte a lei. Dapprima, quando era bambina, si era trattato di un modo per assicurarle che poteva proteggerla. In seguito, quando era divenuta una guardia e poi un capitano al suo servizio, era servito a garantirle che era un re di cui poteva fidarsi, su cui poteva contare.
«Sul comodino aveva lasciato questa» asserì la voce del maggiordomo.
Thranduil si voltò verso Galion, che si era avvicinato ad un comò intagliato nella parete ed aveva aperto uno dei cassetti, per poi estrarne una catenina.
«La riconoscete?»
Anziché rispondere, Thranduil tese una mano, e Galion si avvicinò per consegnargli il gioiello.
Il sovrano fece scorrere la catenina tra le proprie dita, osservando il ciondolo azzurro. Era stato lui stesso a donarle quel pendente in occasione del suo centesimo compleanno.
Tauriel non amava particolarmente i gioielli, ma era parsa felice di quel regalo, e l’aveva indossato spesso e volentieri.
«È sufficiente, Galion» disse improvvisamente Thranduil, senza alzare lo sguardo sul maggiordomo. «Puoi andare».
«Certo, mio signore» rispose l’altro, poi fece una pausa. «Più tardi posso farvi portare una bottiglia di buon vino nei vostri alloggi, se lo desiderate».
Thranduil alzò lentamente gli occhi su di lui ed annuì, e Galion s’inchinò prima di ritirarsi.
Rimasto solo, il sovrano chiuse il pugno sulla catenina. Si diresse verso il letto di Tauriel, pensando alla sua preferenza per gli archi e – soprattutto – per i pugnali dalla lama lunga.
Tauriel era stata addestrata all’uso delle armi sin da quando era bambina. Siccome le piaceva ed era portata, Legolas aveva osservato che quella poteva essere la sua strada, e Thranduil aveva pensato che avere un posto ed un futuro all’interno del palazzo reale l’avrebbe rassicurata.
Adesso, però, si domandò se fosse stata la scelta giusta. Possibile che Tauriel, avendo avuto uno scopo ben preciso sin da subito, fosse cresciuta nella convinzione che la sua importanza dipendeva da quanto poteva rendersi utile?
Il respiro gli si fermò in gola per un istante, poi Thranduil aprì la mano e lasciò che la catenina scorresse tra le sue dita sino a cadere sul comodino accanto al letto.
Fissò quell’oggetto così bello, così abbandonato, e ricordò che esisteva la possibilità che Tauriel, una volta trascorsi i dodici anni del suo esilio, scegliesse di non tornare.
Era una prospettiva amara. Senza di lei e Legolas, le sale del Reame Boscoso sembravano così vuote.
Thranduil cercò di pensare al fatto che suo figlio sarebbe tornato, e Tauriel… le loro interazioni dopo la Battaglia delle Cinque Armate erano state molto più pacifiche.
Tauriel l’aveva contemplato con vergogna ed incertezza, e sembrava essersi ricreduta sulle parole che gli aveva rivolto. Quando lui l’aveva trovata accanto al cadavere del Nano, lei non aveva reagito con rabbia – gli aveva parlato, lo aveva supplicato. Si era rivolta a lui, e a lui soltanto, alla ricerca di risposte e consolazione.
Thranduil chinò il capo, lasciando che i capelli biondo chiaro scivolassero in avanti a nascondergli il volto. In silenzio, così come aveva fatto secoli prima, pensò a Tauriel e pregò Ilúvatar per lei. Lo pregò di proteggerla, di farle ritrovare la sua strada… Lo pregò di riportarla a casa.















Note:
Eccomi qui, dopo aver rimpianto almeno mille volte la decisione di mostrare anche i pensieri di Thranduil. Ogni volta che scrivo di lui mi viene il sacro terrore di sbagliare tutto :/

I versi in corsivo sono un estratto della canzone “The Woods” dei Daughter, ed era un secolo che volevo scrivere sul rapporto Thranduil/Tauriel partendo da lì. Spero che il risultato non sia proprio pessimo.

La collana di Tauriel si vede in DoS quando lei fa rapporto a Thranduil e anche mentre è nelle segrete a parlare con Kíli. Mi piace pensare che fosse un regalo del re.

Grazie di nuovo a Kanako91 e a Thranduil_heat per aver recensito lo scorso capitolo, a chi ha inserito la storia tra le preferite e le seguite, e anche a chi ha soltanto letto.

Alla prossima!
  
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