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Autore: Writer_son of Hades    17/06/2015    3 recensioni
Questa ff crossover mi è venuta in mente rivedendo questa mattina “Lemonade Mouth” il film della Disney che ha accompagnato la mia infanzia facendomi sperare di poter mettere su una band semplicemente credendoci e con dei perfetti sconosciuti (chi non l’ha visto vada a cercarlo si internet e rimedi).
Come mi è solito fare, mi sono immaginata i personaggi di Percy Jackson nello stesso contesto.
Ovviamente ho dovuto cambiare un po’ il film per adattarlo al meglio alle vite dei nostri semidei preferiti, aggiungendo anche dei nuovi personaggi (es: Will e Nico).
Spero che vi abbia incuriosito abbastanza e vi auguro buona lettura!
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jason/Piper, Luke Castellan, Nico/Will, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’inizio di tutto



È strano che cosa porta due persone a conoscersi.
Si può chiamare destino, fato, caso. Ma c’è sempre una nota di mistero dietro a questo.
Se ci credete, come me, questa storia è fatta per voi.
Questa è la storia di come le vite di sei ragazzi completamente diversi, si sono incrociate. Cambiando il loro destino per sempre.




Primo giorno.
A Talia non sono mai piaciuti i primi giorni.
Nuove persone, nuovi orari, nuovi posti. Le piaceva la vita di prima.
E quando la sveglia suonò, la buttò per terra per zittirla. Si strofinò gli occhi e rimase a fissare il soffitto della sua nuova camera, nella sua nuova casa. Era nervosa. E solo una cosa riusciva a calmarla.
Si alzò di scatto dal letto e afferrò la chitarra elettrica dal poggiolo. L’attaccò all’amplificatore e strimpellò degli accordi a caso, ma che insieme formavano una stupenda melodia.
Il suono metallico usciva dalla cassa rombante e potente, facendole vibrare le ossa e infondendole adrenalina. Adorava quella sensazione.
                << Talia, vieni a fare colazione! >> gridò sua mamma dal piano di sotto. Ma la ragazza non voleva ascoltare.
La madre aprì infine la porta della sua stanza. Indossava la solita gonna a tubino grigio chiaro e una camicetta azzurra. I capelli raccolti le davano un’aria da persona seria e professionale, come gli occhiali poggiati sulla punta del naso.
                << Non vorrai fare tardi il primo giorno di scuola? >> le disse ancora la donna con aria severa.
La ragazza non smise di suonare e si concentrò sulla posizione delle dita sulle corde.
                << E abbassa quel suono infernale! >> le gridò infine la madre, chiudendo la porta.
Talia, per tutta risposta, alzò ancora di più il volume, facendo vibrare i vetri della stanza.
Alla fine però, si mise dei jeans strappati e una maglietta nera con scritto: Fuck the sistem.
Davanti allo specchio si sistemò i corti capelli neri e si mise la matita nera come le era solito fare.
Dopo essersi infilata le all star prese lo zaino mettendoci dentro solo il minimo indispensabile. Raggiunse la madre al piano di sotto che l’aspettava in macchina.
                Il viaggio verso la scuola fu silenzioso e l’aria era elettrica.
Arrivati al parcheggio, la madre la salutò mentre fissava il telefono e Talia non perse nemmeno tempo a risponderle. Scese dal veicolo e si avviò verso il suo nuovo liceo, vedendo già che i ragazzi la fissavano.
Ottimo, si disse, andate tutti a fanculo.
Persa nei suoi pensieri andò a sbattere contro qualcuno.
                << Oh, buongiorno. >> la salutò un uomo grasso con ricci capelli castani. << Non l’ho mai vista qui. Lei deve essere quella nuova. Io sono il preside Dionysus. Ma tutti mi chiamano Mr. D. >> disse l’uomo alzando una mano.
La ragazza la strinse, ma con poca energia. << Talia Grace. >>
                << Benvenuta alla Jupiter High School, signorina Greek. >>
                << Grace. >> lo corresse.
                << Sì, certo. >> disse l’uomo non ascoltandola veramente. << Questa è la scuola per eccellenza in ambito sportivo. La squadra di calcio è la più forte della nazione e quella di basket è arrivata prima al torneo dello stato lo scorso autunno per la quarta volta di fila. La squadra di nuoto ha ottenuto il titolo di seconda… >>
E continuò a blaterare cose che a Talia interessavano ben poco. Poi lo sguardo dell’uomo cadde sulla sua maglietta.
                << Ehm…non accettiamo questo genere di abbigliamento in questa scuola. >> disse severo.
                << Cos’è? Portate le divise? >> rispose a tono la ragazza.
Il preside divenne rosso in viso. << Certo che no. Ma certe scritte sono offensive. >>
                << La libertà d’espressione ce l’avete? >> continuò ringhiando.
                << Signorina Frace… >>
                << Grace. >>
                << Le consiglio di coprire quella maglietta se non vuole finire in punizione il primo giorno di scuola.>> le ordinò Mr D.
Sai che novità, pensò Talia chiudendosi la felpa per nascondere la scritta.
Arriverà il momento di ribattere, si disse convinta.
                Dopo due ore di biologia e di matematica tutta la scuola si riunì nella nuova palestra. Il preside si mise al centro affiancato da un altro uomo che si presentò come il capo dell’azienda “Turbo Blust”, una bevanda azzurra per “tutti quelli che vogliono essere il massimo”, così recitava lo spot pubblicitario con quegli uomini che facevano finta di fare sport.
                << Ringraziamo il signor Blust, sponsor della nostra scuola per la nuova palestra. >> disse Mr. D al microfono. Dagli spalti partì un applauso, specialmente dagli atleti nelle prime file.
                << Ciao. >> la salutò una ragazza con i capelli castano scuro legati in una coda.
                << Ciao. >> ricambiò Talia, per poi notare la divisa da cheerleader.
                << Puoi….trovare un altro posto? >> le disse quella sfornando un sorriso ironico.
                << Perché non te lo trovi tu? >> le rispose Talia con lo stesso sorrisino.
La ragazza la fissò con un misto di orrore e sorpresa.

Dietro di lei un ragazzo biondo fece alzare un tipo vicino a lui e invitò la cheerleader a sedersi.
Talia pensò che quello era il momento perfetto. Si alzò in piedi e si tolse la felpa mostrando la maglietta con la scritta “Fuck the sistem” in caratteri cubitali.
                << Non lasciate che vi comandi! >> gridò fissando il preside. I ragazzi si voltarono verso di lei e la fissarono come se fosse impazzita.
                << Potete mettervi quello che volete! Non fatevi mettere i piedi in testa da lui, solo perché è più potente! >> gridò ancora. Un timido applauso iniziò a risuonare nella palestra. << Posso indossare quello che mi pare perché sono libera di dire quello che penso! >> l’applauso diventò più potente fino ad arrivare a sovrastare i richiami del preside.
                Fuori dalla palestra, la mano del preside con un foglietto rosa l’aspettava.
                << Buona punizione, signorina Grash. >>
                << Grace. Ma grazie per lo sforzo. >> disse lei con un sorriso.




                << Percy, aspetta un attimo! >> lo chiamò sua mamma mentre metteva in moto la macchina. Il ragazzo spense il motore con uno sbuffo e attese che il ragazzo più giovane si sedette al suo fianco per portarlo a scuola.
                << Sì mamma? >> chiese mentre Nico si allacciava la cintura.
                << Hades vorrebbe accompagnarvi a scuola, così potete anche parlare un po’. >> disse la donna affacciandosi al finestrino.
                << Non ho niente da dirgli. >> concluse Percy seccamente.
                << Dovrete farlo ad un certo punto. >> mormorò Sally per poi augurare a Nico una buona giornata e dare un bacio in fronte a Percy.
Fece un cenno di saluto a sua madre mentre il suo nuovo fidanzato le metteva un braccio attorno alle spalle e con lo sguardo assassino, riaccese il motore.
Prese la statale per arrivare a scuola e non parlò.
Il ragazzino, vicino a lui, di soli tre anni più piccolo, non aprì bocca.
Da quando sua madre, Sally Jackson aveva conosciuto Hades Di Angelo, la sua vita faceva schifo. L’uomo era venuto ad abitare da loro da poco, portandosi dietro suo figlio: Nico Di Angelo. Percy non aveva niente contro quel ragazzino, anzi gli stava pure simpatico quando non ti fissava con quello sguardo inquietante, avevano legato molto, ma suo padre proprio non lo sopportava.
Da quando il suo vero padre se n’era andato, sua mamma aveva conosciuto Hades in un bar e si era innamorata, diceva lei. La madre di Nico era morta anni prima e ora erano diventati una famiglia.
Percy però non voleva un altro padre.
                Arrivarono a scuola un po’ in ritardo, ma riuscirono ad entrare senza essere visti.
                << Pranziamo insieme dopo? >> chiese Percy al ragazzino.
Nico annuì e si dileguò verso la sua classe. Percy corse verso la sua, temendo di arrivare in ritardo per la sua presentazione di storia.
Entrò in classe giusto in tempo per poter andare alla lavagna e cominciare a esporre la sua ricerca sulla dichiarazione d’indipendenza.
Quando suonò la campanella uscì per andare a scienze. Nel corridoio trovò Nico e lo accompagnò fino a storia dell’arte dato che erano nello stesso piano. Camminando verso la classe, trovò il gruppetto degli atleti e delle cheerleader e Drew lo salutò facendogli l’occhiolino. Lui fece un cenno con la testa e proseguì. Ma riuscì a sentire una frase: << …ma mi dispiace che giri sempre con quel disadattato del fratellastro. >>
                Percy si bloccò di colpo guardando Nico, ma non sembrava che il ragazzino se ne fosse accorto.
In ogni caso, nessuno si doveva permettere di chiamarlo così.
Nico era un ragazzo speciale. Era incredibilmente intelligente e coraggioso, ma preferiva stare da solo. Percy sapeva anche che era gay. Glielo aveva confessato qualche settimana prima, dicendo anche che era bello averlo come fratello.
                Per cui si girò verso il gruppetto andando da Luke, il capitano della squadra di calcio e cantante della band Mudslide Crush, la più popolare della scuola.  Sapeva che la voce era la sua e gli si piantò davanti senza importarsi delle ragazze che gli erano intorno.
                << Cos’hai detto di mio fratello? >> ringhiò.
Nico, che si era accorto di cosa aveva intenzione di fare Percy gli prese una braccio. << Percy smettila. >>
                << Oh che carino. Difende il fratellino. >> disse Luke ghignando. I suoi amici risero.
Percy batté un pugno sugli armadietti dov’era appoggiato il ragazzo.
                << Non provare più a dire una cosa del genere, verme. >> gli ringhiò ancora in faccia.
                << Percy basta. >> cercò di fermarlo Nico.
                << Ascolta il piccoletto, Jackson. >> lo minacciò Luke. << Non vorrai davvero che ti spacchi la faccia. >>
A quel punto non riuscì più a trattenersi. Prese il collo della maglietta del ragazzo e lo scaraventò a terra. Luke si rimise subito in piedi e gli tirò un pugno in faccia. Intanto si era formato un cerchio attorno ai due ragazzi. Percy si tenne il naso sanguinante dal colpo, per poi impalare Luke addosso agli armadietti prendendolo per il giubbotto della scuola.
La rissa finì lì, perché Mr. D fece sventolare un foglietto davanti alla faccia di Percy.
                << Ti sei meritato una bella punizione Jhonson. >>
Sempre così. Quelli della squadra di calcio non potevano andare in punizione, oppure avrebbero saltato gli allenamenti.
Percy stroppò il foglietto dalle mani del preside e se ne andò seguito da Nico.
                << Non dovevi farlo. >> gli disse Nico quando furono abbastanza lontani dalla folla.
                << Certo che devo. >> lo rassicurò il ragazzo più grande mettendogli una mano sulla spalla. << Sei mio fratello. >>
E il piccolo Di Angelo sorrise.
 
 
 
 
 
La temperatura in macchina era esageratamente calda, perfino per Leo.
Le sue dita continuavano a tamburellare sui sedili come se fossero i piatti della sua batteria. Non riusciva a stare fermo nemmeno un secondo.
Quando l’auto si fermò davanti alla scuola, i suoi genitori si voltarono verso di lui.
                << Sei pronto tesoro? >> gli chiese sua mamma con un sorriso in volto. << Oggi è il gran giorno. >>
                << Per cosa? >> proprio non riusciva a ricordarsi cosa sarebbe successo quel giorno.
                << Per le selezioni di calcio. >> rispose sua mamma come se fosse qualcosa di ovvio.
                << Oh. Giusto. >> rispose con lo sguardo assente.
Suo padre prese qualcosa da un borsone e tirò fuori un vecchio pallone. << Tua madre…
                << Noi. >> lo corresse la donna mettendogli una mano sul braccio.
                << Noi, volevamo darti questo. >> e donò il pallone a suo figlio come se fosse fatto di vetro.
                << È il pallone con cui Tommy ha segnato il gol del campionato. >> sua madre cercò inutilmente di trattenere le lacrime.
Thomas Valdez era suo fratello maggiore. Era venuto a mancare tre mesi prima dopo un brutto incidente in auto.
Era un ragazzo fenomenale. Campione di calcio e avrebbe dovuto andare a studiare a Standford se non fosse stato per quel camion sulla statale. A Leo mancavo molto. Era stato il suo punto di riferimento da sempre e, anche se a volte lo picchiava, gli aveva sempre voluto un mondo di bene.
Era da molto che i suoi genitori avevano insistito che anche lui provasse ad entrare nella squadra di calcio, solo che Leo non era un mago con i piedi.
                << Grazie mamma, grazie papà. >> riuscì solo a dire.
                << Buona fortuna mi hijo. >> gli augurò Esperanza Valdez con il viso ricoperto di lacrime.
Leo non ce la faceva più a restare in quella macchina piena solo di dolore. Uscì e respirò a fondo l’aria fresca e pulita, per poi incamminarsi verso la scuola, dove l’avrebbe atteso il suo futuro.
Dopo varie ore di scuola, interrotte da una’assemblea in palestra finita con una pazza ch urlava, Leo si ritrovò nel campo da calcio per le selezioni.
                << Forza femminucce! Più veloci! >> gridava il coach Hadge con il fischietto al collo.
Leo era già stanco. Saltava da una parte all’altra del campo seguendo una palla e cadeva per terra almeno ogni due minuti. Odiava il calcio.
I ragazzi che erano già in squadra fissavano i novellini prendendoli in giro e ridendosela parecchio.
                << Avanti Valdez! >> lo incitò il coach urlando. << Che cosa stai facendo!? >> gli chiese mentre Leo cercava di calciare inutilmente il pallone verso la porta.

                << Non ci credo che tu sei il fratello del grande Tommy Valdez! >> gli sbraitò contro esasperato.
                << Andiamo Valdez! >> rise Luke Castellan vedendo il ragazzo che cadeva per la millesima volta.
<< Si calcia così! >> gridò per poi tirargli un pallone dritto in pancia.
Leo si piagò in due per poi prendere un pallone in mano. << Vaffanculo Castellan! >> urlò arrabbiato scagliando il pallone contro al ragazzo. Ovviamente la pessima mira e la sfortuna perenne non lo aiutarono molto. Il pallone finì dritto in faccia al coach che lo mandò senza pensarci due volte in punizione.
Leo sbuffò.
 
 
 
 
 
Piper scese dalla macchina cercando di non far cadere il violino e lo zaino.
                << Piper. >> la chiamò suo padre.
Lei alzò gli occhi al cielo, ma si voltò verso l’uomo.
                << Sì? >>
                << Ricordati di parlare con i professori per i crediti extra per il college. >> le ricordò.
                << Ma ci andrò fra due anni, papà. >> disse lei.
                << Non è mai troppo presto per pensare al tuo futuro. >> l’ammutolì severo.
Piper abbassò lo sguardo. << Va bene. >> disse per poi entrare a scuola.

Andò subito in bagno e si cambiò con i vestiti nella borsa. Si tolse la camicia e la giacca per mettersi un delizioso vestitino blu che si era presa di nascosto. Si pettinò per bene i lunghi capelli castani e si risistemò il trucco mettendo mascara e lucidalabbra. Cambiò le scarpe da ginnastica con quelle con il tacco e dopo un’ultima occhiata allo specchio, uscì dal bagno.
Era due persone in una. A casa era la figlia perfetta che suo padre avrebbe sempre voluto e a scuola era la bellissima ragazza del vicecapitano della squadra di calcio e chitarrista dei Mudslide Crush.
                << Ciao Piper. >> la salutò Jason abbracciandola da dietro e dandole un bacio sulla guancia.
                << Ciao. >> rispose lei voltandosi per guardarlo. Era così bello.
                << Dopo la scuola ti va di venire da me? >> le chiese sorridendo.
                << Sai che non posso, ho le prove di violino e i corsi. >> disse prendendogli la mano. << Possiamo trovarci nel weekend.>>
                << Ho le prove con la band. >> le rispose. << Perché non puoi saltare violino per una volta? >>
                << Non posso. Mio papà mi ucciderebbe. >> ribadì seria.
                << Allora vieni con me. Io, Luke, Drew e gli altri andiamo al fiume adesso. >> la invitò avvicinandola a sé.
                << Saltare scuola? >> aveva solo paura all’idea.
                << Eddai, non ci vediamo mai alla fine. >> cercò di convincerla dandole dei leggeri baci sul collo.
Piper perse completamente il controllo.
                << Okay okay. >> disse infine allontanandosi dal ragazzo per tornare lucida. << Però solo la prima ora. >>
                << Come vuoi. >> la prese per mano. << Andiamo adesso. >>
Corsero per i corridoi mentre tutti erano già in classe e Piper sentì l’adrenalina riempirle le vene.
Stavano scendendo le scale di corsa quando andarono a sbattere contro qualcosa. O meglio qualcuno.
                << Nel mio ufficio signorina McLeave. >> le ordinò il preside. << Ora.>>
                << La prego non dica nulla a mio padre! >> lo implorò Piper seduta nell’ufficio del preside.
Il signor D la studiò a lungo con il telefono in mano. << È la tua prima inflazione, giusto? >>
Piper annuì.
                << Hai il massimo dei voti, signorina McLone. >>
                << McLean. >> lo corresse.
                << Per cui non chiamerò tuo padre. >> Piper tirò un sospiro di sollievo. << Per questa volta.>>
                << Sì, certo. Non accadrà più, lo giuro. >> sparò a raffica.
                << Però si merita una punizione. >> disse il signor D porgendole il foglietto rosa.
Piper lo prese in mano. Quel famoso foglietto delle punizioni era capitato pure a lei, la ragazza modello.
Uscì dall’ufficio del preside e trovò Jason seduto ad aspettarla.
                << Cosa ti ha detto? >> le chiese alzandosi.
                << Solo una punizione. Ma almeno staremo insieme, no? >> disse speranzosa.
                << Ehm…veramente io me la sono cavata con una nota. >>
                << Solo una nota?! >> Piper era furiosa.
                << Sono nella squadra e non posso perdere allenamenti. >> si giustificò Jason. << Dai, ci vediamo in giro. >> la salutò per andare verso la sua classe.
Piper fece un lungo respiro e si voltò a sua volta, odiando quella stupida scuola.
 
 
 
 
                << Fin dall'inizio, fin dal primo istante, direi quasi, che l'ho conosciuta, i suoi modi, palesandomi appieno tutta la sua alterigia, la sua presunzione, il suo egoistico sdegno dei sentimenti altrui, furono tali da costituire quella base di disapprovazione sulla quale gli avvenimenti che seguirono hanno costruito una così irriducibile antipatia; e non era ancora un mese che la conoscevo che già sentivo che lei era l'ultimo uomo al mondo che mi sarei mai lasciata indurre a sposare. >> lesse sussurrando Annabeth.
Era rinchiusa in quello stanzino da due ore. Non le importava molto di fisica e anatomia. Preferiva chiudersi lì dentro e leggere i suoi libri, perdendosi dentro a quelle pagine.
Cercò la mela che aveva in borsa e afferrandola fece cadere le scope e i mocci al suo fianco. Con il libro ancora in mano cercò di prenderli prima che cadessero e facessero rumore, ma non riusciva e tenerli fermi. La porta dello sgabuzzino si aprì e il preside le lanciò un fogliettino rosa che ormai era famoso in quella scuola.
Punizione per tutto il pomeriggio.

 
 


 

 
Nota dell'autrice: Ehilà gente! Ho appena partorito una nuova storia Ecco una nuova storia a tema musicale e dedicato al fantastico film che ha accompagnato la mia dolce e tenera infanzia: "Lemonade Mouth".
Questa mattina è veuto un mio amico che conosco dall'asilo a farmi visita e girando a caso per i canali abbiamo trovato questo film. Siamo letteralmente impazziti dato che lo guardavamo insieme da piccoli sperando di creare una band e (avendo sempre in testa Percy Jackson) mi è venuta l'idea per questa storia.
Sono molto contenta di come si sta sviluppando e domani forse riesco ad aggiornare! Avverto già che non sarà lunghissimo (massimo una ventina di capitoli tò) dato che segiurò il film.
E prego chi non l'ha ancora visto di andare a cercarlo perché è uno di quei film che alla fine non sono una vera e propria genialata.... ma che ti restano perché fanno parte delle tue speranze di piccolo bambino stupido che crede di creare una band dal nulla. E poi è bello fare il contrasto fra la storia e il film.
Baci baci a tutti
Silvia
   
 
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