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Autore: Red Wind    17/06/2015    5 recensioni
Settembre 1881, Vienna
Dankmar Schuster, scrittore verista, trova una macabra sorpresa di ritorno dal suo viaggio di lavoro. Un delitto in musica. Un trucco per incastrarlo. Un nuovo amore.
Storia partecipante al contest a turni "Giallo a scelta multipla-Contest Originale" di Faejer
Genere: Mistero, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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28 Settembre 1882, Vienna

 

L'aria era incredibilmente fredda e umida e un vento pungente si insinuava attraverso i nostri vestiti ancora troppo estivi. Stavamo immobili, a fissare quelle due lapidi, come se il tempo si fosse cristallizzato in quel momento. Come improvvisamente desta, Sabine mi diede in braccio la bambina e mi prese di mano i crisantemi bianchi. Si abbassò sulle lapidi, lasciando che la sua ampia gonna poggiasse sulla terra umida.; quando si rialzò la pietra era lucida, quasi come il primo giorno, e i fiori riflettevano la luce diffusa proveniente dal cielo biancastro. Era bello da vedere, nonostante tutto; annuii soddisfatto.
Un anno esatto era passato da quel giorno e noi avevamo fatto tantissima strada. Ero soddisfatto anche di quello: avevamo proseguito lungo la nostra via, senza dimenticare il passato; avevamo sofferto il giusto, senza annullarci. Quasi mi sembrò di sentire Sabine lamentarsi per la mia tendenza a razionalizzare tutto. Sorrisi d'istinto e le passai un braccio intorno alla vita, invitandola ad abbandonare il cimitero e a tornare verso casa. In quel momento Nadine si svegliò, probabilmente per il freddo, e iniziò a piangere. La cullai invano tra le mie braccia, con il risultato di peggiorare la situazione: mia figlia strillava sempre di più, rossa in viso.
“Dalla a me” sussurrò Sabine.
Quasi non aveva ancora toccato le braccia della madre, che già si era calmata.
“Cominciò ad essere geloso di queste preferenze” dissi sorridendo e stampando un bacio veloce sulle labbra di mia moglie.
Sabine si guardò intorno per assicurarsi che nessuno ci avesse visti.
“Non sono cose da fare in pubblico” disse arrossendo, ma senza trattenere un sorriso.
Riprendemmo la strada verso casa, mentre nella mia mente riflettevo su quanti cambiamenti fossero avvenuti in quell'anno. All'inizio era stato veramente difficile trovare un minimo di serenità. Sabine era rimasta incinta prima che anche solo avessimo parlato di matrimonio, non perché non avessi intenzione di sposarla, ma perché in quel momento, dopo quei lutti, la cosa non mi era neanche passata per la testa. Avrei ovviamente preferito fare le cose con più calma, ma l'idea di avere un figlio da lei e di sposarla mi riempiva di gioia. Non credo di averlo dimostrato a sufficienza, però, perché in breve mi resi conto che Sabine pensava avessi accettato di sposarla più per obbligo nei suoi confronti che per amore. Impegnato com'ero a finire il mio romanzo e a cercare di pubblicarlo, non mi ero accorto della preoccupazione della mia futura moglie finché non era stata lei a palesarmela, la vigilia del matrimonio. Era stata una serata terribile: mi ero accorto improvvisamente di quanto fossi stato cieco a non capire prima i suoi sentimenti e mi ero trovato sul punto di perdere tutto. Sabine, infatti, dichiarò di voler tornare da suo padre per crescere il bambino da sola, senza costringermi a sposarla, nonostante questo avrebbe attirato lo scandalo su di lei e la sua famiglia. Fu una sfida che durò gran parte della notte convincerla che l'amavo e che ero quanto più possibile lieto di quel matrimonio. È strano come a volte le verità più ovvie siano le più difficili da spiegare. Alla fine, il giorno seguente andammo all'altare con le occhiaie per la notte quasi insonne, ma felici, credo, come la maggior parte degli sposi e da quel momento iniziò una sorta di discesa. La gravidanza fu serena e la nuova vita che stava crescendo in lei attenuava il dolore per le morti dello scorso autunno. Sabine lesse il mio manoscritto, mentre cercavo di pubblicarlo, dandomi utili consigli e accedendo anche a quell'ultimo angolo della mia anima che ancora non conosceva – quello che solo i nostri scritti rivelano. Il parto andò bene, a quanto ne so, e, mentre mia figlia veniva al mondo, la mia creatura letteraria veniva stampata in centinaia di copie, realizzando il mio sogno.
Per Florian, forse, era stato ancora più difficile, ma ero fiducioso nel fatto che ormai, a New York, avesse voltato pagina, trovando, a quanto dicevano le sue lettere, un ambiente stimolante sia dal punto di vista professionale che da quello sociale.
I miei pensieri vennero interrotti da un signore che incrociammo sul marciapiede, una lontana conoscenza. Mi tolsi il cappello, subito imitato da lui.
“Signor Shuster” disse gentilmente “Ho da poco letto il suo romanzo e non posso che farle i miei complimenti!”
Lo ringrazia, soddisfatto. Speravo, come sempre, che quel libro non servisse solo a farmi guadagnare da vivere, ma anche a informare più persone possibile sulla misera condizione dei minatori e quindi, con il tempo e un po' di fortuna, a cambiare le cose. Pensieroso, stavo camminando lentamente, quindi Sabine mi chiese di accelerare il passo perché tra pochi minuti avrebbe avuto lezione. Avevo sempre appoggiato la sua decisione di dare lezioni di pianoforte ai fanciulli del quartiere: insegnare la musica (sempre che si possa parlare di “insegnare” una cosa del genere) la rendeva felice e io non volevo che si annullasse come persona, limitandosi ad essere madre e moglie.

Arrivati a casa mi ritirai nel mio studio a scrivere, portando con me Nadine e mettendola nella sua culla, mentre dall'altra stanza potevo udire la melodia, semplice ma piacevole, suonata dall'allievo di Sabine e la dolce voce di lei, che gentilmente dava indicazioni e teneva il tempo.
Sorrisi, rendendomi conto di non poter desiderare nient'altro.


 

Il cantuccio dell'Autrice: scuse, saluti e svariati ringraziamenti.

Tanto per cominciare, grazie se siete giunti fino a qui, vi lovvo tutti.
Mi scuso per la lunga attesa, il fatto è che sto ancora aspettando i risultati del contest a turni sullo scorso capitolo, e anche per la lunghezza del capitolo, che lascia parecchio a desiderare, ma prendetelo come un epilogo, giusto per farvi sapere che ne è stato dei protagonisti.
Mi sono affezionata tantissimo a questa storia ed è veramente strano pensare che si conclude con questo capitolo, ma allo stesso tempo sono contenta di come è andata: è la storia che mi ha dato più feedback (tant'è che è stata tra le più popolari della sezione e per me è un grande traguardo *^*) e per questo vi voglio ringraziare tutti, per quello che conta.
Per primo, chi si è feramto a dirmi due parole, anche solo una volta: rainagain, Lunaby, visbs88 (mia collega in questo contest), Sherlok_Emmes, la cara Donnie, the Matrix restored (in bocca al lupo, a proposito ^^), la Bea <3, DarkViolet92 (che mi segue in tutte le storie e non ringrazierò mai abbastanza), Alex, Little RedBird, Shiki Ryougi, Halley Silver Comet, 21Century e Aila (prima o poi ricambio, promesso), Hanna McHonnor e Clary93 (fantastica nuova lettrice). Siete stati incredibilmete importanti per la stesura di questa storia.
Ringrazio anche estate83, The _Last_Smile, Stella cadente, Dike9 e Sofja Ivanovna per aver preferito/seguito/ricordato questa storia, facendomi così sentire il loro supporto.
Ringrazio poi la giudiciA del contest "Giallo a scelta multipla" per avermi dato l'ispirazione.
E niente, sarò grata a chiunque recensirà anche quest'ultimo capitolo <3
May we meet again!
Red Wind

P.S. Non c'entra molto, in realtà. Ho trovato un vecchio scritto sul passato di Sabine, era per un contest, ma mi sono ritirata ed è ancora incompiuto. Per alcuni aspetti mi piace, ma in fondo racconta soltanto la sua vita precedente gli avvenimenti dello strano caso e non ha uno scopo ben preciso (?). Non so se pubblicarla o meno, ditemi se vi interessa (???).

   
 
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