Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: honerry    18/06/2015    1 recensioni
Harry/Louis, Niall!OFC | Baker!Harry Strange!Louis |
Harry può sistemare il casino che fa Louis. Louis vuole solo sistemare il casino che è Harry.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic


She talks to birds she talks to angels
she talks to trees she talks to bees
She don't talk to me
Talks to the rainbows and to the seas
she talks to the trees
She don't talk to me


Ramones - She talks to rainbows








Harry davvero non sa per quale assurdo motivo quella mattina abbia preso la metro per andare a lavoro. Davvero non lo sa e non ha nemmeno intenzione di pensare alla risposta di un'ipotetica domanda riguardo ciò. Non è mai successo da che mondo è mondo che Harry cambiasse le sue abitudini.

La metodologia era la sua religione. I calzini vanno nel secondo cassetto della cassettiera alla destra del letto, quello sotto le mutande semplicemente perché queste sono le prime di cui si ha bisogno.
Sveglia alle sei, doccia alle sei e dieci e niente colazione. Odia mangiare appena sveglio.
Alle sette meno venti è pronto per uscire e incamminarsi verso la panetteria in cui lavora. Chiavi nella tasca sinistra del suo cappotto lungo. Quella destra riservata al suo Iphone 4s bianco, un po' scheggiato ai lati, in primavera viene tenuta libera per essere utilizzata come cestino per i fazzoletti usati. Colpa del polline.

Una volta arrivato saluta Barbara, l'anziana proprietaria, abbracciandola e regalandole un caloroso sorriso tutto denti e fossette. Si reca sul retro e indossa velocemente il grembiule con il suo nome scritto sopra attraverso un pennarello nero indelebile. Se ci si sofferma a guardarlo attentamente si può riconoscere la calligrafia tremante che solo una mano anziana può avere. Ma Harry non ci fa più nemmeno caso, talmente abituato ad indossarlo come una seconda pelle. Inizia a lavorare alle sette, il tragitto da casa sua alla panetteria è breve. Dipende dai punti di vista in realtà, Harry ha sempre visto il bicchiere mezzo pieno comunque. Alla fine ad Harry piace camminare. La città sta ancora dormendo e le strade ormai conoscono a memoria l'impronta dei suoi passi così come lui conosce ogni singola crepa presente su di esse. Scrolla le spalle ogni volta che il suo amico Niall, capelli decisamente troppo biondi e accento decisamente troppo irlandese, gli chiede per quale motivo lo faccia. Lo fa per lo stesso motivo per cui lui continua a chiederglielo. E' abitudine. E si sa, le abitudini sono l'unica certezza che Harry abbia. "Oltre me" gli ricorda l'amico addentando una ciambella glassata di bianco. Harry sorride perché lo sa, anche Niall è una delle sue certezze, forse la più bella.

Alle sette e mezzo il panificio è pieno di persone e il biondo leva le tende salutando tutti a gran voce. Dopo tutto ha delle lezioni da seguire. Non paga mai le ciambelle che mangia ed Harry non glielo ricorda nemmeno più. Se ne sta dietro al bancone a spargere buon umore e sorrisi a chiunque. Sembra quasi una fatina tutta ricci, occhi enormi e fossette che lancia a ognuno di loro un po' di polvere della felicità. Questo è il vero motivo per cui Barbara l'ha preso a lavorare lì. Lei lo adora, tutti lo adorano.

Alle nove il locale è vuoto ed Harry può concedersi tre biscotti al cioccolato e un panino al latte. Se di biscotti al cioccolato non ne sono rimasti più ne prende due alla vaniglia. In alternativa al panino al latte non prende niente. "E se non ci sono nemmeno quelli alla vaniglia?" chiede sempre Niall. Harry scrolla ancora le spalle e lo guarda con le sopracciglia corrugate, quasi allibito, perché ovviamente ciò che Niall dice è un'assurdità: i biscotti alla vaniglia non piacciono a nessuno. Lui è l'unico motivo per cui Barbara continua a prepararli, avrebbe smesso da tempo altrimenti.
La mattinata passa sempre velocemente tra un pettegolezzo e l'altro della signora Gallagher su questa o quell'altra ragazza tutta casa e chiesa che ha tradito il marito o sulla collana piena di finti diamanti che la sua vicina di casa portava al collo quella mattina. Harry annuisce sempre, sorridendo gentile, ma non prende mai parte a quei discorsi, non gli è mai piaciuto parlare male di altre persone. "Sei troppo buono" gli dice sempre Dorothy, la signora delle undici che compra del pane integrale. Ma il riccio ride e scuote la testa imbarazzato.

Alle due Harry stacca e raggiunge Niall nel cortile dell'università in cui studia. Medicina. Il riccio ride ogni volta che ci pensa, Niall sviene ogni qualvolta vede una goccia di sangue. Il biondo comunque è sempre lì ad aspettarlo felice, dice che è solo perché gli ha portato quei tramezzini al tonno che ama. Entrambi sanno che Harry non ci crede. "Hai messo la maionese?" "Come sempre Nì, ma è l'ultima volta, se Barbara lo scopre mi licenzia". Ovviamente non lo è mai. Ride però ed Harry pensa che ci metterebbe dentro anche la luna se solo gliela chiedesse.

Durante le sue poche ore di pausa in primavera è solito andare al parco, benché non sia una buona idea per la sua allergia, ama vedere i bambini rincorrersi tra loro. Alcuni addirittura lo salutano con la manina paffuta e i sorrisi sporchi di briciole. Harry è felice ogni volta che succede, lui ha sempre amato quei piccoli esserini saltellanti e profumati di sapone e talco. Pensa che sarebbe bello avere un figlio, prendersi cura di qualcuno.
D'inverno invece torna nel suo piccolo appartamento. E' davvero davvero minuscolo, ma a lui va bene così. Gli piace. Ci sono le foto di sua madre Anne e sua sorella Gemma incorniciate sulla mensola del camino. Ci sono le sue foto con Niall da quando avevano cinque anni, con pistole ad acqua in mano e sorrisi sbilenchi sul visto rotondo, fino ad ora che ne hanno ventidue, giacca, cravatta e mani che cercano di divincolarsi dalla presa ferrea dell'altro solo per potersi fare dispetti a vicenda, durante il secondo matrimonio della madre di Harry, dietro di loro sua sorella maggiore che alza gli occhi al cielo perché sì, hanno ancora cinque anni, appese al muro. Alcune sono incorniciate sulla libreria, accanto ai libri di filosofia che ama leggere ogni sera. Ci sono alcuni spazi vuoti che non sa come riempire. Il suo libro preferito è quello in alto a destra, sull'ultimo scaffale. Quello che racchiude le poesie che sua madre gli recitava prima di andare a dormire, quando ancora era un bambino e condivideva la camera con Gemma. Non ha più niente a che vedere con quel bimbetto pieno di capelli biondi ormai. Forse soltanto gli occhi enormi e verdi come il fondo di una bottiglia sono rimasti i soliti. A dire la verità sono l'unica cosa che ama di sé, sono gli stessi di sua madre e sua sorella, le uniche donne della sua vita. Anne gli diceva sempre che con quegli occhi sarebbe potuto andare ovunque, beh non era andato proprio da nessuna parte.

Ad Harry non piaceva troppo il turno serale in inverno. Era freddo, buio come se fosse notte e triste. Leggeva e basta durante quelle ore. Le uniche persona che si azzardavano a mettere piede lì dentro erano i pochi pendolari che uscivano da lavoro alle sette e vi si recavano solo per portare  alle proprie mogli e ai propri figli qualche dolcetto. Harry li ammirava davvero tanto, poteva vedere tutto l'amore che provavano per le loro famiglie in quei piccoli gesti. Li invidiava anche, nel pensare a quanto dovessero sentirsi gratificati e felici una volta tornati a casa e sommersi da tutto quel calore e da quell'odore così familiare. Anche lui avrebbe tanto voluto provarlo sulla sua pelle, non soltanto attraverso gli occhi degli altri.

Alle otto il turno serale finiva definitivamente. In inverno, perché in primavera durava un'ora di più.
Arrivava a casa mezz'ora dopo. Spendeva sempre dieci minuti di fronte alla casa del signor Watson ad accarezzare il suo vecchio cagnone. Se si sforza Harry può ricordarsi nitidamente i pomeriggi passati a giocare e rincorrersi nei prati con Niall e quel cane. Erano tutti e tre dei bambini. Può riuscire a ricordare l'odore forte dei pini sotto ai quali si fermavano a fare merenda. E magari può anche riuscire a ricordare il sapore della mortadella che la mamma del biondo usava per farcire i loro panini. In realtà non può ricordare un singolo momento della sua vita nel quale Niall non fosse presente. Persino quando a sei anni, rovesciò della coca-cola sul tappeto rosso nuovo di zecca, aveva provato ad asciugarlo con i phon con l'aiuto di Niall, ma avevano finito per bruciarlo. Non fecero in tempo a passare due secondi che entrambi i bambini, alti nemmeno quanto il ripiano della cucina, scattarono in piedi. Uno alzava il divano, l'altro ruotava il tappeto per nascondere il reato poco prima commesso. "Sai che se mai volessi spingere quel bambino antipatico nel fosso, io ti aiuterei a nascondere le prove" gli aveva detto Niall, una volta sdraiati per terra. E quella sapeva tanto di promessa.

Cenava velocemente con qualcosa di non ben definito. Una doccia fredda alle nove e a letto alle dieci. Tutti i giorni tranne il giovedì perché c'era Skins alla TV ed Harry non poteva non guardarlo con una ciotola di gelato alla stracciatella in mano. Il venerdì di conseguenza il risveglio era abbastanza traumatico. Non era abituato ad andare a letto ad ore improponibili quali undici e mezza.

Le pulizie sono il punto critico di Harry, crede si essere un maniaco del pulito oltre che del controllo. Ma, beh, già il fatto di averlo ammesso è un passo avanti no?



Quindi in sostanza Harry è un tipo abitudinario. E' per questo motivo che adesso seduto sui seggiolini puzzolenti della metro, quasi si sente mancare. Non solo quella mattina non aveva raggiunto la panetteria a piedi, ma si era ritrovato bloccato a causa di non sapeva bene quale danno . Era catastroficamente in ritardo e se Niall lo avesse visto in quel momento, in procinto di avere un attacco di panico, avrebbe riso di lui per giorni. E' sicuro che ne avrebbe parlato persino durante il discorso da testimone durante un suo ipotetico matrimonio.
Barbara comunque stravede per Harry e non fa storie quando lo vede arrivare in ritardo, tutto trafelato con le guance rosse e le mani fredde a stringere la sciarpa legata attorno al collo marmoreo. Non era mai arrivato in ritardo, le sue abitudini non lo comprendevano. Per questo nessuno dei due disse qualcosa a riguardo. Perché niente di strano era accaduto.
Alle dieci in punto come sempre il locale era vuoto, ma un paio di occhi azzurri fecero capolino facendo suonare il campanello dell'entrata. Harry credette per un momento che fossero due fiocchi di neve appiccicati alle palpebre di qualcuno. Il proprietario di quegli occhi lo scrutò sorridendo in modo strafottente. "Ciao" trillò il ragazzo, non troppo alto, togliendo le mani piccole dalle tasche del giubbino striminzito, sfregandole tra loro per alleviare almeno in parte il freddo. Harry non rispose, troppo impegnato a fissarlo stralunato. Chi diavolo era quello? Non lo aveva mai visto, se ne sarebbe ricordato altrimenti. Quindi cosa ci faceva lì? Il ragazzo si schiarì la voce. "Ciao" ripeté incerto mordendosi il labbro inferiore e soppesando il peso da un piede all'altro. Distolse lo sguardo nell'esatto momento in cui quello del giovane incrociò il suo. Non doveva dargli peso, se lo avesse soltanto ignorato se ne sarebbe andato ed Harry avrebbe potuto fingere che niente di tutto questo fosse mai successo.

                                               "gli occhi vedono soltanto                                                                                                                                                                       ciò che la mente è disposta ad accettare"

La-Persona-Che-Harry-Stava-Ignorando sbuffò, battendo un piede a terra vedendo che il commesso? panettiere? non lo stesse degnando di uno sguardo. "Mi piacciono i tuoi capelli" affermò facendo voltare di scatto un Harry con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata. "Sono convinto che siano morbidissimi. Usi lo sciampo al cocco vero? Mia sorella Lottie vuole che gliene compri due confezioni ogni volta che vado al supermercato." Quel ragazzo era esattamente come i suoi occhi: vispo e attento, c'era qualcosa in lui, Harry lo aveva capito subito. Ciò che non aveva capito invece era il motivo per cui gli stesse raccontando quelle cose e soprattutto perché lo stesse guardando come se stesse attendendo qualcosa. Il riccio scosse la testa, le sue mani prudevano e le gambe erano come gelatina.

Dovresti ringraziarlo sai, ti ha appena fatto un complimento.

Non dovresti parlargli in realtà, se lo farai non potrai più catalogarlo come "fatto mai accaduto".

Sii educato.

Non farlo, non farlo per il tuo bene Harry.

Ormai il danno era fatto. Non avrebbe potuto ignorarlo ancora, il suo sorriso era così speranzoso e lui era soltanto umano. Sorrise, "Io.. Grazie. Suppongo" si grattò il retro della nuca imbarazzato. "Sono.." e solo in quel momento Harry si decise a guardarlo, ma guardarlo davvero. E solo allora notò la sua pelle abbronzata coperta da un sottile strato di barba castana, quasi rossiccia, sulle guance. Dello stesso colore dei capelli sparati in ogni direzione. Se si soffermò sulle sue labbra più di quanto fosse lecito, nessuno deve necessariamente saperlo.

E' bellissimo.

Già, ma  faresti meglio a cacciarlo finché sei in tempo. Sono le dieci e quindici minuti e c'è qualcuno in panetteria, qualcuno che per di più non conosci.

E' che lui davvero non avrebbe voluto saperlo perché avrebbe significato dare un nome a quell'incidente, ed Harry voleva dimenticarsene al più presto. Quindi avrebbe fatto meglio a farlo star zitto prima che il danno si complicasse maggiormente. "..Louis" terminò a quel punto, sbirciando al di là del bancone per vedere quale fosse il nome del ragazzo che aveva davanti. Di bene in meglio. Pensò Harry con la bocca ancora aperta per formulare una frase stroncata in partenza dalla voce delicata dell'altro ragazzo. Annuì solamente sperando che se ne andasse al più presso e lo lasciasse recuperare quel poco di abitudine che gli restava nella giornata.  "Esci con me" affermò convinto Louis a quel punto.
Boom. Le abitudini i Harry si erano appena frantumate, rotte, spezzate, spaccate, volatilizzate, sfragellate, morte. Così come i suoi battiti cardiaci. "Per i miei capelli?" "Anche" "Sei fuori di testa" pronunciò velocemente tutto rosso in volto. Louis rise nel vedere la faccia stralunata di Harry e uscì lasciando dietro di se il rumore dei suoi passi leggeri pronunciando un dolce "Ci vediamo domani, H." Un Harry ancora lì con i riccioli sugli occhi e le guance rosse. Le sue mani non avevano smesso un minuto di prudere.

"Esci con me" solita domanda. Stesso tono.
"Sei fuori di testa" stessa risposta. Tono sempre meno convinto. Louis rise prendendo i due biscotti alla vaniglia che aveva ordinato perché "Dio Harry sono così buoni, per quale motivo le persone non lo capiscono?". Harry aveva solo sorriso, non potendo che trovarsi d'accordo con lui, e poi urtato il suo fianco con un braccio nel passargli accanto. Le sue mani avevano smesso di prudere.



Un mese. Era passato soltanto un mese e Louis Tomlinson era entrato a far parte delle abitudini di Harry Styles senza neanche batter ciglio. Stessa domanda, stessa risposta. Un po' per divertimento, un po' per non cambiare la rountine. Andava bene così.

Louis era decisamente un ritardato per quanto riguarda preparare il tè, lo era sempre stato. Veramente. Non era solo una scusa per farselo preparare da Harry. Può giurarlo, parola di lupetto. Non sarebbe servito e a nulla comunque, Harry glielo faceva preparare sempre. In ogni caso. "Com'è?" ed Harry sorrise soltanto perché Louis aveva gli occhi pieni di speranza e la bocca leggermente curvata all'ingiù e non poté, veramente, non poté dirgli che fosse la cosa più orribile mai bevuta in vita sua spazzando via ogni speranza. Quindi fece spuntare le sue fossette "E' buonissimo Lou"e il sorriso che Louis gli rivolse era così grande che Harry ne era sicuro, avrebbe fatto invidia ad ogni ragazzo nelle pubblicità della Mentadent. Louis, comunque, sapeva che quel tè facesse schifo dal momento che anche lui possedeva delle papille gustative, grazie tante. Ma vedere Harry fingere che quello appena bevuto non fosse lo schifo più totale solo per farlo contento era tutta un'altra storia. "Esci con me". Harry rise dirigendosi sul retro per prendere dello zucchero. Ma non rispose questa volta. Louis si bloccò di colpo e mille domande si impossessarono della sua mente, che Harry si fosse scocciato di lui? "Sei fuori di testa" gridò a quel punto Harry dalla cucina. Il cuore di Louis riprese a battere, non si era nemmeno accorto di aver trattenuto il fiato. Sorridono entrambi.


Niall capì che quello era un problema serio quando Louis macchiò di cioccolato il vetro dell'espositore di dolciumi e l'unica cosa che Harry disse fu "Hai una bella maglia oggi". Louis non sapeva, ma Niall sì e quello era decisamente un cataclisma perché il riccio non aveva dato di matto, non gli erano usciti gli occhi fuori dalle orbite e non era corso a prendere qualcosa per pulire. Non lo aveva fatto, non se ne era nemmeno accorto. Sorrisero tutti e tre, il biondo sapeva che lo fecero per motivi diversi. Andava bene così.


Le otto e qualche minuto. Harry preme il tasto verde comparso sul suo iphone, sotto al nome "Arcobaleno". "Nì" sorrise realmente felice. "Ehi Haz, stai andando a casa?". Harry calciò un sassolino e si scostò un riccio dalla fronte leggermente aggrottata "Sto andando al parco" pausa "con Louis". Niall per poco non svenne.

Quindi in sostanza Harry è un tipo abitudinario. Sveglia alle sei. Doccia veloce alle sei e dieci. Niente colazione appena sveglio. L'avrebbe fatta alle dieci insieme a Louis. Tre biscotti al cioccolato e un panino al latte. In alternativa cinque biscotti alla vaniglia, due per Louis. Niente in sostituzione del panino al latte. "E se non ci sono nemmeno quelli alla vaniglia?" chiede sempre Niall. Ma sta ovviamente dicendo un'assurdità perché i biscotti alla vaniglia piacciono soltanto a lui. E a Louis.

Alle due pranzo con Niall, i tramezzini al tonno sempre ben incartati tra le sue mani grandi. "Hai messo la maionese?" "Sì, ma è l'ultima volta". Il biondo ride, lo dice ogni volta. Entrambi sanno che non è vero comunque.

Il lasso di tempo che va dalle tre alle cinque Harry lo passa al parco, in primavera, perché è abbastanza caldo per rilassarsi su una panchina a ridere insieme ad un ragazzo dagli occhi celesti come il cielo, mentre guarda i bambini giocare tra loro. Alcuni addirittura lo salutano con la manina paffuta e un sorriso sporco di briciole. Harry è felice ogni volta che succede, lui ha sempre amato quei piccoli esserini saltellanti e profumati di sapone e talco. Pensa che sarebbe bello avere un figlio, prendersi cura di qualcuno. Poi si volta a guardare Louis che gli fa facce strane, storgendo gli occhi mentre involontariamente fa cadere del gelato sulla sua maglia nuova, imbronciandosi, e pensa che in realtà lui ne ha già uno proprio di fronte. Vorrebbe davvero davvero tanto baciar via dalle sue labbra sporche di cioccolato quel broncio, ma un bambino si avvicina sgambettando a loro tirando la maglia di Harry e chiedendogli se vuole giocare con lui. Louis può vedere nitidamente gli occhi di Harry iniziare a brillare di luce propria e le fossette comparire ai late della sua bocca. Vorrebbe baciarle e poi morderle e poi baciarle di nuovo. Il ragazzo dagli occhi verdi si volta verso di lui e Louis è solo umano, quindi lo lascia andare a giocare tra le margherite. Harry non lo sa, ma il ragazzo dagli occhi azzurri teme che il suo cuore possa esplodere ogni volta che lo vede scherzare con quei ragazzini.

In inverno gli piace stare in casa, di fronte al camino. A volte legge, ma la maggior parte del tempo lo impiega a baciare Louis. Gli piace il suo appartamento anche se è davvero piccolo. Ci sono le sue foto con Niall da quando avevano cinque anni, con pistole ad acqua in mano e sorrisi sbilenchi sul visto rotondo, fino ad ora che ne hanno ventitré, sorriso contagioso che coinvolge anche i loro occhi e mani che trovano i punti giusti per fare il solletico senza indugiare tanto si conoscono bene, appese al muro. Alcune sono incorniciate sulla libreria, accanto ai libri di filosofia che ormai legge raramente. Non ci sono più spazi vuoti, sono stati colmati dai regali che Louis gli ha fatto. Il suo libro preferito è quello in alto a sinistra, glielo ha regalato Louis per il suo compleanno. La sua parete preferita è quella dell'entrata però, sopra il tavolo su cui lascia sempre le chiavi. E' piena di polaroid che lo ritraggono con Louis. Ce n'è una, lui l'adora, in cui Louis ha il nasino arricciato sporco di gelato alla fragola e un tenero broncio sulle labbra. Harry ha la testa poggiata sulla sua spalla, il ciuffo riccio gli ricade sugli occhi. Circonda la vita di Louis soltanto con un braccio. La foto è sfocata, mossa, l'obiettivo è troppo vicino perché fare gli autoscatti con quella macchina fotografica non è semplice, specialmente se tra le braccia hai un ragazzino capriccioso. Ma è la più bella di tutte, lo è perché c'è amore in quella foto, c'è felicità e c'è casa.

Il riccio non invidia più i pendolari perché ha nascosto dei pasticcini da portare al suo Louis una volta staccato da lavoro. Non li invidia più perché anche lui ha qualcuno che lo aspetta adesso, qualcuno che lo accoglie a braccia aperte quando torna a casa.
Fa la doccia quando capita la sera, tanto Louis dice che non puzza. Va a letto tardi, il suo cervello è un concentrato di LouisLouisLouis . Il venerdì è il giorno preferito perché guardano American Horror Story alla TV tirandosi popcorn e rotolando tra i cuscini. "E Skins?" gli chiede Niall distrattamente. "Neanche mi piaceva". Ma il biondo sa che quella frase dovrebbe essere corretta in "Mi piace di più ciò che piace a Louis" e sorride felice, ringraziando il cielo di aver rinunciato ad un angelo e per averlo spedito nella vita del suo migliore amico.

Il sabato è il suo giorno libero adesso e lo passa con il ragazzo dai capelli castani, il tè di Louis fa ancora schifo ed Harry non vuole innamorarsi di lui perché dovrebbe sorbirselo tipo ogni giorno. Lo prepara Harry quindi, ci aggiunge il latte perché gli piace così. O forse piace a Louis, non ricorda bene.

Lui e Louis non stanno insieme, escono soltanto e si fanno foto stupide. Si vedono ogni mattina alle dieci perché non c'è tanta gente e loro possono starsene tranquilli a parlare. La casa di Harry è sommersa di fiori, Louis gliene porta uno ogni volta che si vedono. Lo sa che Harry è incasinato come un vecchio cassetto nel quale ci si ostina a far entrare di tutto, lo sa perfettamente che ha qualcosa che esattamente non va. Quella cosa delle abitudini fa parte di Harry, è Harry, è un pacchetto unico e Louis non ci ha pensato due volte ad accettare l'offerta. Harry metterà in ordine il casino che fa, lui metterà in ordine il casino che è Harry.

Una sera Louis è davvero ubriaco, se ne rende conto, ne prende atto. Ma non può farci niente perché è sbronzo da far schifo. Anche peggio di Niall che ha una sbronza appiccicosa ed emotiva e si ferma ad abbracciare chiunque ripetendogli quanto bene gli voglia. Harry ride nel vedere le persone più importanti della sua vita scambiarsi abbracci al gusto di Vodka e sputacchiarsi in faccia risate e frasi sconnesse. Quella sera toccava a lui non bere per guidare e riportare a casa sani e salvi quei bambini di cinque anni. Già sa come andrà a finire la serata, ogni venerdì sera si conclude allo stesso modo. Dovrà caricarli a forza in auto, Niall sdraiato dietro che continua a ridere e parlare di qualcosa come unicorni volanti e peni glitterati, mentre Louis farà finta di dormire sul sedile del passeggero, solo per essere portato su in braccio da Harry. Comunque sia Niall finirà con il dormire sul pavimento di casa loro, troppo impegnato a vomitare per potersi alzare e raggiungere il divano. E ad Harry va davvero bene così, non potrebbe chiedere una vita migliore. Non può che pensarlo quando sente Louis gridare a Niall "Sono schifosamente innamorato di Harry Styles e la cosa peggiore è che non ne sono minimamente spaventato" e poi continua a ridere abbracciando il biondo. Harry quasi piange e poi ride anche lui e poi prende Louis per un braccio e lo bacia forte. 

"Esci con me" stessa domanda, tono troppo ubriaco per essere vero. "Sei fuori di testa" stessa risposta sussurrata a pochi centimetri di distanza tra le loro bocche. Harry emette una risata bagnata e poi lo bacia di nuovo. Alla fine il tè che prepara Louis non è neanche poi così male.





A Denise, lei sa perché. 
Grazie per esserci sempre, questa storia è tutta tua.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: honerry