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Autore: Letizia25    18/06/2015    2 recensioni
«Com’è la vita?»
«La vita è bellissima già per il semplice fatto di esistere, per il fatto di poter dire: “Sono parte di qualcosa di meraviglioso”. Perché la vita è bellissima, nonostante tutti i problemi che possano presentarsi durante il cammino. La vita è un continuo cadere e rialzarsi, a volte da soli, a volte grazie agli altri. La vita è colore, è quell’unico arcobaleno che, qualche volta, comprende anche il nero. La vita è scoprire, emozionarsi, piangere, ridere, soffrire. La vita è originalità, è unica. La vita è pazzia pura.»
*
«Ti prego Ashton, insegnami a vivere!»
«Ma non so come si fa.»
«Allora lo capiremo insieme.»
*
Il destino si divertirà a far incontrare due mondi apparentemente diversi, ma accomunati da tante, troppe cose. Due ragazzi si si ritroveranno a lottare insieme contro qualcosa che all’apparenza sembra impossibile da affrontare. Ma poi l'amore si mette in mette in mezzo.
E sarà proprio l’amore ad aiutarli a superare qualsiasi cosa, insieme.
*
Una storia che parla di quanto sia importante vivere al massimo ogni singolo giorno che ci è dato da vivere, perché la vita è una sola e non va sprecata, mai.
*
Trailer: http://youtu.be/1rNyxp_yUAI
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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6.
Cambiamenti
 
 
 
Il lunedì successivo, al cambio dell'ora, Kay non aveva previsto che Tara, Elen e Nathalie la prendessero in disparte e le facessero il terzo grado. 
«Sbaglio o tu ci devi delle spiegazioni?» iniziò Nathalie, spostandosi i lunghi capelli rosso carota da un lato. 
«Non ho niente da dire.» rispose la mora, chiudendo l'armadietto e avviandosi alla classe di letteratura inglese, con le tre alle calcagna. 
«Come no?! Te ne sei andata così su due piedi, mandandoci solo uno stupido messaggio. Eravamo preoccupati, saresti potuta rimanere con noi.» obbiettò Elen, legandosi i ricci castani in una cosa morbida. 
A quelle parole, Kay si fermò e si voltò verso le sue amiche. 
«El, non sparare cavolate. Sarei dovuta rimanere a fare il settimo incomodo?»
«Non intendevo–» tentò di dirle la castana, ma la mora non la fece finire.
«Sono stata quasi tutto il tempo in bagno. E voi non vi siete neppure degnate di venirmi a cercare.»
Le ragazze abbassarono lo sguardo. In fondo la loro amica aveva ragione. 
«Ciò non toglie che te ne sei andata da sola!» continuò Tara, avvicinandosi a lei. 
«Ma non sono tornata da sola!»
E a quella novità, le tre rimasero letteralmente senza parole. 
Kay si maledì in ogni lingua che conosceva. Aveva parlato troppo, e ora non sapeva come affrontare l'interrogatorio che di lì a poco le sue amiche le avrebbero fatto. Infatti Elen fece per inviare con le domande, ma proprio in quel momento la campanella suonò per dare inizio alla lezione successiva. 
«Noi non abbiamo finito.» commentò Nathalie, prendendo Elen a braccetto e salutando le altre due.
Tara invece si diresse con Kay a lezione, dato che le ore di quella materia le avevano insieme.
«Perché sei rimasta in bagno alla festa?» chiese la bionda, avvicinandosi all'amica. Si conoscevano da sempre, eppure la mora non si era mai aperta con Tara, e questo alla ragazza era sempre andato bene. Almeno fino a che non aveva iniziato a notare che la sua amica non stava mai bene. Ed era questa la cosa che maggiormente la preoccupava, perché non sapeva come aiutarla. 
«Vi ho sempre detto che a me le feste non piacciono.» rispose la mora, ponendo fine al discorso e infilando le mani nelle grandi tasche della felpa scura.
E di nuovo quel suo tono duro e distaccato era tornato, quasi a volerle ricordare che ciò che era successo il fine settimana appena concluso era stato una semplice eccezione. Anche perché Ashton non si era fatto vivo e lei non aveva idea di come rintracciarlo, non avendo il suo numero o un profilo su Facebook. 
Chissà, magari aveva rinunciato a mantenere ciò che le aveva promesso. Dopotutto era una responsabilità che nessuno si sarebbe mai preso. E lei lo capiva, che non se la sentiva, lo avrebbe capito e se ne sarebbe fatta una ragione, come faceva per ogni singola cosa che non andava nella sua vita. 
Entrarono in classe poco prima dell'insegnante, che subito fece l'appello. 
Era quasi arrivato alla fine, quando la porta si aprì rumorosamente, facendo entrare un ragazzo riccio. 
«Irwin, la prossima volta la prego di essere più puntale.» commentò Mrs Cole, mentre il ragazzo si sedeva nell'unico banco rimasto libero. 
«Scusi prof, sono stato trattenuto.» rispose prima di prendere le sue cose dallo zaino e sussurrare un «Buon giorno Kaylin.» alla sua vicina di banco, che era rimasta senza parole appena lo aveva visto entrare.
Lo aveva sempre avuto come compagno di classe, eppure lo notava solo in quel momento. Che strano il gioco del destino, eh? Fa incontrare due persone all'improvviso e sconvolge tutti nella frazione di un secondo. 
«Buon giorno a te.» rispose lei, con la voce simile a un soffio di vento, mentre sentiva il cuore martellarle fortissimo nel petto. 
Non si dissero altro per il resto della lezione. Anche perché presto la mano del riccio trovò quella della mora e la strinse delicatamente, facendo nascere dentro di loro quel calore a cui pensavano da quel sabato sera. 
Rimasero così, chiusi per qualche minuto nel loro piccolo grande mondo. 
E intanto due occhi castani e molto attenti osservavano la scena con interesse. Tara infatti era seduta dietro di loro. E aveva notato tutto, ogni singolo dettaglio, anche quelli non visibili, che le avevano fatto capire ciò che i due ragazzi davanti a lei ignoravano completamente. 
«Ci vorrà tempo, ma sarà bellissimo.» commentò a voce così bassa che nessuno riuscì a sentirla.
 
Le due ore passarono abbastanza velocemente. Kay e Ashton rimasero sempre con le mani intrecciate, ad accarezzarsi piano il dorso con il pollice. C’era tra loro quel calore che ormai stavano imparando a conoscere, in quella stretta, quel calore che riusciva a smuoverli tutti.
Era bello stare così, vicini senza doversi dire niente, accontentandosi di quel poco.
Kay stava… bene? Forse. Forse quello strano ragazzo stava iniziando a cambiare qualcosa. Forse stava iniziando ad indebolire quel blocco di vetro attorno al suo cuore. Forse l’averlo lasciato entrare non era stata una cattiva idea.
Lo aveva osservato a lungo, spesso, durante la lezione, ringraziando il fatto di essere nelle ultime file. E ogni volta si era persa tra quei ricci morbidi, in quello sguardo sereno, tranquillo, che ogni tanto si era posato su di lei facendole battere fortissimo il cuore. Erano intensi quegli occhi verdi screziati di castano, molto più simili all’oro. Intensi e profondi, e lei ci si perdeva, senza paura, senza timore, senza sentire quel cubo di vetro attaccarle il cuore.
Però la mora lo sapeva, che per mandare via del tutto quella prigione in cui si era rinchiusa da sola sarebbe servito tempo, tanto tempo. Ma se tutto iniziava in quel modo, non poteva che sperare in meglio, almeno per una cosa nella vita che finalmente sembrava andare per il verso giusto.
Ashton intanto era ancora scosso. Insomma, neppure lui aveva notato Kaylin durante le lezioni, prima di allora. E ritrovarsela così, all’improvviso, lo aveva sorpreso parecchio. E non sapeva neppure perché le avesse preso la mano. Forse per sentirla più vicina. Forse per dimostrarle che sarebbe rimasto, sempre e comunque, in qualsiasi caso. Forse perché in quei giorni lontano da lei, gli era mancato quel calore che solo le loro mani unite riuscivano a dargli, lenendo quel silenzio sordo e duro nel suo cuore. Forse perché gli era mancata lei, semplicemente.
Qualche volta si era permesso lanciarle qualche occhiata. Ma aveva dovuto trattenersi, perché se non avesse posto qualche freno, era sicuro che non le avrebbe più tolto gli occhi di dosso.
Perché gli occhi scuri di Kaylin – ancora un po’ oscurati da quell’ombra che era diminuita ma che non era ancora sparita del tutto – lo attiravano peggio di due calamite, lo facevano sentire nudo, spogliato di tutto, sotto quello sguardo intenso, indagatore, insicuro.
Il riccio aveva capito che la mora fosse così: insicura e totalmente spaventata, a causa di un qualcosa che lui non conosceva, ma che la lacerava lentamente. Ashton lo aveva capito, da quegli occhi tristi e sempre assenti, dal fatto che nonostante lei cercasse di sembrare fredda e distante, in realtà aveva dentro così tante cose che l’avrebbero fatta risplendere.
E lui voleva che lei tornasse a splendere, a bruciare come una stella. Perché era sicuro che sarebbe stata bella. Non che non lo fosse già. Ma era sicuro che dentro di lei ci fosse una bellezza che non era ancora uscita, bloccata sempre da quel qualcosa che la faceva stare male.
Voleva curarla, Ashton, sì. Voleva curare quel suo cuore distrutto.
 
Quando la campanella suonò, i due si guardarono negli occhi, e Ashton le sorrise, facendola arrossire un po’, mentre si alzavano e uscivano dalla classe, senza dividere le loro mani. Era strano, quel che stavano facendo, eppure non se ne preoccupavano minimante, dopotutto stavano iniziando a stare un po’ meglio, anche se non del tutto.
Era la pausa pranzo e tutti gli altri studenti stavano raggiungendo la mensa il più velocemente possibile. Il riccio fece appena in tempo a far spostare Kay da un lato, prima che un ragazzo che correva le arrivasse addosso. La mora sentì nuovamente quel tenue calore nel cuore, e nascose la faccia ormai completamente bordeaux dentro l’armadietto. Si sentiva in imbarazzo, e proprio non riusciva a capirne il motivo!
«Kaylin, tutto bene?» le chiese Ashton, preoccupato.
A quella domanda, la mora si raddrizzò velocemente, mentre quell’ombra tornava sui suoi occhi e lei non accennava minimamente a rispondere. Lui aspettò paziente, sperando che la ragazza parlasse, ma Kaylin non diceva assolutamente niente, mentre prendeva i libri per la lezione successiva.
«Irwin, lascia perdere. Tanto non ti risponderà mai.» fu quello che gli disse Tara, avvicinandosi all’amica, che la fulminò con un’occhiata, sorprendendola parecchio.
Ashton si voltò verso la bionda, e sbiancò in una frazione di secondo. «Johnson?»
Tara gli sorrise cordiale. «Sono proprio io.»
Il riccio rispose al sorriso stringendo poi la bionda in un abbraccio un po’ goffo. «Quanti anni sono passati?»
La ragazza rise di gusto, rispondendo alla stretta del suo vecchio amico d’infanzia e notando – sorpresa – lo sguardo disorientato di Kay, che li osservava senza sapere minimamente né cosa fare né cosa dire.
«Otto, forse di più.» rispose Tara, sciogliendo l’abbraccio. «Come stanno i tuoi?»
«Non c’è male, grazie.»
E da lì i due cominciarono a parlare un po’ dei tempi passati. Fu così che Kay scoprì che e Tara si erano conosciuti al mare tanti anni prima e che lui non aveva mai conosciuto il resto del gruppo.
«Kay?» la chiamò ad un tratta la sua migliore amica, sventolandole una mano davanti la faccia.
La mora si riscosse. «Scusami, stavi dicendo?»
Tara sorrise. «Vado dagli altri.» le disse prima di avvicinarsi un po’ per poi abbassare il tono della voce.«Io e te prima o poi faremo una lunga chiacchierata su un ragazzo di mia conoscenza.»
E prima che la mora potesse ribattere, lei se ne stava già andando, sgattaiolando via come suo solito.
«Da quanto sei amica di Tara?» le chiese Ashton, poggiandosi all’armadietto ancora aperto, catturando l’attenzione della ragazza, così facendo.
«Da tutta una vita.»
«E scommetto che lei non sa le cose che so io.» constatò l’altro, toccando un tasto che forse non avrebbe dovuto sfiorare, neppure con il solo pensiero. Perché lo sguardo della mora si indurì tutt’ad un tratto. Come si permetteva lui, che la “conosceva” da cinque giorni, di prendere di conoscerla meglio di chiunque altro?
«Tu non sai niente di me. Niente.» disse lei, fredda e dura, come quello stesso blocco di vetro che stava nuovamente prendendo il sopravvento, distaccata, mentre si avviava verso la mensa.
Lui sospirò e le corse dietro, facendola fermare in mezzo al corridoio. «So più quanto tu voglia mostrare a tutti gli altri, perché anche io sono come te!»
Lei lo guardò, senza sapere cosa dire. Perché come al solito era riuscito a sorprenderla, con le sue parole. Perché non aveva ancora incontrato qualcuno che riuscisse a leggerla nello stesso modo in cui ci riusciva lui. Nessuno era mai arrivato così in profondità con lei, andando a toccare parti che solo lei conosceva e che preferiva rimanessero sconosciute agli altri. Ma no, era impossibile che una persona come Ashton non provasse sentimenti, quelli che alla fine si provano tutti i giorni, da quello più lieve a quello più forte. Lui non era come lei, che a malapena percepiva quelle più effimere. A parte il dolore. Quello era tutto ciò che le faceva compagnia, da sempre.
«Anche tu non provi emozioni?» gli chiese, con la voce che ormai sembrava un sussurro.
E Ashton, a quella domanda, rimase in silenzio, sorpreso, basito. Perché si sarebbe aspettato davvero di tutto da lei, che era proprio unica. Ma non questo. Rimase lì, inerme, senza sapere cosa dirle.
«Ci vediamo, Ashton.» lo salutò lei, sospirando, prima di andarsene, e lasciarlo lì.
Cosa aveva creduto, lei? Che lui fosse diverso dagli altri? Che fosse davvero in grado di capire tutto quel casino che lei aveva dentro da anni? No, non avrebbe dovuto sperarci così tanto, non avrebbe dovuto lasciarlo entrare fin da subito. Lo sapeva che si sarebbe fatta male, in un modo o nell’altro, perché tanto le persone attorno a lei avevano sempre quest’effetto. E lo sentiva, che a quei pensieri, quel blocco di vetro si stava rigenerando, più forte di prima, cibandosi di quella tristezza che le nasceva nel cuore.
Fece per svoltare l’angolo del corridoio, quando una mano la prese per il polso e la fece voltare. E per un istante vide due occhi dorati, dispiaciuti e stanchi, prima che due braccia forti la stringessero in un abbraccio.
Ashton le era corso dietro perché si era reso conto di aver parlato a sproposito. Insomma, lui non conosceva Kaylin quanto Tara, quindi non poteva neppure sapere cosa conoscessero l’una dell’altra. E poi, non era mai stato un tipo che non manteneva la parola data. Si ricordava quel «Resta.», quella richiesta che lui aveva accettato volentieri, perché proprio non riusciva ad allontanarsi da quella ragazza che lo aveva incuriosito davvero tanto. E quella promessa, lui voleva mantenerla, a qualsiasi costo. Voleva che Kaylin tornasse a sorridere, voleva che tornasse a splendere.
E ora eccolo lì, a tenerla forte, a sentirla vicina, a cullarla con le mani sulla sua schiena.
Kay si lasciò stringere, si lasciò sfiorare da quelle mani, che con un semplicissimo tocco riuscivano ad alleggerirle il peso sulle spalle e dentro a cuore, come a voler rallentare, forse addirittura bloccare, la cresciuta di quel blocco di vetro che le toglieva tutto, giorno dopo giorno.
Ma non rispose alla stretta. Sapeva bene che gli abbracci hanno un significato. Questo glielo avevano insegnato bene i libri, i film, e tutti i pomeriggi passati in un angolo, in silenzio, a notare tutto, ad osservare Calum e sua zia Joy che si capivano con poco.
Non rispose perché non sapeva di preciso cosa voler trasmetter con quel gesto a quel ragazzo che, nonostante tutto, stava cercando di mantenere la promessa che le aveva fatto, nel migliore dei modi. Perché presto quel calore che ormai le stava diventando familiare le si insinuò dentro, arrivando molto vicino al cuore, quasi a lambire quel cubo di vetro attorno a quell’organo troppo stanco di combattere. E nuove crepe si formarono, ma non le procurarono dolore, no. Solo, sentì come se pian piano quella prigione si stesse allentando.
Ashton intanto continuava a tenerla stretta, vicina, così tanto da riuscire a sentire il suo cuore che batteva ad un ritmo regolare nel petto. Era piacevole, poter stare così con lei, con il suo profumo a inebriargli i sensi, a fargli battere più forte il cuore, con lei che, senza saperlo, riusciva a farlo stare meglio con poco.
Sentiva come i loro corpi si incastrassero perfettamente l’un l’altro, come se fossero stati fatti per poter stare vicini, ad incastrarsi come due pezzi di un puzzle, a colmare i loro spazi vuoti, ad accogliere le loro imperfezioni in qualcosa di più intenso, vero e profondo.
E non gli importava se non rispondeva, né alle sue attenzioni, né alle coccole, né alle domande. C’era tempo per tutto. Ora ciò che più importava era dimostrarle che lui non se ne sarebbe andato, per nessuna ragione al mondo. E la cosa buffa era che ancora non riusciva a spiegarsi come mai, ma a quella ragazza mora cominciava a tenere sempre di più, ogni giorno che passava la pensava più spesso, e ogni volta il cuore batteva ad un ritmo sempre più frenetico. Lo faceva sentire meno solo, senza neppure rendersene conto.
Ed entrambi lo sentivano, che c’erano cambiamenti nell’aria, che le cose stavano finalmente prendendo una piega diversa, che forse quel che provavano dentro al cuore stava cominciando a perdere la sua forza, stava iniziando a lasciarli respirare. Li stava lasciando più liberi? Forse. Solo il tempo lo avrebbe dimostrato.






Letizia
Ciao a tutti!!! Come state? Spero bene :). Scusatemi, ma per oggi il nuovo capitolo di Inatteso non era pronto :(, spero di riuscire a finirlo entro domenica *^*
Maaa, passiamo a questo capitolo 6, e... I nostri ASHLIN!!! Sono o non sono la cosa migliore del mondo?! Awww, che dolci questi due piccini *^*.
E già qui si inizia a capire un po' meglio Kay e il suo problema: lei non prova emozioni, o almeno, crede di non provarle. Secondo voi è davvero così?
E poi c'è la nostra Tara che forse capisce molte cose prima dei diretti interessati, deheheh. Avrà ragione? Forse... O forse no :P ;).
Adesso scappo e vedo se riesco a finire il capitolo di Inattesoi e scusate ancora.
Grazie di tutto, sul serio, siete meravigliosi, ed io vi voglio troppo bene! <3
A presto, un bacione! Letizia <3
   
 
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