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Autore: Hypnotic Poison    18/06/2015    10 recensioni
“Tortorella,” la raggiunse sul divano dove lei si era raggomitolata per dello zapping a cui non stava prestando attenzione “Lo so che tu detesti parlare dei fatti tuoi, e che sto seriamente rischiando la pelle, ma potresti per favore dirmi cosa c’è che non va?”
Terza classificata al contest Un prompt per le Mew Mew
http://freeforumzone.leonardo.it/d/11058880/Un-prompt-per-le-Mew-Mew/discussione.aspx
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Mint Aizawa/Mina
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nick su EFP: Hypnotic Poison
Titolo: I can fly
Protagonista/i: Kisshu Ikisatashi, Minto Aizawa
Prompt scelto: #3, Piuma
Altri personaggi: --
Coppie: Kishinto
Generi: Romantico, Slice of Life
Rating: Verde
Avvertimenti: What if?
Eventuali note: One-shot (1795 parole)

 

 

 

I can fly

 

 

 

 

Kisshu poteva anche ammettere di non essere campione di sensibilità ed accortezza – no, davvero, era un disastro conclamato – ma dopo aver condiviso già parecchio tempo con una certa tortorella di sua conoscenza, era diventato un vero esperto nel decifrare ogni suo piccolo cambiamento d’umore.
Doveva, dopotutto, per questione di pura e semplice sopravvivenza.
Era abituato a vedere repentini sbalzi di carattere, fortunatamente ormai scatenati di più da fattori esterni che da lui, così come a gestire giornate nere e rabbiose. Ogni tanto la sua dolce colombella gli ricordava quel ghiacciolone del fratello maggiore, ma stava ben attento a non fare il paragone di fronte a nessuno dei due (con Retasu però sì, e ciò non mancava mai di farla ridere).
Non era molto preoccupato, perciò, quando Minto entrava in casa sbattendo la porta e dimenticando momentaneamente le sue buone maniera da elegante signorina per potersi sfogare del mondo esterno sulla sua spalla.
Iniziò, invece, a preoccuparsi, quando lo sbattere di porte divenne affare quotidiano, a cui si susseguivano momenti di totale incupimento della sua bella ragazza, una curiosa ruga di preoccupazione spesso presente tra le sopracciglia.
Conoscendola, e sapendo che detestava essere tampinata se non era lei stessa ad aprirsi per prima, aspettò un paio di giorni per vedere se il suo stato d’animo sarebbe migliorato da solo, premurandosi di essere il più gentile possibile e cercando di non disturbarla. Ma alla quarta cena passata quasi in totale silenzio, con Minto che giocherellava svogliata col cibo e lui che ormai stava iniziando seriamente a preoccuparsi, decise che era arrivato il momento di porre la fatidica domanda.
“Tortorella,” la raggiunse sul divano dove lei si era raggomitolata per dello zapping a cui non stava prestando attenzione “Lo so che tu detesti parlare dei fatti tuoi, e che sto seriamente rischiando la pelle, ma potresti per favore dirmi cosa c’è che non va?”
Lei abbozzò un sorriso a quella battuta, poi sospirò: “E’ complicato.”
“Che risposta banale, signorina Aizawa.”
Minto gli lanciò un’occhiataccia: “Kisshu, per favore.”
L’alieno le prese una mano: “Ho fatto qualcosa io?”
La ragazza si affrettò a scuotere la testa e si avvicinò di più a lui, appoggiandogli la fronte al petto: “No, non è per te, è… il lavoro.”
Kisshu aggrottò le sopracciglia. Non succedeva spesso che Minto si riferisse alla compagnia del balletto come il lavoro, di solito l’adorava senza nessun tipo di remora; gli era sempre sembrato che fosse la cosa, a parte lo shopping (e lui, qualche volta, insomma), che la faceva sempre saltellare per la felicità. Metaforicamente parlando, ovviamente.
“Cos’è successo?” le domandò, avvolgendole le braccia intorno alla figura minuta e stringendola.
Minto sospirò, concentrandosi sull’odore familiare del suo compagno, che non mancava mai di rilassarla. “Ti ho raccontato che abbiamo un nuovo direttore artistico, no?”
Kisshu annuì mentre le accarezzava dolcemente la schiena. Si ricordava vagamente una cena in cui la mora non aveva smesso un attimo di cianciare riguardo l’arrivo di questa figura a lui totalmente sconosciuta che aveva però, apparentemente, una grande fama mondiale.
“Bene, be’, per non so quale motivo, costui ha deciso di far partecipare la nostra compagnia ad un evento mondiale della danza,” Minto si rimise dritta di scatto, irritata e gesticolante. “Ma non con un balletto classico, no, lui ha deciso che per dimostrare la nostra versatilità e bravura, o qualcosa del genere, porteremo un balletto contemporaneo. Noi. Il balletto di Tokyo. Ed hanno voluto comunque me come prima ballerina.”
Kisshu era decisamente perso – fino a quel momento non gli era sembrato di sentire niente di così grave da poter giustificare il comportamento ansioso della sua ragazza negli ultimi giorni. Tournée mondiali erano normalissime per la sua carriera di ballerina, e lei non era mai stata il tipo da arrendersi davanti ad una sfida.
“Okay…” iniziò tentennante, “E perciò?”
Minto sbuffò, scostandosi una ciocca di capelli ribelle: “E perciò non va bene! Io… io sono una ballerina classica, Kisshu. E questo è… è diverso.”
Lui le accarezzò una guancia in un tentativo di conforto: “Se ti hanno voluta come prima ballerina vuol dire che sono consapevoli delle tue capacità, non credi?”
La mora si agitò sul divano, a disagio. “E’ che… lo sai che io ballo da una vita, giusto?” Quando lui annuì, lei proseguì lentamente. “E questa cosa, la mia carriera… diciamo che non sempre mi ha portato delle amicizie. Io non sono brava nei rapporti umani,” la risatina che lui si lasciò sfuggire gli fece guadagnare un’occhiata assassina “Specialmente in un ambiente competitivo come quello della danza classica. Ora mi devo misurare con qualcosa che è fuori dalla mia zona di conforto, che esce dagli schemi a cui sono abituata… so ballare contemporaneo, per carità, ma il ruolo che mi hanno assegnato è… è importante, e mi sento come se tutti fossero lì, a non aspettare altro che vedermi sbagliare.”
“Ma tu non ti sbagli mai, tortorella,” Kisshu la fece riavvicinare a sé.
“Non sbaglio con la classica.” mugugnò lei in risposta.
“Non sbaglierai nemmeno con la contemporanea,” le diede un colpetto con l’indice sul nasino all’insù “So cosa vuol dire sentirsi addosso il peso di molte persone, e temere di deluderle e di deludere me stesso. Ci sono già passato, non credi?”
Minto annuì, occhieggiando brevemente la cicatrice che spuntava dalla maglietta nera.
“Però non devi fare in modo che ciò ti abbatta. Anzi, devi prendere la loro supposizione e usarla per migliorare te stessa ed essere perfetta.” Le sollevò il viso con due dita, accarezzandole dolcemente il labbro inferiore “Tu ti trasformi quando sei sul palco, colombella. Geni del lorichetto o no, sei libera, sei felice. E fidati di uno che sa volare.”
La mora sorrise, ma rimase in silenzio a giocherellare con il bordo del suo vestito. Kisshu la osservò per qualche secondo, quando all’improvviso fu colto dall’ispirazione.
“Ho un’idea,” si alzò e le tese la mano “Vieni con me.”
La condusse in una zona che per lui, visti i disastri che era solito combinare quando ne veniva a contatto, era usualmente off-limits: il piccolo armadio a muro, appena fuori la camera da letto, dove Minto conservava i suoi costumi di scena, sia quelli che le servivano attualmente, che i suoi preferiti da spettacoli passati.
Kisshu aprì le ante ed accese la luce con fare teatrale mentre lei lo fissava, a braccia incrociate.
“Ah, vediamo un po’,” esclamò lui “Mmm, benvenuto in Paradiso, Kisshu.”
La mora trattenne un sorriso ed alzò gli occhi al cielo: “Stai giocando con il fuoco.”
“Il pericolo è il mio mestiere,” l’alieno ghignò da sopra la spalla intanto che spostava varie buste di nylon alla ricerca di qualcosa.
“Hai cinque secondi per uscire da lì.”
“E fidati per una volta, mi sto anche trattenendo dal non ricordarti quanto incredibilmente sexy tu sia con queste cose addosso e da quanto tempo non mi concedi l’onore di indossarle solo per me – aha, eccolo!”
Minto lo osservò abbassare di scatto la zip di un contenitore per rivelare il tutù nero che lei aveva indossato per Il Lago dei Cigni dell’anno precedente. “Che cosa – che diavolo stai facendo?!”
Kisshu, infatti, dopo aver ammirato con sguardo beota per mezzo secondo il costume, aveva strappato una piuma nera dalla vaporosa gonna.
“Se non sbaglio, questa è la tua parte preferita, no? Odette e poi il Cigno Nero.”
La ballerina alzò un sopracciglio, sinceramente stupita che lui si ricordasse con tale precisione: “Sì…?”
“E ti è sempre risultato facilissimo e naturalissimo ballarla, no?”
“Più o meno…”
L’alieno le fece roteare la piuma nera sotto il naso: “Allora, quando ballerai la nuova parte contemporanea, voglio che tieni con te questa piuma e ti ricordi di quanto tu sia brava nel ballare il Cigno Nero, e fare altrettanto. Sarai leggera ed elegante, e perfetta.”
Minto la prese titubante, prima di guardarlo con un’espressione divertita: “Ichigo ti ha fatto fare di nuovo il babysitter a Luke e avete guardato Dumbo, non è vero?”
“Quel cartone è il male, gli elefanti rosa fanno paura ad un uomo grande e grosso come me, e pretendete che li guardino i bambini?!”
La mora rise, poi piegò la testa da un lato: “Grazie, Kisshu.”
“Non c’è di che, amore mio. Tu sei Minto Aizawa,” le ricordò, picchiettandole ancora una volta il naso “E non ti fai mai, mai mettere i piedi in testa da nessuno. Ogni tanto hai solo bisogno che qualcuno te lo rammenti.”
Lei annuì, una luce ora più rilassata negli occhi: “Ma la prossima volta che mi distruggi un tutù, ti uccido.”
“Ti amo, passerottino.” gongolò l’alieno prima di schioccarle un bacio sulle labbra.
Minto sorrise soddisfatta, canticchiando tra sé e sé prima di girare i tacchi e dirigersi verso la cucina, roteando ancora la piuma tra le dita.
“Ehi!” le gridò dietro Kisshu “Brutta cornacchietta ingrata, torna qua e dimmi che mi ami!”
 
§§§
 
Minto si sistemò l’ultima forcina dello chignon e si controllò per l’ultima volta allo specchio. Aveva le labbra tinte da un rossetto scuro che contrastava con la carnagione chiara, il corpo avvolto da un morbido vestito color cobalto.
Il retro del teatro brulicava di chiacchiere e direzioni dell’ultimo minuto, pronti per la chiamata sul palco non appena fosse terminata l’esibizione del gruppo precedente al loro.
Era tutto pronto per la prima della loro nuova coreografia, davanti ad importanti critici e giornalisti internazionali, davanti ad altre famose compagnie mondiali, e soprattutto davanti a loro stessi. Avevano lavorato sodo, per mesi, e poteva percepire la scarica elettrica che correva tra e nei loro corpi, l’adrenalina che iniziava a pompare e le mille emozioni contrastanti.
Chiuse gli occhi, facendo un respiro profondo. Sapeva di essere pronta, aveva provato e riprovato la routine fino alla nausea, in teatro come a casa, per renderla sua. Poteva vedere benissimo i passi nella mente, poteva sentire il ritmo del pianoforte rimbombarle nelle vene. Poteva sentire la voce calda e profonda di Kisshu che le ripeteva che tutto sarebbe andato bene, che lui l’avrebbe aspettata tra il pubblico e sarebbe stato lì non appena avesse finito.
Strinse forte la piuma che teneva in mano; non l’aveva lasciata per tutto quel tempo, era stata sempre conservata nella custodia del telefono, per essere vicina tutte le volte in cui poteva averne bisogno. Non poteva certo salire ora sul palco senza. Sapeva che era una cosa un po’ sciocca, così come era sciocca anche la sua paura, ma non voleva rischiare. Voleva sentirsi sciocca, forse infantile, ancora per un po’, e credere a quelle favole. Credere in ciò che quella piuma rappresentava.
Decise così di appuntarsela alla base dello chignon – tra i suoi capelli corvini quasi proverbialmente non si sarebbe notata, ma lei avrebbe saputo che era lì. A ricordarle cosa stava facendo, come lo sarebbe riuscita a fare e, soprattutto, per chi.
E avrebbe volato, anche questa volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera fanciulle! Come potrete aver notato dall’intro, questa storia è nata per partecipare al contest Un prompt per le Mew Mew, che Merion Selene ha indetto per rivitalizzare un po’ la sezione :)

Spero che il mio piccolo tentativo scritto oggi in due ore di treno possa piacere, in fase esami pesanti (meno due, whoohoo) faccio davvero fatica ad essere creativa :(

Il titolo viene da “Gabriel” di Lamb, che forse conoscerete perché è stata usata nella colonna sonora di 3MSC (sì la giovane teen che è ancora in me rispunta al pensiero di Scamarcio, scusate), e che mi sembrava adatta alla situazione :)

Torno nel mio angolo di studio! A presto, un bacione a tutti e grazie a chi passerà e spenderà qualche istante per delle parole gentili!

Hypnotic Poison

   
 
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