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Autore: Fear    18/06/2015    1 recensioni
[ Triste, H/C; sentimentale, spoiler! del tedicesimo episodio in poi – centric●Manaka/Chisaki | prima classificata (a pari merito) e vincitrice del "premio miglior stile" al contest I fiori colorano il mondo indetto da Ayumu Okazaki sul forum di EFP ]
Cit/: I capelli di seta brillavano come scuro miele, scivolando lungo la schiena in onde ramate; ogni ciocca veniva individualmente illuminata da raggi dorati, forgiando un gioiello aureo simile al sole stesso. E quest'ultimo infatti sembrava quasi supplicare la ragazza per il solo tocco di un singolo filamento, ricevendo un peculiare privilegio nel riuscire a sfiorare quella zazzera spettinata, estendendosi ogni giorno dall'universo esclusivamente per tale scopo. [...]
Manaka percepiva Chisaki spazzolarle i capelli con le dita da pianista, per poi chinarsi e posarle un bacio sulla fronte; il suo tocco capitale le concedeva la vita, tornando ancora e ancora, riportando l'affetto ad un ciclo di reincarnazione duraturo. [...]
—✿ scritta perché Manaka brillava e bruciava nel ricordo di un tepore scomparso.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Chisaki Hiradaira, Manaka Mukaido
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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P e n s o  d i  a v e r t i  v i s t a ;
Le stelle erano stormi di uccelli feriti che precipitavano, per sempre.







 

1# ; Occhi () — Chisaki Hiradaira: “Qualcuno da aspettare” — 待ってるべき誰か。

Le strade a nord del villaggio si distinguevano per il loro singolare odore amaro, emanato da un eccessivo accumulo di sodio nell'aria, che dopo anni risultava sempre più acre. Chisaki camminava sulla carreggiata monocromatica a passo inquieto, voltandosi spesso e temendo occhi irriguardosi incuriositi dalla via che ella aveva scelto. Tuttavia nessuno la sentiva, nessuno la notava. Con tanta voglia del vero amore, si mosse leggiadra nell'acqua primaverile divenuta più cristallina, presto raggiungendo il sentiero segreto che conduceva ad un angolo remoto del mare. Chisaki ispezionò a lungo il fondo dell'oceano in cerca di una sola calda sfumatura nel freddo delle acque ostili. Detriti levitavano, impigliandosi tra i capelli e circondando il corpo, che con memorie speranzose di buffe favole famigliari, cercava instancabilmente l'essere marino che avrebbe garantito un unico desiderio. Come una sirena, l'oceano era sempre stato l'unico dettaglio che Chisaki conosceva, quello di cui non avrebbe mai menzionato la temperatura, le correnti, o le onde. Perché così abituata all'immensa varietà di colori che l'attorniavano, ella non notò nemmeno la lumaca di mare che tanto bramava. L'oceano l'aveva nascosta, volendola solamente per sé. L'oceano, che non era altro che un blando quadro di miscelati pigmenti della sua vita. Per questo lei, in quel momento di implicita scelta, predilesse la terra.
Tutto era così astioso, così estraneo. Quando Chisaki si immerse quasi perse se stessa nella difformità che ammantava il paesaggio, cercando solamente un luccichio di puro sentimento tra i potenti flutti marini ed il ghiaccio.
«Nessuno l'ha visto sparire tra le maligne strette del mare, avvilito e perfetto, l'angelo che un giorno ritroverò». Per sempre Chisaki si sarebbe ricordata dell'essere che aveva deciso di unirsi all'abisso per spontaneo sacrificio. I capelli di seta brillavano come scuro miele, scivolando lungo la schiena in onde ramate; ogni ciocca veniva individualmente illuminata da raggi dorati, forgiando un gioiello aureo simile al sole stesso. E quest'ultimo infatti sembrava quasi supplicare la ragazza per il solo tocco di un singolo filamento, ricevendo un peculiare privilegio nel riuscire a sfiorare quella zazzera spettinata, estendendosi ogni giorno dall'universo esclusivamente per tale scopo. Nubi autunnali che erano i suoi capelli dondolanti nel vento, avversavano il viso, che pareva una tempesta estiva, concentrata e necessaria, con poi il sereno dei suoi occhi. «Perché i tuoi occhi sono così blu, Manaka? Riflettono lo spirito del mare che ho imparato ad odiare. Eppure, dolci, le tue iridi mi fanno capire il decreto dell'amore». Chisaki fantasticava su quegli occhi, perfettamente tondeggianti ed espressivi, che senza alcun velo custodivano barlumi d'arcobaleno. E solo questi erano riusciti a fondersi con il rosso che Chisaki aveva infinitamente ambito, quel simbolo di falsa speranza.
«Tra stalattiti di scuro mare congelato, riesco a scorgere solamente due stelle distanti di cui non conosco il nome. Non sbiadiranno, non svaniranno. Manaka, i tuoi occhi sono un'icona impressa in queste acque, e maledetta, anche io ne riconosco il bisogno. Quindi, torna».
Accogliendo la sua anima, detentore del suo cuore, il mare prese Chisaki come nessuno.

 

( 496 parole )



2# ; Paradiso (天国) — Manaka Mukaido: “Qualcuno da raggiungere” — 届くべき誰か。

In questo giorno, o forse in questo fremito di mezzanotte inoltrata, una fanciulla giaceva sulla sabbia, nuda e pensosa, versando lacrime nella corrente salata, grondante di mare e di voglia di lei. Manaka era più fredda dello stesso oceano, e spogliata della luce immaginava un paradiso, un caldo ambiente a circondarla. Ma per la prima volta, essendo contro il suo essere favorevole all'ilarità, una triste condanna le trapassò la coscienza come un proiettile rallentato dall'acqua; flemmatico e devastante. Così, conscia che le persone facevano del bene non perché avevano un cuore puro, ma perché volevano andare in paradiso, nel tempo assente ed inesorabile, ella inspirò fievolmente l'ultimo ossigeno rimasto in innocui gorghi subacquei. Incapace di evitare maldestramente la cartuccia di deleterio peccato, Manaka si dimostrò così egoista ad aver scelto il mare, cingendosi alle sue onde con dolcezza possente. A questo amore non corrisposto.
Ora – probabilmente sin dall'inizio – inabile di sentire tutto intorno a sé, Manaka osservò lacrime invisibili salire al Dio dell'abisso. Ed in seguito, speranzosa, sognò. Sognò un altro sogno, una parvenza distorta di ciò che segretamente adorava di più, cosicché la realtà sarebbe stata per sempre dorata nelle sue memorie: piena di risate, di campi d'estati scomparse, della quiete di casa e del vero amore. Anche dei baci, di lei ed i raggi di sole. Manaka avrebbe rifiutato di svelare le sue iridi persino al paradiso stesso, di quel posto dove adesso si trovava, tanto parlato e tanto ammirato; quello che mai sarebbe stato da lei toccato, afferrato o vissuto. Questo perché la giovane dei suoi miraggi era un insieme d'essenze concrete, che sfumava i battiti mancati del cuore, quelli che si ostinava a respingere fingendo un'aura d'ingenuità. Ed in effetti, nel suo candore, tutto quello che Manaka adesso veramente sapeva era che, se il paradiso fosse stato reale, il paradiso sarebbe stato lei.
Lo era sempre stato.
Manaka cercava d'evadere dal centro di un mondo che non voleva nient'altro che lei; non parlava, non urlava, solo impercettibili movimenti delle palpebre indicavano il disturbo del suo sonno pressoché eterno. Al presente, nell'assopimento, lei struggeva per qualcuno discosto che risiedeva sulla sponda organica dell'aldilà, quella ragazza per cui la sua superflua lotta continuava. Per questo, da spirito implorante castigato al fondo del creato quale era, Manaka non aveva il potere di nulla se non quello di supplicare al Dio del mare una sua fioca immagine, il tepore, il bruciore di uno dei suoi raggi di sole. Semplicemente di lei, un ritaglio di paradiso per non svegliarsi morta. E per raggiungerla, mentre nuotava, a Manaka il mare divenne indifferente.
«Chisaki...»

 

( 431 parole )



3# Nuvole () — Chisaki Hiradaira: “Qualcuno da desiderare” — 欲するべき誰か 。

Nella sua insonnia, Chisaki era ubriaca di silenzio. In interminabili istanti esso si era insinuato nei suoi pori, imbevendo la mente con le tossine, ingannandola e promettendole tutto e niente, così che lei rimanesse impotente all'oblio che aveva lusingato di condurla al sonno tempo prima. Chisaki ambiva d'essere svegliata da una cascata di luce bianca, beatamente ignara delle ore trascorse tra allora e adesso. Ma come al solito i suoi desideri significavano nulla, e dietro le palpebre chiuse l'incessante congestione di pensieri continuava.
Chisaki svelò le iridi, che insieme al suo cuore concupivano il mare. A lievi passi, la ragazza seguì la via non illuminata. Condotta verso il molo sedette sul bordo di legno umido; le gambe premute contro il materiale freddo, le mani incerte lungo i bordi allineati delle assi e delle speranze infrante. Sin dal nascere del sole lo stato grezzo dell'abbandono inghiottiva la sua sanità. Posò delicatamente la testa sulle ginocchia, cercando di camuffarsi con la notte. Notò che, sotto assedio dalle stelle, due nuvole sembravano combattere le tenebre in disperata ricerca del giorno e della felicità, non capendo d'essere la stessa tristezza appesa al buio. Chisaki osservò il loro lento cammino, preferendole all'oceano, ipotizzando la loro dolce ricomposizione ad un lontano temporale.
«Ho versato molte lacrime; le ho nascoste alla tua vista, Manaka». Chisaki socchiuse gli occhi permettendosi un rapido sorriso, perdendo le nubi. Forse un giorno sarebbero tornate portando con sé Manaka. «Questa volta però posso piangere, no? Perché ho sorriso a lungo. Ho sorriso senza di te» singhiozzò nei suoi palmi; le lacrime gocciolavano tra le dita, piovendo nel mare. Manaka. Manaka. Manaka. Soffocando un fievole urlo, il respiro diventò una movenza greve ed esasperante, e boccheggiando Chisaki dovette ergere lo sguardo al cielo. Innalzando il braccio ed allungando la mano verso di esso, la luce maliziosa della luna si sciolse sui suoi capelli, irraggiando i cristalli trasparenti che le solcavano le gote. «Dopotutto, non sono così forte, non è vero?» Le stelle iniziarono a specchiarsi giocosamente sul mare, mutandolo in un'immensa nube d'incantato liquido, che Chisaki amò. A notte fonda, quando iniziarono a precipitare dall'oscurità, gli astri crearono scie nell'infinito. La polvere lattescente si univa all'oceano, all'incommensurabile nuvola, ed il corpo celeste di Chisaki seguiva il loro movimento, invidiando tale bellezza e tale coraggio.
«Manaka, riescono a raggiungerti? O si stanno solo confondendo con l'oceano?», audace, Chisaki accarezzò la superficie dell'acqua fredda sorridendo un'altra volta, ma senza riconoscere Manaka nell'adorata nube infradiciata. «Dimmi, potresti essere una stella solo per questa notte? Non smarrirti nell'immensità delle tue tenebre, segui la luna e io sarò la tua nuvola: perditi tra le mie braccia». Inconsciamente il sorriso rimase a dipingerle il viso per un intero lasso di tempo, ma le lacrime ricominciarono a miscelarsi con il mare, inabissandosi con luce propria, custodendo una supplica di ardente desiderio: rivedere la perfezione celata, il volto sparito. E dall'altra parte dell'oceano Manaka le avrebbe percepite, tremante, accogliendo quelle preghiere da dietro una nube in realtà inesistente.

 

( 497 parole )




4# ; Immortale (不滅) — Manaka Mukaido: “Qualcuno da condurre” — 導くべき誰か。

Era dormiente ed indifesa. Il suo cuore batteva in conformità con i lenti, profondi respiri. La serenità baciava il suo viso, ed in pace la coscienza roteava in un mondo fantastico, inconsapevole di ciò che stava accadendo al di fuori di se stessa. Manaka sognava una mano che la accarezzava, coprendola di purezza, porgendole sentimenti d'amore eterno che non riusciva ad afferrare; il vento se li portava via. Correndo lontano, inseguendoli a lungo, ella li cercava e li bramava, ma un giorno non ebbe più la forza di continuare, decidendo così di aspettare seduta nel subentro delle stagioni del mare. Attese per molto tempo, rimanendo a gambe incrociate sulla carreggiata che conduceva al villaggio. Momenti successivi all'aurora, mesi dopo il primo incontro, Manaka stava ancora desiderando le emozioni di gioia infinita, quando una figura di luce deformata si innalzò davanti a lei.
«Stai aspettando da molto, Manaka?», lei alzò lo sguardo ed annuì, posando gli occhi prepotenti che anelavano la beatitudine. «E per che cosa stai pazientando veramente?», Manaka sobbalzò a quel quesito, tremando sotto delle iridi fittizie che nessuno le stava porgendo. Lei attendeva per la felicità. «Allora è così? Una concezione eterna. Però, sai, niente è immortale; non una sensazione, non un amore. Non te. I sentimenti muoiono e si rigenerano, crescendo più forti di prima. Manaka, perché stai aspettando per qualcosa che non esiste?» Ogni volta, in quell'esatto istante Manaka avrebbe voluto svegliarsi ed affondare nelle braccia di qualcuno che sarebbe stato capace di proteggerla, stringendola e sussurrandole che tutto era a posto. In quell'effimero sgomento pensava a lei, voleva lei, voleva che fosse lei a condurla alla realtà. Chisaki, dove sei? Eppure ogni volta il sogno finiva, sfociando nel nero assoluto ed abbandonando Manaka a se stessa. Con persistenza e all'improvviso, dopo tanto tempo, il calore dei raggi solari e lo splendore raggiunsero il suo corpo in un'inaspettata percezione di ciò che più si avvicinava alla sua teoria di quella che era la contentezza. Manaka non fu poi così sicura che si trattasse del sole; l'ardore non scivolava sulla pelle, ma si donava al cuore. Non avrebbe mai più bramato il mare; ora cercava con foga l'incandescenza del mezzogiorno che aveva bruciato le ali, arrideva al barlume focoso che la costringeva al terreno così imponentemente.
Forse l'eternità intatta era stata racchiusa in quel momento, così anche l'amore, che come gemme di una pietra scintillava persino agli occhi di un principiante. Manaka percepiva Chisaki spazzolarle i capelli con le dita da pianista, per poi chinarsi e posarle un bacio sulla fronte, qualche volta impregnandola con le lacrime del male che le aveva recapitato in tutti quegli anni. Il tocco capitale di Chisaki le concedeva la vita, tornando ancora e ancora, riportando l'affetto ad un ciclo di reincarnazione duraturo.
E quando si svegliò, nella cecità della notte non trovò parole, non trovò volti. Solo una mano a cui si aggrappò, per sempre.

 

( 484 parole )




5# ; Ghiaccio () — Chisaki Hiradaira & Manaka Mukaido: “Qualcuno da amare愛するべき誰か。

La notte si estendeva nel cielo, le dita turbinavano in schiumose nuvole rosa intrise di tramonto. Le stelle seguivano, irraggiando l'esistenza; illuminavano divinità d'ombra che custodivano il cosmo, la luna crescente, diventando padrone dell'imbrunire. Ciuffi grigi d'altostrati accrescevano dal cielo manipolato dall'orizzonte, rendendo le onde stille d'inchiostro fluttuante in un manto corvino, dissimulando perle lucenti fuggite dal buio in cerca di attimi infiniti. L'amore era freddo in quella nottata sul ghiaccio, mentre i merletti concepiti dalla neve avvolgevano corpi incontaminati dal sale. Con un respiro di tiepido torpore, Chisaki raccolse dal ghiaccio una forma materiale di perfezione. Il volto, le iridi celate; un serafico ritratto di bianco coronamento su lastre di gelido oceano punteggiato di luce magica. Il movimento del palmo fu inevitabile per Chisaki, che con le stesse dita sfiorò i ramati capelli della regina deturpata dall'erosione del suo regno che, nonostante tutto, l'aveva resa solamente più bella. Chisaki l'avvolse a sé, espirando il fondo di un abisso di promesse infrante, pizzicandole gli zigomi con le lacrime; il suo viso era per metà in penombra, per metà pallidamente spettrale e completamente suo quella notte e mille altre. Salgemma tra le ciocche, acquamarina negli occhi, Manaka rivelò la gioia, porgendola a Chisaki ed affondando nel suo arco di corpi sul ghiaccio. Sonore brezze piroettavano sulle acque sconsolate sui cui elle si ponevano; figure complementari di mani allacciate imprigionavano il calore, deturpando il ghiaccio del mare, consumandolo come il crepuscolo aveva fatto con loro. Il freddo le aveva spinte più vicine, scoprendo il cielo, e lo sguardo celeste di Manaka puntò ad un astro lilla oltre l'infinito, incandescente e distante. Chisaki contornò il suo profilo, osservandola negli occhi, affogandoci, cosicché Manaka le regalò un sorriso, accorgendosi della realtà che accartocciava l'universo trascinato nelle iridi di Chisaki, madide esclusivamente del suo riflesso e del ghiaccio. Ritornando a contemplarla dopo avere distolto solo per un momento la sua mente dall'angelo davanti, Chisaki capì che non avrebbe mai più fatto a meno di lei. E quella Manaka, quella che così fragile l'affiancava, quella che la stringeva come mai prima, che la viziava, era un fiore germogliato tra le fenditure della coltre immacolata.
Le acque congelate quella notte riflessero emozioni rilegate per anni, sfociando in una pioggia di scintille da cui Chisaki strappò solo una stella: la sua, Manaka. Ella la fece scivolare sotto il peso trattenuto, fece precipitare gli occhi dal cielo, trovandocene casa quando Manaka disse di vedere l'incantesimo del ghiaccio nei suoi. Molto più tardi, lontano, senza quelle nuvole ma sullo stesso suolo cristallizzato, le loro labbra si sfiorarono in una mezzaluna, accarezzandosi tremanti. Quel vezzeggiamento durò per sempre, come il ghiaccio, che non abbandonò mai gli occhi di Chisaki, perché diletti da ciò che lei venerava di più; dipinti dal tocco di mani di chi non era altro che tutto.
Il bagliore, il ghiaccio, univa i volti di due fanciulle separate da pochi centimetri ed anni luce, forgiando l'invariabile. Ed in esso, come sempre, Manaka sorrideva. E Chisaki l'amava.

 

( 498 parole )




 

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nota dell'autrice:
possiamo iniziare col dire che mi devo scusare con Elena. Perché la poverina ha dovuto sopportare il mio essere così vicina al limite di parole ogni volta {senza mai superarlo, però, eh}, il mio continuo chiedere domande, la mia curiosità e questa storia che le ho presentato. Essenzialmente, su quest'ultimo punto c'è da spiegare: a me, quello che ho scritto piace. Mi piace perché è sulla mia seconda coppia preferita in NagiAsu {Chisaki/Tsumugu has the crown} e perché ho cercato di trasmettere praticamente tutto ciò che avevo pianificato sin dall'inizio. Però il mio stile è sempre così... criptico che boh, per questo spero che lei – e anche voi – possa gradirlo. Ma passiamo ai fatti: il testo. Come si è potuto chiaramente notare, ho usato cinque dei sei prompt che avevo a disposizione; questo perché così ho perfettamente creato due flash fictions Manaka!centric, due Chisaki!centric ed una che ritrae il loro dolce incontro, pertanto Chisaki/Manaka!centric. Vi chiedo vivamente di leggere qua di seguito, dove potete trovare tutti gli approfondimenti sulla raccolta: CLICK. Ho voluto dare un titolo ad ogni flash, e le scritte in giapponese accanto non sono altro che la traduzione di quello scritto in italiano. Ah! Dimenticavo, i pacchetti del contest da me scelti sono stati quelli de hoya (ghiaccio, nuvole, occhi) e lino selvatico (immortale, paradiso, ponte). È da inizio Marzo che pianifico questa raccolta, e sono veramente molto felice di averla finalmente conclusa. Non saprei che altro dire, per questo vi lascio, sperando di tornare a pubblicare presto {dopo gli esami di fine anno, of course}. Ringraziate anche i Coldplay ed i Supercell per la stesura della storia, perché la loro voce mi ha fatto sognare. Shippate Chisaki/Manaka e noi ci vediamo forse presto. Miku.
[ Ringrazio tantissimo Ayu(mu) per avermi dato la possibilità di partecipare a questo contest e per aver apprezzato la mia narrazione. Questo è il banner creato da lei per la storia: CLICK e questo quello per essere stata la vincitrice di uno dei premi speciali: CLICK. ]
   
 
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