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Autore: Chloe R Pendragon    18/06/2015    3 recensioni
Durante la tregua, Cam sorveglia i boschi intorno alla Shoreline School, quando a un tratto vede una persona che lo porterà a ripensare al suo doloroso passato.
Partecipante al contest “L'amore, il laccio che unisce musica e parole” indetto da Erika8304 sul Forum di EFP.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cameron Briel, Lilith
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Truth in his lies
 
La Shoreline era immersa in un silenzio surreale quella sera, l’unico suono che si poteva percepire era il frusciare degli alberi che circondavano la scuola. Quell’assenza di rumori giocava a vantaggio di Cam, rendendo più facile l’eventuale individuazione di un nemico. Il demone era appostato sul ramo di un cipresso, il busto appoggiato al ruvido tronco mentre fumava una sigaretta; nonostante l’aspetto apparentemente rilassato, i suoi sensi erano all’erta, pronti a scattare al minimo segnale di pericolo. Doveva proteggere Luce a tutti i costi, la posta in gioco era troppo alta per contemplare anche la più blanda distrazione.
Eppure, a dispetto di tutti quei buoni propositi, la sua concentrazione andò in frantumi pochi minuti dopo, precisamente quando una ragazza aprì una finestra vicino alla camera di Lucinda, attirando l’attenzione dell’angelo caduto. Gli era bastata un’occhiata fugace per capire di chi si trattasse, avrebbe riconosciuto quei capelli rossi ovunque: Lilith. Il cuore gli balzò subito in gola e lo stomaco si contorse con forza, mozzandogli il fiato e paralizzandolo; forse non era la stessa donna che aveva quasi sposato, ma aveva il suo stesso sangue e le sue stesse movenze, oltre al medesimo aspetto.
Gli occhi smeraldini, di solito accesi dalla sua incrollabile sicurezza, ora erano velati dai rimpianti, mentre i ricordi di Gerusalemme si affollavano nella sua mente. Quanto tempo aveva passato a tormentarsi per la sua codardia? Anni? Secoli? Millenni? La verità era che non si era mai perdonato quella stupida esitazione: tutto era crollato da quel giorno e ogni cosa era cambiata drasticamente. Aveva perso tutti coloro che amava in un solo istante, ma soprattutto, aveva perso se stesso...
La Nephilim era ancora lì, le braccia appoggiate al davanzale mentre fissava il cielo con aria assente. Le spalle di Cam iniziarono a bruciare, rose dal desiderio di aprire le magnifiche ali dorate e spiccare il volo verso di lei, tuttavia resistette a quel folle istinto: cosa avrebbe fatto? L’avrebbe stretta tra le sue braccia? O magari l’avrebbe baciata con passione? Nulla di tutto ciò, si sarebbe limitato a guardarla intensamente, gridando in silenzio il suo tripudio interiore.
Improvvisamente, la ragazza si guardò intorno circospetta, come se “qualcosa” l’avesse ridestata: Camriel ebbe l’impulso di indietreggiare, sentendosi colto in fallo, ma poi si rese conto di essere al sicuro, così riprese a osservarla, un ghigno amaro dipinto in volto. Non era la prima volta che s’imbatteva in una discendente dell’amata e in tutti i casi si era verificato un fatto simile: sembrava quasi che più il demone rinunciava a toccare la donna che amava, più questa sentiva qualcosa[1].
Un raggio di luna attraversò il cielo e illuminò Lilith con la sua pallida luce, facendola apparire simile a un angelo e rendendo la contemplazione di Cam ancora più struggente. In quel preciso istante non poté fare a meno di considerare che, nonostante tutto, lei era sempre stata più vicina al Paradiso di quanto non lo sarebbe mai stato lui[2]. Quella fugace riflessione, unita a quella indicibile sofferenza, fece nascere dalle sue labbra rosse un sospiro talmente profondo da far pensare che l’anima del demone stesse fuggendo verso la Nephilim[3].
L’angelo caduto si sentì risucchiare nuovamente dalle medesime emozioni provate il giorno del loro primo incontro, quando lui e Dani si erano imbattuti in un gruppo di ragazze che raccoglievano fiori di campo: suo fratello e Lucinda si erano innamorati a prima vista, ma nonostante la maledizione si fosse ripetuta davanti ai suoi occhi, Cam non era riuscito a concentrarsi su nient’altro al di fuori di Lilith. Era stato amore a prima vista, sebbene all’inizio non avessero fatto altro che battibeccare: quella tensione tra loro era dovuta alla loro impressionante somiglianza e ben presto si era trasformata in passione, così forte da spazzare via tutto, persino le sue paure.
Il ricordo del primo bacio bruciava ancora nel suo petto, rievocando tutti quei sentimenti sopiti dal dolore cocente: tutto quello che aveva assaporato era stato quel momento, tutto quello che aveva respirato era stata la sua vita. Non avrebbe mai perso quella notte, niente e nessuno avrebbe potuto allontanarlo da lei, visto che in cuor suo già aveva avuto la certezza che prima o poi sarebbe finita. [4]
Fin dal principio aveva compreso di stare scherzando con il fuoco, eppure il suo amore era stato troppo dirompente, non aveva saputo contenerlo. Gli abitanti del villaggio lo avevano sempre guardato con diffidenza, ma a lui non era mai importato: tutto ciò di cui aveva avuto bisogno era Lilith, il resto del mondo avrebbe potuto anche bruciare. Appuntamento dopo appuntamento, il sentimento era diventato sempre più pressante, tanto da spingerli l’uno tra le braccia dell’altra; Camriel era arrivato al punto da non volere che il mondo li guardasse perché non credeva che qualcuno avrebbe capito quanto forte fosse diventato quel sentimento[5]. Eppure quel desiderio di isolamento aveva nascosto qualcosa di ben più oscuro, qualcosa che non aveva voluto ammettere neanche a se stesso: la paura dell’abbandono.
Aveva messo il suo cuore in mano a qualcuno per la prima volta nella sua vita, ma tutto si era basato sulla negazione di una verità scomoda: lui non era umano, ma non aveva avuto il coraggio di rivelarglielo, sebbene una parte di sé avesse voluto solamente farle sapere chi era in realtà. Dal momento in cui era iniziato quel dissidio interiore, la loro storia aveva cominciato a vacillare, fin a quel fatidico giorno, quando lui non aveva avuto la forza di dirle tutto e lei non aveva trovato il coraggio di perdonarlo.
Persino a distanza di tremila anni, Cam sentì gli occhi bruciare per il solo pensiero: se avesse avuto ancora lacrime, probabilmente avrebbe fatto di tutto per ricacciarle indietro, ma il dolore aveva prosciugato tutto e ora non poteva lottare contro quelle lacrime che non arrivavano, proprio come non poteva contrastare il momento della verità nelle sue bugie[6]. Allora così come su quell’albero, l’angelo caduto si era scontrato con la dura realtà: aveva mentito alla donna che amava e a se stesso, distruggendo ciò che di buono aveva fatto in tutti quei millenni con le sue stesse mani e tutto a causa delle sue paure.
Era tardi adesso per nutrire ancora qualche speranza, la ragazza affacciata alla finestra non sarebbe mai stata la sua Lilith, e in fondo al cuore sapeva di essere il solo responsabile di quel destino infausto. Con un ultimo, profondo sospiro si decise a scendere da quel cipresso, agile e silenzioso come un gatto selvatico, così da tornare alla sua missione: proteggere Lucinda e permettere almeno a suo fratello di vivere il suo sogno d’amore, lasciandosi la donna amata alle spalle e contemporaneamente nei recessi dell’anima.
 
 
Nickname  Chloe R Pendragon
Titolo Truth in his lies
Fandom Fallen
Personaggi e/o Pairing Cameron Briel, Lilith
Titolo canzone Iris – Goo Goo Dolls
Rating Verde
Genere Angst, Introspettivo, Triste
Avvertimenti Missing Moment
Introduzione o note d'autore Durante la tregua, Cam sorveglia i boschi intorno alla Shoreline School, quando a un tratto vede una persona che lo porterà a ripensare al suo doloroso passato.
(Le note si trovano in fondo al testo)
 
[1] Riferimento alla strofa iniziale di “Iris” dei Goo Goo Dolls
[2] Citazione tratta sempre da “Iris” (la frase originale è “You’re the closest to heaven that I’ll never be”)
[3] Riferimento al Canto Sedicesimo della “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso
[4] Altra citazione tratta da Iris
[5] Citazione del ritornello di Iris, proprio come nel paragrafo successivo
[6] Citazione dalla terza strofa di Iris
  
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