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Autore: Yiskah    19/06/2015    4 recensioni
"E così la vedo aprire la portiera. Mi rivolge un ultimo fugace sguardo, intenso come non mai, per poi scivolare silenziosamente fuori dalla Chevrolet, barcollando appena sui suoi tacchi di vernice nera e svanendo come un lontano miraggio sotto la fredda Luna del New Jersey."
Piccola One Shot ispirata da "I'm On Fire", bellissima canzone di un artista che ho imparato a conoscere ed amare in questo periodo, Bruce Springsteen. Buona lettura!
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Hey little girl is your daddy home? Did he go and leave you all alone?
I got a bad desire… “


Ho un cattivo desiderio, sì. Uno di quegli sporchi desideri  che ti balzano ogni tanto in testa, hai presente?
Lei mi passa davanti agli occhi con quell’aria indifferente e sofisticata, muovendosi  su quei tacchi di vernice nera che… Cristo, mi hanno sempre fatto impazzire. La sua pelle così chiara sembra madreperla, e i suoi capelli rossi… così rossi che sembra che stiano per prendere fuoco da un momento all’altro. Somiglia ad una diavolessa travestita da angelo, pronta a trascinarti all’inferno insieme a lei ogni volta che solo osi posarle lo sguardo addosso. Le sue guance rosee, le sue labbra carnose e i suoi occhi verdi, occhi di smeraldo che ogni volta che mi guardano mi fanno girare la testa, occhi che sembrano leggerti dentro.
Quindi sono costretto ad abbassare lo sguardo a terra, sperando ingenuamente di riuscire a farle credere che in realtà non la sto guardando, che non mi interessa e che la sua presenza mi è del tutto indifferente. Oh, ma è ovvio che non è così e si capisce benissimo. Noi uomini, povere e sciocche creature, non sappiamo proprio mentire.
Ma in realtà, lei è ancora roba mia. Oh, sì che lo è. Lei è la mia Red Headed Woman, lo è sempre stata e lo sarà per sempre. Ci sono sempre stato io a consolarla, a piangere con lei, a ridere con lei, a scherzare e a scompigliarle per gioco i capelli, quei capelli di fuoco che contornano quel dolce e semplice viso di ragazzina di campagna, quelle lentiggini e quello sguardo curioso e infantile che lei detesta così tanto e cerca di coprire, ma è inutile. Neanche un po’ di mascara e il rossetto rosso possono cancellarlo. Lei è la mia bambina, la mia Red Headed Woman.
In questo momento, mi passa davanti di proposito, facendo ondeggiare i suoi capelli proprio sotto i miei occhi, il suo profumo di vaniglia mi invade il corpo entrandomi fin dentro le narici, mi arriva al cervello e mi annebbia completamente, e questo basta a farmi esplodere, la voglio. Ora.
In uno scatto la afferro con forza per il polso e lo stringo talmente tanto che temo le rimarranno i segni, impressi e marchiati a fuoco su quella candida pelle di bambola di porcellana. Lei mi segue senza opporre la minima resistenza, il veloce rumore dei suoi tacchi risuona per tutta la strada buia e silenziosa a quell’ora e la spingo con forza in macchina, infilandomici anche io qualche istante dopo.

“Tell me now baby is he good to you? Can he do to you the things that I do?
I can take you higher…
I’m on fire”

“Lo sai che posso portarti alla pazzia, piccola. Posso portarti più in alto di quanto non riesca a fare lui, e so che lo vuoi anche tu.” –mi limito a sussurrarle all’orecchio mentre i nostri corpi, uno sopra all’altra nei sedili posteriori di quella Chevrolet rossa fiammante, tornano di nuovo a sfiorarsi e toccarsi. Le mie mani callose da chitarrista viaggiano veloci e tremanti di desiderio sul suo petto toccando e tastando ogni centimetro della sua pelle, strappandole letteralmente di dosso il vestitino di lino bianco e lasciandola in biancheria intima, mentre lei non osa proferire una sola parola e mi guarda con i suoi soliti occhioni verdi, che adesso scintillano languidi di desiderio. Mi stanno implorando di non interrompere quel contatto e dimostrare con i fatti quanto le avevo detto qualche secondo prima. Le sue mani, delicate e veloci  vanno a sfilare la mia vecchia giacca di pelle sfilacciata e rovinata dal tempo, che cade con un tonfo leggero sotto il sedile, seguita subito dopo dalla mia canottiera bianca. Dopo si spostano sui jeans, impazienti di aprire quell’odiosa zip che continuerà ad intrappolarmi ancora per qualche minuto. Quindi mi ritrovo addosso a lei, stretto ancora di più nella morsa dei nostri corpi bollenti che iniziano a fremere impazienti. Mi tira verso di se e incolla le labbra alle mie, regalandomi uno dei migliori baci che abbia mai ricevuto in trentacinque anni di vita, un bacio sincero e affamato di qualcosa che solo io posso darle e che non riceverà mai da nessun’altro.
Le sue gambe lisce e snelle si aggrappano con furia alla mia vita, premendomi volontariamente contro di lei, ed io non posso far altro che rispondere al suo desiderio, liberando furiosamente tutti i sentimenti repressi fino a quel momento e facendo fondere i nostri corpi per l’ennesima volta da quando ci siamo conosciuti.
Ma stavolta è speciale. Solo quando perdi una persona ti rendi effettivamente  conto del suo valore, della sua importanza nella tua vita. Ti rendi conto all’improvviso di tutto quello che non avevi mai capito prima e ogni momento diventa unico ed irripetibile. Inizio a muovermi con foga dentro di lei, mentre le lascio qualche avido bacio sparso sul collo. - “Amo i tuoi ricci…” – questo è tutto quello che riesce a dire con voce flebile tra un gemito e l’altro, mentre infila una mano tra la massa di ricci castani che mi ricadono ribelli sul viso ed iniziano ad incollarsi in fronte a causa del sudore. Sorrido istintivamente a quel suo gesto e continuo a muovermi, deciso a prolungare per quanto più mi è possibile quel momento. Inizia ad ansimare quasi freneticamente dopo ogni mio movimento, il suo corpo reclama disperatamente amore e io mi ritrovo a risponderle, canticchiandole una frase all’orecchio –  “Only you can cool my desire...”  -  per poi posarle un altro lungo e appassionato bacio sulle labbra, facendo sparire definitivamente ogni traccia rimasta del suo rossetto rosso. Lei cerca la mia mano e la intreccia subito alla sua, stringendola forte, quasi con paura che io possa svanire improvvisamente come un fantasma e lasciarla da sola, di nuovo. La sensazione che provo in questo istante è simile a quella che si impossessa di me quando sono sul palco, con migliaia di fan che urlano e acclamano me, Bruce Springsteen, e la E – Street Band. Mi pervade un’enorme scarica di adrenalina e mi sembra di suonare la mia Telecaster,  lei è la mia chitarra, tesa come una corda di metallo sotto di me e pronta a cantare dopo ogni mio tocco e regalarmi quella inspiegabile sensazione che solo la musica è in grado di eguagliare. I secondi sembrano scivolarci via dalle mani e in un’istante arriviamo all’apice del piacere, tutti e due. Lei bisbiglia più volte il mio nome come una dolce litania e io appoggio senza forze il viso sul suo seno, accoccolandomi come un cagnolino tra le braccia della sua padrona.
Così trascorriamo qualche minuto, finalmente appagati come mai era successo, stretti l’uno all’altra e con nessuna voglia di interrompere quella magia. Liberandosi pian piano dalla mia stretta, lei si mette a sedere sul sedile e si riveste in silenzio, come se nulla fosse successo, mentre io resto a guardarla impassibile. I capelli rossi le ricadono disordinati sulle spalle dopo essersi liberati dall’elastico nero che li teneva raccolti in uno chignon, il trucco è sbavato e riesco di nuovo a vedere le sue lentiggini sotto il chiarore della Luna, sul suo viso di ragazzina ormai imperlato di sudore. Il calore sprigionato durante quei minuti aveva riscaldato così tanto l’auto da creare la condensa sui finestrini, lei mi rivolge un dolce sorriso, forse un sorriso innamorato o di gratitudine, mentre disegna un cuore sul finestrino accanto a lei, seguito da un “you”. E poi una “I” all’inizio. I love you.
Cerco di fermarla riprendendola per il polso, voglio tenerla insieme a me, non voglio che tutto svanisca così velocemente. Ma qualcosa mi blocca, la mia stretta è debole e torno a lasciarmi andare, rimanendo abbandonato come un vecchio bambolotto di pezza sul sedile posteriore dell’auto. E così la vedo aprire la portiera. Mi rivolge un ultimo fugace sguardo, intenso come non mai, per poi scivolare silenziosamente fuori dalla Chevrolet, barcollando appena sui suoi tacchi di vernice nera e svanendo come un lontano miraggio sotto la fredda Luna del New Jersey.   

- … Ti amo anche io, Red Headed Woman.-


Angolino della scrittrice:
Ciao a tutti! Mi chiamo Jessica e questa è la prima One Shot che pubblico quì su EFP. Sono un po' emozionata, eheheh.
Ieri, il mio caro Bruce Springsteen mi ha ispirato con la sua canzone questo piccolo delirio, c'è voluto un po' prima di convincermi a pubblicarla ma... sono contenta di averlo fatto, perchè tra i miei amici questa piccola storia ha riscosso successo e spero che piacerà anche a voi. Non sono una professionista, sono solo una ragazzina che si diverte a scrivere qualcosina ogni tanto, e spero che questa storia non faccia troppo schifo c.c
Detto questo, vado a nascondermi... non mi resta che augurarvi buona lettura!

- Yiskah
 

  
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