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Autore: Verde Pistacchio    19/06/2015    3 recensioni
[...]
Percepivano la carne calva e vibrante di quel corpo giacente sotto il proprio. Avrebbe potuto accarezzarlo per l'eternità. Poter godere di quella morbidezza. Era... Tenero. Così dolce e morbido che se lo avesse morso sarebbe andato dritto in paradiso per non uscirne più. Ma in fondo chi vorrebbe scappare dal paradiso? Lui lo sapeva. Ne era certo. Quel corpo falsamente immobile sotto di egli nascondeva un grande piacere. Di quelli che si scoprono e si conquistano una sola volta nella vita. Dopotutto a lui bastava anche solo una notte. [...]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Dolce illusione
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Capitolo I
 
Appoggiato alla parete, in quella calda serata notturna, l’unica cosa che poteva fare era affogare con la mente ed il corpo in quella luna così bella da togliergli il fiato. Come sempre a fargli compagnia c’era solo lei, un corpo celeste a migliaia e migliaia di anni luce da questo insulso pianeta, chiamato pianeta Terra. Anche la luna, in quella notte, circondata da stelle, si stagliava luminosa e solitaria. Già luminosa, come se fosse luce propria quella. In realtà era uguale ai tanti ignobili ed ipocriti esseri umani che si appropriavano dei tesori altrui.
Quelle creature ingrate stavano sfruttando il pianeta fino a quando non ne sarebbe rimasto più niente di ciò che adesso lo circondava, e dire che… quello spettacolo era magnifico. I tramonti che si fondevano con i primi sprazzi della notte, come due amanti si cercavano e i loro corpi si muovevano in una danza antica e primitiva, rinvigorendo con la forza della passione le proprie membra e i corpi intrecciati pronti a fondersi e a diventare un unico corpo dotato di due anime. Aveva imparato ad apprezzare quegli spettacoli, le uniche cose che forse gli uomini non potevano distruggere con la loro avidità e stoltezza.
 
***  
 
Il ticchettio della sveglia scandiva il tempo, il quale sembrava non esistere in quella stanza coperta dall’oscurità. Solo la timida luce lunare faceva capolino da una finestra, chiusa ma con le tende scostate a quanto pare. Illuminava solo una parte della stanza, il resto era solo un gioco di ombre che davano vita a esseri grotteschi, pronti a spaventare il mal capitato (ed è capitato!*) e a ritornare nelle loro fattezze innocue una volta sorto il sole.
Il lenzuolo bianco aderiva alle forme di quel corpo tra le braccia di Morfeo, lo modellava come solo uno scultore con la propria creta poteva fare, imprimendo forza e passione nei gesti. Il respiro della donna era cadenzato e pesante, testimone di un sonno pesante e travagliato.
Chissà cosa sognava, cosa immaginava e cosa pensava quella donna lì, in quel letto, avvolta da quel sottile lenzuolo di cotone che diventava semi trasparente alla luce notturna, quasi come il manto di una divinità che copre le sue grazie colmi di tesori inaccessibili ai mortali. E guardandola in quel momento poteva dire tutto, poteva far qualsiasi cosa. Avrebbe potuto prenderla in quell’istante, farne ciò che più desiderava senza nessun rischio, senza nessuna opposizione.
Eppure sapeva che non era così, sapeva che si sarebbe battuta con tutte le sue forze dovesse rimanere intrappolata e legata senza una via di fuga. Perché lei era così, battagliera e selvaggia. La paura e la rabbia erano le sue armi e lui lo sapeva, perché le aveva sempre usate, perché quando si arriva al limite l’istinto prendeva il sopravvento.
Erano così diversi eppure, ironia del destino, così simili l’uno all’altra. Aveva organizzato tutto nei singoli dettagli. Questa volta non avrebbe fallito. Questa volta sarebbe riuscito là dove le altre volte aveva mancato.
 
***
 
Si avvicinò piano piano al letto, senza appoggiarsi al materasso o rischiava di svegliarla. Era tutto così silenzioso lì dentro che per un attimo pensò di sognare. Lei era lì a pochi centimetri da lui, così vicina da poterla sfiorare. Si fermò un secondo. Il suo piano stava funzionando, per un momento gli sembrava impossibile. Presto l’avrebbe toccata e presto l’avrebbe presa. Incredibile.
Si chinò fino a sfiorarla, quasi, con la bocca. Passò un dito lungo la sua guancia sinistra per scostare una ciocca di capelli che le ricadeva sulla fronte. Era sdraiata di lato, le gambe rannicchiate, il braccio destro piegato con la mano appoggiata al guanciale e l’altra sul materasso. Fece scorrere il dito sino a toccare le labbra socchiuse, sfiorò il labbro inferiore aprendolo un po’. Scostò le lenzuola, senza fare rumore, che si depositarono in fondo alle gambe in modo confusionario. Si rialzò per guardare la sua figura per intero. Sorrise con il suo classico ghigno, e un piccolo canino fece capolino da quelle labbra.
Bene era ufficialmente entrato nella fase iniziale
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Pur avendo ancora una ff in corso su questo fandom ho pensato di scriverne un’altra. Non sarà molto lunga (un paio di capitoli). La verità è che da un po’ di tempo pullulano troppe Kishinto per i miei gusti e sentivo il bisogno di… “ritornare all’origine” se così di può dire. Avevo voglia di leggere qualche bella ff su Kisshu ed Ichigo come ai vecchi tempi e visto che molte sono incompiute e/o ferme ho detto “Perché non iniziare adesso?”. In realtà sono ancor nel pieno della sessione estiva per quanto riguarda gli esami, ma forse riesco a trovare dei ritagli di tempo per scrivere.
Con queste poche righe vi salute, vi lascio alla lettura e vi ringrazio in anticipo per gli eventuali commenti (mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate J ).

*Piccolo omaggio a quel trio di comici, Aldo Giovanni e Giacomo
   
 
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