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Autore: Kiffwoman    19/06/2015    2 recensioni
Ispirata alla canzone "De anima" di Mezzosangue.
"La vita prende a pugni, è normale chiudersi all'angolo."
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono da solo, come sempre. Ormai non esco più nemmeno di casa, mi limito a fare quel minimo che mi consente di respirare ancora. Non ho più contatti col mondo esterno, i miei amici sono spariti ed io non ho mai fatto nulla per impedirlo. Li ho guardati scivolare via piano piano, senza sentire realmente rimorso o nostalgia.
Mi guardo allo specchio, ma ciò che vedo mi terrorizza: sul mio volto ci sono lividi enormi, ma quando tocco il punto ferito non sento dolore. Osservo le ferite profonde sulle braccia, come delle frustate, ma sul mio corpo non c’è traccia di percosse. Avverto un brivido alla schiena quando noto un dettaglio agghiacciante: il mio riflesso tiene stretta nella mano destra una pistola. Mi guarda negli occhi con disprezzo, c’è puro odio in quegli occhi neri come il carbone. Alza lentamente il braccio destro, pieno di ferite, e mi punta la pistola sulla fronte.
-Voglio raccontarti una storia, ma pretendo che tu mi ascolti attentamente senza interrompermi.- dice, continuando a guardarmi negli occhi. Notando il mio volto terrorizzato, mi rassicura: - No, non sei impazzito. Io esisto. Esisto dentro di te. Ti ricordi quando suonavi il pianoforte da bambino? Quando tuo padre ti chiudeva in camera dopo aver bevuto?- annuisco, silenzioso. I ricordi mi sommergono come un fiume in piena. Mio padre aveva il vizio di bere dopo il lavoro. L’alcool lo rendeva violento, fin troppo, e quelli che ne pagavano le conseguenze eravamo io e mia madre. Di solito prima di metterle le mani addosso mi chiudeva a chiave in camera mia e l’unica valvola di sfogo per me era il pianoforte. All’epoca non sapevo ancora suonare, mi limitavo a schiacciare i tasti sognando un giorno di diventare pianista.
-Li vedi questi lividi? Prova a pensare a cosa sono dovuti.- mormora, indicando con la pistola i segni nero-bluastri sul suo volto. Subito il mio pensiero corre all’indole violenta di mio padre, al suo vizio di ricorrere sempre alle mani per risolvere eventuali conflitti.
-Sai, a volte la sorte non è corretta con voi umani. Spesso le cose cambiano troppo in fretta perché una persona possa abituarsi.- Ha finalmente abbassato la pistola. Provo ad avvicinare la mano alla superficie levigata dello specchio, ma il mio riflesso non imita i miei movimenti, e questa cosa mi terrorizza: sembra che il mio riflesso abbia preso vita, e voglia darmi una lezione.
-Forse hai sbagliato a isolarti da tutto e da tutti.-
-La vita prende a pugni, è normale chiudersi all’angolo..- dico soltanto, tornando indietro con la mente alla mia infanzia. Quante giornate passate a guardare la vita che mi scorreva davanti, ed io inerme, quasi paralizzato, a sognare un ipotetico cambiamento.
Sembra che la mia anima voglia farmi riflettere su tutti i miei errori e sullo schifo che è stata la mia vita finora.
-Ricordi il tuo primo amore?- annuisco, mentre un’altra ondata di ricordi mi travolge in pieno. Ricordo i suoi occhi, scurissimi ma di una dolcezza esorbitante. Il suo sorriso.. avrebbe potuto illuminare una città intera. Passavo le ore a guardarla negli occhi, senza dire nulla, perdendomi in quell’amore che più e più volte mi aveva fatto sognare.
-E la prima delusione?- si sa, spesso e volentieri primo amore equivale a prima delusione. Decise un giorno che per lei valevo meno di zero, non si fece scrupoli a lasciarmi proprio nel bel mezzo del periodo più buio della mia vita. Fu proprio in quel periodo che pensai che il mondo fosse squallido, che Dio ci avesse messi al mondo solo per vederci soffrire e per metterci alla prova.
Mio padre, dopo l’ennesima lite con mia madre, forte dei suoi ideali e annebbiato dall’alcool, trovò il coraggio di porre fine alla vita di sua moglie. Fu ovviamente messo dentro e io fui affidato ai miei zii. Ricordo quegli anni come gli anni più brutti della mia vita. Anni di pianti, di dolore, di delusione, di pura voglia di morire, come testimoniano le cicatrici sul mio corpo e le ferite vive sul corpo del mio riflesso.
-In quel momento hai davvero toccato il fondo..- osserva le ferite sul suo braccio con puro schifo: profondi tagli, bruciature, lividi. Ha cominciato ad alzare la voce. –Io ero lì con te, cercavo di aiutarti ma tu non facevi altro che continuare a farmi del male, cercavo protezione da questo mondo bastardo e mi hai sempre lasciata sola, ora sono io ad avere in mano la situazione!-
-Aspetta, non so di cosa parli! Quei segni sul tuo corpo.. che centrano i miei sbagli?-
La vedo armeggiare con la pistola, carica il colpo senza neanche considerarmi. Mi rendo conto che mi restano pochi, pochissimi minuti. Ha un 9 mm in canna pronto per scagliarsi nella mia fronte.
-Io non c’entro minimamente, non ho idea di come tu ti sia procurata quelle ferite, fino a poco fa non sapevo neanche della tua esistenza!-  La pistola è per l’ennesima volta puntata sulla mia fronte.  –La vita a volte prende cento e in cambio non ti dà niente!-  Cerco di stare calmo; respiro profondamente, cercando di non guardarla negli occhi neri, ma è come se i miei occhi fossero incatenati ai suoi. Mi chiedo se questa sia la mia ora. Forse era destino che io dovessi pagare per i miei errori. Provo a convincermi che forse mi risparmierà, ma la mia anima ha un progetto in mente e se è qui è per realizzarlo. Il suo sguardo è quello di chi ha visto troppo: nei suoi occhi leggo una tristezza infinita. Tristezza e delusione. Alza lo sguardo verso di me, pronta ad uccidermi. Provo a spostarmi, ad aprire la porta, ma sembra bloccata. Mi lascio prendere dal panico e urlo: - mi dispiace!- una lacrima si fa strada sulla mia guancia, seguita da altre, ed altre, che bruciano come rasoi.
-Voglio che paghi per ogni volta che mi hai lasciata in braccio a chi poi mi ha distrutta!- Mi guarda con un odio profondo come le ferite sulle sue braccia. Saluto con la mente tutte le persone che mi sono state accanto seppur per poco. Stringe l’arma tra le esili mani e preme il grilletto.



Per tutte quelle volte che la gente non c’ha amore:
chiudi il cuore in cassaforte e scorda la combinazione
è l’anima che vive tutti i drammi
imparerai che certi tagli non potranno mai rimarginarsi.
Per tutte quelle volte che la gente non c’ha amore:
chiudi il cuore in cassaforte e scorda la combinazione
perché è l’anima che vive tutti i drammi,
proverai a distrarti ma un giorno tornerà per vendicarsi.” 
   
 
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