Anime & Manga > Capitan Harlock
Ricorda la storia  |      
Autore: kamony    19/06/2015    10 recensioni
Ogni leggenda ha un suo inizio, ed un suo perché, di questa si narra che...
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harlock, Yama
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitan Harlock
La Leggenda

 

 

Eroi e leggende vanno a braccetto…
(cit. Yattaran - Space Pirate Capitan Harlock © Shinji Aramaki e Harutoshi Fukui)

 

“La mamma mi ha detto che tu hai conosciuto Capitan Harlock!” disse la piccola Sakura guardando il vecchio canuto che era rimasto seduto vicino alla tavola.

Lo aveva conosciuto solo da poco ed era tanto curiosa su di lui.

Il vecchio la guardò e sorrise, sottolineando così le rughe del viso a lato della bocca. Ormai aveva quasi novantasette anni ed era molto stanco. Quella bimba dagli occhi incredibilmente verdi e vivi gli ricordava così tanto lei, di cui non si era mai dimenticato. Non era passato un solo giorno che non l’avesse pensata, fosse anche stato per un soffio.
Scacciò i ricordi di tanto, troppo, tempo prima e tossicchiò appena. I suoi polmoni erano ridotti male, per questo aveva ceduto ed era andato a vivere nella casa di Kazuko, su quel nuovo pianeta terraformato dal nome così complicato.

“Sì è vero, l’ho conosciuto” ammise.

Kenta stava sparecchiando la tavola e faceva finta di non essere interessato. A differenza di sua sorella, lui non era curioso sul passato di quel vecchio sfregiato. Che cosa voleva?
Gli dava sui nervi con quel suo atteggiamento riservato e calmo.

L’uomo guardò il ragazzo. Gli ricordava qualcun altro. Aveva i soliti occhi azzurri e lo stesso sguardo severo. Nei movimenti del corpo gli sembrava di cogliere la sua stessa rigidità, che altro non era che una maschera che tradiva un qualche tormento interiore.

“È un uomo cattivo?” chiese la bambina curiosa, avvicinandosi a lui, guardandolo con l’impazienza tipica di quell’età.

Harlock era continuamente sulla bocca di tutti. Il terrorista più pericoloso e più inseguito di tutto l’Universo. Era così da sempre, e sempre così sarebbe stato.

“No” rispose il vecchio resistendo alla tentazione di carezzarle i capelli.

“E allora perché è ricercato?”.

“Perché è un pirata, un fuorilegge”.

“E la legge cos’è?” gli chiese Sakura appoggiandosi sulle sue ginocchia, guardandolo molto seria ed interessata.

“Delle regole stabilite dagli uomini, ma in quanto tali, sappi che non sempre sono giuste. Per questo Harlock cerca di ristabilire una sorta di equilibrio tra le leggi degli uomini e leggi del Cosmo”.

“Sono tutte cazzate” commentò molto irritato Kenta interrompendolo.
Non sopportava come quell’uomo raccontasse di cose, di cui faceva finta non gli importasse niente, ma che in realtà stuzzicavano molto la sua curiosità, anche se non l’avrebbe mai ammesso.

“Non dire parolacce di fronte a tua sorella!” lo ammonì sua madre severa. Poi di rivolse a all’uomo “Forse è meglio se va a riposare” e lui capì che non gradiva che parlasse dei suoi trascorsi a bordo dell’Arcadia, anche se solo in maniera velata.

In quel momento, chissà perché e per via di quale associazione di idee, improvvisamente si ricordò di Meeme.
Fu come se vedesse scorrere un film. Yattaran parlava e stava spiegando che era la sola in grado di manovrare il motore a dark matter, quando lei arrivò preannunciata dal leggero ticchettio di tacchi sul metallo del pavimento della corazzata. Una creatura così particolare ed affascinante. Molto enigmatica, silenziosa, rapida e distante. Volteggiava per quella nave di cui era una parte viva e sembrava quasi un alito di vento, che giocava a nascondino tra quei corridoi bui, apparendo e scomparendo all’umana vista.
Meeme era in un certo senso una sorta di sacerdotessa, votata a proteggere il segreto dell’immortalità di Harlock.

“Mi ha sentita? È il caso che vada riposare” gli disse nuovamente Kazuko poggiandogli una mano su una spalla.
L’uomo tossì. Si alzò. Salutò la piccola, che pretese un bacio su una guancia ed andò sdraiarsi in camera, sul letto.

Chiuse gli occhi e ricordò…
Parole e pensieri si rincorrevano nella sua vecchia mente. Ovattati, ma vivi, sfumati, ma anche nitidi.


“Ho scelto te”.
“Perché?”.
“L’errore e la sofferenza” aveva risposto.
Allora non capiva.
Sembrò leggergli nel pensiero.
“Eri pronto a sparami. Eri pronto a sfidarmi ed eri deciso”.
“Non ho paura di te”.
“Non devi”.
“Di cosa hai realmente paura?”.
“Di ferire chi amo, anche se…”.
“Amerai ancora” lo aveva interrotto.

 

Non era stato facile capire. Non era stato immediato. Le sue parole ti accompagnavano nel tempo. A volte per la vita intera.

Non era facile neppure essere un ideale incarnato. Si trattava di abnegazione assoluta. Una missione. Era come consacrarsi ad una scelta. Eppure non c’era stata una sola volta che si fosse pentito.
La scelta non cadeva mai a caso. C’erano delle ragioni precise, profonde e radicate.
La leggenda doveva sopravvivere nel tempo e doveva essere tenuta viva, perché la speranza andava alimentata e nutrita con l’ausilio di un eroe pronto a dedicare, anzi ad immolare la sua vita alla causa.

L’immortalità era un’illusione.

“Anche le paure ancestrali sono attimi che si ripetono nel tempo, e finché esisterà la razza umana è necessario un simbolo di libertà, per questo Capitan Harlock dovrà continuare a vivere… per l’eternità”*.
 

E per questo, circa settantacinque anni prima, aveva accettato di diventare il pirata spaziale e di dedicare la sua vita ad incarnarne la leggenda.
L’immortalità del Capitano era un mito, un’illusione.
Nessun merito alla dark matter, ma solo alla voglia di voler mantenere vivo, nei secoli un ideale puro di libertà.

Poi aveva ceduto il passo, come ogni Harlock degli ultimi cento e passa anni, perché non era l’uomo che contava, ma la missione, il bene superiore, e chi tra loro ne comprendeva il reale valore, ed era disposto a dedicarvi la vita, riceveva il testimone e poteva comandare l’Arcadia, solcando lo Spazio infinito, alla ricerca di un mondo migliore.

L’umanità è invecchiata, anche se ci si evolve non si ottiene niente e non cambia niente, allora perché quell’uomo, perché quell’uomo, vuole ostinatamente andare avanti? **

Il sonno lo vinse e vi ci rifugiò, come un bambino tra le braccia della madre.
Sognò Nami. Erano in un prato e le aveva intrecciato una ghirlanda di fiori. Ridevano felici. Di colpo lei si alzò e gli tese la mano.
“Vieni Yama!” gli disse sorridendogli “È ora!”.
La strinse con le sue dita nodose di vecchio, titubante e confuso, non pareva più un sogno. Non capiva bene che accadesse. Poi d’improvviso fu di nuovo giovane e spensierato. Correvano felici verso il sole. Il pirata era morto ed il ragazzo era tornato libero.

 

---------------------------------------------------------------------------------------------------

 

Nota della scrivente: da tre mesi circa questa fic giace moritura nel mio PC. Era stata concepita in modo assolutamente diverso, ma non mi convinceva per niente. Stasera ho avuto questa svolta un po’ criptica e così ve la propongo. Dovrebbe essere (ma la si può leggere anche a se stante) un tentativo di post finale, come sarebbe dovuto essere nella prima stesura del film CG, in cui Yama alla fine prende il posto di Harlock. Ecco io ho immaginato che fosse una consuetudine, un po’ come la storia del Pirata Roberts de “La storia Fantastica” (All rights reserved, no copyright infringement intended) in cui appunto, il suddetto pirata ogni tot di anni veniva rimpiazzato, ma prima l’equipaggio congedato, così la leggenda si auto alimentava e tutti lo credevano immortale.
Non so cosa sia venuto fuori da questa idea bislacca, ma mi premeva tornare alle origini, a ciò che era per me Capitan Harlock quando dodicenne lo guardavo in TV, ovvero un mentore, una figura carismatica, quindi un ideale. E un ideale è un concetto astratto, non un uomo carne ed ossa, da qui questa idea, che so già farà storcere il naso a molti.
Ovviamente la narrazione è volutamente confusa all’inizio. Perché non si deve capire bene fino in fondo di chi parliamo e perché.
L’OOC è in un certo senso precauzionale, vista la licenza narrativa che mi sono presa! :P Anche se personalmente non lo ritengo del tutto necessario ho preferito metterlo.

Grazie di cuore a chiunque abbia avuto la voglia di leggere e a chi vorrà lasciare le sue impressioni, di qualunque natura essere siano: positive o negative.

*  ** Quelle marcate con gli asterischi, (così come la citazione iniziale di Yattaran) sono frasi estrapolate direttamente dal film, versione italiana.

Disclaimer: Tutti i personaggi di Capitan Harlock sono © di Leiji Matsumoto. I personaggi e la trama inerenti al film sono © Shinji Aramaki e Harutoshi Fukui.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Capitan Harlock / Vai alla pagina dell'autore: kamony