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Autore: Pegasis    20/06/2015    4 recensioni
EDIT: Ho rimosso la parte duplicata della storia, scusatemi ma non sto bene in sti giorni °>°
Essenzialmente è una oneshot di "allenamento", non ho mai scritto sul romanticismo maschile, e in questi ultimi tempi traendo la mia ispirazione volevo sperimentare; inoltre mi piace l'idea che la possano leggerla in molti, la trovo molto semplice e delicata. Nomi e personaggi sono di mia invenzione propria come il contesto e l'ambiente.
E niente voglio una fila di gente che mi fa recensioni per capire se è gradita o meno, o ci sono errori qua e là.(?)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Una luce solitaria azzurrognola che proveniva dal piccolo ufficio della facoltà accompagnava il cielo notturno estivo. I corridoi erano inghiottiti nel buio; un timido fascio di luce proveniente da quella stanza si staglia sulla vetrina adibita a una collezione di rocce sedimentarie.
Dalle finestre aperte entrava una brezza fresca, e uscivano i suoni di sbadigli e le voci di due uomini. I loro visi assonati erano illuminati dal monitor, seduti uno a fianco dell’altro, i loro bracci si sfioravano in continuazione a ogni azione che eseguivano sul computer con la tastiera o il mouse.
-E credo che adesso…oh no.
Completò la frase uno dei due, quello seduto a destra, moro con i cappelli leggermente ricci che arrivavano al principio del collo, di statura bassa rispetto all’altro.
-Credo…che abbiamo saltato qualche passaggio.
Concluse, l’altro fece un enorme sospiro e si stiracchiò le braccia all’indietro. Rispetto all’amico, aveva i capelli tagliati corti, anche lui moro.
Avevano all’incirca la stessa età su una quarantina.
L’amico torno a composto.
-E ora?
Susseguì un breve silenzio, Daniele, il nome dell’altro, guardava nervosamente lo schermo del computer per poi guardare l’altro; incapace di dare una risposta. L’altro fece un altro sospiro.
-Ma è grave Daniele?
-No, no ci vorrà solo qualche minuto in più e poi abbiamo finito.
-La tua faccia dice il contrario però.
Sorrise.
-Ho altri…pensieri per la testa.
-Che non riguardano il GIS vero?
Domandò divertito Matteo
-Sì una mezza specie....
Non concluse la frase.
-Ehi, cosa c’è?
Istintivamente toccò l’avambraccio di Daniele, questo quasi sussultò al contatto.
-Non c’è niente da cui preoccuparsi.
Lo disse quasi amareggiato. L’altro rimase ancora con la mano sopra l’avambraccio titubante da quello che aveva ascoltato, per poi alzarlo.
-Vado un attimo in bagno.
Disse Daniele con un tono di voce assente; notò quella stranezza, appena l’altro si alzò per dirigersi verso la porta, l’amico si alzò bruscamente per prenderlo per il polso impedendolo di andare avanti.
-Non nasconderlo come hai sempre fatto.
Protestò contrariato Matteo, l’altro rimase immobile dove era, si poteva sentire che il suo respiro era diventato affannoso. Quasi come se fosse agitato.
-Qual è il problema?
Domandò Matteo, nella speranza di convincerlo a farlo parlare; strattonò leggermente.
Senza nessun preavviso, Daniele si girò di scatto liberandosi da quella stretta, lo prese per i fianchi per poi farlo andare a sbattere contro il muro vicino alla porta; il suo viso rimase distante per pochi centimetri da quello di Matteo che non cercò di divincolarsi da quella stretta; rimase fermo ad aspettare ad occhi chiusi.
Il respiro corto e caldo di Daniele sfiorava il suo collo, non si sa quanto tempo rimasero in quella posizione; fino a che sentì le labbra dell’amico poggiate sulle sue, dando un leggero bacio.
Fu un attimo, l’uomo si staccò da lui indietreggiando con ancora il fiato corto.
-Sei tu.
Lo sentì appena sussurrare, per andarsene via frettolosamente dalla stanza. Rimase un attimo per recuperare il fiato per poi lanciarsi all’inseguimento.
-ASPETTA!
Gridò appena fu nel corridoio, intravide davanti a lui un ombra sfuggente, lo raggiunse a grandi passi, riusciva a distinguere a malapena la sua sagoma, ma quando fu certo di essere vicino fece un balzo per prenderlo di nuovo per il polso.
Riuscì nell’intento ma Daniele strattonò violentemente, ma Matteo fece in modo che perse l’equilibrio per farlo cadere a terra, e ci riuscì; perdendo a sua volta il suo.
Fecero un grande tonfo, tenne ancora stretto il suo polso impedendolo di rialzarsi.
-L-lasciami andare.
Protestò con voce rotta il suo amico, che però non tentò di scappare. Sarebbe stato inutile.
Matteo cercò di trascinarlo verso a se, non fu molto difficile, il corpo di Daniele sembrava senza vita; appena fu sufficientemente vicino, cercò di alzarlo con la forza prendendo dalle spalle.
Oramai abituato al buio, vide Daniele con la testa china cercando di nascondere il suo sguardo.
La alzò delicatamente prendendolo dal mento.
-Non mi…
-Stai piangendo.
Disse preoccupato.
L’altro fece un sospiro che fu bloccato da un singhiozzo.
-Sì, cosa dovrei fare secondo te?
Disse con la voce rotta dal pianto, il suo amico riprese delicatamente il mento di Daniele per poi avvicinarsi dando un lento bacio sulla guancia.
Si avvicinò poi al suo orecchio, sussurrandogli dolcemente.
-Questo.
Daniele all’udire quella frase scoppiò a piangere, abbracciò Matteo tenendolo stretto a sé; fu un lungo pianto liberatorio, in ginocchio nel corridoio oscuro dove una lama di luce si stagliava dalla porta distante da loro.
Quando il suo amico si calmò, lo prese di nuovo per le spalle tirandolo a sé mentre lui andava indietro per incontrare il muro, appena la schiena toccò la parete mise la fronte contro quella di Daniele.
Rimasero ad ascoltare i loro respiri silenziosi, mentre l’aria calda viziata solleticava la loro pelle; iniziarono ad accorciare le distanze lentamente, le loro labbra si toccavano dolcemente per poi assaporarsi senza fretta; in quella notte buia estiva.
  
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