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Autore: Cinnamon_Anonymous    20/06/2015    1 recensioni
Questa è una storia di vita quotidiana. E' la storia dei ragazzi della quarta F del liceo classico Giovanni Pascoli che si ritrovano, di punto in bianco, un professore di italiano che li mette faccia a faccia con la grande letteratura.
"leggendo, dovete trovare il personaggio che vi rappresenta. Il personaggio che non solo è simile a voi di carattere, ma che ha gli stessi sogni, le stesse aspirazioni, lo stesso modo di parlare… "
Perché non è vero che i ragazzi di oggi sono senza speranza, che vivono per futilità, e il professor Casadei lo sa bene. basta solo incoraggiarli un po' e falo capire. Non agli adulti, ma a loro stessi.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 2

-Ragazzi, suvvia…-
La professoressa Radi era tanto buona e cara. Non era ne giovane ne vecchia. Aveva, forse, cinquant’anni, e i capelli tinti di nero per nascondere quelli grigi, che comunque si vedevano nella ricrescita, che cadevano su un viso rotondo e paffuto. Vestiva sempre con lunghe gonne floreali e camicie un po’ retrò, e pareva incapace di alzare la voce.
I ragazzi le volevano molto bene, ma ovviamente lei era troppo buona, e ciò significava che tutti ne approfittavano, almeno un po’.
Damiano, pensieroso, fissava fuori dalla finestra, mentre le chiacchiere pervadevano l’aria della classe.
Era un ragazzo piuttosto alto, con i capelli lunghi fino a mezza spalla, neri corvini, e gli occhi scuri, color cioccolato fondente.
Era famoso perché non parlava molto. Però, a differenza di ciò che pensavano i suoi compagni, non era in un mondo parallelo, con la testa tra le nuvole: lui osservava e capiva. Era piuttosto bravo a leggere il linguaggio del corpo, e non solo.
Era l’unico, per esempio, ad essersi accorto che Raffaele –suo compagno di banco- aveva smesso di disegnare da tantissimo tempo, e che c’era qualcosa che non andava. Spesso si distraeva, e il suo sguardo si faceva cupo.
E Dio, le occhiate che lanciava ad Alessio quando credeva che nessuno lo vedesse…
In quel momento, l’artista stava giocherellando con una penna, scarabocchiandosi le mani. A quel ragazzo piaceva avere le mani sporche. Era come se volesse qualcosa che certificasse che era un disegnatore. Due anni prima non era così: due anni prima, Raffa era famoso perché era “uno che se ne fregava”.
Non gli importava nulla di ciò che dicevano gli altri, non gli importava nulla di come si vestiva, non gli importava nulla di ciò che pensavano le persone del suo modo di disegnare.
E invece ora era come terrorizzato da tutto e da tutti. Si era completamente chiuso, cercando di tenere ciò che era all’interno di una maschera di falsità.
Peccato. A Dami era sempre piaciuto lo spirito di Raffa. Si potevano quasi dire amici, per quanto il primo fosse particolarmente restio ad avere contatti sociali.
Già era stato preso di mira alle medie, in modo piuttosto pesante. E il fatto che la classe alle superiori fosse molto unita non smuoveva la sua idea: sarebbero comunque stati carini con lui, sapendo dei suoi problemi?
Raffaele stava ancora fissando Alessio, dall’altro capo della stanza. Le sue mani tremavano come se morisse dalla voglia di disegnare. Ma non fece assolutamente nulla.

Gli unici a prendere appunti, nonostante le chiacchiere, erano Ezio ed Alessio. I due, amici fin dalle elementari, erano quel tipo di ragazzi che andava a scuola per il piacere di imparare.
Alessio –alto, bel fisico, con i capelli lunghi, biondi e mossi, gli occhi castani luminosi… in pratica un Dio Greco- a primo impatto aveva dato l’impressione del fighetto di turno. Insomma, uno così bello non poteva non tirarsela.
E invece aveva sconvolto tutti: non solo non se la tirava, ma non era assolutamente conscio della sua bellezza! Ma sapeva di avere carisma. Aveva quell’aura che, quando si alzava e iniziava a parlare, tutti si zittivano e lo ascoltavano, pendendo dalle sue labbra.
Anche se non la pensavi come lui, era difficile dargli torto, tanta era la passione e la forza che metteva nei suoi discorsi.
Ezio, dal canto suo, era molto tranquillo. Era silenzioso e pacato, e quando parlava, potevi dare per scontato che avesse analizzato la situazione e ben ponderato la sua risposta, con una mentalità pragmatica e oggettiva.
E il suo aspetto era indicatore del carattere: non vestiva come un professore di oxford, ma sul fisico asciutto portava sempre blue jeans e camicia, magari con una giacca o una felpa sopra. Indossava occhiali di quelli senza montatura, rettangolari, che spesso si portava tra i corti capelli neri, sempre ordinati.
Ezio era un po’ il braccio destro di Alessio. Se il secondo poteva aizzare un esercito, il primo poteva guidarlo con fermezza e tattica.
-Ale…- il moro richiamò l’attenzione del biondo, che girò la testa, mentre la prof si alzava al suono della campanella.
-Mi sembrava che qualcuno ci stesse osservando.- continuò allora il primo. Alessio aggrottò le sopracciglia.
-Ma forse… no, lascia stare.- terminò Ezio, girandosi ad osservare il resto della classe. Gli era parso che qualcuno puntasse gli occhi su di loro per tutta la lezione, ma non gli era parso carino girarsi. E ora che poteva farlo, con la scusa di stiracchiarsi, non c’era nessuno che li fissava.
-Qualcuno ha iniziato a leggere i libri per il Casadei?- chiese Rocco, portandosi vicino alla finestra per prendere una boccata d’aria.
Molti in classe lanciarono mugolii di diniego. Ezio si porto gli occhiali sulla testa, per massaggiarsi la radice del naso, un tic che aveva da molto tempo.
-Io sì, ma… cioè, è difficile- La voce che si distinse dalle altre sorprese il ragazzo. Di solito sarebbero stati lui o Alessio ad essere i “secchioni” e ad aver già iniziato il lavoro. Invece stavolta a parlare era stato un ragazzo che spesso e volentieri non faceva i compiti, che aveva consegnato molti compiti in classe in bianco, che era un fisso visitatore della scuola agli inizi di settembre per gli esami di riparazione.
Anche Alessio era parecchio colpito: lo dimostravano gli occhi sgranati e le labbra leggermente dischiuse.
-Che c’è? Mia madre aveva Romeo e Giulietta in casa…- si difese Raffaele, scarabocchiando qualcosa sul banco, distrattamente.
-In che senso è difficile?- chiese Alessio, alzandosi dalla sua sedia per dirigersi verso Raffa. L’altro ragazzo fece un po’ troppa pressione sul lapis, la cui punta si spezzò. Deglutì.
-Cioè… è complesso il modo in cui è scritto… difficile da capire…-
-Se vuoi ti aiuto.-

Raffaele fu salvato in corner dalla professoressa Dainelli che entrava in classe, salutando energicamente gli studenti.
Dio, Alessio era così vicino a lui… Alessio si era accorto di lui, cazzo! Era una sensazione devastante. Da un lato era felice, ma dall’altro non riusciva a togliersi di dosso l’idea che lui lo stesse facendo per pena, perché Raffaele era stupido.
-D’Innocente, Antoni, iniziate a muovervi e andate a cambiarvi!- esclamò la Dainelli, mandandogli un’occhiata di fuoco.
Quella era la professoressa più giovane che avevano. Aveva trent’anni, capelli ricci e castani, occhi color mogano e sorriso smagliante. Insegnava ginnastica, ed era la migliore nel suo campo che i ragazzi avessero mai trovato.
Ma era anche capace di essere terribile, e per questo Alessio si girò subito, muovendosi verso la porta.
Raffaele lo guardò per un attimo, con una sensazione amara tra le labbra. Rimpianto…?
Poi si sollevò anche lui dalla sedia e si diresse alla porta, per poi scendere verso la palestra.
-Asha unisca ninna alaa… ehhhh macareenaaa!!- stava urlando Rocco, nell’esatto momento in cui il moro mise piede nello spogliatoio. Il ragazzo, dal suo metro e ottanta d’altezza, stava sventolando i jeans per aria, muovendo i fianchi come se stesse davvero ballando la macarena.
-Ehi, Raffa! Balla con me!. Urlò, continuando a berciare quella canzone che tutto era, fuorché la macarena. Gli lanciò i jeans, facendogli l’occhiolino. Raffa avrebbe voluto dirgli che non era dell’umore, che non voleva che Alessio lo vedesse a fare cose così stupide, ma non lo fece. Lui e Rocco erano i buffoni della classe. Dovevano fare quel genere di cose: era il loro ruolo, la maschera di Raffaele.
Nessuno si accorse della smorfia che, per qualche secondo, aveva incurvato le labbra dell’artista. Solo Damiano, che continuava a fissarlo, con le sopracciglia aggrottate.
Ma Raffaele non ci aveva fatto caso, limitandosi a togliersi la maglietta e a raggiungere Rocco, mentre tentava di trovare il vero testo di una canzone che, nella mente di metà della popolazione mondiale, era solo “eeeehhhh MACARENA!”
C’era da dire che non erano una brutta vista. Rocco era super abbronzato, avendo passato due mesi al mare in Puglia, suo paese d’origine. Aveva un fisico magro, i fianchi abbastanza stretti e un accenno di muscoli sull’addome e sul petto, che però, accidenti, non erano nulla comparati a quelli delle gambe: si vedeva che faceva ciclismo.
Raffaele, invece, non aveva la pelle scura dell’amico, ma neanche bianco latte. I muscoli dell’addome, la famosa tartaruga, erano ben definiti, così come i pettorali. Sulle braccia tornite erano visibili le vene bluastre, mentre i muscoli allenati si muovevano a ritmo con il suo “ballo”.
Nessuno sapeva grazie a quale sport il giovane artista avesse quel fisico. Forse era solo madre natura.
Ma il suo bel corpo non servì a nulla, perché Alessio li rivolse comunque un’occhiata di ardente disappunto.
Se non avevo notato lo sguardo di Damiano, quello del biondo lo perforò dritto al petto.
Ma, testardo come era, Raffa non smise di fare il cretino.
Quando la professoressa bussò furiosamente alla porta dello spogliatoio, solo allora smise, scendendo e correndo ad infilarsi la maglia sgualcita e i pantaloncini.
Uscirono tutti assieme, i maschi, come il loro solito, mentre alcune ragazze erano già fuori.
La Dainelli li mise a correre lungo il perimetro della palestra, sistemando intanto dei cinesini per fare un percorso.
Raffaele era dolorosamente consapevole dello sguardo di Alessio, puntato ovunque tranne che su di lui.
Infondo, si sapeva, il biondo era un ragazzo che prendeva le cose seriamente. Fin dall’inizio del primo anno alle superiori lui e l’artista si erano riconosciuti come completamente opposti.
Il moro era il tipo di ragazzo che prendeva tutto a ridere, che in tutta la sua vita aveva detto forse un paio di cose veramente serie, senza mascherarle con l’ironia. Alessio, invece, era raro che usasse battute di spirito o scherzasse per alleggerire la tensione.
Ma, come si dice, gli opposti si attraggono.

“Stupido. Raffaele, sei uno stupido.”
Perché diamine non aveva accettato l’aiuto di Alessio al volo? Invece di sprecare quest’occasione e farsi vedere come lo scemo di turno, guadagnandosi le sue occhiatacce.         
Ma poi, perché gli importava così tanto? Cioè, dai. Il biondo non era interessato a lui, fine.
Infondo, da dopo il bacio-dato-per-sbaglio con Rocco, si era fatto un sacco di problemi. Magari si era solo confuso, e non era neanche gay. E quella cotta per quello stupido Dio Greco che si ritrovavano in classe se l’era autoindotta inconsciamente per via delle seghe mentali.
Ma come faceva a capirlo?
Per riflesso inconscio, si alzò seguendo tutti gli altri, per salutare con uno spento “buongiorno” il professor Casadei.
-Salve, ragazzi, buongiorno.- Li salutò lui, con un sorriso gioviale. Tutti si accomodarono, e lui ancora una volta si sedette sulla cattedra.
-Ieri abbiamo avuto un interessante dibattito sulla lista di libri che vi ho dato da leggere, che io ho molto apprezzato. Non mi dispenso di certo dallo spiegare agli studenti il mio metodo di studio! Però, dopo tante chiacchiere, e l’infervorato discorso del nostro Alessio…-
A quelle parole, il biondo sollevò il mento, fiero. Non si pentiva mai di ciò che diceva. Credeva nelle sue idee, e combatteva per esse. Ma nei suoi occhi brillanti, stavolta, non c’era sfida, perché nella voce del professore non c’era scherno, ma apprezzamento.
-… non abbiamo avuto tempo di fare per bene tutte le presentazioni.-
A quel punto tutti i ragazzi della quarta F si prepararono a sfoderare le loro presentazioni “nome-cognome-età-famiglia-cosa voglio fare da grande” ben fatte, su cui erano solo appena arrugginiti da quattro anni con gli stessi professori, ma il Casadei li bloccò.
-Ma le faremo in modo particolare. Ognuno di voi deve descrivere con una parola il ragazzo o la ragazza accanto a se, in assoluta sincerità. Sono vietate le parolacce e le offese. Potete mettere in luce un difetto, ma non in modo cattivo e maleducato. Poi la persona che ha ricevuto la descrizione può negare o approvare. In caso di negazione, spieghi perché e si autodescriva.- spiegò infatti, sorridendo.
A quel punto tutti si guardarono, a lungo, in silenzio. Poi il gioco cominciò.
A partire, per scelta del professore, fu proprio Raffaele, che si girò a squadrare Damiano. L’altro ragazzo sbuffò, togliendosi il ciuffo corvino dagli occhi e sfoderando un sorrisetto.
-Allora, lui è Damiano, è il mio compagno di banco da anni, e se dico qualcosa di brutto mi uccide…- ridacchiò il primo.
-Oh, ci puoi girare, R.- rispose l’altro, ridacchiando. Il professore li osservava, curioso, mentre Raffaele si mordicchiava il labbro inferiore.
-Okay, allora… Damiano è…- la mente del ragazzo lavorava veloce: non voleva dire qualcosa di scontato come “intelligente” o peggio, “simpatico” –Scuro.-
Il paragone gli venne spontaneo. Insomma, lui lavorava molto con i colori, li conosceva meglio delle persone. E Damiano era come quelli scuri. Non solo per il suo modo di vestire.
-Sono d’accordo.- disse lui, infatti. E sembrava sorpreso di esserlo. Infondo, si era aspettato che l’altro non facesse centro.
A quel punto fu il suo turno di guardare la fila accanto, fissando gli occhi su Andrea.
-Andrea è insicuro.- Disse, con voce bassa, controllata. L’altro ragazzo ridacchiò, torturandosi le dita. Damiano ci aveva preso! Ma col cavolo che lo avrebbe detto agli altri.
-Nah, non ci hai azzeccato, scusa. Io sono… stressato. Vado sempre di fretta.- disse, alzando le spalle. Il professore annuì, facendo cenno di andare avanti. Andrea non aveva spiegate perché non fosse insicuro, e l’uomo sapeva bene il motivo.
Il biondo si passò la lingua sui denti, osservando Rocco.
-Oh, questa è facile! Rocco è esilarante.- informò tutti, sicuro.
Damiano non era d’accordo. Secondo lui, sotto il giovane pugliese c’era molto di più che le sue battute e i suoi scherzi stupidi. Ma visto che il diretto interessato alzò i pollici con un sorrisone, se ne stette zitto. Come sempre.
Rocco si girò verso Lorenzo, suo compagno di banco storico, che era stato spostato nella coppia di banchi accanto dalla Megera perché “facevano troppa confusione” (come se ora ne facessero di meno).
-Lorenzo è una testa calda! Sembra di stare vicino ad un vulcano, prof, glielo giuro!- esclamò.
-Oh, ehi! Spero per te che fosse un complimento, che se no ci vediamo fuori da scuola!- rispose piccato Lorenzo, per poi aprirsi in una risata, che contagiò tutta la classe.
Sorridendo, il professore annuì ancora.
Il giocò continuò, con Lorenzo che si volgeva verso Elena. La ragazza, che ora era osservata da tutti i compagni, avvampò. Quando era arrivata, il primo giorno del primo anno, non riusciva a parlare con nessuno, tanto era timida. Inoltre, era anche dolce, incapace di dire qualcosa di cattivo su chiunque.
-Okay, Ele. Sono scontato se dico dolce?- da tutti gli altri si sollevò un coro di “scontato” –Va bene, va bene. Elena, tu secondo me sei… materna-
La ragazza sorrise, grata, e spostò gli occhi chiari su Marco, seduto davanti a lei.
-Marco è un sognatore- asserì, decisa, salvo poi chinare lo sguardo, ancora rossa. L’interessato sorrise e annuì. Effettivamente lui era un romanticone con la testa tra le nuvole.
Con un sorriso ebete, guardò Caterina, la sua ragazza e compagna di banco.
-Caterina è bellissima.- disse. La classe scoppiò in urla disarticolate che comprendevano “che schifo” “ora ho il diabete” e “prendetevi una stanza”.
Al Casadei ci volle un po’ a far tornare il silenzio tra le risatine e le urla.
Caterina accettò il complimento senza ribattere, con un sorriso. Adesso toccava a lei descrivere la persona che aveva accanto, nella coppia di banchi poco più in là.
Quella descrizione era difficile. Il primo anno lei e Isabella, la ragazza con i lunghi capelli mori e due grandi occhi verdi nel viso pallido, non si potevano vedere. Erano stati mesi di guerre continue, pugnalate alle spalle e non, cattiverie gratuite e scherzi ai danni l’una dell’altra.
Poi, quando il padre di Caterina aveva iniziato a bere, ad essere troppo nervoso e a far volare un po’ troppo le mani, la ragazza aveva avuto un brutto periodo di depressione.
Isabella non si era approfittata della debolezza, anzi. Un giorno che l’aveva vista con un livido di troppo, era andata a casa sua, e aveva capito cosa stava succedendo. Caterina ancora non sapeva come, in realtà.
E poi l’aveva difesa contro il padre.
Da quel momento erano diventate amiche, anche se spesso litigavano tanto per tenersi in allenamento e non far sbollire il sangue.
-Isa è una guerriera, prof.- disse semplicemente, guardando l’altra negli occhi, ricambiando uno sguardo sorpreso e grato.
Poi il turno passò, e la mora prese un respiro profondo, guardando Giovanni.
-Prof, io non sono brava in queste cose. Ma una cosa che posso dire per certo di questo qua, è che è innamorato pazzo.- borbottò, giocherellando con la catenina argentata che aveva al collo.
Tutti scoppiarono a ridere, ancora, e ancora Damiano si trovò a pensare che quelli che stavano facendo erano commenti molto superficiali, tranne pochi.
Per ora il “guerriera” dedicato ad Isa, lo “scuro” dedicato a lui stesso, e forse anche il “materna” per Elena erano azzeccati. Gli altri si limitavano alle copertine dei libri che erano le persone.
-Beh, sì, sono innamorato, ma… ecco… si può dire altro di me- ridacchiò Giovanni, leggermente teso –Diciamo, prof, che sono uno con la testa sulle spalle.-
Damiano non credeva che una persona potesse toppare anche su se stessa, ma spesso non si vedeva come si era veramente.
-Beh, Anna, tu sei… completamente matta- rise poi il ragazzo. La ragazza che aveva ricevuto la descrizione rise con lui, facendo sentire la sua risata cristallina.
-Sì, devo dire che lo sono!- poi si girò verso il ragazzo rumeno seduto accanto a lei. –Dimil, tu sei un lavoratore. Ti impegni sempre in tutto quello che fai, prendi tutto sul serio, come un lavoro!- spiegò. Era la prima che riusciva a dare una spiegazione.
Era la descrizione giusta, ma era come se anche quella, per quanto riassumente di una grande fetta del carattere del giovane, fosse superficiale.
Ma Dimil sorrise e inizio a rimuginare su cosa dire di Elide.
-Elide è… come un gatto che sembra molto carino e dolce ma ti mangia tutta la crostata della nonna, con la faccia da “non mi pento di nulla!”- espose lui. Non era un aggettivo e via, ma riassumeva abbastanza bene la ragazza, per quanto in modo approssimativo.
-Ehi, grazie! Sembro davvero carina e dolce?-
-Solo quando non tenti di tirarmi calci nelle… parti basse-
-Io non l’ho mai fatto!-
-Oh sì, invece!-
-Va beh, lascia fa. Xander, tu sei esotico.- disse lei, con un sorrisetto furbo. Il ragazzo inglese, suo compagno di banco, alzò un sopracciglio.
-Et pourquoi mademoiselle?- chiese lui, con un sorrisetto.
-Ma ti senti? Tua madre è inglese, tuo padre è russo, e tu parli fluentemente italiano, inglese, russo, francese, spagnolo, cinese e arabo. Cioè, come te manco le spie dei film!-
Xander scoppiò a ridere, rovesciando la testa all’indietro. Effettivamente il ragazzo era multietnico, avendo vissuto con la madre che per lavoro viaggiava e si trasferiva in ogni stato immaginabile.
Inoltre era anche molto bello, ma questo c’entra poco ai fini della storia.
-Va bene, non posso negarlo!- A quel punto, Xan doveva descrivere Francesco, che aveva il banco accanto alla cattedra (lui e suo fratello Tommaso erano i due sfigati che arrivavano sempre tardi e il primo giorno di scuola di beccavano i banchi peggiori).
-Franci... tu sei un…- il moretto annaspava, cercando di descriverlo, senza trovare le parole adatte. –Un fanboy…?- alla fine gli uscì come domanda.
Ma l’altro scoppiò a ridere, annuendo, e passò al fratello.
-Prof, Tommi è uno s… simpatico ragazzo- altra crisi di risate, da cui neanche il Casadei si esimé, poi il turno continuò nella prima fila, coppia di banchi centrali.
-Diana è una dittatrice!- la ragazza fulminò con lo sguardo Tommaso, prima di girarsi verso il compagno di banco, Giulio.
-Tu sei… apatico. Le cose ti scivolano addosso. Dovresti combattere di più, fratello!- disse, dandogli una sonora pacca sulla schiena. Giulio, famoso per la sua fragilità, sobbalzò.
-Ehm… più che apatico, io mi definirei studioso, ma pazienza.- disse, cercando di rimettere in ordine le costole sicuramente mandate a fare una bella scampagnata nella sua cassa toracica dalla badilata di Diana.
A quel punto il piccoletto si girò verso Ezio, schiarendosi la voce.
-Ezio, secondo me la parola adatta a descriverti è Guida.- disse, fiero. L’interessato abbozzò un sorriso di ringraziamento, prima di volgersi verso il migliore amico, con sguardo serio.
-Professore, è difficile scegliere una parola per definire Alessio. Lui è molte cose: è intelligente, è carismatico, è affascinante, il più delle volte simpatico, ed è un ottimo amico. Ma dovendo sceglierne una parola, è questa: rivoluzionario.-
Il biondo si morse il labbro inferiore, rivolgendo all’amico uno sguardo grato, felice.
-Ottimo, Ezio. Alessio, tu descrivimi Raffaele.- disse il professore, mentre l’ora volgeva al termine. I ragazzi avevano scoperto che impressione avevano gli altri di loro, e tutti si guardavano curiosamente, cercando di capire se il vicino era stato davvero sincero.
Alessio, però, non diceva nulla. I suoi occhi castani bruciavano in quelli chiari dell’artista, che avrebbe voluto aprire la finestra e fiondarsi di sotto.
-Raffaele è cinico.- disse solo, due secondi prima che la campanella suonasse.



N.d.A
Eccomi qua! Scusate tantissimo il ritardo, ma il nostro wifi ci aveva mollato bellamente!
Questo capitolo è un po' noioso, lo so, ma è solo il secondo e ci tenevo a far conoscere un po' tutti i ragazzi della classe, ed ecco qua u.u
grazie mille a chi ha recensito qua, sul blog, o chi mi ha mandato un messaggio su facebook!
E, già per spammare un po', se volete sono anche su tumblr
Su tutti e tre i social cerco di postare aggiornamenti sulla fic, foto dei personaggi, headcanons e curiosità, so stay tuned!
-Cinnamon
   
 
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