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Autore: Just_Sebastian    20/06/2015    1 recensioni
Tratto dal prologo:
Kurt non meritava questo potere. In realtà non l’aveva mai voluto, ma ci era nato e avrebbe passato l’eternità in compagnia di esso, volente o nolente. C’era bellezza in esso, una magia meravigliosa che gli permetteva di fare cose straordinarie. Ma non c’è mai solo un lato positivo nelle cose. E quello negativo poteva veramente rovinare tutto.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IV



Odio. Puro odio. Non riusciva a farsi venire in mente un’altra sensazione pensando a Sebastian Smythe. No, non ci sarebbe andato, era fuori discussione. Un conto erano le sei ore di scuola giornaliere, un conto era passarci un intero pomeriggio insieme per “studiare”, o almeno così è come lo definiva la Mangusta.
Kurt continuava a ripetersi queste parole facendo avanti e indietro nella sua camera.
 
Probabilmente è solo una perfida scusa per avere più tempo per prendermi in giro e fare continue battutine sulla mia “Faccia da checca”.
 
E poi perché avrebbe dovuto andarci? Bastava inventare una qualsiasi scusa…
 
Ehy ciao mi spiace ma dobbiamo rimandare, Carole non mi lascia uscire perché dice che devo studiare di più.
 
Troppo improbabile, i suoi voti erano quasi tutte A.
 
Si è schiantato un meteorite sul tetto di casa mia! 
 
L’hai davvero pensato, Kurt?
 
Devo aiutare mio padre in officina! Non posso proprio passare da te!
 
Figuriamoci, una persona come lui che aiutava in officina con motori, macchine e olio ovunque? Non ci avrebbe mai creduto…
 
Rischio di congelarti casa in un momento solo per qualche sbalzo di umore!
 
Assolutamente no!
 
A proposito di congelare, l’aria stava diventando lievemente più fresca…
 
“Oh merda!”
 
Tutto intorno a lui si era creato un fine tappeto bianco di candida neve e stava continuando a cadere ovunque! La cosa curiosa è che non c’era traccia di una nuvola nel giro di chilometri: la magia di Kurt funzionava così, spuntavano piccoli fiocchetti e cristalli a mezz’aria e poi semplicemente cadevano, senza nulla di spettacolare come dense nuvole nere che indicassero l’arrivo di un imminente bufera.
 
Dopo essere sceso in cucina prese la scopa per provare a pulire tutto prima che la neve si sciogliesse e, soprattutto, prima che Carole vedesse qualcosa di anche solo lontanamente riconducibile al freddo. Per fortuna riuscì a far sparire dalla camera tutto ciò che non fosse al di sotto dei dieci gradi.
 
Non poteva continuare così, tutto quel nervosismo non gli faceva bene. Doveva andarci, caso chiuso. L’aveva aiutato nonostante fosse la persona più egoista del mondo e gli era riconoscente per questo… E se invece fosse stata solo una scusa per sedurlo e portarselo a letto?!
 
“No Kurt, questo accade solo nelle tue fantasie!” strillò una vocina nella sua testa. In ogni caso non poteva comunque permettersi di avere un qualche rapporto sentimentale con Smythe, ne sarebbe andata di mezzo la sicurezza mentale di uno e fisica dell’altro.
 
Ma perché diavolo stava pensando a Smythe in quel modo?! Era solo una persona perversa, viscida, antipatica e arrogante; e, cosa peggiore, non si faceva minimamente problemi a portarsi a letto qualcuno solo perché gli serviva qualche favore.
 
 
Un’ora dopo…
 
 
Era fermo davanti a quella porta già da due minuti. Controllò il suo orologio: 4:01 pm. Avrebbe dovuto bussare? Forse era più facile semplicemente andarsene via, in fondo era ancora in tempo.
 
Sentì il suo telefono vibrare nella tasca.
 
- Messaggio da Sconosciuto –
 
Hai intenzione di fissare ancora per molto quella porta o ti decidi a suonare il campanello?
 
Vide Sebastian che lo fissava da una finestra al primo piano con aria molto divertita. Era stato costretto a dargli il suo numero poche ore prima per qualsiasi evenienza ma l’altro aveva preferito non dare il suo.
 
Kurt sbiancò leggendo quel messaggio, pensando per quanto ancora Smythe lo avrebbe preso in giro per quella figuraccia. Si decise finalmente a spingere quel piccolo pulsantino in ottone e pochi secondi dopo sentì lo scatto del cancello che si apriva.
 
Quello che gli si presentò davanti fu uno spettacolo: una piccola stradina mattonata partiva dal portone ed arrivava fino all’entrata della villa, ad i lati di essa si apriva un ampio giardino con svariate siepi molto curate, piccole fontane, cespugli di rose e anche un grande pesco in fiore. Sembrava di entrare in un altro mondo appena si varcava la soglia di villa Smythe.
 
Sulla porta apparve il damerino in questione, anche se ora indossava una semplice t-shirt e un paio di jeans invece della camicia e i pantaloni che di solito portava a scuola. L’altro ragazzo si stupì lievemente di quel totale cambio di look, ma non ci diede peso, era troppo immerso nell’ammirare la villa.
 
“Devo venirti a prendere io o ti muovi da solo?” gli domandò con aria seccata.
 
Solo in quel momento Kurt si rese conto di essere rimasto imbambolato con la bocca semiaperta a contemplare il giardino e, risvegliatosi da quella sottospecie di trance, si avviò verso la porta, salutando l’altro ragazzo con un “Ciao Sebastian” secco e conciso. Magari quella meraviglia aveva un po’ migliorato il suo umore, ma non poi così tanto.
 
“Sempre di buonumore vedo, eh?” lo stuzzicò il più alto. Hummel si limitò semplicemente ad ignorarlo, non aveva proprio voglia di mettersi a discutere, voleva solo che quel pomeriggio passasse il prima possibile.
 
Superò la soglia di casa e si ritrovò immerso in un grandissimo salone in cui si trovavano un televisore HD, due poltrone in pelle, un divano che a occhio e croce era all’incirca il doppio di quello in casa sua e infine un grande tavolo in mogano, probabilmente adibito allo studio. Una rampa di scale in legno portava al piano superiore.
 
“Puoi posare il cappotto lì sull’appendiabiti. Vado a prendere i libri che ci servono per studiare!” lo avvisò il padrone di casa mentre saliva di sopra.
 
Kurt seguì l’indicazione dell’altro, aspettandolo poi con ancora la borsa in spalla.
 
Quando, pochi secondi dopo, Sebastian tornò al piano di sotto rimase un momento con un’espressione perplessa vedendolo.
 
“Vuoi rimanere così impalato come una bella statuina per tutto il pomeriggio o hai intenzione di sederti?” gli chiese con tono più acido di quanto volesse, spostando una delle sedie del tavolo ed indicandogliela.
 
L’altro si ritrovò ad arrossire di colpo e si andò a sedere, posando la borsa a terra. Il più alto fece per imitarlo, ma si fermò.
 
“Posso offrirti qualcosa? Acqua, succo di frutta…?” propose.
 
“No grazie, sto bene così” rispose Kurt, un po’ troppo seccamente forse.
 
Sebastian si mise a sedere, tirando fuori il libro di letteratura.
 
- Dunque… - iniziò - io direi di fare un po’ di ripasso generale dato che a breve avremo anche un’interrogazione sugli argomenti del compito di oggi, sei d’accordo? - domandò. Kurt annuì, prendendo a sua volta il libro.
 
Ancora non gli sembrava vero di essere a casa di quel tipo, era successo tutto talmente in fretta. Prima la strigliata davanti a tutta la classe da parte della prof, poi il compito, il ricatto… Ed eccolo lì a passare un pomeriggio a casa di Sebastian Smythe.
 
Un momento!
 
- Sebastian - Kurt ruppe il silenzio che era durato per dieci minuti buoni poiché erano concentrati a leggere.
 
- Sì? - l’altro alzò il capo con aria abbastanza disinteressata. Fece finta di non notare quest’ultimo particolare e andò avanti.
 
- Ma non c’è nessun altro in casa a parte noi due? -.
 
- Mio padre è a lavoro, mia madre doveva passare da mia zia per alcune cose che non ho ben capito e di cui non mi importa molto sinceramente e mia sorella è in Francia, quindi no, non c’è nessun altro in casa a parte noi due, o almeno così sarà per minimo un altro paio d’ore, forse anche di più. Perché me lo chiedi? Avevi in mente qualcosa di interessante da fare quando si è da soli? - chiese con tono malizioso.
 
Le guance di Kurt assunsero un colorito di un bel rosso fiamma e quasi gli scappò una scheggia di ghiaccio per l’imbarazzo.
 
- No razza di depravato! - gli strillò contro per tutta risposta.
 
Sebastian scoppiò a ridere vedendolo così agitato.
 
- Mio Dio Hummel sei uno spasso! -. Ci volle una buona decina di minuti per farlo smettere di ridere come un matto mentre il viso di Kurt si faceva sempre più rosso e l’aria intorno a lui sempre più fredda. Cercò di calmarsi in ogni modo, pensando a bellissimi paesaggi formati da distese sconfinate di prati e montagne sullo sfondo mentre qualche delicata farfalla svolazzava qui e là tra i fiori… Ma poi c’era sempre quell’irritante risatina di sottofondo che faceva apparire tremenda anche la più spettacolare delle visioni. Fortunatamente proprio quando iniziava a pensare di non reggere più Smythe decise di darsi un contegno e tornò serio, anche se ogni tanto continuava a scappargli qualche sporadico ghigno, fulminato da un’occhiataccia di Kurt.
 
Dopo aver ripetuto più e più volte decisero di prendersi una pausa ma non appena Hummel vide l’orario capì che era meglio andare se non voleva far arrabbiare Carole e suo padre.
 
- Sebastian scusami ma devo scappare, non vorrei far inquietare qualcuno a casa - avvertì.
 
- Tranquillo, non c’è problema - si alzò per accompagnarlo alla porta - allora… ci vediamo domani a scuola? -.
 
Purtroppo.
 
- Già, a domani! - salutò e uscì dalla bellissima villa, avviandosi poi verso casa.
 
In fin dei conti bisognava ammettere che non era poi tanto male il carattere di quello spilungone, se si tralasciava la parte del pervertito.




SPAZIO AUTOREEEEE!!!!!
 
Ed eccoci di nuovo qui, in ritardissimo come mio solito ovviamente -.-“ dovete perdonarmi ma quest’anno tra scuola e sport non ho avuto UN SOLO momento libero. Ciancio alle bande ringrazio tantissimo coloro che stanno leggendo questa storia (un ringraziamento speciale va come al solito alla mia Tallutina che si prende la briga di recensire ogni capitolo *-*) eeeeee siccome non mi viene null’altro in mente da dire direi che vi saluto qui. Al prossimo capitolo (si spera)!
 
 
-Just_Sebastian
 
 
  
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