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Autore: Julia_Phantomhive    21/06/2015    0 recensioni
[A week of KageHina]
Settimo giorno 20/06/15 - Pattern
Un anno è passato e quasi nulla era cambiato se non le cose previste, tranne che per un paritcolare: la famiglia di Hinata ha deciso di trasferirsi a Tokyo e appena Shoyo lo rivela a Tobio, quest'ultimo chiede spiegazioni e disperato cerca di fargli cambiare idea.
Stanno insieme da un anno, un mese e un giorno, si amano e Kageyama fa di tutto per trovare una soluzione e quando la trova, mette alla prova i sentimenti di Hinata.
Ecco a voi - anche se in ritardo - la penultima one shot per la KageHina week, spero che vi piaccia!
Genere: Fluff, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A week of KageHina'
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Voglio restare
 

Titolo: Voglio restare
Autrice: Julia_Phantomhive
Evento: A week of KageHina (indetto su Tumblr @aweekofkagehina)
Prompt scelto: Pattern

Un anno, un mese e un giorno: la durata del loro rapporto.
I sempai del terzo anno non c'erano più, il prof. Takeda era ancora il responsabile, il mister Ukai faceva ancora da allenatore e la nuova manager come previsto era Yachi. Non tutto era cambiato, i sempai del secondo anno erano sempre gentili tranne che per Tanaka e Nishinoya, la squadra si allenava ogni mattina e pomeriggio e lo strano duo era famoso come combinazione perfetta e riconosciuta ufficialmente come coppia.
Dopo che Sugawara se n'era andato, Kageyama era diventato a tutti gli effetti l'unico alzatore regolare. Stessa cosa, dopo che Asahi se n'era andato, Hinata era l'asso del Karasuno e l'esca migliore del mondo.
C'era da pensare, che in quanto potenza, lo schiacciatore più forte era Tanaka, ma non si faceva problemi fin tanto che era divenuto il capitano della squadra.
Tutto andava liscio come l'olio, quando dopo un anno, un mese e un giorno, il famoso duo si separava.
- Perché? - chiedeva il corvino con espressione truce - Perché te ne vai? -
Hinata veniva afferrato per i fianchi e costretto ad aderire al corpo del ragazzo.
Cercava di nascondersi buttando la faccia sul suo petto, si stringeva a lui con le mani sulla sua schiena. Era cresciuto di 2 cm il corvino, mentre lui solo di 1, ma non si scoraggiava, sapeva che un giorno l'avrebbe raggiunto in qualche modo.
Le lacrime calde rigavano il viso dello schiacciatore e si asciugava di conseguenza sulla divisa del corvino.
Dato che Hinata non rispondeva, Kageyama cercava di farlo calmare. - Adesso calmati. Non ti sto urlando, ma tu devi spiegarmi la ragione. Non volevi diventare come il "Piccolo Gigante"? Ora che hai realizzato il tuo sogno di essere l'asso del Karasuno ed esserti conquistato il titolo di "Migliore esca di tutti i tempi", mi dici perché te ne vai? -
Con voce tranquilla faceva le sue domande e Hinata aveva ripreso la parola: - La mia famiglia si trasferisce. A Tokyo. Mi hanno già iscritto al Nekoma, pensa. - tra le lacrime e singhiozzi cercava di trovare il lato positivo.
- Passi il fatto che ti trasferisci per volere della tua famiglia, ma perché mi hai detto anche che ci dobbiamo lasciare? Non conta nulla quello che proviamo, al di là della pallavolo, la squadra e tutto il resto? Tu non mi ami? -
Il piccoletto scuoteva la sua testa rossa arruffata. - Immagina che un giorno ci ritroviamo nello stesso campo, ma come avversari. Non pensi che non riuscirei a giocare perché proverei ancora dei sentimenti per te? Non credi che sarebbe meglio che torniamo a essere come nemici e rivali? Come lo siamo stati per i primi quattro mesi di conoscenza? Non posso sopportare che tu non potrai più alzare a me! Kageyama!! - urlava con il cuore attanagliato dal dolore - Ti amo, ti amo, ti amo! Come non ho mai amato nessuno perché tu sei il primo! Il primo che ho amato con tutto il mio cuore! -
- Allora resta stupido di un Hinata! Resta! -
- Non posso! Bakageyama! - voleva lasciarsi andare, ma se continuavano così non si sarebbero più staccati, così scioglieva l'abbraccio controvoglia e il corvino sentendo le mani spingere sul suo petto, stringeva ancora di più quei fianchi snelli che aveva tenuto tra le sue mani per tanto tempo.
Quella sensazione di appartenenza, il piacere più volte provato solo nel tenerlo stretto tra le sue braccia e sentire quei fianchi agitarsi all'altezza della sua pancia perché quando lo teneva sulle sue ginocchia era lì che arrivavano. Quando invece si concedevano a loro stessi e lo prendeva da dietro, non faceva altro che posare le sue mani sui suoi fianchi perché a differenza degli altri, preferiva controllarlo da lì piuttosto che stringere i suoi glutei.
Tutti quei ricordi dipingevano un'espressione ferita che Hinata si commuoveva. - Non fare quella faccia, Bakageyama. Giuro di tornare da te quando avremo finito il liceo. - posava una mano sulla sua guancia, lo accarezzava delicatamente come spesso faceva quando voleva baciarlo, ma passava poi alla fronte e lo liberava dalle rughe formatosi nel momento in cui gli aveva mandato lo sguardo truce.
- Per quanto sei stupido, non finirai mai il liceo. - iniziava a insultarlo.
Hinata rideva. - Anche tu però non sei chissà quale genio, eh Kageyama? - al corvino sfuggiva un piccolo sorriso quando poi si rendeva conto che non c'era niente per cui essere felici - Di nuovo, hai cambiato espressione -
Gli prendeva la mano con la quale lo accarezzava e se lo portava sulle labbra, iniziando a baciare un dito alla volta, finendo con il palmo e successivamente il polso.
Non si imbarazzavano più per certe cose, anche se all'aperto e con tante persone, però la passione del momento spesso li travolgeva e allora decidevano di cambiare scenario.
La casa più vicina era ovviamente quella di Kageyama e i genitori non c'erano per un viaggio d'affari.
- Resta con me - seduceva il corvino con voce supplichevole e suadente - Questa sera, domani sera, la sera dopo, per sempre. Hinata, ti amo. Non mi lasciare. - continuava a bisbigliargli parole dolci all'altezza del collo, nell'incavo tra collo e spalla, con la punta del naso lo sfiorava e quando sentiva che il compagno reagiva, iniziava con la lingua a disegnargli piccoli cerchi. - Non puoi lasciarmi. Senza di te, tornerei a essere il re egoista e sai quanto non mi piaccia ammetterlo. -
Hinata farfugliava non avendo più la capacità di ragionare. - Ka-Kageyama... oggi no, ti prego.. Ah. - lentamente la mano era passata all'interno coscia - Smettila... -
- No, non voglio. Rimani con me, Hinata. Resta con me, a casa mia. Abbiamo un'altra camera, quella degli ospiti, è grande e così non dovrai farti più la strada in bici, ma soprattutto, staremo insieme sempre. -
Si svincolava e scappava nel salotto. Kageyama lo raggiungeva.
- Torniamo in camera, è una mia responsabilità ora. Non puoi tornare in quello stato, Hinata. - gli porgeva una mano, ma il piccolo la rifiutava con un gesto, così il corvino si sedeva accanto a lui sul divano e lo spingeva a sdraiarsi - Che cosa c'è che non va, Hinata? -
- Non sono nelle condizioni. Non possiamo farlo, non con me turbato. Sai cosa sto provando adesso e tu? Non provi niente? Pensi che si sistemerà facendolo? Presto mi trasferirò e non puoi impedirlo, quindi perché creare altri momenti che renderanno più difficile il nostro addio? -
Sospirava Kageyama inspazientito. - Sei un stupido Hinata, smettila. Ancora non hai capito? Tu resterai con me, qui. Vivrai con me. Lo dirò a tua madre e vedrai che accetterà. Potrai andarli a trovare quando vorrai, alla fin fine Tokyo non è così lontana. Perché dovresti sacrificare la nostra relazione, eh? -
Hinata ricominciava a piangere. - Questa non è una soluzione, Bakageyama!! - gli cingeva il collo e Kageyama ricambiava l'abbraccio sostendolo per la schiena.
Si sedevano e si guardavano negli occhi. - Stupido, non cercherò di convincere tua madre, ma convincerò tua madre a restare da me. Hinata mi ami? - ora racchiudeva il suo viso con le grandi e abili mani.
Il rosso annuiva vigorosamente con le lacrime agli occhi. - Ti amo! -
- C'è un'ultima cosa che voglio sapere, tu vuoi restare con me? -
Gli saltava adosso e non faceva che ripetere come un bambino: - Voglio restare! Voglio restare! Voglio restare con te per sempre, Kageyama! - perché gli facesse piacere sentire quelle parole mentre il ragazzo piangeva, non lo sapeva nemmeno lui, ma una cosa era certa, non lo avrebbe lasciato mai.
Non lo avrebbe mai lasciato andare, qualunque strada scegliesse di intraprendere lo avrebbe monopolizzato e sarebbero rimasti insieme per sempre. Era quasi un'ossessione, ma quella paura che lo intimoriva era forte.
- Hinata, rimarrai sempre con me? Qualunque scuola, qualunque lavoro o strada scegliessi, ti prego resta al mio fianco. Qualsiasi strada intraprenderò, ti fiderai di me come quando hai chiuso gli occhi per schiacciare la mia alzata, vero? -
- Sì, Kageyama. - era convinto - Quando ci siamo messi insieme, conoscevo questo tuo lato. Avrai da me tutta la fiducia che vorrai, avrai da me tutto l'amore che avrai bisogno. Sì, qualsiasi strada tu prenda, anche l'inferno. Con te, sono riuscito a vedere oltre il muro, perché dovrebbe essere diverso all'inferno? -
Lo stringeva a sè. - Hinata, ti amo, grazie -.

La mattina dopo, Kageyama parlò con la madre di Hinata e come disse, la convinse senza se e senza ma. L'unica condizione che Hinata si impegnasse a scuola e almeno una volta al mese venisse a trovarli.
Continuarono a giocare con la squadra del Karasuno come lo strano duo, continuarono a fare quelle combinazioni uniche e veloci e continuarono ad amarsi anche dopo il liceo. Scelsero università diverse, ma giocarono entrambi per la stessa squadra, essendo ormai diventati giocatori della nazionale giapponese.



 
  
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