He seemed no
different from the rest
Just
a healthy normal boy
His
mama always did her best
And he was daddy's pride
and joy
Non
ricordo quando tutto è cambiato, quando mi sono ritrovata a
pezzi e mi è
toccato rimettere insieme i cocci.
Ah no,
aspettate.
Lo
ricordo bene.
Ero
come tutti gli altri.
Ero
una Margherita
fra le tante.
Una di quelle che se ne sta in mezzo alle sue simili,
ondeggiando al vento e seguendo con lo sguardo il Sole percorrere il
cielo.
Alla domanda “cosa vuoi fare da grande?” rispondevo
senza esitazione, gonfiando il petto:
“l’avvocato!”. Parlavo tanto e mi piaceva
stare in mezzo alle altre persone. Anche se ero uno scricciolo di
bambina, mi
facevo rispettare. Sì, l’avvocato sarebbe stato un
bel lavoro per una persona
che amava chiacchierare come me!
Ero anche brava, educata e tutti avevano grandi
aspettative su di me. E le avevo anch’io, perché
all’epoca ero ancora capace di
riconoscermi dei meriti.
He learned to
walk and talk on time
But
never cared much to be held
and
steadily he would decline
Into his solitary shell
Ma
accade anche nelle favole più belle, no?
In un
giorno qualunque arriva l’Orco che minaccia il Regno,
distrugge i villaggi, i
sogni e le speranze delle persone. E magari, se glielo lasciano fare,
rapisce
la principessa e la uccide lasciandola in
vita.
La
Margherita ha perduto presto il suo profumo e la sua
linfa vitale.
Ancora
così giovane, quel piccolo fiorellino ha finito
per raggrinzirsi e ripiegarsi su se stesso. Ha smesso di ondeggiare al
vento e
di cercare il Sole e ha scelto di chiudersi nel suo guscio protettivo.
As a boy he
was considered somewhat odd
Kept
to himself most of the time
He
would daydream in and out of his own world
but in every other way he
was fine
Margherita
non voleva essere toccata, nonostante i suoi occhi di bambina supplicassero amore.
Non
parlava più, Margherita, perché se lo avesse
fatto ne sarebbe morta. Aveva
paura di ciò che aveva dentro, voleva solo fuggire da
quell’ammasso informe e
nero!
Inoltre,
sapeva di essere sola e che nessuno l’avrebbe aiutata o
salvata.
I suoi
genitori avevano preso ad ignorarla, pretendendo da lei una
maturità che non
poteva possedere. Non quella che desideravano loro!
Margherita
doveva essere adulta. Non doveva giocare, non doveva disturbare. A 10
anni
doveva essere già una piccola donna responsabile che, se la
Legge non l’avesse
impedito, avrebbe dovuto già portare il pane a casa. Come
aveva fatto suo padre
negli anni ’50.
Margherita
si sentiva sempre sbagliata, fuori luogo. Non era come gli altri
bambini, ma
non era abbastanza adulta per poter essere come voleva suo padre.
E nella
realtà che era costretta a vivere nel segreto del suo
silenzio, aveva iniziato
a credere che ciò che subiva fosse giusto: lei era sbagliata ed era normale che le facessero
cose sbagliate!
Margherita,
alla fine, aveva imparato a salvarsi da sola.
Ed
eccolo lì, il mondo fantastico in cui poteva
rifugiarsi ogni volta che la paura le spezzava il respiro e le
paralizzava il
corpo, ogni volta che erano cattivi con lei.
Se nella realtà era diventata la Margherita-erbaccia che
appestava un bel giardino, nel Regno della sua Fantasia era la
Margherita più
bella.
Se nella realtà le strappavano via i petali, nel suo
mondo possedeva la corolla più candida.
Se nella realtà la chiamavano “mostro”,
nel suo mondo
era l’eroina, la principessa, tutto
ciò
che desiderasse essere.
Ma
l’amore,
quello che meritano tutti, continuava a mancare...
He's a Monday
morning lunatic
Disturbed
from time to time
Lost
within himself
In his solitary shell
Margherita
non ha ricevuto le dovute attenzioni e, si sa, essendo un fiore
delicato ha
finito con l’ammalarsi.
Sua
madre non si è risparmiata e ha dovuto fare le veci di un
padre menefreghista,
pagando le conseguenze dello stress, del dolore, delle lacrime, del
peso del
fallimento e delle colpe del passato...
Hanno
sempre sbagliato con Margherita. L’hanno
abbandonata nel suo guscio che, con il passare del tempo, si
è trasformato in
una prigione. Ha le sbarre dorate e
intrecciate di fiori, ma è pur sempre una prigione da cui
guardare la Vita
scivolare via inafferrabile.
La malattia ha alti e bassi e le hanno dato tanti nomi
diversi. Nomi altisonanti che fanno paura e suscitano angoscia.
E
pensare che sarebbe bastato un semplice abbraccio per impedire ai cocci
di
staccarsi!
Forse,
se Margherita ne avesse ricevuto uno quando era in lacrime nel silenzio
del suo
dolore, non avrebbe avuto bisogno del guscio o di pillole amare...
A temporary
catatonic
Madman
on occasion
When
will he break out
Of his solitary shell
Hanno
cercato di forzare Margherita, tante volte.
Le hanno
detto che non si può vivere nel mondo della fantasia, non
per sempre.
Ma
lei... io
lo so.
Quella
non è la mia vita: è solo la mia salvezza.
Il
guscio ci sarà sempre, perché è
l’unico modo che ho
per ritrovare la pace, per vincere i miei demoni.
A volte esco e provo a vivere, ma la realtà è
diventata
così estranea!
Mi fermo spesso a pensare che la maggior parte delle
persone cerca di emergere dalla massa, di contraddistinguersi, di
crearsi una
propria identità, di non essere “uno fra i
tanti”. E puntualmente mi viene da
ridere, perché io lotto ogni giorno per ottenere esattamente
il contrario!
Sono stata per tanto tempo quella “malata”, che
adesso
desidero sentirmi una qualunque.
He struggled
to get through his day
He
was helplessly behind
He
poured himself onto the page
Writing for hours at a
time
Sono
sopravvissuta, ma sono stanca.
Ho
dovuto trascinare me stessa. Ho cercato di tenere il passo con questo
mondo che
corre veloce e che spesso mi ha lasciata indietro, con le ginocchia
sbucciate
dopo l’ennesima caduta.
Non
è stato semplice per una bambina fare i conti con la
crudeltà della vita, delle persone.
È stata una lotta giornaliera contro la paura che
ricapitasse all’infinito ancora e contro
lo schifo e la nausea che pro(va)vo
verso me stessa.
È stata una lotta contro quel pensiero che, per anni, ha
occupato la mia mente e mi ha avvelenato l’anima:
“è colpa mia, perché sono
stupida”.
Me lo dicevano tutti, in fondo, e io non potevo fare
altro che crederci. Non ero più in grado di giocare o di
studiare o di uscire
di casa...
Dovevo per forza
essere sbagliata, perché gli altri bambini erano tutti belli
e bravi e davano
tante soddisfazioni!
La
scrittura è la mia salvezza, il mio rifugio.
Ho
buttato via tanto dolore, ho messo nero su bianco i pensieri sbagliati
e li ho
riconosciuti come tali.
Nessuno
sa o immagina quante lacrime carta e inchiostro hanno asciugato dal mio
viso!
As a man he
was a danger to himself
Fearful
and sad most of the time
He
was drifting in and out of sanity
But in every other way he
was fine
Le
cicatrici fanno male, nonostante non ci siano più ferite.
Spesso,
fanno male anche a chi ti è accanto.
Non dimenticherò
mai il pianto di mia madre, l’indifferenza di mio padre, la
voce arrochita
della mia dolce nonna e il pensiero che sia morta pochi mesi
dopo senza che
le avessi chiesto scusa.
Come
si può essere forti e fragili al tempo stesso?
Come una margherita sono stata calpestata: il mio stelo
si è spezzato, i miei petali sono stati sgualciti e
strappati via. Non
guardo più la luce del Sole, ma il terreno
melmoso sotto di me.
Eppure...
Eppure sono ancora
qui e se guardo indietro, mi sento forte come una montagna
che nonostante
le intemperie domina ancora l’Orizzonte.
La fragilità mi fa paura. Alle volte mi sento come una
statuetta di cristallo che danza nell’aria, ma che in
realtà sta irrimediabilmente
precipitando a terra.
Ho
paura.
Spero che
il mio guscio possa proteggermi per sempre.
Ho
bisogno
di lui per non impazzire...
Link brano:
https://www.youtube.com/watch?v=sTHfGtaZb08
“Solitary
shell” è dei formidabili Dream
Theater:
grazie a loro sono riuscita a buttare fuori parole e lacrime che da
giorni mi tormentavano.
Questa è
la prima song-fic che abbia mai scritto e, a prescindere dal risultato,
sono
felice di averlo fatto.
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggerla!