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Autore: Death Lady    21/06/2015    4 recensioni
Tratto dal testo:
"Non era possibile che lui, che più di tutti aveva bisogno di recuperare ore e ore di sonno, non riuscisse a dormire per colpa di certe stupidaggini che, doveva ammetterlo, erano addirittura più dettagliate delle GIF che si trovavano su Internet. E poi, perché proprio quella persona? Ce ne erano così tante al mondo!
“Sto impazzendo” si era detto più volte solo per sentirsi poi rispondere da una vocina interiore che “Assolutamente no, è inutile nascondere i tuoi sentimenti!” ma, dopotutto, ditemi voi se sentire voci nella propria testa, specialmente se la vocina assomiglia spaventosamente a quella della Vedova Nera, non fosse un sintomo di pazzia o di una qualche forma di crisi di mezza età prematura"
Una fanfiction Stony (perché come non shipparli?) senza pretese.
Spero vi piaccia e buona lettura,
Death Lady
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Insonnia


Quella sera si era conclusa una delle tante feste che animavano, ad intervalli ormai regolari, la Stark Tower. Sebbene infatti la battaglia contro Ultron si fosse conclusa da diversi mesi, capitava spesso che telecamere e giornalisti -sempre affamati di nuovi dettagli e desiderosi di essere i primi a mettere a conoscenza i lettori di una qualsiasi novità- richiedessero l’attenzione degli Avengers. A volte tutti, compreso lo S.H.I.E.L.D., si chiedevano se il mondo non aspettasse altro che una nuova minaccia aliena pronta a seminare caos e distruzione sulla Terra, solo per vedere di nuovo i loro eroi in azione. Nick Fury amava ricordare ai suoi soldati che "L'umanità brama in modo quasi disperato sicurezza e tranquillità in periodo di guerra, ma quando riesce ad ottenerle comincia a darle per scontate e pensa a come fare in modo di provocare altre distruzioni''. I giornalisti poi, amavano parlare di distruzione, per questo facevano sempre in modo di partecipare a tutti gli eventi -feste, ricevimenti, party privati- che venivano organizzati dai ragazzi dello S.H.I.E.L.D. In ogni caso, tra risate, musica, chiacchiere, alcolici e qualche intervista avevano passato una bella serata. Si erano talmente tanto divertiti che quando si era proposto di andare a dormire nessuno aveva obbiettato e la casa, nel giro di mezz'ora, era piombata nel silenzio assoluto -bottiglie, carte e piatti sporchi dimenticati su ogni superficie disponibile.

Nel buio della residenza Stark, tuttavia, il proprietario di casa si rigirava nel letto in cerca del sonno che, evidentemente, non aveva proprio intenzione di arrivare: la stanchezza che lo aveva accompagnato fino alla sua camera e che aveva scandito i suoi movimenti mentre si preparava per la notte sembrava essersi dissolta non appena aveva poggiato la testa sul cuscino, sostituita da una miriade di pensieri. Così, mentre il suo enorme appartamento era avvolto nel silenzio, lui si ritrovava con gli occhi spalancati nell’oscurità e la testa pesante piena di quelle che potrebbero essere definite immagini: tutte uguali e apparentemente senza senso che si ripetevano in un loop infinito. Che poi se fossero state normali ricordi o roba del genere non si sarebbe preoccupato più di tanto! Invece, non faceva altro che pensare a come quella voce risuonasse così melodiosa in qualunque occasione; a come quel comportamento d’altri tempi risultasse così interessante; a come quelle labbra sfioravano appena il bicchiere prima di bere un sorso di vino. Risentiva quella risata; vedeva quelle mani dalle dita affusolate ma forti -così diverse dalle sue grandi e callose-; desiderava in maniera quasi, anzi decisamente, preoccupante di essere stretto da quelle braccia muscolose; sognava di appoggiare la testa contro quel petto che, era sicuro, fosse caldo e accogliente. Che poi, cosa importasse a lui delle mani di quella persona, delle sue braccia muscolose o del suo petto accogliente lo sapeva solo il suo geniale cervello, o forse nemmeno quello visto che non riusciva a dare una risposta a quello che gli stava succedendo. Insomma non era possibile che lui, che più di tutti aveva bisogno di recuperare ore e ore di sonno, non riuscisse a dormire per colpa di certe stupidaggini che, doveva ammetterlo, erano addirittura più dettagliate delle GIF che una volta Jarvis aveva avuto la "fantastica" idea di fargli vedere. E poi, perché proprio quella persona? Ce ne erano così tante al mondo!
“Sto impazzendo” si era detto più volte solo per sentirsi poi rispondere da una vocina interiore che “Assolutamente no, è inutile nascondere i tuoi sentimenti!” ma, dopotutto, ditemi voi se sentire voci nella propria testa -specialmente se la vocina in questione assomiglia spaventosamente a quella della Vedova Nera- non sia un sintomo di pazzia o di una qualche forma di crisi di mezza età prematura.
A nulla valeva scuotere la testa con forza e cercare di concentrarsi su altro: quelle stramaledette immagini rimanevano sempre lì. Così, dopo essersi rigirato nel letto per quelle che gli erano sembrate ore -con lo spiacevole risultato di rimanere incastrato tra le sue stesse elnzuola- cercando di ritrovare quel sonno che ormai sembrava essere scivolato via, decise di alzarsi: magari qualcosa di forte lo avrebbe aiutato.


Il frigo di casa Stark non era mai stato famoso tra gli amici del proprietario per essere pieno di cibo, o per lo meno non di cibo ancora commestibile. Capitava infatti che a volte perfino il famosissimo e ricchissimo Tony Stark andasse a fare la spesa, solo che poi, una volta sistemate tutte le cibarie al loro posto venivano prontamente dimenticate nel giro di pochi giorni - o poche ore - diventando spazzatura. Questa cosa però non succedeva, fortunatamente, con gli alcolici, infatti il mobile bar di Ironman era quasi diventato il più famoso d'America. Non che Stark junior si vantasse di essere un intenditore di vini o che, ma essendo un irrimediabile egocentrico patologico non poteva fare a meno di accumulare oggetti di valore, tra cui vini e liquori, solo per far mostra di sé. Fu proprio degli alcolici, infatti, che ebbe bisogno quella sera.

Con un sospiro stanco prese una bottiglia a caso, se ne versò un bicchiere e lo bevve tutto d’un fiato, poi si appoggiò con le braccia tese sul tavolo del suo bar personale e inspirò a fondo portando la testa verso l’alto. Era una situazione frustrante e lui era stanco, non aveva tempo per sentirsi un'adolescente alle prese col primo amore.

Poco dopo, mentre lui era ancora fermo in quella posizione concentrato sui suoi pensieri, che stavano cominciando ad assumere forme meno preoccupanti, una voce gli arrivò alle orecchie cogliendolo di sorpresa e facendolo irrimediabilmente ricadere nel loop di immagini -e sensazioni- da cui era appena uscito.
−Stark, non credi di aver bevuto abbastanza per una sera?− esordì la voce con tono stanco ma divertito che fece nascere un sorriso sulle labbra di Tony.
−Mai gli affari tuoi eh, Rogers− disse con lo stesso tono, rimettendo la bottiglia al suo posto con una smorfia insoddisfatta.
Il biondo si avvicinò al bancone del bar e si sedette su uno sgabello proprio davanti a lui, che ancora non lo aveva degnato di uno sguardo.
–Come mai sveglio a quest’ora?− chiese curioso dopo aver fatto un respiro profondo, girandosi verso il biondo.
E non l’avesse mai fatto.
La sua Natasha interiore se ne uscì con un “Ah, però!” mentre il suo cervello smetteva di funzionare mandandolo in confusione.
Steve Rogers, alias l’uomo più dopato del mondo, a petto nudo e pantaloni del pigiama lenti che ricadevano sui fianchi mostrando l’elastico del boxer se ne stava lì davanti a lui, nel suo bar, con nonchalance.
Ovviamente la cosa più normale da dire sarebbe che Stark ci rimase male perché era irrispettoso nei suoi confronti o che non se ne curò affatto ma la verità è che Ironman ne rimase completamente sconvolto.
Insomma, ok che ormai gli Avengers vivevano praticamnete tutti a casa sua ma, diamine, un po’ di pudore! Vederlo in quel modo, con la pelle bianca che risplendeva sotto la luce che la strada proiettava in casa, lo fece sentire ridicolo nel suo semplice pigiama fatto solo di una cannottiera bianca e dei vecchi pantaloni da lavoro tutti rattoppati.Cosa stava dicendo prima a proposito del non doversi sentire come un'adolescente?


“Per tutto lo S.H.I.E.L.D. e il martello di Thor, che muscoli!” esclamò Tony-Natasha nella sua testa.
“Nulla che mi interessi” rispose Tony.
“Fossi in te, e in fatti ci sono, gli salterei addosso senza pensarci troppo. Insomma, guarda che fico!”
“Ma smettila!”
“Andiamo Ironman, ammetti a te stesso l’evidenza: quest’uomo ti scuote nel profondo. E non solo per i bei muscoli che si ritrova”
“Non mi scuote niente. Smettila”
“Se non ti scatenasse nessuna emozione credi che ora staremmo qui a discuterne?”
“Sono etero e fidanzato”
“Ancora per poco”
“Zitta”


Fortunatamente Steve lo distrasse dai suoi pensieri rispondendo alla domanda che ormai Tony si era dimenticato di avergli fatto.
−Da quando mi sono risvegliato dopo aver dormito per settanta anni faccio difficoltà a prendere sonno− rispose. –E tu? Insonnia, incubi o qualche stramba idea alla Ironman saltata fuori nel sonno?− gli chiese sorridendo.
E che sorriso! Se non fosse stato completamente etero e fidanzato, Tony avrebbe potuto dire che era bellissimo.
−Diciamo che ho difficoltà ad addormentarmi− rispose dopo un paio di secondi stringendosi nelle spalle e tirando fuori un’altra bottiglia di liquore dall’armadietto degli alcolici.
−Troppi pensieri?− chiese il biondo mettendosi una mano sotto al mento e osservando attentamente ogni sua mossa.
Oddio, adesso sì che sembravano due ragazzini.
−Diciamo di sì− rispose vago stringendosi nelle spalle.
E, oh, che pensieri! Direi dei Capitan Pensieri! Se lo sapesse Pepper ...”  la sua Tonhy-Natasha, evidentemente, non riusciva proprio a stare zitta per più di due minuti, tanto che Tony, vuoi per la stanchezza, vuoi per la sensazione di confusione che sentiva se ne uscì con un –Sta zitta!− ad alta voce facendo spaventare l'uomo davanti a sé e ridacchiare la sua insopportabile vocetta interiore.
−Cosa?− chiese il biondo confuso.
−Niente!− esclamò Tony arrossendo e affettandosi a versare un liquido ambrato in due bicchieri –Vuoi?− chiese porgendogliene uno per cambiare argomento.
Dopo un momento Steve accettò con un’alzata di spalle.
Rimasero in silenzio per un po’, ognuno perso nella propria mente mentre a piccoli sorsi bevevano un Gin del '92.
Non si parlarono e quando Tony gcominciò ad osservare Steve lui sembrò non farci caso. La luce del bar lo illuminava facendo risaltare il colore biondo dei suoi capelli tanto da farli sembrare fili d’oro, il petto glabro e muscoloso si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro, il suo profilo era decisamente delicato, non sembrava affatto quello di un guerriero. Ok, forse voce-Natasha aveva ragione: era davvero bello con quegli occhi celesti e quelle labbra piene. Per un momento si ritrovò a pensare che dovevano essere davvero morbide e calde, si chiese perfino che sapore avessero.
Una volta realizzati i propri pensieri chiuse gli occhi scuotendo leggermente la testa: cosa stava succedendo? Non aveva mai pensato certe cose guardando un uomo e, in effetti, forse non le aveva mai pensate guardando una donna. Certo, pensava “Oh che sventola” oppure “Davvero molto sexy” o “Dovrei portarmela a letto” ma non si soffermava mai sui particolari come gli stava succedendo da un po’ di tempo a quella parte. Si sorprese nel realizzare che nemmeno guardando Pepper pensava cose così … dolci? Profonde? Probabilmente per lui lo erano.
Fortunatamente il biondo lo distrasse dai suoi pensieri.
−Ti ricordi cosa ti dissi dopo aver combattuto contro Ultron?− esordì all’improvviso cogliendolo un po' di sorpresa. L'unica cosa che il suo cervello aveva immagazzinato era “Mi mancherai” ma dubitava che si riferisse a quello. Decise di fare il vago.
−Mi dispiace, di quel periodo mi ricordo solo di aver combattuto e spaccato legna … e di averne spaccata più di te− rispose ghignando facendo ridere Steve.
−Ma fammi il piacere! Ricordo distintamente le nostre pile di legna: ti avevo nettamente superato− ribatté ridendo.
−Questioni di punti di vista− disse con un alzata di spalle facendo sorridere di nuovo il Capitano.
Steve poggiò il bicchiere di liquore sul tavolo e il sorriso scomparve dal suo viso.
−Tornando seri ... − cominciò puntando i suoi occhi azzurri in quelli scuri di Tony. Dell’ilarità di pochi secondi prima non c'era traccia tanto che il moro si preoccupò un pochino –Ti ho detto una cosa molto importante– continuò –Ti ho detto che da quando mi sono svegliato sono diverso. Ti ho detto ...– la sua voce divenne più morbida avvicinandosi sempre più a un sussurro l'uomo che voleva una famiglia e stabilità è finito nel ghiaccio 75 anni fa e ...– prese un grosso respiro –e probabilmente, è la cosa più sincera che ti abbia mai detto da quando ti conosco– disse.
Il cuore di Tony cominciò ad accelerare e il respiro si fece via via più veloce mentre un calore sconosciuto cominciava a farsi strada nel suo petto.
Perché non riusciva a staccare gli occhi da quelli dell’uomo che aveva di fronte?
−Sì … ecco ...– si schiarì la voce– Sì ricordo vagamente una cosa del genere −disse deglutendo a fatica.
Steve fece un piccolo sorriso divertito: era sempre il solito, non sarebbe cambiato mai. Capiva però il suo comportamento in quel moento: era una situazione difficile, imbarazzante e magari anche inaspettata ma era una conversazione che prima o poi avrebbero dovuto affrontare. A dire il vero avrebbe voluto farlo prima ma non aveva trovato il modo e, soprattutto, il momento. Erano sempre così impegnati, pieni di impegni che, veramente, i pochi momenti liberi che avevano li passavano a riposare. Per questo molti degli Avengers avevano deciso di accettare la proposta di Tony e trasferirsi alla Stark Tower: almeno si sarebbero potuti incontrare tutti i giorni. Dopotutto erano persone che avevano affrontato la morte insieme era inevitabile che fossero diventati amici.Anche perché con quali altre persone avrebbero mai potuto condividere tutti i loro pensieri senza finire per essere visti come "strani" o che qualcuno gli dicesse che avevano bisogno d'aiuto? Nell'ultimo periodo, poi, lui e Stark si erano avvicinati molto. Non di rado infatti si ritrovavano a parlare del più e del meno e gli atteggiamenti che avevano l'uno nei confronti dell'altro erano diventati sempre più intimi e gentili. La mattina Tony, che si svegliava sempre prima -o non dormiva affatto- preparava una tazza di caffè anche per lui; quando Steve beccava l'amico a sonnecchiare in qualche angolo dell'appartamento si preoccupava di mettergli per lo meno un cuscino sotto la testa; si davano consigli e pareri ed avevano iniziato a capirsi sempre di più senza aver bisogno delle parole. Steve era sicuro che anche Tony avesse iniziato a notare certi atteggiamenti e magari -forse anche perché sapeva che era meglio dirle subito le cose, invece che aspettare sempre l'ultimo momento- era giunto il momento di affrontare il discorso.
−Sai quando l’ho capito?− chiese il biondo dopo essersi schiarito la voce.
Tony non rispose ma si fece più attento.
−Non quando mi sono risvegliato in una stanza d'ospedale fittizia, non quando ho parlato per la prima volta con Fury, nemmeno quando ho combattuto per la prima volta nel ventunesimo secolo−
Lo stomaco del moro si strinse.
−E allora quando?− chiese in un sussurro.
Steve continuava a fissarlo, sempre più intensamente −L’ho capito quando, dopo nemmeno aver baciato come si deve la donna che credevo di amare, il mio cuore ha avuto un balzo e il respiro mi si è fermato appena una persona nella stanza ha fatto il suo ingresso. Da quel momento il mondo che avevo imparato a conoscere, e che fino a poche ore prima conoscevo, è stato rigirato come una frittata confondendomi. Ma non è stata colpa di Fury …− disse avvicinandosi al volto di Tony.
Il cuore ormai gli batteva a mille e a al diavolo se la sua faccia era quella di una ragazzina innamorata. Aveva paura ma aveva anche capito dove il soldato voleva andare a parare.−E allora di chi?− disse a bassa voce.
Steve si avvicinò ancora di più, ormai la distanza tra i loro nasi era minima. Lo guardò neglio occhi, poi gli guardò le labbra e in fine riportò il suo sguardo nel suo, giusto per essere sicuro che non scappasse –Tua− disse con un sussurro premendo le sue labbra contro quelle del moro in un bacio delicato.
Il cervello di stark, sempre attivo, smise di funzionare, come se qualcuno avesse appena staccato la spina, i suoi polmoni smisero di prendere aria e il mondo attorno a lui sembrò scomparire. In quel momento non gli importava nulla di Pepper, della sua immagine, di quello che sarebbe potuto accadere dopo: per lui esistevano soltanto quelle labbra che tanto aveva sognato premute sulle sue. Il suo profumo sembrò circondarlo e il suo sapore, quando finalmente gli diede completo accesso alla sua bocca, invaderlo. Oh quanto lo aveva sognato, non era minimamente paragonabile a quello che avrebbe potuto immaginare. In quel momento capì che non avrebbe potuto farne a meno mai più e tutte le sue paure scomparvero. Le mani corsero a stringere i capelli biondi, soffici come la seta. Il bacio sembrò durare anni e se solo non avessero avuto bisogno d'aria probabilmente avrebbero continuato per sempre.
Quando si staccarono avevano entrambi il fiato corto.
−Io … io … − cominciò a dire Tony.
−Shhh− sussurrò Steve interrompendolo –Lo so, sono stato troppo diretto solo che …cominciò il Capitano.
Tony si girò prendendosi la testa tra le mani: aveva bisogno di un momento. Cosa diavolo era appena successo? Lui era … o meglio non era … Eppure questo spiegava perfettamente tutto quello che sentiva nell’ultimo periodo: i continui sogni, la continua insonnia … Era esattamente quello che il suo subconscio voleva che succedesse, dopotutto lui aveva risposto al bacio, anzi, non aveva solo risposto, aveva partecipato pienamente e aveva anche capito che era quello, tutto quello, ciò che voleva e che probabilmente avrebbe sempre voluto. Strinse i pugni ricordando la morbidezza dei capelli dell’uomo dietro di lui. Non c’era niente da fare: ormai era fatta, che lo volesse oppure no.
Quando si girò vide il biondo di spalle, con la testa abbassata che camminava verso la porta. In un attimo aggirò il tavolo bar e lo afferrò per un polso.
−Steve …− lo chiamò e poi, tra tutto quello che avrebbe potuto dire in quel momento, disse –A Pepper lo dirai tu− per poi baciarlo di nuovo.

Nessuno seppe quanto restarono abbracciati a baciarsi ma sicuramente la smisero quando l’ultima persona al mondo che avrebbero voluto li vedesse così li colse di sorpresa.
−Ah, ah, io l’avevo detto!−
Natasha li osservava appoggiata allo stipite della porta con un sorriso malizioso sulle labbra e uno sguardo che la diceva lunga. Possibile che proprio quella sera dovessero soffrire tutti di insonnia?




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N.a.
Salve a tutti!
Questa è la mia prima fanfiction in questo fandom e diciamo che la considero come un esperimento che se non è riuscito ok, se è riuscito invece "Yeeeee!". Ovviamente ho voluto inaugurare la mia entrata nel fandom con una Stony perché, insomma, sembrano pregare di essere shippati e, ovviamente, non potevo non inserire Natasha nella storia visto che è praticamente il capitano delle Stony shippers.
Spero vi sia piaciuta. Se volete lasciare qualche recensione sono sempre ben accette :3
Questa OneShot la dedico alla mia amica Michela che mi ha spinto a scriverla e che ringrazio con tutto il cuore per sopportare ogni giorno i miei scleri.
Detto questo, ciao e alla prossima.
DeathLady
   
 
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