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Autore: Shine_    21/06/2015    5 recensioni
Dal testo:
Se doveva elencare quel che di brutto gli era successo in tutta la vita, erano stati mesi terribili quelli, di sicuro i silenzi di Zayn avrebbero guadagnato i primi posti della classifica. Era orrendo non poter chiedergli con le parole cosa gli avesse fatto, poteva solo tenere gli occhi puntati sulla sua figura e sperare di ottenere delle risposte.
[Ziam; merman!Liam]
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I'll give everything that I got for your love

 

 

Un insieme della vera fiaba, del cartone Disney, della mitologia su Ondina e tutto miscelato all’interno della mia testa che ha aggiunto piccoli particolari di fantasia.

 

 

Liam odiava far arrabbiare Zayn, o almeno credeva di averlo fatto arrabbiare perché era da tutta la giornata che gli stava riservando la pratica del silenzio. Non aveva capito il motivo o la causa scatenante, cercava di pensarci o di richiamare la sua attenzione ma lui non lo degnava nemmeno di una semplice occhiata e usciva dalla stanza, facendolo sospirare e accasciarsi sulla poltrona con una smorfia triste.

Se doveva elencare quel che di brutto gli era successo in tutta la vita, erano stati mesi terribili quelli, di sicuro i silenzi di Zayn avrebbero guadagnato i primi posti della classifica. Era orrendo non poter chiedergli con le parole cosa gli avesse fatto, poteva solo tenere gli occhi puntati sulla sua figura e sperare di ottenere delle risposte. E poi amava la sua voce, era ormai abituato a sentirlo parlare per ore, raccontargli dei paesi in cui era cresciuto e quelli che aveva visitato; era come viaggiare in posti sconosciuti con lui.

Invece quel pomeriggio era rimasto seduto sulla poltrona con le gambe strette al petto, il mento poggiato contro le ginocchia e un’espressione corrucciata in viso mentre ripensava a quel che poteva aver combinato di così grave. Non era la prima volta che inconsciamente si metteva nei guai, suo padre diceva che aveva un potere innato per quello e visti i recenti avvenimenti non poteva nemmeno dargli torto. Quella volta era diverso, era sicuro di non aver fatto nulla, di non aver combinato uno dei suoi soliti pasticci.

Zayn doveva essersi innervosito per qualcosa di piccolo, solo per quel motivo poteva essergli sfuggito dalla mente perché farlo arrabbiare era l’ultima cosa che voleva. Forse era stata l’espressione triste che aveva in viso mentre osservava il principe Louis allontanarsi in carrozza nel crepuscolo, se il suo sbuffo e “Mi rincresce che tu debba passare del tempo solo con me” erano un indizio. O i suoi tentativi vani per sapere ancora una volta come si chiamasse, lo sguardo speranzoso che aveva in viso mentre gli porgeva la piuma gocciolante d’inchiostro e gli indicava la pergamena pulita.

Al primo non era riuscito a reagire o bloccarlo, spiegargli che passare del tempo solo con lui era una delle cose che amava di più in quella terra. E al secondo non poteva raccontargli cosa significasse svelare un semplice nome. Poteva provarci ma sarebbe stato troppo complicato e Zayn l’aveva lasciato solo in quella stanza dopo il terzo tentativo.

Aveva ascoltato per la prima volta il padre quando gli ripeteva “Il nome di ognuno di noi è il dono più prezioso che possediamo” e non era il non fidarsi di Zayn a bloccarlo, ma suo padre ne aveva fatta una questione di vita o di morte e aveva già rischiato a sufficienza nei mesi precedenti. Aveva cercato di spiegarglielo quella mattina, tutta una notte sveglio a cercare di memorizzare i gesti e le espressioni del viso giuste per fargli intuire il concetto, ma lui si era alzato dalla sedia, si era scusato con parole fredde quanto eleganti e l’aveva lasciato di nuovo solo in una stanza e con un broncio insoddisfatto sulle labbra.

Il problema di tutta quella situazione erano i mezzi inefficaci che era costretto a usare per spiegare che non voleva fare un torto a lui, che apprezzava le ore che dedicava a insegnargli a scrivere ma non poteva rivelargli il vero nome.. o qualsiasi altra cosa gli chiedesse. Non poteva scrivere il nome della città da cui proveniva, poi Oceano era fin troppo vago, o perché non riuscisse a parlare, perché si fosse fidato della Strega dei Sette Mari che gli aveva promesso un paio di gambe senza accennare alla perdita della voce.

E i pettegolezzi che giravano a palazzo sull’odio nutrito verso le sirene o gli abitanti del mare, le torture che erano usate in casi di ritrovamenti, erano quello che l’aveva fatto stare sveglio per più di una notte e farlo giungere alla conclusione di non fidarsi di nessuno. Zayn poteva anche essere innocuo, poteva sembrare una persona per bene, un umano gentile, ma era amico del principe e lui odiava il mare, l’aveva sentito lanciare accuse alle creature mostruose che lo abitavano e che erano implicate nella morte del padre. Liam sperava stupidamente di essere l’unico in grado di fargli cambiare idea, di essere nato per salvare la sua anima e portare la pace tra i due mondi; perché se Louis avesse apprezzato lui - amato anche -, avrebbe potuto dimenticare le vecchie ostilità e dare una tregua alle creature del regno sottomarino. Aveva cercato più volte di spiegare quel punto al padre, gli rispondeva di smetterla di giocare a fare il grande protettore e lui non aveva mai osato ribattere; non sapeva come avrebbe reagito alla confessione di essere innamorato del principe, non avrebbe sicuramente portato buone notizie.

Si era rivolto alla Strega dei Sette Mari perché era l’unica che sembrava volerlo ascoltare, forse le sue intenzioni non erano del tutto oneste, e gli aveva offerto una vita in superficie con il suo bel principe. Tralasciando il dolore atroce nel momento in cui gli aveva inciso la coda, la perdita della voce e l’essere quasi affogato - il bruciore del primo respiro non l’avrebbe mai dimenticato - lei aveva rispettato quel che gli aveva promesso: una vita in superficie con il principe. Certo lui non aveva il carattere migliore, aveva accettato di ospitarlo a palazzo solo perché la servitù gli aveva promesso di prendersene cura e si era stufato presto di lui e del non saper parlare con uno sbuffo e “Non mi stare tra i piedi”, ma era normale trattasse in quel modo uno sconosciuto, o qualcuno di rango inferiore. Aveva solo bisogno di tempo per farsi notare da lui e, come aveva spiegato la Strega dei Sette Mari, intrappolarlo nella grande tela dell’amore.

Zayn era tutt’altra cosa, era buono e gentile; era rimasto con lui per dieci minuti a cercare di farlo parlare prima di arrendersi. Si era ripresentato nelle cucine la mattina dopo e gli aveva detto che era normale avere paura, che anche lui si era salvato da un naufragio quand’era piccolo e che il principe non era cattivo ma solo particolare. Non doveva essergli bastato il cenno d’assenso come risposta perché aveva sospirato, l’aveva guardato un’ultima volta e gli aveva dato le spalle, uscendo dalle cucine. Era poi diventata un’abitudine trovarlo nelle cucine e ascoltarlo parlare, desiderando ritrattare quel patto con la Strega solo per avere la possibilità di chiedere a quel ragazzo di non andare via, che non lo stava annoiando e voleva sentire altri racconti sull’Oriente.

In quei due mesi Zayn gli aveva raccontato ogni cosa della sua vita, era figlio di mercanti, lui e il padre erano stati vittima di un naufragio quando lui aveva compiuto appena sette anni e si era salvato miracolosamente, tornava a casa, in Oriente, da sua madre e dalle sue sorelle solo per un breve periodo durante l’anno e dopo un viaggio faticoso. Aveva aggrottato la fronte quando aveva spiegato di soffrire il mal di mare e si era fatto sempre più sorpreso quando aveva maledetto le onde con un grugnito e un gesto della mano. Ricordava quando aveva bisbigliato “Tu sai tutto di me e io non so nulla di te”, aveva abbassato lo sguardo con fare colpevole e aveva aspettato uscisse dalle cucine prima di sollevare gli occhi su Chanya e cercare di ricambiare il sorriso che gli rivolgeva.

E ora, a distanza di due mesi, Zayn era davvero arrabbiato con lui, forse aveva perso la pazienza e non sarebbe più tornato a raccontargli delle giornate passate in famiglia, del sole caldo e di quei posti esotici in cui era cresciuto. Forse aveva perso l’occasione di avere un amico, stava iniziando a considerarlo tale ormai, ma non poteva per nessun motivo rivelare qualcosa che potesse metterlo in pericolo, nonostante si fidasse di Zayn.

- Cosa succede?- Tenne gli occhi bassi e si strinse nelle spalle con una piccola smorfia sulle labbra, non sapendo da che parte iniziare per spiegare a Chanya che stava bene e non era successo nulla di grave. Iniziò a mordicchiarsi il labbro quando sentì i suoi passi avvicinarsi e puntò gli occhi poco più grandi nei suoi, scuotendo fermamente il capo alla preoccupazione con cui chiedeva “Avete litigato?”.

Sbuffò infastidito da quella situazione, era insopportabile non poter parlare almeno con lei e sfogarsi. Chanya era una donna di colore che lavorava a palazzo, gli aveva offerto subito un piatto caldo quando era stato portato all’interno delle cucine tutto infreddolito e fradicio, non aveva esitato a pararsi di fronte a lui quando il consigliere del principe aveva ordinato di cacciarlo e si era proposta per prendersene cura e insegnargli qualche mansione. Era sempre stata gentile con lui e paziente, era l’unica ad aver avuto fiducia in lui dal primo istante e a non essersi arresa o averlo lasciato solo un attimo. E lui si era affezionato fin dal principio, da quando l’aveva stretto tra le braccia e aveva ordinato ai due uomini che l’avevano ritrovato sulla spiaggia di recuperare qualcosa di caldo per non farlo ammalare, era come una madre e lui sperava gli esseri umani fossero un po’ più simili a lei.

Si torturò le dita tra loro quando sentì il suo verso di comprensione, tenne gli occhi fissi sulle proprie gambe e mosse il capo in un cenno al suo “Non vuole parlarti ancora?”, sollevando poi gli occhi lucidi su di lei con il polso che strofinava contro le palpebre per non lasciarsi sfuggire le lacrime. Era frustrante non poter parlare e spiegarle tutto, sfogarsi con l’unica persona che era sicuro fosse in grado di capirlo, e l’unica cosa che riusciva a fare era guardarla con gli occhi sempre più lucidi e sperare di spiegarle tutto con l’espressione del viso.

- Non piangere, tesoro.- lo richiamò con le mani tra i suoi capelli, le dita che scorrevano tra le ciocche e lo facevano lentamente rilassare. - Non pensarci, sono tutti così gli artisti. Nessuno sa cosa passa per la loro testa, non sono di questo mondo.- cercò di ridacchiare con lei e si passò la manica della maglia lungo le guance, mordicchiandosi il labbro e lasciando che fosse lei a pulirgli il viso mentre canticchiava in una lingua sconosciuta e melodiosa.

- Vuoi andare in giardino?- Si strinse nelle spalle e scosse la testa, indicando il secchio e la spazzola che aveva lasciato a terra e che doveva usare per pulire la stanza, non passare il suo tempo a rimuginare su quel che poteva aver combinato a Zayn. - Continuo io qui, tu vai a prendere un po’ d’aria fresca. Il principe non tornerà entro un paio di settimane e ti prometto che non finirai nei guai, ci penso io a tutto.- Si torturò il labbro con i denti mentre riprendeva a scuotere la testa, indicare a terra e se stesso, per poi bloccarsi con una sua mano contro la spalla e l’altra contro la guancia, trattenendogli il viso e rivolgendogli un sorriso incoraggiante.

- È un regalo per avermi aiutato tanto in questi mesi e per avermi tenuto compagnia. Devi ritornare per l’ora di cena perché ho bisogno di te nelle cucine, ora sei libero.- Non riuscì a trattenere l’impulso di avvolgere le braccia attorno alla sua vita, nascondere il viso contro il suo petto e lasciarsi cullare dalla sua voce e dalle dita che passava tra i capelli, rilassò le spalle al bacio contro la fronte e all’ordine fatto con un sorriso di uscire in giardino, rivolgendole un ultimo sorriso di ringraziamento prima di uscire dalla stanza.

Il giardino di quel palazzo era immenso, pieno di fiori colorati e profumati che creavano un vero e proprio pezzo di Paradiso sulla Terra; era il posto preferito di Liam, dove si nascondeva tra una pausa e una nuova mansione, e gli sembrava di riuscire a riprendere il fiato quando raggiungeva il punto che si affacciava sull’oceano, l’odore salmastro e il profumo dei fiori si fondevano armoniosamente. E proprio come i mesi precedenti era riuscito a calmarsi non appena si era fatto sentire il rumore delle onde in lontananza, stringendo le mani sulla ringhiera e sporgendosi con il busto fino a percepire il vento fresco contro il viso, i pochi schizzi che gli bagnavano le guance e lo facevano sospirare felice. Era un po’ come essere a casa, o almeno molto più vicino di quand’era chiuso tra quelle quattro mura di cemento del palazzo del principe.

- Non ti ho mai visto sorridere così, o almeno da quando sei qui.- Si voltò con uno scatto per fronteggiare il punto da cui proveniva la voce, lasciandosi sfuggire un solo verso sorpreso prima di arrossire e puntare gli occhi sugli stivali di Zayn per non dover ricambiare il suo sguardo; era stupido ma si sentiva ancora in colpa per quella qualsiasi cosa l’avesse deluso o fatto arrabbiare.

Si strinse nelle spalle e sospirò con una smorfia quando si rese conto di non poter pronunciare una sola parola, mosse il piede contro il terriccio e inclinò il viso, concentrandosi su un punto del giardino dai fiori più sgargianti di altri. Puntò immediatamente gli occhi su di lui nel percepire la sua mano contro il braccio, mordicchiandosi il labbro quando la ritirò con delle scuse, e aspettò che fosse lui il primo a fare la mossa successiva, riuscendo a fissarlo solo con gli occhi più grandi dalla sorpresa al contatto delle sue dita contro la guancia.

- Non so come comportarmi con te.- Studiò persino il movimento delle sue labbra, non perdendosi nemmeno un secondo, e ridacchiò con uno strano calore alle guance, ascoltando il suo verso stizzito e vedendolo incrociare le braccia con una smorfia di disappunto ma un sorriso che non riusciva a nascondere. - Ho sempre l’impressione di annoiarti, ti sto importunando?- Premette i denti contro la lingua e scosse velocemente il capo con un risolino sulle labbra, per poi scoppiare in una vera e propria risata al suo chiedere: - Ti stai divertendo?-

Solo quando incrociò i suoi occhi scuri e socchiusi si bloccò, portò una mano contro la bocca e distolse lo sguardo con un’espressione colpevole, incassando la testa tra le spalle a ogni sospiro del ragazzo dai capelli neri. Non voleva affrontarlo ma non aveva molta scelta quando lui stringeva il mento tra le dita e gli sollevava il viso, restando in silenzio e tenendo gli occhi fissi su quei fiori mentre lui continuava a studiarlo.

- Vorrei solo conoscere il tuo nome.- lo sentì bisbigliare con un ritmo lento e le dita che premeva contro la mandibola, come a richiamare l’attenzione e guadagnare il suo sguardo. - Qualcosa che mi faccia capire che esisti davvero e non sei solo frutto della mia immaginazione. Mi sembra di stare impazzendo, Louis aveva ragione a mettermi in guardia dal passare tutto quel tempo nelle osterie. E ora sto farneticando senza senso e ti sto sicuramente spaventando.-

Il primo istinto, non appena sentì il contatto delle sue dita venir meno, fu quello di gridargli di fermarsi, di non andare via, ma fu costretto a ripiegare sull’afferrare la manica della camicia tra le dita, rafforzando la stretta all’incrociare i suoi occhi e annuendo al suo chiedergli: - Vuoi che resti qui?-

Mosse il capo ancora una volta al suo specificare “Qui con te?” e distolse lo sguardo alla luce nei suoi occhi, lasciando la presa e torturando le mani tra loro. Decise di tenere gli occhi puntati sulle punte degli stivali di Zayn, non volendo mettersi in imbarazzo più di quel momento, e impiegò tutte le sue forze per non guardarlo quando percepì la sua mano contro la schiena, il calore di quel contatto che penetrava la stoffa della maglia, e il sussurro a seguirlo in un posto speciale.

Aveva evitato di sollevare lo sguardo perché non sapeva nemmeno come o cosa chiedergli, l’aveva seguito in silenzio e si erano fermati di fronte a un cespuglio di fiori rossi e azzurri. Inclinò appena il capo per studiare quello immobile accanto a lui, arrossì immediatamente nell’incrociare il suo sguardo e si sporse verso quei fiori strani al suo cenno incoraggiante, chiudendo gli occhi per lasciarsi coinvolgere da quel profumo delicato.

Si irrigidì al suo spiegare che “Sono le lacrime della sirena”, ritirandosi con uno scatto e attirando il suo sguardo curioso e confuso. Liam era quasi tentato di tornare nel palazzo e chiudersi in uno stanzino, perché Zayn non poteva aver davvero scoperto il suo segreto, era stato attento, non poteva averlo capito, ma prese un respiro per calmarsi e cercò di ascoltare il continuo del suo discorso. Fortunatamente era troppo preso dal raccontare tutto quel che sapeva di quel fiore per notare la postura rigida che aveva assunto, incise i palmi nelle unghie e ricacciò il conato di vomito quando lo sentì spiegare delle torture inflitte alle creature mitologiche dei mari e “Sono solo delle leggende per tenere i bambini lontani dall’acqua”.

- Cosa succede? Ho detto qualcosa di sbagliato?- Solo in quel momento si accorse di avere gli occhi lucidi, qualche lacrima che era già corsa lungo la guancia, e si affrettò a passare la manica della maglia sul viso tra delle scosse del capo per indicargli di stare bene.

- Louis odia questi fiori, li ha fatti estirpare tutti ma riescono sempre a tornare. Incredibile, vero?- Lo osservò in silenzio allungare una mano e spezzare un gambo per portare alle labbra uno di quei fiori, arrossendo quando lo colse con gli occhi fissi su di lui, e lo sentì prendere un respiro con un “Io amo questi fiori”.

- Rappresenta l’unione tra le creature della terra e quelle del mare, o almeno così narra la leggenda. E così mi ha raccontato mia madre.- Si fece più attento alle sue parole e accettò il fiore con le guance rosse e un sorriso timido sulle labbra, sfiorando i petali con i polpastrelli. - Nasce sulle lacrime di una sirena dopo la morte del suo amato durante la Grande Guerra. Penso sia solo una delle solite leggende, le sirene non si vedono da secoli e l’unico che ancora crede nella loro esistenza è Louis. Lui e la sua sete di vendetta.-

- Ti piace? È tutto tuo, è un regalo per farmi perdonare.- Abbassò lo sguardo su quel fiore prezioso che teneva stretto tra le dita e sorrise emozionato quando si rese conto di aver appena ricevuto un dono, trattenne il labbro inferiore con i denti e puntò gli occhi enormi nei suoi, lasciandosi scompigliare i capelli con una piccola risata e annuendo poi con fare serio ai suoi “Non mostrarlo a nessuno”, “Questa è una delle poche rimaste e la sto tenendo nascosta al principe”.

Si sentiva importante con quello stelo tra le dita, gli occhi puntati sui colori accesi e la voce di Zayn che sussurrava “Sarà il nostro piccolo segreto”. Resistette all’impulso di sollevare lo sguardo, sapeva di avere l’attenzione di quel ragazzo addosso, e si torturò il labbro con i denti per trattenersi quando sospirò e biascicò qualche parola sconosciuta, sembrava quasi un’imprecazione, assieme a un semplice “Vorrei solo riuscire a capirti”.

Solo quando sentì i suoi passi allontanarsi si decise a distogliere lo sguardo dal terreno, portò il fiore alle labbra con un sospiro e strizzò gli occhi per non piangere dalla frustrazione di non poter nemmeno ringraziarlo decentemente. Ritornò all’interno del palazzo dopo aver guardato un’ultima volta la pianta di quei fiori strani, cercò di raggiungere il più in fretta possibile la piccola stanza assegnatagli per passare la notte e infilò quello che teneva in mano nel piccolo vaso che stava sul comodino e che Chanya gli aveva portato il primo giorno del suo arrivo.

Teneva le braccia incrociate sul davanzale della finestra e gli occhi fissi sulle onde quando riconobbe la figura del moro, stava seduto sulla sabbia con la schiena poggiata contro le rocce e il capo basso per concentrarsi su quel che doveva essere un disegno. Scosse la testa nel ricordare le sue ultime parole, come s’impegnava per capirlo nonostante lui non fosse in grado di esprimersi, e si lasciò la stanza alle spalle per raggiungere le cucine e rivolgere un sorriso e un cenno a Chanya e alla preoccupazione sul suo viso.

 

 

 

La mattina dopo Liam si trovava nella biblioteca del palazzo, aveva passato gran parte della nottata con gli occhi fissi sui petali rossi e blu di quel fiore particolare ma nonostante il sonno non avrebbe rinunciato a passare quel tempo con Zayn; erano due mesi che si trovavano ogni mattina seduti a quello stesso tavolo e non voleva rompere quella che era diventata quasi una tradizione. Non sapeva come mesi prima Zayn avesse convinto il principe, forse erano davvero amici o non vedeva nulla di male nell’impartirgli lezioni di scrittura o grammatica.

Preferiva di gran lunga stare in silenzio ad ascoltarlo parlare che muovere la piuma sulla pergamena per tracciare le linee che Zayn aveva chiamato “lettere”, era buffo mentre s’impegnava per cercare di spiegargli al meglio un concetto e agitava le mani quando si lasciava prendere dai discorsi.

Aveva imparato in quei mesi a riconoscere i cambiamenti d’umore in lui: quando era felice, con la testa presa da tutt’altro o semplicemente quando non era giornata. E quello era uno dei casi, era sicuro la questione del giorno precedente fosse risolta - gli aveva regalato un fiore per scusarsi - ma Zayn era stranamente taciturno, picchiettava lo stivale contro il pavimento e Liam sapeva bene di non dover disturbarlo, impegnandosi a passare la piuma contro la guancia e a puntare di tanto in tanto lo sguardo fuori dalla finestra e sulle onde dell’oceano.

Solo al suo schiarimento di voce spostò lo sguardo su di lui, deglutì quando si accorse di essere sotto la sua totale osservazione e appoggiò la penna sulla pergamena, preparandosi ad alzarsi in piedi per mettere quanta più distanza tra loro due. Era strano, le interne gli si erano attorcigliate per colpa dell’ansia e Zayn non faceva che fissarlo da troppo tempo.

Fu il sussurro, il flebile “Certe volte penso tu non sia di questo mondo”, a paralizzarlo in quel punto e non dargli possibilità di reagire, se non per gli occhi spalancati e fissi sul ragazzo che aveva sospirato e puntato gli occhi sugli scaffali pieni di libri.

- Sei sempre così sfuggente.- lo sentì aggiungere dopo pochi minuti, come se stesse esprimendo un pensiero ad alta voce e non per rendere partecipe lui. - Vorrei saper leggere nella tua testa per capirti e togliermi quest’ossessione. Sei complicato e non mi dai tregua. Voglio sapere qualcosa su di te, qualsiasi cosa.- continuò con un tono quasi disperato e un ritmo veloce, voltandosi con il busto per fronteggiarlo e appoggiando la mano sul braccio del castano per trattenerlo.

- Non voglio spaventarti.- biascicò a fatica, trascinando ogni lettera con una smorfia ad increspargli le labbra e la mano che rafforzava la stretta ai tentativi dell’altro di liberarsi. - Non voglio farti del male, non potrei mai. Scrivi solo l’iniziale del tuo nome, solo quello. Moti.-  ripeté di nuovo con un’urgenza nella voce, bisbigliando l’ultima parte in una lingua sconosciuta e ottenendo immediatamente l’attenzione di un Liam curioso.

- Mi stai dando qualche difficoltà, sai?- riprese a parlare Zayn dopo un sospiro, sciogliendo la presa sul suo braccio e sfiorandogli il punto in cui aveva stretto forse con eccessiva forza. - È vero che da quando sei comparso passo meno tempo chiuso in qualche locanda a bere, che ho ripreso a disegnare e forse non sembro più un morto che cammina.- Liam lo osservò mentre sospirava, passava le dita sul ciuffo di capelli per spostarli dalla fronte e incrociavano poi gli sguardi, sentendo le guance scaldarsi al piccolo sorriso, alla scossa del capo e “Non mi avevano mai detto fosse così difficile stare dietro a una musa”.

Abbassò per un attimo gli occhi sulla pergamena, cercando il coraggio per incontrare di nuovo il suo sguardo, si indicò con un’espressione curiosa e aspettò che gli chiedesse “Vuoi sapere cos’è una musa?” prima di annuire con un sorriso timido e i denti premuti contro la lingua.

C’era sempre qualcosa in Zayn, nel suo modo di spiegare e in come cercava le parole giuste che lo costringeva a restare con gli occhi fissi su di lui, per non perdere nemmeno un secondo di quel che raccontava.

- Come potrei fartelo capire..- Strinse i denti sul labbro inferiore per non ridere della sua espressione buffa, si torturò le dita tra loro e si mise dritto con la schiena quando lo vide schioccare le dita e ricominciare a dire con un ritmo incalzante: - Quando ti piace tanto fare una cosa, non riesci più a farla e sei triste.-

Si rabbuiò a quelle parole, pensando a quanto gli mancasse nuotare, e incrociò le braccia sul tavolo, appoggiandovi contro il viso e sospirando con il labbro inferiore sporgente.

- No, non fare così.- Scosse il capo ai suoi tentativi di rallegrarlo, ignorando il successivo: - Ti prometto che è una cosa bella, perché poi conosci una persona che ti aiuta a.. a riprendere quel che amavi tanto fare. Visto? Non è una cosa brutta.-

Inclinò il viso quando iniziò a premere le dita contro la guancia per attirare l’attenzione, tenne gli occhi fissi sui volumi impolverati e spinse la fronte contro le braccia, desiderando sparire da quel posto e riavvolgere il filo di quei mesi passati con i piedi per terra. Voleva solo tornare in acqua, voleva raggiungere le sue sorelle, suo padre; gli mancava così tanto casa.

- Una musa è quella persona che ti dà coraggio di riprendere le tue passioni, quel che amavi fare.- Si mordicchiò il labbro inferiore quando lo sentì tremare per la nostalgia di casa, voltò nuovamente il viso per affrontare il moretto e si lasciò accarezzare una guancia con gli occhi che aveva chiuso per non mostrargli tutte le emozioni. - Ti prometto che è una cosa meravigliosa essere la musa di qualcuno. Non potrei mai paragonarti a qualcosa di brutto, moti. Non piangere, non voglio farti piangere.- lo sentì aggiungere quando sollevò le palpebre e gli mostrò le lacrime che premevano per liberarsi, cercò di tenere gli occhi fissi su di lui e percepì il suo fiato caldo contro la guancia mentre passava le dita tra i capelli e gli ripeteva che “Non c’è nessun motivo per cui piangere”.

- Puoi scrivere solo l’iniziale? Solo quella e poi non ti farò più nessuna domanda.-

Vide i suoi occhi illuminarsi quando si strinse nelle spalle e sollevò il viso dal tavolo per prendere la piuma, continuò a spostare lo sguardo dalla pergamena, all’inchiostro e a Zayn, cercando di cacciare l’ansia e trovare sicurezza in lui. Suo padre gli aveva insegnato a non fidarsi degli essere umani, non che l’avesse mai ascoltato, e aveva imparato a sue spese a contare solo su se stesso, anche se sarebbe stato meglio non entrare proprio in quel grande pasticcio. Ma di Zayn poteva fidarsi? E quante possibilità aveva d’indovinare il nome con una semplice lettera? E soprattutto scoprire da questa la sua vera natura. Forse suo padre gli aveva messo addosso solo tanta ansia e Zayn non sembrava pronto a pugnalarlo, nel caso in cui ci fosse stato un collegamento tra il nome e l’essere una creatura dei mari.

Inclinò il viso per studiare il moretto e lo trovò con gli occhi fissi sulla pergamena, il busto proteso in avanti per conoscere immediatamente quel segreto. Percepì la mano tremare al ricordo del dolore lancinante alla perdita della coda e no, non aveva sofferto e perso inutilmente la voce e la cosa più importante che possedeva per rischiare di mettersi ancora una volta nei guai.

Tracciò con cura e lentezza ogni lettera, concentrandosi per ricordare gli insegnamenti di Zayn sulla s e “proprio come un’onda rovesciata”, appoggiò la piuma accanto alla pergamena e tenne gli occhi puntati sulla parola che aveva scritto a fatica, annuendo al suo leggere “scusa” come a confermare.

Restò immobile e in una postura rigida quando percepì un peso contro la spalla e prese colore sulle guance nel momento in cui si accorse di avere Zayn così vicino e poggiato a lui. Deglutì una sola volta con gli occhi puntati sulle sue dita che scorrevano lungo la pergamena, si sentiva strano con il suo respiro contro il collo, e ascoltò il suo sospiro, vedendolo staccarsi da lui con una scossa del capo e “Non importa, lo sapevo che non l’avresti scritto”.

Non c’era cosa che desiderava più del parlare e spiegargli la situazione, che non era per fare un torto a lui ma rischiava la prigione e la vita, rischiava troppo per ogni secondo che passava fuori dall’acqua. Era solo, non era protetto ed era così stanco di stare rannicchiato in quel lettino scomodo e con la nostalgia che lo faceva singhiozzare. E non poteva raccontargli niente, non poteva dirgli che c’erano giorni in cui si pentiva di quella scelta di salvare il principe, che non valeva sicuramente la perdita della coda e della voce, che avrebbe solo voluto ascoltare un po’ di più i consigli del padre e non quelli della Strega dei Sette Mari. Però era tardi e volente o nolente ora quella era la sua vita. Una vita segregata tra delle brutte mura quando era abituato ad avere l’oceano solo per sé.

- C’è un lato positivo.- lo sentì dire dopo qualche altro minuto di silenzio, inclinò appena il viso per studiarlo con la coda dell’occhio e seguì quel che stava indicando, fissando la parola scritta e scoppiando a ridere al suo “Almeno ti ho insegnato a scrivere”. Era sicuro di averlo sentito aggiungere qualcosa sulla bella calligrafia ma non ci aveva più fatto molto caso quando aveva premuto le dita sotto il mento, gli aveva fatto sollevare il viso e aveva bisbigliato: - Sei troppo bello per essere di questo mondo.-

Aveva chiuso gli occhi quando si era sporto verso di lui, percependo il contatto delle sue labbra contro la fronte, e non si era mosso da quella posizione mentre lui usciva dalla piccola biblioteca e lo lasciava solo con le guance di un rosso acceso e il cuore che gli batteva come durante le migliori nuotate.

Non si era mai sentito in quel modo con qualcuno e in quel momento invece stava fissando di fronte a sé con le dita a premere contro il punto toccato dalle labbra di Zayn e un sentimento simile alla felicità, qualcosa che aveva sempre e solo provato in acqua.

Scosse la testa con uno sbuffo per togliersi quel pensiero, non c’era nulla di paragonabile all’essere nel mondo sottomarino, e strappò la pergamena per sfogare la rabbia che l’aveva preso, uscendo poi dalla stanza e raggiungendo Chanya per aiutarla a lucidare i pavimenti.

 

 

 

 

Aveva passato ore tra i corridoi vuoti e silenziosi del terzo piano, saltando persino la pausa pranzo nonostante i richiami di Chanya a continuare più tardi, e stava camminando con gli occhi fissi sui palmi delle mani rossi per lo sforzo, deciso a raggiungere la propria stanza e riposarsi prima di chiudersi nelle cucine e aiutare a preparare la cena.

Sollevò lo sguardo quando andò a sbattere contro un corpo solido, riuscendo a mantenere l’equilibrio e non cadere a terra solo grazie alle mani che si erano strette attorno ai fianchi, e arrossì l’attimo in cui riconobbe la voce di Zayn e il suo “Stavo cercando proprio te”. Si allontanò da lui per liberarsi dell’imbarazzo di quel contatto, il calore delle sue mani contro la maglia gli faceva uno strano effetto, e si indicò con la fronte aggrottata mentre lo vedeva roteare gli occhi e annuire con un sorriso divertito.

- Chanya mi ha detto che ti avrei trovato qui e infatti.. sa sempre tutto quella donna.- Lo osservò scuotere il capo con una risata divertita e, come ogni volta, restò ammaliato a cercare di trovare un senso alla sua reazione, a cosa ci trovasse di tanto divertente in tutto quello. - Ha detto anche che non ti sei fermato un secondo e hai lavorato per ore.- continuò quello che gli aveva stretto i polsi e sollevato le braccia per studiare i palmi arrossati con una piccola smorfia.

Aveva tutte le intenzioni di liberarsi da quella presa ma Zayn aveva iniziato a sfiorargli la pelle con i polpastrelli e lui era rimasto immobile con le guance in fiamme mentre intrecciava i loro sguardi e premeva le labbra contro i palmi aperti.

- Dovresti prendere una pausa, moti.- Distolse lo sguardo quando gli sembrò di non riuscire più a reggere quel che trasmettevano i suoi occhi, quella parola che gli sentiva ripetere da qualche settimana in una lingua sconosciuta, e lo sentì sospirare con un “Dovresti smetterla di sforzarti così tanto”.

Continuò a fissare le punte dei suoi stivali per tenersi impegnato mentre percepiva il suo respiro contro i palmi, le labbra che vi posava sopra tra un “Non mi piace per nulla” e “Le tue mani sono delicate”, si mordicchiò il labbro inferiore per trattenere la risata imbarazzata e nervosa e puntò poi gli occhi su di lui nel sentirlo mormorare: - Ho bisogno di alcune cose, vieni con me al villaggio? Ti serve una pausa e ti voglio con me.-

Si strinse nelle spalle perché era certo di non poter rifiutare, Zayn sembrava essere deciso anche a trascinarlo con lui, e cercò di indicargli con un cenno del capo di non voler uscire con quei vestiti, riuscendo a liberare una mano per stringere la stoffa della maglia e mostrargliela con una smorfia. Annuì più volte al suo chiedere con indecisione se volesse cambiarsi, si lasciò guidare dalla mano che aveva premuto contro la schiena e arrossì in imbarazzo quando lo sentì dire tra sé e sé di avere “qualcosa che potrebbe andarti bene”.

Aveva cercato di non pensare troppo al fatto di trovarsi nella camera di Zayn ma quando l’aveva visto porgergli una camicia pulita con un “Prova questa”, aveva percepito il cuore battere irregolarmente e le guance prendere subito calore, sicuro di averle di un rosso acceso per l’imbarazzo del dover spogliarsi di fronte a lui.

Sembrava fortunatamente averlo capito perché aveva portato un palmo a coprirsi gli occhi e gli aveva dato le spalle, si era voltato con il busto verso di lui solo allo schiarimento di voce e gli aveva rivolto un sorriso sincero e “Potrebbero scambiarti per qualcuno di rango superiore o un principe”. Non era riuscito a trattenersi dall’abbassare lo sguardo in imbarazzo, l’accenno di un sorriso sulle labbra, e si era lasciato sistemare la camicia con il labbro stretto tra i denti per scaricare il nervosismo.

Aveva poi seguito il moro passo a passo, inclinando appena il viso di tanto in tanto per accertarsi di averlo accanto, e avevano incrociato Chanya con un sorriso soddisfatto che gli aveva augurato una buona passeggiata e “Non fargli succedere nulla di male” che aveva rivolto a Zayn come una sorta di ammonimento. Era stato troppo sconvolto, sorpreso in maniera positiva, dalla sua risposta, da come gli aveva circondato la vita con un braccio, aveva stretto il fianco e affermato che “Non gli farò mai accadere nulla di brutto”.

Da quel momento aveva continuato a camminare con la testa persa in troppi pensieri, il calore di Zayn era l’unica cosa a trattenerlo in quel mondo e con i piedi per terra ma non era abbastanza da trascinarlo fuori da quelle meditazioni. Quando poi gli aveva rivolto una veloce occhiata, perdendosi a studiare la linea decisa della sua mascella, ed era stato colto sul fatto, aveva assunto un colorito paonazzo, aveva boccheggiato appena prima di ricordarsi di non poter parlare e aveva abbassato lo sguardo con una smorfia di disappunto alla sua risata.

- Ero serio con Chanya. Sei al sicuro con me, moti.-

Sollevò lo sguardo quando venne richiamato da quella parola sconosciuta, chiedendosi se quella frase potesse valere anche una volta rivelata la sua vera natura, e portò le mani sui suoi fianchi in un gesto istintivo quando gli si fermò di fronte con un’espressione decisa, allungando il collo per tenersi più vicino ai polpastrelli che lasciava scorrere lungo la guancia.

- Ti proteggerò sempre.- lo sentì bisbigliare con un tono delicato quanto il tocco delle dita lungo il viso, chiuse gli occhi quando lo vide sporgersi verso di lui e arricciò le labbra in un sorriso appagato e felice al calore delle sue labbra contro la fronte. Erano strani il battito del cuore o il pizzicore della pelle ma non ci aveva fatto caso quando aveva sollevato le palpebre e incrociato gli occhi nocciola di Zayn.

- E ora non perdiamo altro tempo, devo mostrarti alcune cose.- Mosse il capo in un cenno e affrettò il passo per raggiungerlo, stando sempre al suo fianco e pendendo dalle sue labbra e dai racconti sui villaggi in Oriente, sui bazar, sulle spezie e sui colori che gli sembrava di riuscire a immaginare in un modo vivido.

Era davvero così semplice passare del tempo accanto a lui, mettere da parte la nostalgia e sperare di poter parlare solo per ricambiare con racconti del mondo sottomarino, delle varietà di pesci e colori, dei coralli e dell’odore salmastro che restava impregnato sulla pelle. O di come il sole si rifletteva sul fondale, dei giochi di luce e di come gli piaceva passare le giornate su uno scoglio con la coda che muoveva nell’acqua e il busto esposto ai raggi e al calore.

Sapeva a Zayn mancava l’Oriente proprio come a lui mancava l’Oceano, sperava solo di poter condividere quella mancanza e non vivere con la paura di essere solo in quel mondo sconosciuto.

 

 

Liam non si era mai sentito più felice di quel momento, o almeno negli ultimi mesi, teneva gli occhi chiusi, i piedi a penzoloni nel vuoto e lo scrosciare delle onde nelle orecchie. Non credeva Zayn potesse portarlo lì quando gli aveva parlato di un posto speciale che gli sarebbe sicuramente piaciuto, l’aveva seguito con un’espressione dubbiosa e si era illuminato dalla gioia quando si erano trovati su una scogliera che dava a capofitto sull’oceano. In un primo momento si era lanciato contro di lui e aveva avvolto le braccia attorno al suo collo, quando poi Zayn aveva poggiato le mani sui fianchi, si era allontanato con le guance rosse d’imbarazzo e un sorriso timido e di scuse.

In quel momento stavano seduti sulla scogliera e Liam si sentiva così vicino a casa da aver abbandonato le difese, teneva gli occhi chiusi e il capo poggiato contro la spalla di Zayn, lasciandosi toccare i capelli con le labbra schiuse e dei sospiri appagati. Aveva annuito solamente al suo chiedergli se gli piacesse, non riuscendo a resistere all’impulso di stringersi a lui e strofinare il naso contro il suo collo, percependo la sua risata divertita e i piccoli baci che premeva contro la fronte.

Era strano come non riuscisse più a stare lontano da lui, l’odore della sua pelle era qualcosa d’intossicante cui non riusciva a fare a meno, le sue dita tra i capelli unite al rumore del mare avevano un effetto rilassante e la sua voce suonava melodiosa contro la fronte dove teneva premute le labbra.

- Certe volte mi sembra di averlo capito.- Sollevò solo una palpebra per fissarlo, spinse la guancia contro la sua spalla per richiamare la sua attenzione ma lui teneva gli occhi fissi sul sole che tramontava all’orizzonte e spariva nel mare. - Ci sono giorni in cui penso di aver scoperto quello che si nasconde dentro di te, il mistero che ti avvolge. Poi in realtà capisco di non conoscerti affatto.- Arricciò le labbra in una smorfia dispiaciuta e colpevole, dimenticandosi del lieve bruciore ai piedi quando incrociò il suo sguardo deciso, e percepì il cuore battere in maniera irregolare alla luce nei suoi occhi mentre confessava: - So solo che sei bellissimo.-

Aveva spostato il viso su un lato quando si era sporto verso di lui, percependo il contatto delle sue labbra contro la guancia che si era fatta bollente, e aveva cercato di rallentare il battito del cuore o regolare il respiro mentre lo sentiva sospirare e intravedeva la sua scossa del capo, come si sdraiava nell’erba con le braccia incrociate dietro il capo. Era rimasto per qualche minuto con i denti incisi sul labbro inferiore prima di prendere coraggio e sdraiarsi accanto a lui, voltandosi su un lato solo per poter nascondere il viso contro il suo collo e respirare il suo profumo. Aveva lasciato che gli circondasse le spalle con un braccio, usandola come scusante per premersi ancora di più contro il suo fianco, e aveva sollevato il viso al suo ripetere “moti” con un tono che trasmetteva dolcezza e lo rendeva ancora più curioso per scoprire il significato.

Mosse immediatamente il capo in un cenno al suo “Vuoi sapere cosa significa?”, cercò di tenere gli occhi fissi nei suoi quando appoggiò un palmo contro la guancia e arrossì l’attimo in cui ripeté quella parola con i loro sguardi legati assieme.

- Sai che nelle leggende, o almeno in quelle che mi raccontava mia madre, le sirene sono custodi di tesori preziosi? È uno dei motivi per cui sono iniziate le loro persecuzioni, per avere le loro ricchezze. E l’oggetto più prezioso che sta in fondo al mare è la perla. Nel mio villaggio, o in tutto l’Oriente, è ritenuto un dono sacro fatto dagli Dei agli uomini.-

Era rimasto in silenzio ad ascoltarlo mentre reggeva il peso del corpo con il gomito puntato nel terreno, aveva socchiuso gli occhi al passaggio delicato delle sue dita contro la guancia e li aveva strabuzzati al suo continuare: - Moti vuol dire perla nella mia lingua. E tu sei una perla, la mia perla, sei prezioso e da proteggere.-

Si era lasciato guidare dalla luce nei suoi occhi e dalla mano contro la guancia, aveva poggiato un palmo sul terreno e accanto al suo viso per sostenere il peso mentre si sporgeva con il busto, il cuore che batteva contro la cassa toracica come a voler liberarsi, e aveva chiuso gli occhi con un sospiro per come si sfioravano delicatamente le loro labbra ai sussurri del moro e al suo ripetere “moti”.

- Sei un dono degli Dei.- aggiunse poi con le dita che lasciava scorrere su tutto il viso del castano, fino a bloccarsi sulla bocca e premerle contro il labbro inferiore. - Vorrei portarti con me, mostrarti la mia terra e fartene innamorare, come tu hai fatto innamorare me. Questo non è il tuo mondo, moti, e mi uccide saperti in un posto che non ti merita.-

Liam era rimasto immobile, trattenendo persino il fiato, per ogni parola che gli sentiva pronunciare, si era lasciato baciare la fronte e si era sdraiato al suo fianco con un palmo premuto contro il suo petto, spingendo il viso contro la sua spalla quando percepì i loro cuori battere all’unisono. Non sapeva se Zayn si stesse riferendo alla sua vera natura o se avesse ipotizzato semplicemente qualcosa, ma non riuscì a bloccare le dita quando iniziò a tracciare dei segni sul suo petto con la lingua stretta tra i denti per concentrarsi.

- Liam?- Spinse la guancia contro la stoffa della sua camicia, annuendo quando ripeté quel nome e “Ti chiami così?”, si rilassò alle dita che passavano tra le ciocche di capelli e tracciò nuovamente quei segni con un sorriso più deciso e le orecchie piene della risata di Zayn.

- È davvero un bel nome, Liam.- Si voltò con il busto solo per incrociare il suo sguardo, allungò il collo verso di lui per non perdersi nemmeno un secondo del contatto delle sue dita contro la guancia e si lasciò sfuggire dei versetti compiaciuti con gli occhi chiusi e il viso proteso verso di lui. - Ha un significato importante, vuol dire che sei un guerriero coraggioso. Delicato come una perla ma forte come un guerriero. Non sbaglio a pensarti come a un dono delle divinità.-

Se avesse avuto ancora la coda era sicuro avrebbe espresso tutto quello che stava provando, non riusciva a tenerla ferma quando era così felice e si agitava nell’acqua per sfogare tutti quei sentimenti positivi che gli scoppiavano nel petto, ma in quel momento non riuscì a fare altro che poggiare i palmi sulle sue guance e premere le labbra contro le sue.

Ricordava qualche strano racconto delle sorelle sul bacio del vero amore, su quanto quel semplice contatto potesse unire due anime per l’eternità, ma era sicuro fossero intrattenimenti per femmine, senza alcun fondamento di verità. La voce della Strega dei Sette Mari, il suo ammonimento sul “bacio che cambierà tutto”, suonava lontano nella testa mentre rivolgeva a Zayn un sorriso luminoso e poggiava il capo sul suo petto per ascoltare il suo cuore.

 

 

 

Liam si era svegliato a notte fonda con il respiro affannato e una patina di sudore sul corpo, eppure quella notte era stata l’unica dal suo arrivo in cui era riuscito a prendere subito sonno; non si era lasciato prendere dalla malinconia perché Zayn l’aveva accompagnato fino alla stanza, aveva premuto le labbra contro la fronte e gli aveva rivolto un sorriso prima di sparire tra i corridoi.

Strinse le dita sulla maglia che indossava per dormire, sentendosi quasi soffocare in quella piccola stanza, e si spostò i capelli che stavano appiccicati contro la fronte, passando poi il palmo sul viso e sollevandosi a fatica con il busto. Arricciò le labbra in una smorfia quando intravide nella penombra creata dalla luce della luna il fiore quasi appassito nel vaso, allungò una mano per sfiorare i petali con le dita e grugnì infastidito al dolore acuto contro il fianco, premendovi contro il palmo per cercare di contenerlo.

Non aspettò altro tempo dopo la seconda ondata di dolore, si alzò in piedi e cercò di prendere un respiro profondo per non farsi prendere dal panico, aggrappandosi alla parete quando fece qualche passo in direzione della porta e gli sembrò di cadere. Restò per qualche minuto con la schiena contro la parete e il petto che si alzava e abbassava velocemente per cercare di respirare, non sapendo che altro fare e sentendosi più solo delle settimane precedenti, e uscì dalla stanza solo quando un nome e un viso gli diedero il coraggio.

Aveva percorso il corridoio a tentoni e si era dovuto fermare ogni tre passi con la mano contro l’addome e il respiro corto, sospirando di sollievo quando riconobbe il ritratto che stava accanto alla stanza in cui era stato il giorno precedente.

Tenne un palmo aperto contro il legno della porta, cercando di non cadere sulle ginocchia, e bussò fin troppo delicatamente, riprovandoci ancora una volta e sperando che il ragazzo avesse il sonno leggero. Strinse il labbro inferiore tra i denti e strizzò gli occhi alla fitta contro il fianco, perdendo l’equilibrio quando la porta si spalancò e finì tra le braccia di quello che aveva iniziato a ripetere “Liam” con fare preoccupato.

Non rispose a nessuna domanda, non sapendo nemmeno come spiegargli quel che sentiva, e spinse il viso contro l’incavo del suo collo, iniziando a singhiozzare e aggrapparsi alla sua maglia quando il suo odore penetrò le narici e lo fece gradualmente sfogare.

- Hai fatto un brutto sogno?- Scosse il capo a una delle tante domande, lasciandosi avvolgere e trattenere dal suo braccio, e prese un respiro profondo prima di stringere le dita sulla sua spalla e mugolare di dolore con gli occhi lucidi e il fiato corto. - Cosa ti succede, Liam? Mi preoccupi.- Spinse la fronte contro il suo petto e continuò a negare con delle scosse veloci, tenendo la sua maglia stretta tra le dita per sfogare il dolore che sentiva al fianco per ogni respiro.

- Non avere paura, ci sono io.- gli ripeté per la terza volta Zayn, le mani che in un primo momento aveva lasciato scorrere lungo tutta la schiena e che aveva poi ritirato contro le spalle del castano al lamento quando gli aveva sfiorato il fianco. Liam si lasciò guidare nella stanza, affidandosi ai passi del ragazzo che conosceva meglio di lui la stanza, e si sedette nel suo letto con le dita che si erano strette subito alla sua manica quando aveva percepito uno spostamento d’aria e il suo allontanamento.

Aveva cercato di stringere il bicchiere che gli stava porgendo con un invito a bere dell’acqua fresca e aveva poi lasciato che fosse lui a tenerlo, rendendosi conto del tremolio eccessivo delle mani. Prese qualche sorso d’acqua e continuò a tenere le dita strette attorno al tessuto della sua maglia, non volendo dargli modo di allontanarsi e lasciarlo solo nella penombra e in quel posto sconosciuto.

- Non vuoi che vada a cercare Chanya? Potrebbe aiutarci.- Scosse ripetutamente il capo con dei mugolii e si spinse con il busto per allacciare le braccia attorno alla sua vita e nascondere il viso contro il suo addome. - Non riesci proprio a spiegarmi cosa succede, Liam? Vorrei aiutarti e non so nemmeno da che parte iniziare.- lo sentì bisbigliare con un tono rauco e preoccupato, le dita che passava tra le ciocche e premeva contro la cute mentre lui cercava di prendere dei respiri e non badare al fianco che sembrava bruciare.

Riuscì a percepire il successivo “Sei freddo” solo perché aveva le labbra premute contro la fronte, le mani con cui gli aveva spostato i capelli dal viso e che faceva scorrere lungo la pelle sudata mentre ripeteva il suo nome tra un bacio contro la guancia e uno contro la tempia.

Strinse le dita sulle lenzuola con un rantolo e il respiro mozzato, si accasciò con la schiena contro il materasso e preferì concentrarsi sul fruscio dei vestiti di Zayn, sui suoi movimenti nella stanza che sul bruciore che si intensificava per ogni respiro. Allungò il collo per tenersi vicino alla mano che aveva premuto contro la fronte sudata e continuò a tenere strette le lenzuola mentre lo sentiva ripetere le solite domande e “Ti prego, dimmi cosa devo fare. Ho così paura di perderti, moti”. Non riuscì a trattenere il singhiozzo, nonostante Zayn gli avesse chiesto di non piangere più, e sollevò un braccio per indicargli la brocca piena d’acqua che era illuminata dal fascio di luce lunare.

- Vuoi altra acqua?- gli domandò con indecisione e gli occhi puntati su di lui per cogliere immediatamente la sua risposta, riempì il bicchiere e glielo porse mentre Liam scuoteva il capo e si sollevava a fatica la maglia per indicare il fianco.

Mosse il capo in un cenno quando parlò di panni bagnati, inclinò il viso per spingerlo contro la gamba del moretto che stava seduto sul letto e sospirò di sollievo al primo contatto del tessuto umido contro la fronte, cercando di ringraziarlo con dei tocchi delle dita contro il suo braccio.

- Ti capita spesso di stare così male?- lo sentì bisbigliare dopo qualche minuto di silenzio, negò con una scossa e arricciò le labbra in un sorriso soddisfatto quando continuò a passare il panno lungo le braccia. - Se dovesse succedere ancora, sappiamo cosa fare.-

Ridacchiò con uno sbadiglio e si lasciò spostare dalle sue braccia attorno al corpo, aprendosi in un sorriso enorme quando si sentì circondato dall’odore di Zayn impregnato nel cuscino. Annuì con un cenno lento al suo invito a riposare e gli sfiorò una guancia con un sorriso dolce per ringraziarlo, riuscendo a captare solo il suo “Mi prendo cura io di te, moti” prima di chiudere gli occhi e addormentarsi.

 

 

 

 

La prima cosa che notò al risveglio fu un peso sullo stomaco, si stropicciò gli occhi con uno sbadiglio e sollevò a fatica una palpebra, arrossendo quando notò il braccio che stava avvolto attorno a lui e lo teneva fermo in quella posizione. Il respiro di Zayn gli solleticava la nuca ma il corpo non sembrava intenzionato a reagire o mettere spazi tra di loro, puntò quindi gli occhi sul soffitto e gli sfiorò la pelle del braccio con i polpastrelli quasi inconsapevolmente. Gli venne da ridere quando lo sentì mugolare nel sonno, spostarsi nel letto e spingere il gomito contro l’addome, abbassando lo sguardo per fissarlo mentre premeva la guancia contro il petto e sospirava con un sorriso soddisfatto.

Liberò un braccio dall’incastro tra i loro petti, non trovandoci nulla di male nello sfiorargli con delicatezza il viso, e s’immobilizzò con le dita a mezz’aria quando Zayn iniziò a sbadigliare e stiracchiarsi. Gli rivolse un sorriso imbarazzato con le guance di un tenue rosso e chiuse gli occhi alla mano che aveva poggiato contro la fronte, annuendo al suo accertarsi delle condizioni con uno “Stai meglio?” preoccupato.

- Vuoi restare qui oggi?-

Restò in silenzio ad osservarlo, gli occhi puntati nei suoi, e distolse lo sguardo solo al passaggio delle sue dita lungo il braccio, studiando i suoi movimenti quasi in allerta. Si strinse nelle spalle quando gli pose la stessa domanda una seconda volta, spinse il capo contro i cuscini con gli occhi che lasciava guizzare nella stanza e strinse le lenzuola tra le dita per scaricare il nervosismo dalla vicinanza di Zayn e del suo respiro contro la pelle.

- Posso dire a Chanya che ti sei sentito male, son sicuro capirebbe.- Deglutì prima di annuire velocemente e s’irrigidì quando Zayn poggiò il palmo contro la fronte e gli sollevò i ciuffi di capelli per sporgersi e lasciargli un bacio sulla pelle. Non sapeva più come comportarsi con lui, non che le altre volte avesse qualche idea, ma dopo l’uscita al villaggio e soprattutto quel che era successo quella notte gli sembrava fossero cambiate troppe cose tra loro; Zayn invece si comportava come se non fosse accaduto nulla e lo confondeva.

- Liam?- Puntò immediatamente gli occhi nei suoi quando si sentì chiamare con dolcezza, lasciò la presa sulle lenzuola e poggiò i palmi sul materasso per mettersi seduto e incrociare poi le gambe con le mani premute contro le ginocchia e il viso abbassato. - Mi piace il tuo nome, è così fiero.. sembra il nome di un principe.-

Sollevò tentativamente gli occhi su di lui, ignorando il miscuglio di sentimenti che vorticavano nel petto, e li abbassò sulle mani che gli aveva stretto tra le sue, continuando a spostare lo sguardo dalle sue dita al suo viso mentre le sue labbra mantenevano la piega di un sorriso dolce e rilassato.

- Mi hai fatto spaventare ieri e non ho ancora capito cosa sia successo, ma sai che puoi sempre contare su di me. So che hai paura in questo palazzo sconosciuto e ti porterei immediatamente a casa tua, se solo sapessi qualcosa su di te.- Strinse le sue dita a quelle parole, chiedendosi se potesse rispettare quel patto una volta scoperto tutto di lui o se l’avrebbe portato direttamente dal principe, aggrottò la fronte e scosse il capo con una smorfia sulle labbra, tenendo gli occhi puntati sulla sua maglia per non affrontare il suo sguardo.

- Non è una bugia.- lo sentì difendersi con decisione, prendendo quella scossa del capo come un non fidarsi della verità delle sue parole, gli strinse le mani per obbligarlo a ricambiare il suo sguardo e si mise in ginocchio di fronte al castano con un’espressione determinata. - Posso portarti via da qui, moti. Posso portarti a casa mia, trattarti da pari e non come un servo qualunque. Non possiedo tutte le ricchezze di un principe ma ho un cuore che batte solo per te. Mi hai conquistato e io sono pronto a liberarti, a mostrarti il mondo. Vieni con me, Liam. Non c’è più niente che ci trattiene qui, non c’è mai stato niente e mi sembra di essere rimasto solo per aspettare te.-

Tenne gli occhi marroni fissi nei suoi per cercare una qualsiasi traccia di indecisione, inclinò il viso quando Zayn premette un palmo contro la guancia e arrossì appena al suo sfiorargli la pelle con dolcezza e con qualche parola sconosciuta sulle labbra.

- L’oceano è burrascoso in queste terre.- Annuì con una piccola smorfia e si drizzò con la schiena quando lo sentì raccontare di “acque cristalline” e “lacrime di sirena”. - Ce ne sono un’infinità, Liam.- stava infatti dicendo con un tono lieve e le dita che premeva contro la guancia o il mento del castano, cercando continuamente i suoi occhi che sfuggivano l’attimo dopo.

- Ho visto come ti sei illuminato in viso quando hai visto quei fiori e ti prometto di mostrarteli ogni giorno. Accetti di venire con me?- gli domandò ancora una volta, gli strinse la mano e gliela fece poggiare contro il petto con un’espressione decisa mentre continuava: - Non ti chiedo nulla in cambio, mi interessa solo la tua felicità e qui non sei felice.-

- Ti offro il mio mondo, moti.- sussurrò con la mano stretta a quella di Liam e tenuta ferma contro il petto e il battito del cuore. I suoi occhi nocciola brillavano e non c’era alcuna traccia d’indecisione o falsità, per cui venne naturale a Liam premere le dita contro la sua maglia e sporgersi con il busto fino a sfiorargli le labbra.

Lasciò che poggiasse entrambi i palmi sulle guance, quasi a trattenerlo per paura di vederlo allontanarsi, prese un respiro tremante e chiuse gli occhi al primo contatto tra le loro bocche, avvolgendo le braccia attorno al suo collo per tenersi in equilibrio e restare vicino a lui. Non aveva assolutamente esperienza in quel campo ma era strano come si stesse abituando alle labbra morbide di Zayn, alla sua lingua che scorreva lungo la bocca e ai denti che premeva di tanto in tanto contro il labbro inferiore del castano che ridacchiava con gli occhi socchiusi.

Non sapeva quanto tempo avessero passato in quella posizione, con Liam che prendeva lentamente confidenza e intrecciava le dita tra le ciocche morbide e nere, o come si fosse trovato con la schiena contro il materasso e il corpo di Zayn che lo teneva bloccato, la bocca che aveva spostato per lasciargli una scia di baci lungo il collo e la risatina che Liam non riusciva a trattenere per il solletico provocato dalla barba contro la pelle tenera.

Sentì le guance prendere fuoco e il respiro mozzarsi quando iniziò a ripetere una serie di parole in una lingua sconosciuta - solo moti aveva riconosciuto - e “Il mio bellissimo Liam”, che sembrava voler imprimere con le labbra su ogni parte che riusciva a sfiorargli. Gli stava sfiorando la guancia ispida per la barba con le punta delle dita, il labbro stretto tra i denti e gli occhi fissi in quelli del moro che non si era spostato di un solo centimetro e non aveva rotto il contatto visivo; era strano come riuscissero a comunicare senza bisogno di parole, era uno dei motivi per cui il viso gli si era fatto più luminoso e stava sorridendo in quel modo. Ricordava qualche racconto su come una sirena poteva incantare con la voce o un sorriso, gli uomini ripetevano che era il loro modo per soggiogarli e trascinarli sui fondali ma era sicuro fosse solo il loro modo di esprimere tutta la felicità che scoppiava nel petto, un po’ come per il movimento della coda.

E gli sembrava impossibile smettere di sorridere o distogliere lo sguardo da Zayn, si sentiva fortunato per aver trovato qualcosa che gli rendesse la permanenza sulla terra un po’ più piacevole e c’era una parte della sua testa che desiderava raccontargli qualsiasi cosa del mare, renderlo partecipe della sua natura e portarlo con lui tra le onde.

Era quasi accettabile pensare a una vita senza la coda ma con Zayn accanto, riusciva a superare in parte la malinconia con lui e forse una volta raggiunto l’Oriente con lui avrebbe potuto aprirsi sempre di più e riuscire a svelargli tutti quei segreti senza la paura di essere imprigionato, torturato o ucciso. Il pericolo di essere scoperto non era assillante, se si allontanava dal principe e da quel palazzo. Gli stava offrendo una possibilità di ricominciare e una volta libero poteva anche cercare di mettersi in contatto con qualche creatura dei mari e farsi aiutare. Era così forte il pensiero di poter riavere la coda, o almeno una vita lontano dalla paura di quegli ultimi mesi, che aveva tutte le intenzioni di accettare la proposta di Zayn e partire in quello stesso istante.

Voleva anche vedere quei posti che gli aveva descritto con così tanta enfasi, fargli superare la paura del mare per avvicinarlo a lui e al mondo cui apparteneva. Voleva quella vita che Zayn gli prometteva e raccontargli tutti i segreti, mostrargli la coda di cui andava così orgoglioso e insegnargli ad amare quel che faceva parte di lui. Era anche un poco vanitoso perché sapeva di fare un bello spettacolo mentre si muoveva con fluidità nell’acqua e voleva conquistare Zayn per ricevere i suoi complimenti e i suoi sorrisi.

Solo un suono in lontananza li portò a rompere quel sottile contatto e puntare gli occhi sulla finestra che si affacciava sul giardino del palazzo, le trombe che squillavano e “Deve essere tornato prima” pronunciato in un bisbiglio da uno Zayn confuso. Continuò a fissarlo mentre si metteva seduto, non sapendo come comportarsi o se dovesse sparire, e spinse il capo contro i cuscini quando premette le labbra contro la fronte con un flebile “Non muoverti da qui”. Rispose con un semplice cenno, cercando di calmarsi al sorriso dolce che gli aveva rivolto, e poggiò la mano su quella che stava ferma contro la guancia e scorreva lungo il viso.

- Non voglio che qualcuno ti trovi, quindi stai nascosto qui.- Annuì ancora una volta con un’espressione più decisa e si sciolse nel momento in cui intrecciò le loro dita e le portò alle labbra, muovendosi tra le lenzuola con un sorriso felice. - Vado a parlare con Chanya e a discutere con Louis su alcune cose.-

- Niente di cui preoccuparsi, Liam.- si affrettò ad aggiungere alla smorfia sulle labbra del castano, sedendosi al suo fianco sul letto dopo aver indossato una camicia pulita e un paio di pantaloni, si sporse con il busto per premere un nuovo bacio contro la sua fronte e strofinò il pollice lungo la sua mandibola. - Però sono sicuro di dover pagare qualcosa per avere il permesso di portarti con me. Louis non sarà semplice da comprare, ma sono disposto a dare via tutto il patrimonio per te.-

Aggrottò la fronte a quelle parole, non sapendo quanto potesse essere positivo il dare via così tanti soldi per una semplice vita, ma si lasciò convincere dal sorriso di Zayn, dalle sue dita tra i capelli e dal suo concludere che “Non ci darà troppi problemi, fidati di me”. Tenne gli occhi puntati sulla sua schiena fino a quando uscì dalla stanza, sollevò poi le lenzuola e la maglia per ispezionare il punto che aveva ripreso a pizzicare, stringendo le labbra in una linea tesa nel riconoscere quegli strani simboli. Non sapeva cosa gli stesse succedendo o per quale motivo si fossero ripresentati ma non era un buon segno e potevano farlo scoprire in un attimo. Doveva andare via da quel palazzo prima che qualcuno potesse notarli, prima che iniziassero a comparire anche sulle braccia o in viso. Zayn non gli avrebbe mai fatto del male ma non poteva difenderlo da Louis o dal suo esercito.

Prese un respiro tremante mentre percorreva quegli arabeschi con le punta delle dita e aggrottò la fronte in confusione al pensiero di ricevere lo stesso trattamento dal moro, gli sarebbe piaciuto sentire il suo calore sulla pelle o sulla coda. Sì, avrebbe amato i tocchi delicati che riservava al suo viso sulle squame e sulla pinna. Con quell’improvvisa idea gli mancava ancora di più, era sicuro Zayn avrebbe potuto prendersene cura e viziarlo.

 

 

Quando Zayn gli aveva detto - anzi ordinato - di non muoversi da quella stanza, forse avrebbe dovuto ascoltarlo e non perdere la pazienza dopo troppe ore e iniziare a vagare nei corridoi per cercare Chanya e poterle chiedere se avesse bisogno di un aiuto. Però era così noioso stare chiuso tra quelle quattro mura, il mare era lontano e da quella piccola finestra non lo raggiungeva né lo scrosciare delle onde, né il profumo dei fiori. Era sicuro di riuscire a cavarsela mentre si spostava con agilità da una stanza all’altra ma quando aveva sbattuto contro un corpo solido, finendo con il sedere per terra, aveva strabuzzato gli occhi dalla paura nel trovarsi di fronte il consigliere del principe. Aveva l’idea che Louis fosse così crudele per la vicinanza con quell’uomo, aveva dei lineamenti decisi e non l’aveva mai visto sorridere, aveva un’espressione perennemente arrabbiata e non aveva mai approvato l’idea di accogliere uno sconosciuto - “pescato dalla spiaggia come un pesce” - nel palazzo.

Si trovava quindi nella stanza di Zayn, seduto nel suo letto con gli occhi lucidi e la mano che premeva attorno al polso dolorante. Sapeva di non poter uscire incolume da quello scontro con quell’uomo ma non si aspettava la sua presa ferrea sul braccio e come l’aveva spinto contro il muro più di una volta fino a scagliarlo contro il pavimento con un “Non intralciarmi mai più”; era stato anche fortunato perché giravano voci su torture peggiore inflitte a chi si fosse trovato per sfortuna sulla sua strada.

Stava osservando i segni rossi che gli macchiavano la pelle, i punti in cui aveva stretto con eccessiva forza, quando sentì la porta aprirsi e Zayn entrare nella stanza con un sorriso enorme e felice. Sporse il labbro inferiore alle sue domande preoccupate e al cambiamento di espressione nel suo viso, abbassò lo sguardo e contò i suoi passi per distrarsi dalle piccole scariche di dolore che si concentravano sul polso e nella zona circostante, aveva sbattuto anche la nuca ma era un male sopportabile.

- Cosa.. cos’è successo?- lo sentì chiedere ancora una volta, si strinse nelle spalle e scosse il capo per evitare di rispondergli, tenendo gli occhi lucidi puntati sui suoi stivali e tirando su con il naso con un mugolio al contatto delle sue dita contro il polso dolorante. Cercò di rispettare la sua richiesta a non piangere con i denti incisi sul labbro inferiore, inclinò il viso per fissarlo di sfuggita mentre si sedeva accanto a lui e arrossì in imbarazzo quando avvolse un braccio attorno alla vita per farlo spostare e sedere sulle sue cosce. Spinse la fronte contro il suo collo con dei lamenti quando gli massaggiò il polso e tenne le labbra strette per non piangere, lasciandosi ugualmente sfuggire qualche lacrima che scivolava lungo la gola del moretto.

- Non c’è niente di rotto, tra qualche settimana potrai muoverlo meglio di prima.- Strofinò il naso contro la sua mascella contratta nel captare la rabbia che emanava e premette le labbra contro il suo mento quando iniziò a muovere la mano lungo la schiena con dei sospiri e “Non succederà niente di simile quando ce ne andremo via”.

Si allontanò appena con il viso per rivolgergli un’occhiata confusa e curiosa, si lasciò scompigliare i capelli con un broncio scocciato e allungò un braccio per poggiare il palmo contro la sua guancia mentre lo ascoltava spiegare di aver raggiunto un accordo con Louis, che sarebbero potuti partire l’indomani e che non vedeva l’ora di mostrargli la sua terra, l’aggiunta su una presentazione in famiglia lo fece arrossire in imbarazzo.

- Una volta lontano da qui starai meglio, vedrai.- Strofinò le dita lungo la sua guancia ispida per la barba e si strinse nelle spalle con il viso sollevato e gli occhi puntati su di lui, si rannicchiò tra le sue braccia e annuì quando, dopo avergli lasciato più di un bacio tra i capelli, lo sentì ripetere quel che gli aveva promesso e “Sarai libero e potrai andare ovunque”.

Restò in quella posizione, seduto sulle sue gambe e stretto a lui, perché si sentiva al sicuro così vicino a lui, sapeva di potersi fidare e Zayn aveva un buon odore, oltre a farlo rilassare grazie alle dita che muoveva tra i capelli e lungo la schiena.

- Andrà tutto bene. Te lo prometto, Liam.- Mosse il capo in un cenno con un mugolio felice, cercando di fargli capire quanto si fidasse di lui, e gli mordicchiò la mandibola per poi fissarlo incantato mentre scoppiava a ridere. Erano poche le occasioni in cui l’aveva visto mettere da parte la serietà e lasciarsi prendere dal divertimento, quindi ne approfittò tutto il tempo con dei baci contro la guancia e il naso che strofinava lungo il suo collo con un sorriso fiero.

Era un altro lato del suo carattere quello, le sue sorelle si lamentavano spesso quando gli prendeva quella voglia di scherzare e dar loro fastidio, muovendosi velocemente nell’acqua con risatine di scherno quando non riuscivano ad acchiapparlo. E in quel momento si stava comportando nello stesso modo, arrivando a strofinare tutto il viso contro il suo collo e mordicchiargli il lobo dell’orecchio con delle risatine ai suoi lamenti.

Si era fermato solo quando aveva percepito un verso diverso lasciare le labbra di Zayn, aveva inclinato il viso con uno sguardo confuso e curioso e aveva allungato le braccia con un mugolio triste quando l’aveva fatto sedere sul materasso con l’aiuto delle mani strette ai fianchi. Aveva cercato i suoi occhi per scusarsi, non l’aveva mai fatto prima di quel momento ma Zayn indietreggiava con le guance rosse e ripeteva scusanti sul dover cercare Chanya, che si sarebbe assentato per un po’ e di non muoversi da quella stanza.

Restò inerme nel letto a fissarlo, arrabbiandosi con se stesso per aver perso il posto comodo che erano le gambe del moro, e strofinò una mano lungo il viso prima di buttarsi a pancia in giù e premerlo contro i cuscini profumati. Avrebbe voluto avere il suo calore ancora per poco ma si addormentò l’attimo in cui chiuse gli occhi, il braccio dolorante che teneva stretto al petto e la fronte già aggrottata in una smorfia per l’incubo che lo terrorizzava da mesi.

Si svegliò di soprassalto parecchie ore dopo, erano già calate le tenebre e la luna illuminava la figura addormentata di Zayn, prese dei respiri veloci per calmarsi ma proprio come la sera precedente gli sembrava di non avere aria attorno. Strinse le dita sulla maglia, nonostante sapesse non fosse quello l’elemento che lo stava facendo soffocare in quel modo, puntò gli occhi lucidi sul soffitto e boccheggiò con rantoli di dolore mentre sentiva i movimenti del ragazzo accanto che si svegliava e si metteva subito seduto con delle domande preoccupate.

- Dovevi svegliarmi, ti avevo chiesto di avvisarmi.- lo sentì sibilare con un tono rauco, dovuto alla preoccupazione o all’essersi appena svegliato, e si concentrò su di lui e sui suoi gesti frettolosi per non pensare al bruciore che gli prendeva tutto il ventre. Si lasciò guidare a sdraiarsi ancora una volta nel letto, nonostante cercasse di opporsi e aggrapparsi alle sue braccia perché gli sembrava di peggiorare solamente, e lo osservò sfilarsi la maglia con un movimento veloce, immergere una parte del tessuto nella caraffa d’acqua lì accanto e strofinarlo contro la fronte sudata di Liam.

- Ci penso io, Liam. Ci sono io.- Annuì con un singhiozzo e lasciò la presa sulle sue braccia, notando con una smorfia i segni che gli aveva creato sulla pelle. - Non m’importa, non mi fanno male. Non è nulla, moti. Tu stai meglio?- Lasciò passare qualche minuto nel silenzio, rilassandosi per come Zayn passava il tessuto umido lungo le braccia, e scosse poi il capo con un broncio, non sapendo come mostrargli il petto senza spaventarlo per i segni che dovevano essere scarlatti e non più di quel blu che gli rivestiva anche la coda.

Afferrò i lembi della maglia quando cercò di sollevarla e iniziò a scuotere il capo con gli occhi strabuzzati, si fidava di Zayn ma non poteva sapere come avrebbe reagito e non era ancora al sicuro e lontano dal palazzo. Non trattenne più le lacrime - era un pianto dettato dalla paura e non dal dolore - e cercò di sollevarsi dal letto per nascondersi da lui, poteva cavarsela da solo con quel problema.

S’irrigidì all’imprecazione di Zayn in una lingua sconosciuta, puntò gli occhi impauriti nei suoi quando gli tenne i polsi stretti tra le sue mani e si agitò nel letto, immobilizzandosi all’occhiata furiosa del moro e distogliendo lo sguardo dal suo mentre si lasciava sollevare la maglia e sentiva chiaramente il suo trattenere il fiato.

- Che cosa ti è successo? Cosa sono? Stanno sanguinando?- Negò con una semplice e veloce scossa del capo, strinse i denti quando sfiorò i simboli con le dita e si ritrasse con un piagnucolio quando il bruciore fu eccessivo. Tenne gli occhi fissi sul petto di Zayn, sull’anello che pendeva legato a una catena, e ignorò la domanda che si aspettava da mesi, quel “Che cosa sei?” che gli faceva ricordare bene di non fare parte di quel mondo.

- No, no, no. Non avere paura di me, moti. Non piangere.- Strofinò un palmo contro la guancia a quella richiesta, cercando di togliere le tracce del pianto, tirò su con il naso dopo un altro singhiozzo e tenne gli occhi bassi mentre lo sentiva borbottare in una lingua sconosciuta. Annuì poi alle sue insistenze, al suo ripetere “Ti fanno male?” o “Se li tocco, ti fanno male?”, e strabuzzò gli occhi con un sibilo quando strizzò la maglia per far gocciolare l’acqua sugli arabeschi incisi sulla pelle.

Solo dopo altri due o tre processi il bruciore iniziò a farsi sopportabile, il rosso venne presto sostituito da un tenue rosa e Liam si lasciò andare a un sospiro di sollievo, sciolse la postura rigida e si rilassò contro il materasso con gli occhi socchiusi. Aggrottò la fronte e sollevò una sola palpebra quando sentì il fiato di Zayn contro l’addome, prendendo colore sulle guance al contatto delle sue labbra sulla pelle e a come tracciava con cura tutti i simboli che racchiudevano il segreto più importante.

- Non devi avere paura di me, moti.- lo sentì ripetere ancora una volta, arrossendo per l’intensità del suo sguardo e per i brividi che gli provocava il suo respiro contro l’addome, si mordicchiò il labbro inferiore e lo osservò con curiosità mentre bagnava la maglia e la poggiava sul basso ventre con dei gesti quasi veneranti. - Ora va meglio?- Annuì con gli occhi puntati sulle sue dita, su come sistemava il tessuto bagnato per coprirgli la pelle, e lo studiò con fare circospetto quando si sdraiò sul materasso e avvolse un braccio attorno alle spalle.

Era rimasto immobile e stretto a lui, una serie di ipotesi e pro o contro per spiegare il suo comportamento, e aveva continuato a fissarlo di sottecchi mentre lui fischiettava seguendo una melodia rilassante. Solo dopo qualche minuto sciolse la postura rigida, si sporse con il viso e strofinò il naso contro la sua guancia, cercando di ringraziarlo con quel piccolo gesto e un sorriso timido.

- Domani ce ne andremo via da tutto questo.- Respirò lentamente contro la sua guancia ispida e ridacchiò quando gli scompigliò i capelli, facendosi poi attento alla sua espressione seria e all’aggiungere “Non dovrai più avere paura di nessuno, moti”.

Fu molto più semplice addormentarsi con il viso premuto contro il suo petto, le sue dita tra le ciocche e il suo odore nelle narici; forse il merito andava spartito in egual modo tra la maglia bagnata di Zayn sul basso ventre e il suo canticchiare perché erano quel che lo faceva sentire sempre più al sicuro con lui e tra le sue braccia.

 

 

Quella giornata era iniziata in un modo perfetto. Si era svegliato con la mano di Zayn contro la guancia mentre le dita dell’altra erano impegnate a sfiorargli le linee di un blu intenso, si era stiracchiato nel letto e aveva percepito il suo sguardo addosso per tutto il tempo, facendolo sorridere e arrossire assieme. Non si era mai sentito più felice di quel giorno, completo in quella terra straniera e con un ragazzo che conosceva da qualche mese.

- Sei bellissimo.- Puntò gli occhi su un angolo della parete con il viso in fiamme e un sorriso euforico che premeva per mostrarsi, cercò di ignorare il fatto di trovarsi nella camera e nel letto di Zayn ma era impossibile quando percepiva il suo respiro leggero e le carezze lungo il viso, intervallate da troppi complimenti e “Il mio piccolo Liam”.

Zayn era sempre stato aperto nel mostrare i suoi sentimenti, non aveva mai nascosto di tenerci a lui - nonostante quei piccoli momenti in cui preferiva chiudersi a riccio - e in quegli ultimi giorni lo stava riempiendo di attenzioni che gli facevano battere velocemente il cuore. Liam si sentiva speciale per lui, protetto e amato; non era nulla di simile a quello che provava per il principe, se mai aveva davvero provato qualcosa per lui.

Aveva puntato nuovamente gli occhi su di lui quando l’aveva richiamato con dolcezza, l’aveva osservato con la fronte aggrottata mentre si sfilava la catenina legata al collo e l’aveva imitato quando si era messo a sedere nel letto.

- Me l’ha regalato mia madre quando ho raggiunto la maggiore età.- l’aveva sentito spiegare con un tono serio e gli occhi fissi sull’anello d’argento che luccicava. - Era di mio padre, lei è convinta porti fortuna alle persone che amiamo. Non ho capito come un pezzo d’argento possa proteggere qualcuno, ma vorrei lo tenessi tu. Non sono pronto a sfidare la sorte in questo momento.-

Spostò lo sguardo dal suo viso al piccolo anello che ondeggiava davanti agli occhi e allungò un braccio per tenerlo poi nel palmo della mano, sfiorandolo con le dita libere e un’espressione curiosa.

Annuì immediatamente quando gli chiese se gli piacesse, si mordicchiò il labbro in attesa mentre lui sollevava le braccia con la catenina stretta tra le dita e premette i polpastrelli contro i suoi polsi quando percepì il contatto freddo di quell’oggetto sul petto.

Era troppo impegnato a tenere il capo abbassato e gli occhi fissi sull’anello per badare alla preoccupazione sul viso del moro, l’aveva sfiorato con i polpastrelli e aveva cercato di infilarlo al dito, superando la prima falange prima di fermarsi al sospiro del ragazzo seduto accanto a lui. Aveva inarcato un sopracciglio con il principio di un broncio sulle labbra, ma le aveva strette in una linea tesa quando aveva incrociato i suoi occhi.

- Sono solo..- Seguì il movimento della sua mano nell’aria, come se volesse cancellare tutto un discorso, e si sporse verso di lui con il cuore fermo nel petto in una strana angoscia. - Ho un brutto presentimento, non mi piace questo posto e voglio andarmene via. Non sarò tranquillo fino a quando non ci lasceremo questo palazzo alle spalle.- lo ascoltò poi parlare freneticamente, vedendolo coprirsi il viso con le mani e prendere dei respiri tra un “Andrà tutto bene” e “Sono uno stupido a pensare certe cose”.

Arricciò le labbra in una smorfia triste, non sopportando quel cambio d’umore in lui, e poggiò il palmo contro la sua coscia per tenersi in equilibrio mentre si sporgeva per premere le labbra contro la sua guancia. Si allontanò da lui solo per portare le dita alla sua bocca, gli sollevò le labbra con un cenno soddisfatto e si illuminò tutto quando ottenne in risposta la sua risata, arrossendo poi in imbarazzo al suo prendergli le mani e premere dei baci contro le nocche con dei mugolii su quanto fosse stato fortunato e “un dono degli Dei, moti”.

- Non ho ancora capito bene cosa sei, ma sono sicuro Louis non approverebbe la tua presenza nel castello.- Tenne il labbro stretto tra i denti mentre annuiva, non sapendo se indicargli l’oceano che si intravedeva dalla piccola finestra, e inclinò il viso al suo sospiro, a come passava la mano lungo il volto e aggiungeva: - Puoi promettermi non finirai nei guai? Che non lascerai il fianco di Chanya per nessuna ragione al mondo? Non mi piace questa sensazione orrenda e ti voglio al sicuro.-

Mosse il capo in un cenno affermativo alle domande di Zayn e, non sapendo come altro rassicurarlo, appoggiò i palmi sulle sue guance e strofinò il naso contro il suo, lasciandovi contro un piccolo bacio e arricciando le labbra in un sorriso euforico all’ennesima risata che era riuscito a strappargli.

Si stava alzando dal letto per uscire dalla camera, raggiungere Chanya e offrire il suo aiuto un’ultima volta, quando Zayn aveva stretto una mano attorno al polso e avvolto le dita attorno al piccolo oggetto che gli pendeva dal petto, l’aveva sentito bisbigliare qualche frase in una lingua melodiosa e sconosciuta ed era arrossito di fronte al suo sguardo intenso e a come gli stava sfiorando i segni sul bacino.

- Solo qualche ora e poi sarai libero.- Restò immobile con un’espressione confusa al tono quasi reverenziale che aveva usato, come se si stesse rivolgendo a una creatura sacra, e puntò gli occhi sui piedi al suo bisbiglio “Te lo prometto, moti”.

Era sgattaiolato fuori dalla stanza di Zayn solo dopo aver guardato un’ultima volta in direzione del letto, trovando il ragazzo sdraiato con le mani a coprirsi il viso e qualche invocazione nella sua lingua, aveva raggiunto le cucine e Chanya mentre si sistemava la collana per nasconderla sotto la maglietta, non riuscendo ugualmente ad evitare le sue domande curiose o il rossore che si espandeva sulle guance per ogni “Zayn mi ha detto che andrai via con lui” o “Sempre saputo eri il suo preferito”.

Stava aiutando Chanya a sbucciare tutti quei tuberi, ascoltando attentamente i suoi discorsi su quanto sarebbe voluta tornare nelle sue terre e dai suoi figli, e gli sembrava una giornata come tutte le altre, almeno fino a quando le porte si erano spalancate, il consigliere aveva marciato nella loro direzione e gli aveva stretto così forte il polso da farlo lamentare per il dolore del giorno precedente. Era riuscito a rivolgere gli occhi grandi e spaventati in direzione della donna che li fissava incredula e si era trovato a terra di fronte a un paio di stivali lucidi, aveva premuto i palmi contro il pavimento freddo per sollevare il viso e risalire con gli occhi lungo la figura di quello che manteneva una postura rigida e deglutì quando si rese conto di essere al cospetto del principe.

- Sai cos’è questo?- Scosse la testa in modo fin troppo veloce quando gli mostrò il fiore che Zayn aveva chiamato “lacrima di sirena”, ma non era riuscito a bloccare il mugolio mentre lo vedeva buttarlo a terra e calpestarlo con dei gesti rabbiosi. Appoggiò i palmi alle proprie spalle per indietreggiare ai suoi passi in avanti, non capendo cosa volesse da lui o cosa ci avesse trovato solo qualche mese prima da fargli decidere di perdere quello che aveva sempre amato, e grugnì quando il consigliere ne approfittò per premere la punta dello stivale contro le dita, portando immediatamente la mano al petto con gli occhi lucidi, il cuore in gola e la rabbia per essere stato così stupido. Non esisteva nulla per cui valesse la pena lasciare la propria casa e lui lo stava capendo troppo tardi, il principe era esattamente come lo descrivevano e non esisteva una cura per il suo cuore di pietra.

- Non lo sai?- gli aveva domandato con un sorriso sadico e un tono sfacciato, aveva scosso ancora una volta la testa e al suo cenno si era sentito sollevare da delle mani strette al tessuto della maglia. - Peccato sia stato trovato nella tua stanza. E c’è una pianta di quei maledetti fiori nel mio giardino! Sono comparsi con il tuo arrivo e davvero credi di poter superare questo affronto indenne? Avrei dovuto ascoltare Daren quando proponeva di cacciarti dal mio palazzo!-

Si sentiva piccolo e indifeso mentre il principe gli gridava contro con il viso rosso di rabbia, la forza con cui la guardia gli stringeva la maglia lo obbligava a stare sulle punte per non lasciarsi scoprire la pelle e i segni blu. Non aveva mai percepito il pericolo così vicino, certo c’erano stati momenti in cui si era avvicinato agli umani e aveva rischiato di farsi scoprire o quando era quasi affogato dopo la trasformazione, ma mai come in quel momento aveva paura di una persona e di quel che gli sarebbe potuto succedere.

Aveva strizzato gli occhi al bruciore provocato dalla sua mano contro la guancia, in parte per l’orgoglio di non voler mostrargli le lacrime e il terrore, e il cuore gli si era stretto in una morsa alla voce familiare che aveva ripetuto il nome del principe in un sibilo. Gli aveva promesso di non finire nei guai e, come sempre, erano stati loro a raggiungerlo; suo padre non aveva tutti i torti quando gli ripeteva che i pericoli avevano scritto sopra il suo nome.

- Mi sembra tu abbia le mani su qualcosa che non ti appartiene.- Tenne gli occhi bassi al tono rabbioso di Zayn e alla risata fredda del principe, ignorando la sua risposta sfacciata - “Si trova ancora nel mio palazzo” - per concentrarsi sul mantenere l’equilibrio sulle punte e non mostrare nemmeno un filo di pelle.

- Di’ a quello di togliergli le mani di dosso, immediatamente.- sentì la voce bassa e decisa di Zayn e sospirò di sollievo quando si sentì spingere in avanti, sistemandosi la maglia e massaggiandosi il polso con una smorfia. Decise di non rischiare e per non incrociare lo sguardo di nessuno puntò gli occhi sul fiore distrutto, arricciando le labbra in una smorfia al ricordo della bellezza dei suoi petali.

Premette le labbra in una linea tesa per non lasciarsi sfuggire nessuna lacrima e inclinò appena il viso per studiare il corpo rigido del moro, l’indice che puntava contro il principe mentre sibilava: - Se qualcuno di voi prova a fargli ancora del male, riferirò a mio cugino e ti pentirai di aver scatenato questa guerra.-

Indietreggiò di un passo al movimento di Louis verso di lui, ignorando la sua risata di scherno e “Per un semplice servo?”, e cercò di liberarsi alla stretta ferrea della guardia attorno al polso, usando persino le unghie pur di correre da Zayn e nascondersi dietro di lui. Spalancò gli occhi lucidi con delle scosse del capo all’invito di quell’uomo fatto al principe di guardargli il braccio, sentendo il cuore battere nella gola dalla paura, e s’irrigidì al “Liam” che proveniva dal suo fianco, ancora troppo lontano da lui, mentre le dita di Louis premevano contro la pelle provocandogli il disgusto.

- Ho avuto questo.. abominio nel mio castello per tutto questo tempo?- lo sentì sibilare con una piccola pausa per cercare la parola giusta che trasmettesse tutta la repulsione che provava per lui e quelli del suo mondo. - Ho accolto questo mostro e gli ho offerto un posto in cui stare, ho avuto pietà di lui e solo per essere pugnalato alle spalle da uno dei miei più cari amici?- Strofinò il polso contro la guancia per pulirsela quando il principe gli sputò contro per rendere ancora più evidente quanto fosse disgustato da lui, mugolò di dolore per come stava incidendo le unghie nella pelle tenera del braccio e inclinò il viso per cercare lo sguardo di Zayn.

L’attimo in cui i loro occhi si erano incrociati l’aveva visto perdere quella facciata di sicurezza, fare un passo verso di loro e prendere un respiro, allungando un braccio nella loro direzione con una smorfia preoccupata in viso.

- Ti offro tutte le mie ricchezze.- lo sentì pronunciare quelle parole nel momento in cui la guardia strinse le ciocche di capelli e lo obbligò a inginocchiarsi, deglutì per il contatto della lama fredda contro la gola e chiuse gli occhi per non essere costretto a fissare Zayn che cercava di liberarsi dalla stretta di due guardie. - Parlerò con mio cugino, gli farò cedere alcuni terreni al confine. Posso offrirti tutto quello che vuoi, ma non fategli del male.- riusciva a percepire l’urgenza nella sua voce, i grugniti che si lasciava sfuggire a ogni tentativo di raggiungerlo e sollevò il capo per seguire quel che gli ordivano le dita che gli stringevano con forza le ciocche, sentendo immediatamente i suoi “No” sempre più forti e la risata di risposta del principe per ogni sua supplica.

- Non ti ho mai visto supplicare in questo modo e mi fa schifo sapere che tu lo stia facendo per questo essere.-

Liam era pronto a ricevere qualsiasi cosa ma il bruciore dello schiaffo contro la guancia e la lama che premeva contro l’addome lo fecero sobbalzare appena e spalancare gli occhi, vedendo Zayn in ginocchio di fronte al principe con una serie di litanie in una lingua sconosciuta sulla bocca e una mano stretta al petto.

- Lascia che sia io a mostrargli quanto la sua presenza sia stata gradita. Poi sarai libero di riprenderlo, pezzo per pezzo.-

C’era la solita nota sadica nelle parole del principe ma il cuore gli stava quasi sanguinando al grido di Zayn e a come si agitava per liberarsi, percependo i simboli sul corpo pizzicare e pulsare lasciandolo con il fiato mozzato e gli occhi lucidi. Si era lasciato rimettere sui piedi instabili, non riuscendo a sorreggere il peso del corpo per come stava tremando dal dolore, e aveva ascoltato il sibilo del principe sugli “strani culti orientali” e “Sono dei mostri, non delle divinità” prima di essere trascinato lungo i corridoi e sbattuto in una cella piccola con il pavimento caldo che lo faceva boccheggiare con una mano stretta alla gola.

 

 

Liam aveva perso conoscenza l’attimo in cui gli avevano sollevato le braccia e avevano chiuso attorno ai polsi delle catene di metallo bollente, aveva cercato di mordersi le labbra per non piangere ma il dolore era troppo forte per usare il sapore del sangue nella bocca per distrarsi. L’ultima cosa che ricordava di aver sentito erano state le risate sbeffeggianti delle guardie, l’invito a fare una bella dormita e riposarsi per essere pronto al seguito e poi aveva sollevato le palpebre dopo troppo tempo al contatto freddo sulla fronte. Aveva mosso la lingua sul palato secco, concentrandosi sulla voce che ordinava di fare più in fretta, e aveva sospirato di sollievo quando i polsi aveva smesso di bruciare ed era caduto in avanti e contro un corpo solido che l’aveva tenuto stretto.

Spinse il viso contro il suo collo quando riconobbe il suo odore e cercò di pronunciare il suo nome, riuscendo solo a muovere le labbra sulla sua pelle prima di tossire e boccheggiare alla ricerca di ossigeno. Mugolò di dolore non appena mosse una gamba e si aggrappò agli avambracci di quello che aveva iniziato a dare ordini in una lingua sconosciuta e ripetere un nome, qualcosa di esotico nella pronuncia, sentendosi sollevare con i piedi da terra e notando con gli occhi socchiusi l’armatura dell’uomo che lo teneva in braccio. Rigirò il viso per cercare il proprietario della mano che stava premuta contro la guancia e della voce che sussurrava con dolcezza “Tra poco sarai libero, moti”, annuì con un mugolio di dolore e si rannicchiò tra le braccia di quello che gli ricordava il padre, invocando il suo aiuto con dei piagnucolii e ascoltando la voce profonda di quell’uomo che aveva pronunciato una frase in una lingua che non capiva ma che doveva avere un significato importante perché la mano fredda si era premuta ancora una volta contro la fronte e così il “moti”.

- Non mi lasciare, Liam.- Sollevò le palpebre con una smorfia sulle labbra quando intravide i suoi occhi pieni di lacrime e seguì con lo sguardo il punto verso cui stava gridando degli ordini, aggrottando la fronte nel trovare altri due uomini armati che gli indicavano la strada.

- Quando torneremo a palazzo, Hamas, avrò bisogno di parlare con il re e non mi opporrò più a questa guerra. Non credevo fosse capace di simili crudeltà, pensavo fossero stupide storie dei villaggi.-

Allungò un braccio verso il ragazzo che camminava al loro fianco, volendo solo eliminare quella brutta espressione sofferente dal suo viso, e cercò di rivolgergli un sorriso per rassicurarlo, portando poi una mano contro il fianco con un verso spezzato. Appoggiò la guancia contro la spalla dell’uomo, trovando piacevole il contatto freddo dell’armatura contro la pelle, e strinse le dita sull’anello che Zayn gli aveva donato con una serie di invocazioni nella testa e la flebile speranze di essere ascoltato.

- Quando il principe Louis troverà le guardie morte e nessuna creatura da torturare, avrà già pronte le flotte per vendicarsi.- sentì la voce di quello che lo stava portando in braccio lungo i corridoi lugubri e sollevò gli occhi su di lui sentendosi osservato, vedendo la sua espressione seria e preoccupata e piagnucolando al ricordo del padre. Era davvero troppo tardi per capire quanto avesse ragione a ordinargli di tenersi lontano da quegli uomini crudeli.

- Potrebbe essere l’ultimo rimasto, quel che stava per fargli è inaccettabile.- Si lasciò sfuggire solo un rantolo alla rabbia nella voce del moro, riconoscendo poi la voce di Chanya quando li convinse a passare dalla cucine e “C’è un passaggio segreto”.

Non ricordava nulla di quel momento, di come i loro passi risuonavano nella galleria stretta e umida, del respiro affannato di quell’uomo che si rivolgeva a Zayn con rispetto e lo informava del tempo ormai agli sgoccioli. Ricordava invece del bruciore sempre più forte al fianco, del dolore alle gambe e di come quell’uomo, Hamas l’aveva chiamato Zayn, ripeteva “Non riusciremo mai a raggiungere il porto, non ce la farà mai”.

Aveva avvolto le braccia attorno al collo di Zayn quando quell’uomo l’aveva lasciato scivolare via, aveva spinto il viso contorto dal dolore contro il suo petto e aveva scosso il capo alle frasi di una vendetta crudele e “Non ci sarà un posto in cui potrà scappare, lo giuro”.

Aveva spalancato gli occhi nel percepire il contatto freddo dell’acqua contro i piedi e si era stretto al ragazzo che avanzava nel mare scuro fino a fermarsi con l’acqua fino alla cintola e lo sguardo fisso su di lui per ricercare una sua reazione.

- Dimmi che questa è una soluzione, Liam.- lo sentì supplicare con gli occhi ancora una volta lucidi, si lasciò togliere la maglia bagnata e appiccicata all’addome e osservò le sue dita passare sui simboli come aveva fatto solo quella mattina. Spostò lo sguardo dal suo viso ai simboli di un blu acceso e scintillante, lasciando la presa attorno a lui per immergersi sott’acqua e allontanarsi da lui con gli occhi spalancati e fissi sulla coda che aveva preso il posto delle gambe.

La mosse in un primo momento tentativamente, osservando con un sorriso felice le squame colorate che rispondevano al tocco delle dita, e riemerse con un sorriso euforico e i capelli premuti contro la fronte, scoppiando a ridere al retrocedere del moro che lo fissava come se non credesse a quel che vedeva. Non riuscì a trattenere l’impulso di sporgersi verso di lui, avvolse ancora una volta le braccia attorno al suo collo e mosse la coda nell’acqua con dei mugolii appagati, intrecciandola quasi a una sua gamba e sorridendo divertito ai versi sorpresi di quelli che li stavano osservando.

Strofinò il naso contro il suo collo con dei versetti soddisfatti per come gli stava sfiorando le squame e arricciò le labbra in un ghigno al suo trattenere il fiato e sussurrare: - Sei davvero una sirena.-

Gli lasciò una serie di baci lungo la mandibola, intrecciò le dita tra i suoi capelli e ascoltò il battito frenetico del suo cuore, appoggiando la guancia contro la sua spalla quando avvolse le braccia attorno alla vita, i polpastrelli che premevano contro la base della schiena e lo facevano sospirare.

Si staccò appena da lui quando si voltò verso quelli fermi sulla spiaggia e che lo richiamavano, sbuffando con una smorfia scocciata ai “Non abbiamo tempo” e “Dobbiamo raggiungere la nave, prima di restare in questa terra e prigionieri”.

Sporse le labbra in un broncio all’incrociare i suoi occhi, strinse la mano che aveva premuto contro la guancia e vide l’indecisione sul suo viso mentre gli diceva che non poteva fermarsi, aggrottando la fronte quando appoggiò entrambi i palmi sulle guance e ordinò: - Vattene via da qui, moti.-

Strinse la sua camicia tra le dita con una smorfia triste sulle labbra, ignorando il suo ripetere “Ora, vattene ora”, e mosse la coda nell’acqua per tenersi in equilibrio e premere la fronte contro la sua, scuotendo il capo e rafforzando la presa su di lui quando cercò di allontanarsi.

- Sei libero, come ti avevo promesso.- Annuì a quelle parole, ricordando bene quel che aveva continuato a ripetergli in quei giorni, e abbassò gli occhi sull’acqua scura mentre lo ascoltava aggiungere: - Voglio andare via e saperti al sicuro, Liam. Puoi promettermi che questa volta ti terrai davvero lontano da qui?-

Mosse il capo in un cenno veloce, non sapendo come chiedergli di restare al suo fianco, e spinse i denti sul labbro inferiore per non farlo tremare quando gli diede le spalle e si mosse nell’acqua per raggiungere quelli che lo aspettavano sulla spiaggia. Si immerse nell’acqua fino al mento per trovare un qualche conforto, mosse lentamente la coda e continuò a tenere gli occhi fissi sulla sua schiena, lasciandosi sfuggire qualche mugolio triste ad ogni passo lontano da lui. Si fece attento quando lo vide voltarsi e si trovò l’attimo dopo tra le sue braccia con il sorriso che premeva contro la sua camicia bagnata.

Gli sembrò quasi di riuscire a irradiare luce quando bisbigliò: - Raggiungimi che ti aspetto.- e strofinò il viso contro il suo collo per mostrargli quanto fosse felice di quella richiesta, risalendo con le labbra fino a premerle contro le sue.

- Ti aspetterò, moti.- lo sentì ripetere con più decisione e i pollici che strofinava contro gli zigomi, abbassò lo sguardo sulla mano che stringeva attorno alla catenina e appoggiò i palmi sulle sue spalle per sollevarsi dall’acqua e premere un bacio contro la sua fronte.

Sbatté appena le palpebre mentre stava con il viso così vicino al suo, gli lasciò una carezza leggera lungo la mandibola e schiuse le labbra con un sorriso quando riuscì a pronunciare: - Grazie, Zayn.-

Si immerse in acqua senza dargli il tempo di rispondere, muovendosi in circolo e tenendo gli occhi fissi sulla coda blu che scintillava per la luce della luna.

 

 

E il bacio cambierà tutto perché non sarai più né di un mondo né dell’altro

Era riuscito a ricordare la frase della Strega dei Sette Mari, nonostante non avesse ancora capito il significato, e stava con le braccia poggiate su uno scoglio, la coda che muoveva lentamente sott’acqua e la guancia premuta contro l’avambraccio con gli occhi fissi su una bambina che correva tra le braccia di un uomo dai tratti definiti e orientali.

- Liam!- Inclinò il viso verso la provenienza della voce, si aprì in un sorriso che mostrava tutti i denti e scosse il capo con una risata al movimento della sua mano per farsi raggiungere. - Non mi butto in acqua, devi venire tu da me.-

Roteò gli occhi con un ghigno e si immerse in acqua per rispuntare poi di fronte a quello che stava aggrappato a una serie di rocce, strinse le dita sul tessuto dei suoi pantaloni e prese posto tra le sue gambe, sporgendosi fino a mordergli il labbro e sentire i suoi lamenti. Si staccò poi da lui e aprì il palmo per mostrargli la perla chiara, bloccando le sue parole con un bacio e scuotendo la testa ai suoi “Non ce n’era bisogno” e “Quando smetterai di portarmi delle perle, Liam?”.

Si mordicchiò il labbro e abbassò lo sguardo sulle sue dita che giocavano con la catenina, era diventata una parte di lui e non aveva voluto toglierla nemmeno agli sguardi severi del padre. Si strinse nelle spalle con uno sbuffo, spinse la schiena contro la sua gamba e strofinò la pinna lungo il suo piede immerso nell’acqua, sorridendo alla sua risata e mormorando con un tono flebile: - Lo faccio per ripagare il mio debito.-

- Quante volte devo dirtelo ancora? Non hai alcun debito con me, moti.-

Scosse il capo con una smorfia, non capendo il perché fosse sempre così restìo nell’accettare quelle perle, e iniziò a muovere le dita sui bottoni della sua camicia per distrarsi e non ricambiare il suo sguardo serio. Sollevò il viso con dei versetti appagati quando strofinò i polpastrelli sulle squame blu e ignorò la sua risata divertita agli schizzi d’acqua provocati dalla coda che muoveva nell’acqua.

- Mi hai salvato la vita.- sussurrò dopo qualche minuto di silenzio, guardandosi attorno mentre aggiungeva: - E mio padre mi ha insegnato a essere riconoscente.-

- Ti ha anche ordinato di stare lontano da noi umani, non è quello che mi avevi raccontato l’altro giorno?-

Non riuscì a fermare lo sbuffo e strinse i denti sulla sua mascella per mostrargli tutto il disappunto, grugnendo e rannicchiandosi tra le sue braccia mentre ripeteva: - Ma tu mi hai salvato la vita.-

- E poi non è mio padre ad essere innamorato di te.- aggiunse subito dopo con le guance in fiamme e la pinna che strofinava contro i suoi piedi, si appoggiò contro la sua spalla e gli sfiorò il braccio con i polpastrelli. -  mujhe tumse dil se pyar hai *, Zayn.- bisbigliò in quella lingua che suonava sconosciuta, aggrottando la fronte per concentrarsi sulla pronuncia e sul ricordo di come gliel’aveva più volte ripetuto quello che lo osservava con un sorriso fiero.

- Ti salverei la vita altre migliaia di volte, mia piccola perla. E non cesserà di esistere il giorno in cui sarai al sicuro tra le mie braccia.-

Tenne le labbra premute contro il suo collo e osservò le dita che tracciavano con cura i simboli blu che gli macchiavano la pelle del basso ventre, chiudendo gli occhi e sospirando felice per la sua voce che risuonava delicata contro l’orecchio.

 

 

 

* Ti amo dal profondo del mio cuore in urdu, o almeno mi son affidata ai vari forum/siti che spero se ne intendano più di me.

 

Angolo Shine:

Premetto che questo era un semplice esperimento che avevo voglia - curiosità - di fare da tempo, che era anche un modo per aiutarmi a sciogliere in questo universo di cui non so assolutamente nulla (purtroppo non ho un Liam sirenetta nella vasca che può aiutarmi) e servirmene poi per la sirenetta versione moderna su cui sto lavorando. Ho scoperto, come pensavo, di essere negata in queste cose vagamente storiche, del passato e quant’altro, però mi sono divertita ed è sempre questo l’importante. Spero non sia un completo disastro e faccia divertire anche voi.

Il titolo è preso da Ready to run perché nel periodo in cui la stavo scrivendo mi ero fissata con quella canzone e l’album Four. No, sono fissata con quella canzone e non ho scusanti.

(Volevo solo raccontare questa piccola curiosità: il giorno dopo aver scritto dell’anello in questa storia è comparso Liam con quell’anello al dito. Non dico che i due fattori sono collegati, però… ho sempre sospettato Liam fosse una sirenettina.)

Buona notte, per chi decide di leggerla subito-immediatamente, oppure buon lunedì e inizio settimana!

Non so quanti/e di quelli/e che leggono son in fase esami ma ci tengo a farvi gli auguri per quel che resta; prendete un respiro e vi manca poco per la libertà! A tutti i rimanenti.. divertitevi, senza esagerare, riposatevi e godetevi questa nuova estate. (Mi sento sempre più vecchia a dare questi consigli..)

A presto, perché se sarete parecchio sfortunati e io tanto ispirata avrete un paio di nuove one-shot super lunghe :)

   
 
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