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Autore: Isidar Mithrim    22/06/2015    14 recensioni
Da più di mille anni ogni estate, in Gran Bretagna, la vita di qualche undicenne cambia radicalmente.
Ecco le storie di quattro di loro.
Il primo l’ho scelto perché ha vissuto per troppi anni nell’illusione di essere un mago – Di missive, felini e promesse
Il secondo, invece, perché ha vissuto per troppi anni nella convinzione di non esserlo – Di Fichi, abbracci e rospi
La terza perché ha avuto abbastanza senno da accorgersi di essere speciale, ma troppo senno per ammetterlo – Di Matilde, Guerra e Pace – Prima e seconda parte {Prima classificata a pari merito al contest 'La prima volta non si scorda mai' indetto da blackjessamine sul forum}
Il quarto perché la sua vita era già cambiata a cinque anni e non credeva di avere una seconda opportunità – Di Mollicci, Gobbiglie e cipresso
{La prima one shot si è classificata quinta al contest 'Ciò che non ci han detto' indetto da visbs88 sul forum}
Genere: Commedia, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Neville Paciock, Remus Lupin, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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{Partecipa al contest ‘Ciò che non ci han detto’ indetto da visbs88 sul forum. Pacchetto Aria.
Obbligo: il protagonista della storia deve avere età compresa tra i dieci e i vent'anni.
Divieto: il protagonista della storia non deve perdere qualcuno che ama.}


Il primo l’ho scelto perché ha vissuto per troppi anni nell’illusione di essere un mago.


Di missive, felini e promesse



Stava addentando un delizioso biscotto alla nocciola quando il vecchio gufo planò incerto dentro la loro cucina e si fermò sul tavolo, proprio davanti a lui.
Gus gioì entusiasta e si apprestò a liberare la lettera dalla zampa del gufo, che approfittò subito del biscotto abbandonato sul tavolo.
In altre circostante Gus si sarebbe molto risentito, ma la voglia di aprire la lettera era tale che nemmeno se ne rese conto.


Cannoni del Chudley
Corso estivo di Quidditch per giovani principianti

La scopa continua a disarcionarti, ma sogni di diventare il Capitano della squadra di Quidditch della tua Casa?
Non hai mai avvistato un Boccino, ma vorresti battere il record di cattura più veloce?
Hai fallito ogni tentativo di centrare o difendere i due anelli, dimenticandoti che ne esistesse un terzo?
Sei un eccellente battitore, ma i tuoi compagni di squadra continuano a perdere denti?
Allora hai scelto il corso che fa per te! Vola con noi e diventerai un campione!

Comet centoventi in dotazione. Sul retro le indicazioni su orari e luoghi degli allenamenti.


Gus posò mestamente la pergamena senza nemmeno girarla, la gioia che sfumava repentina.
Dopo l’ennesima umiliazione sul campo da Quidditch, la madre gli aveva suggerito di iscriversi a quello stupido corso pubblicizzato alla radio. Vedrai che la scopa comincerà a darti retta, con un po’ di esercizio, gli aveva garantito. Lui era rimasto scettico, prima che lei aggiungesse una promessa troppo bella per essere ignorata. A Hogwarts farai un figurone.
Aveva mandato la lettera carico di ottimismo e buoni propositi, eppure non riuscì a rallegrarsi per la notizia.

§

“Guardate! La lettera di Hogwarts!” aveva urlato Mike estasiato una settimana prima, correndo incontro agli amici e sventolandola fiero. Avevano passato il pomeriggio a chiedersi in che Casa sarebbero stati smistati e a fantasticare sui nuclei delle loro future bacchette, scommettendo su quante ne avrebbero dovute provare prima di trovare quella giusta. La mattina dopo erano stati John e suo cugino Rick a festeggiare, quindi era toccato ad Alan.
“E la tua lettera?” aveva chiesto Micheal il giorno seguente, senza malizia nella voce.
“Mia madre dice che arriverà presto” inventò Gus, usando un tono di sfida per mascherare la subdola angoscia che cresceva dentro di lui giorno dopo giorno.

“Quando arriverà?” aveva domandato a casa, durante il pranzo.
“Presto, tesoro.”
La madre gli aveva sorriso incerta, prima di tornare a chinarsi sul piatto.

§

Il ragazzo trasalì quando la madre entrò in cucina.
“Gus, sappi che non uscirai fino a quando non avrai messo in ordine la tua…”
Le parole le morirono in bocca, appena notò la lettera nelle mani del figlio.
“Merlino… è arrivata! È arrivata!” esclamò entusiasta, correndo a stritolare il figlio in un abbraccio.
“Oh, Gus, sono così fiera di te! Vedrai che a Hogwarts sapranno insegnarti le magie più incredibili!”
Solo quando si staccò dall’abbraccio notò l’espressione tetra del figlio.
“Amore, non devi preoccuparti” gli sorrise dolce, carezzandogli una guancia. “È  normale avere paura.”
“Non è la lettera di Hogwarts” mormorò Gus con voce incrinata.
“Cosa?”
“Non è la lettera di Hogwarts!” gridò il ragazzo con disperata frustrazione.
Agatha si irrigidì. Lo guardò per un secondo, quindi prese la lettera e la scorse rapidamente con gli occhi. Il suo entusiasmo si volatilizzò in un attimo.
“È solo lo stupido corso di Quidditch a cui hai voluto farmi iscrivere!” le rinfacciò Gus prima di scappare in camera per gettarsi sul letto.


“Vattene via!” le urlò quando lei si affacciò alla porta.
La madre ignorò la sua protesta e gli si avvicinò, sedendosi accanto a lui.
Gus si girò ostinato verso il muro e strofinò il naso contro la maglietta per asciugarlo.
Quando lei prese a carezzargli dolcemente il capo, però, la rabbia cominciò a sfumare, lasciando il posto a una profonda tristezza.
Silenziose lacrime ripresero a scorrere sulle guance di Gus, che alla fine si ritrovò a soffocare i singhiozzi cullato tra le braccia della madre.
“Vedrai che arriverà” gli promise lei.
Per Gus fu fin troppo semplice illudersi che fosse vero.


“Sabato Rick va a comprare i libri e tutto il resto” buttò là durante il pranzo. “Possiamo andare anche noi?”
Agatha esitò, prima di rispondere.
“Perché io e te non andiamo venerdì, invece?”
“Ma io volevo andare con Rick!”
“Sabato c’è sempre così tanta gente…” insisté la madre.
“Ma io non ho la lista.”
“Chiederò a zia Agnes di farmene avere una copia” sorrise Agatha.
“E va bene…” concesse Gus sbuffando.

*

Gus uscì dal Ghirigoro con il calderone in peltro nuovo di zecca colmo di libri.
“Ora manca solo la bacchetta” esclamò con entusiasmo.
Il sorriso tirato che aleggiava incerto sulle labbra di Agatha svanì, mentre il figlio trotterellava allegro verso il negozio di Olivander.
Gus posò le mani sulla vetrina e guardò ammaliato gli scaffali colmi di piccole, impolverate scatole.
“Guarda quante, mamma! Dai, entriamo!”
Stava per aprire la porta quando Agatha lo trattenne.
“Non… Non sarebbe meglio aspettare che ti arrivi la lettera, prima di comprarla?”
“Perché?”domandò lui, stranito.
La madre deglutì.
“Be’, nessuno compra mai la bacchetta prima di ricevere la lettera.”
“Ma io ho undici anni! Voglio cominciare a fare degli incantesimi!”
“Lo sai che i minorenni non possono compiere magie fuori dalla Scuola, Gus.”
“Tutti i miei amici le hanno fatte! Alan è caduto dalla scopa ed è rimbalzato, John una volta ha rovesciato l’aranciata addosso a Rick, ma lui non si è bagnato. Mike ha fatto sparire le macchie di fango dai pantaloni nuovi perché aveva paura che la mamma lo sgridasse, e –”
“Questi non sono veri incantesimi, Gus. È normale che da bambini ogni tanto capiti di fare delle magie accidentali… Il Ministero chiude sempre un occhio, in queste circostanze, ma è molto severo quando i maghi minorenni usano la bacchetta fuori da Hogwarts.”
“Non è vero che è normale” commentò Gus amareggiato. “A me non è mai successo.”
“Gus… Tutti i maghi fanno delle magie senza volerlo, quando sono piccoli. Alcuni cominciano quando non hanno ancora un anno, altri a due, quelli che iniziano più tardi perfino a sette. Ma prima o poi a tutti i maghi capita, anche ai Nati Babbani.”
“Ma a me non è mai capitato!” insisté Gus, testardo.
“No.” Agatha fece un respiro profondo, gli occhi che si inumidivano. “Perché tu… tu non sei un mago.”
Gus la guardò come se l’avesse appena pugnalato alle spalle.
“Io… certo che sono un mago…” sussurrò.
La madre scosse la testa.
“Mi dispiace così tanto, Gus…”
“Io sono un mago!” esclamò lui, piangendo lacrime di rabbia.
Agatha lo prese per le spalle, ma lui si divincolò e scappò via di corsa, mentre il mondo gli sembrava crollare a pezzi.

*

Gus piangeva rannicchiato in un vicolo quando sentì qualcosa di umido sfiorarlo.
Alzò gli occhi, sorpreso, e vide un tenero micio strusciare il nasino sul dorso della sua mano.
Quando Gus lo accarezzò, il gattino miagolò piano e sollevò il muso per guardarlo, strappandogli un sorriso.
“E tu da dove spunti?” gli chiese il ragazzo, grattandolo dietro le orecchie.
Il miagolio di risposta fu coperto dal rumore di passi affrettati.
Una ragazza con i capelli biondo cenere spuntò all’ingresso della stradina, correndo trafelata.
“Eccoti, Pallino!” gridò sollevata quando vide il gatto, prima di fermarsi con una mano premuta sulla milza.
“Ero al Serraglio Stregato e un gattaccio è sfuggito dalle mani della proprietaria e l’ha aggredito” spiegò quando ebbe ripreso fiato. “Se proverà ancora a toccarlo gliele faccio vedere io!”
Gus prese in braccio il gattino e si alzò per darlo alla ragazza.
“Tieni.”
“Grazie” disse lei con riconoscenza, calmandosi un po’. “Per fortuna che l’hai trovato! Mascherina mi avrebbe uccisa se fossi tornata a casa senza di lui.”
“Non sono stato io a trovarlo...” confessò Gus. “È stato lui a trovare me.”
“Strano, di solito non si avvicina agli estranei” disse la ragazza con sospetto. “Comunque ora devo tornare al Serraglio. Se vuoi puoi venire con me.”
Lui si limitò ad annuire e la seguì, strofinandosi gli occhi per cancellare le tracce del pianto, appena lei si distrasse un attimo.
Senza che le chiedesse niente, la ragazza prese a raccontargli dei suoi innumerevoli gatti e non si zittì per l’intero tragitto. Gus la trovò piuttosto fastidiosa e smise presto di ascoltarla, ma continuò a camminare con lei in silenzio, annuendo di tanto in tanto.
Quando entrarono nel Serraglio Stregato la proprietaria lanciò un grido di sollievo, vedendola rientrare sana e salva con il suo micio in braccio.
“Arabella! L’hai trovato, per fortuna!”
“Sì, grazie a questo ragazzo” commentò lei. “A proposito, come ti chiami?”
“Sono Gus.”
“Ma allora sei il bambino che stanno cercando! Tua madre è stata qui poco fa, era preoccupatissima!” esclamò la proprietaria.
Gus si rabbuiò.
“Ben le sta” commentò aspramente.
“Suvvia, giovanotto!” lo rimproverò lei. “Vado subito a chiamarla. Arabella, dovrai pazientare ancora. Appena torno ti farò vedere gli ultimi cuccioli che mi sono arrivati.”
“Non c’è problema” rispose la ragazza.
Gus provò a filarsela appena la signora uscì, ma scoprì con rabbia che aveva sigillato la porta.
“Perché stai scappando da tua mamma?” gli domandò Arabella.
“Perché sì” rispose lui, burbero. “E tu perché conosci la proprietaria?” aggiunse con più gentilezza.
“Ma non mi ascoltavi?” si irritò lei. “Te l’ho detto, ho preso qua tutti i miei gatti. Oggi ero venuta a comprare il settimo.”
“Ma che te ne fai di tutti questi gatti, se a Hogwarts ne puoi portare solo uno?”
Arabella rimase per la prima volta a corto di parole.
“Ecco, io… io non sono mai stata a Hogwarts.”
“E perché?” esclamò Gus sbalordito.
“Perché sono una Maganò, va bene?” lo aggredì lei. “Sono nata senza poteri magici” spiegò davanti alla sua espressione perplessa. “Non ne hai mai sentito parlare o mi stai solo prendendo in giro?”
Gus la fissò in silenzio. Magonò. Dunque era così che si chiamavano quelli come lui…
“Lo sono anche io” mormorò, ammettendolo per la prima volta.
“Oh, scusami. Be’, allora si spiega perché sei subito piaciuto a Pallino, i gatti amano i Magonò.”
“Davvero?”
“Sì, me l’ha detto Albus Silente, i miei genitori lo conoscono. È il Vicedirettore di Hogwarts.”
“So chi è Silente” si offese Gus, che aveva ben cinque copie della sua figurina.
La risposta piccata di Arabella si perse quando la proprietaria rientrò con Agatha al seguito.
“Gus!” esclamò la madre, correndo ad abbracciarlo. “Ero così preoccupata, non ti trovavo da nessuna parte!
Lui assunse un’espressione arrabbiata e non le rispose. Agatha lo guardò costernata.
“Giovanotto, perché non fai compagnia ad Arabella mentre guarda i gattini?” tentò la proprietaria del negozio, a disagio.
Gus la guardò stupito e fece un cenno di assenso con la testa.
La signora portò lui e la ragazza dietro al bancone, facendogli prendere in braccio i cuccioli uno per uno.
“E questo?” domandò Gus sorpreso quando lei saltò una delle gabbiette.
“Questa” lo corresse Arabella. “È lei che ha fatto scappare Pallino” aggiunse irritata.
“Posso vederla?”
La proprietaria fissò Gus sbalordita.
“Ma… ma certo” si affrettò a dire dopo un attimo.
Quando aprì la gabbietta, la gattina mostrò i denti e mosse una zampa con cattiveria, cercando di graffiarla.
“Stupida gatta!” esclamò la signora, ritraendo le mani.
Gus si avvicinò curioso e ignorando lo spaventato ‘No!’ di sua madre si allungò per prendere la micia, che si accucciò docile tra le sue braccia. Presto cominciò a fare le fusa, davanti agli occhi sbalorditi delle tre donne.
“Posso tenerla, mamma?” chiese Gus. “Mamma?” domandò ancora, dopo un lungo istante di silenzio.
“Ma certo, Gus” si riscosse lei. “Certo che puoi tenerla.”

*

La testa di sua madre fece capolino attraverso la porta socchiusa.
“È Rick” disse. “Perché non scendi a salutarlo?”
“Digli che non ci sono.”
“Non… non pensi che ti farebbe bene uscire un po’ con i tuoi amici?” domandò Agatha, titubante.
“Non voglio vederli” rispose Gus ostinato, continuando a carezzare il pelo della sua micia.
“Gus! Vedrai che capiranno. Se solo ci andassi a parlare… Loro ti vogliono bene.”
“Nessuno può voler bene a un Magonò” affermò il ragazzo con freddezza. Poi parve ripensarci. “Tranne i gatti.”
“Gus…”
“Digli che non ci sono” ripeté lui con decisione.
Agatha annuì dispiaciuta, arrendendosi.
 

Gus si rifiutò di vedere gli amici per il resto dell’estate, pur di non ammettere davanti a loro che non avrebbe mai frequentato Hogwarts, che non sarebbe mai riuscito a usare una bacchetta.
Aveva preso l’abitudine di guardarli giocare appollaiato dietro alla finestra, la gatta sempre al suo fianco. Quasi non si era reso conto di aver cominciato a odiarli, così agili sui manici di scopa, così spensierati e allegri, così bravi a ricordargli quanto fosse diverso.
“Un giorno anche noi andremo a Hogwarts” giurò alla sua gatta uno di quei pomeriggi. “E ti prometto che nessuno studente oserà prendersi gioco di Argus Gazza e Mrs Purr.”

***********


Eccomi qui con la mia ennesima raccolta di Missing Moment! =)
Questa volta si parla dell’estate prima dell’ingresso a Hogwarts. Ho in mente altri quattro personaggi, ma aggiornerò senza alcuna fretta.

Venendo alla storia, ho immaginato che la madre abbia tenuto Gus maniacalmente all’oscuro della sua natura, rimandando di giorno in giorno l’occasione di dirgli la verità fino a quando non è diventato indispensabile (almeno ha l’accortezza di non fargli fare questa figura davanti al cugino). Sono convinta che Gus sotto sotto sapesse come stavano le cose, ed è anche per questo che si preoccupa tanto quando non vede arrivare la lettera.
Arabella, se non si fosse intuito, è la mitica signora Figg, la vicina di Harry fissata con i gatti. Ci tenevo a specificare che è da sola perché la madre è andata a sbrigare altre commissioni (ormai sa di poter lasciare la figlia con la proprietaria).
Comunque, lei e Gazza hanno troppe cose in comune per non farli incontrare almeno una volta: entrambi Magonò, entrambi con un certo feeling per i gatti, entrambi – in futuro – assunti/cooptati da Silente, che come sempre ha un occhio di riguardo per gli ‘scarti’ della società^^
Ho pensato che i suoi genitori conoscessero Silente per giustificare il suo contributo per l’Ordine.
Ho immaginato che Argus fosse scarso a Quidditch perché nella lezione di Madama Bumb descritta da JKR si evince che serve un pizzico di magia per volare (‘dite su!’). Ora, un Magonò è comunque più di un Babbano (Gazza vede Hogwarts normale e Arabella vede il Dissennatore), quindi non è che non riesca a volare per niente… ma neanche riesce a farlo bene.
Ho immaginato che Mrs Purr – un po’ come Grattastinchi, che in realtà non è un gatto – avesse qualche caratteristica/sensibilità particolare (d’altronde, non viene mai escluso che possa vedere attraverso il Mantello dell’Invisibilità) e che per questo sia sopravvissuta più del normale; in fondo aveva anche accesso a cure magiche, no? ☺
Per il resto, spero di aver caratterizzato decentemente i personaggi (che essendo molto più piccoli di quando li conosciamo noi per alcuni aspetti sono degli OC…). So che avrei potuto optare per un’infanzia più travagliata (anche perché Gazza è fissato con le punizioni), ma alla fine ho deciso che il dolore della rinuncia al sogno di essere un mago e uno studente di Hogwarts (e la conseguente invidia per chi lo è) basti a spiegare perché è tanto infame nei confronti degli studenti.
Spezzo una lancia in favore dei suoi amici: mi piace pensare che sarebbero rimasti tali, se lui avesse dato loro una chance.

In conclusione, presumo che questa non sia una storia sui cui ‘fangirlare’ o struggersi, ecco, ma spero che risulti comunque piacevole e originale^^

Isidar

Ps ho scelto di inserire il personaggio sorpresa perché mi piaceva l’idea che si scoprisse piano piano chi fosse il personaggio. La mia idea è che si cominci a intuire quando si capisce che è un Magonò, anche se non mi dispiacerebbe se per qualcuno la rivelazione arrivasse proprio sul finale^^


   
 
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