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Autore: Tersy    13/01/2009    1 recensioni
Londra, XVIII secolo. Al giovane Josiah, ceramista affermato, viene commissionato un cameo.
Ma s’invaghisce del destinatario del dono, la licenziosa Anna, la quale è, però, già promessa ad un altro uomo...
**Estratto**
Tutto si può creare.
Molti pensano che sia la mente a comporre e reinventare. Non nego all’intelletto il ruolo di dirigente primo, ma se non ci fossero le mani a realizzare e mettere in pratica ciò che gli viene comandato, non esisterebbe una sola cosa in questo mondo. Nemmeno la natura, poiché perirebbe se il contadino non fosse così carico di premure e dovizia da accudirla con le sue mani. Nemmeno i sentimenti, se non fossimo vogliosi di abbracciare od uccidere rispettivamente chi amiamo e odiamo.
Ne sono convinto: l’amore nasce dal desiderio di toccarsi.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3


Now the moonbeam's trembling lustre
silvers o'er the dewy green,
and in soft and shadowy colours
sweetly paints the chequered scene.
*

« Anna! Anna! » sferzante di nuova energia, la sua voce si espandeva nel tratto di strada antistante lo studio.
La sua femminea sagoma si voltò al suo indirizzo, elegantemente, reggendo tra le mani un delizioso ombrellino da sole. A passi minuti, si affiancò al giovane.
« Mr. Wedgwood, come mai tanta foga? Ch’accade? » cordiale nel tono, perfino troppo disponibile e distaccata. Una doccia d’acqua gelida che si riversò sulla testa di Josiah.
« Come mai queste formalità? Non le avevamo già accantonate?»
Sul viso di Anna apparve una risata che dilaniò la posa da fanciulla immacolata.
« Mr. Wedgwood siete davvero divertente. Se vi sentisse il mio fidanzato, potrebbe perfino essere geloso di voi.»
« Credo che ne avrebbe tutti i motivi... » affermò, dipingendosi le iridi castane di malizia.
« Non è un uomo così all’antica da essere geloso solo per aver posato per un’artista... Ma comunque sia, è pronta la vostra opera.»
« Sì... sì è pronta, era venuto a fartela vedere. Ci ho lavorato tutta la mattina perché fosse pronta per tempo. » con il palmo destro massaggiò la nuca e le prime vertebre. La trascinò all’interno, strattonandola. « Eccolo.» Dal borsello che portava lungo il fianco, estrasse un piccola scatolina azzurra - color Wedgwood - che allungò verso la donna.
Le sue dita affusolate l’accolsero per poi delicatamente sollevarne il coperchio. Cullato da morbido velluto blu notte, giaceva il prodotto del suo lavoro, il risultato finale di tanta passione e di macchie di vernice sui vestiti. Passò la punta del polpastrello sulla superficie liscia per contornare la bianca sagoma che vi era impressa.
« Vi ringrazio. È splendido. Il mio fidanzato provvederà a darvi il compenso pattuito. » benché non fosse stato pattuito alcun compenso, ma questo la ragazza non lo sapeva.
« In realtà » le afferrò il polso « È un altro il compenso che preferirei. »
« Non vi seguo... » inclinò il capo e l’ombrello assecondò questo movimento.
« Smettila di fare l’ingenua! » gridò, spazientito. « Quello che è successo ieri per te non ha alcun valore? Perché sposare quell’uomo borioso e schiavista? Tu non sei come lui, non rovinarti la vita. Non commettere un errore di cui potresti pentirtene. Io... » le strinse le braccia. « Io ti amo, Anna. Ne sono certo, non mi posso sbagliare. »
« Aspetta, aspetta. Mi stai chiedendo di lasciare tutto ciò che ho guadagnato con fatica e sudore, un posto altolocato, una casa di tutto rispetto, un marito prestigioso, la possibilità di vivere una vita ricca di agi e comodità, per seguire uno stupido ragazzino idealista, che si è innamorato di me dopo una notte passata assieme, che non ha nulla da offrirmi se non una bettola, dove tessere discussioni inutili sui colori? È questo che mi stai dicendo? » spalancò la bocca quando nessun fiato da parte del ragazzo smentì quanto aveva detto.
« È assurdo... » scosse il capo, fissando il soffitto.
« Te la darò io una lezione di vita: ho sedici anni, sono stata trattata come un essere inutile per tutta la vita e, per quanto fossi intelligente e capace, nessuno si accorgeva di me. Allora mi sono rimboccata le maniche e le sottane e ho cercato un modo per venir fuori da quella situazione. Finalmente ci sono riuscita, mio fratello ha scoperto che il signor Barbauld è interessato a me, anche se dubito per le mie doti poetiche. Ma sai una cosa? Non mi interessa affatto, perché grazie ai suoi soldi potrò pubblicare tutto ciò che scrivo e finché questo ventre » si diede alcuni colpetti sull’addome « continuerà a sfornare infanti, non avrò un solo problema. Svegliati, giovincello. È così che va avanti il mondo, io l’ho già capito. Tu quando ti rassegnerai? » a passi sfrontati si avvicinò a lui, lo prese sotto braccio e gli accarezzò una guancia
« Però devo ammettere che sei stato utile, tesorino. Senza il tuo vigore passionale, non potrei presentare il “legittimo” erede al mio sposo, che ora non potrà più tirarsi indietro. Grazie. » e gli stampò un paio di labbra sotto gli zigomi.
«Allora tutte quelle smancerie, quei modi raffinati, la poesia... era tutta una menzogna.»
«La poesia! Ah! Solo tu potevi farti prendere da certi infantilismi. La poesia è un modo come un altro per guadagnare. C’è chi lavora con il carbone, chi sforna il pane. Io macchio fogli e fogli d’inchiostro e li vendo. Credi davvero che la poesia sia uno stile di vita, eh? Sei patetico. Come è patetico è il tuo mondo. Guardati attorno.» allargò le braccia per comprendere tutta la stanza « È un altarino che ti sei auto dedicato. Color Wedgwood eh? Il colore dei miei occhi?» sbatté le ciglia per sottolineare il sarcasmo.
« E’ solo azzurro, Josiah. Misero, inutile, comune azzurro. Puoi chiamarlo come vuoi, ma resterà sempre quello che è. Un banale colore per un banale sognatore. » Si fermò al centro dello studio e si riassettò le vesti che si era scombussolate a causa della sua foga argomentativa.
« Vi saluto, Mr. Wedgwood. Addio. » Gli donò le spalle e si appropinquò all’uscio, ancheggiando.
« Se foste una donna vi augurerei di trovare un buon partito. Dato che non lo siete, posso solo dirvi: abbiate cura di voi. »
“L’uomo, la nostra specie, si distingue per l’uso delle mani.” “Sono le nostre capacità di render malleabile e duttile, plasmabile ed utile la materia a proclamarci padroni del mondo.” “Nemmeno i sentimenti, se non fossimo vogliosi di abbracciare od uccidere rispettivamente chi amiamo e odiamo.”
La mente di Josiah era naufragata in altri mari. Nessuno l’avrebbe tratto in salvo da quell’isola deserta su cui era approdato, trascinato dalla tempesta dell’irrazionalità, della paura, della delusione che si tramuta in ira e follia. Vedeva la sua schiena andare via da quel luogo e da lui. Percepiva già il vuoto della sua assenza e non avrebbe potuto vivere con quel macigno. Così corse, corse rapido, una scheggia. Le braccia che ciondolavano lungo i fianchi ed il respiro che s’affannava. La colse alla sprovvista e si avvinghiò a lei, cingendolo di spalle. Posò il mento sulla sua spalla, le scostò la chioma castana per donarle uno schiocco di labbra nell’insenatura delle scapole.
« Se foste una donna virtuosa, vi augurerei ogni felicità. » Eco metallico. « Dato che non lo siete, posso solo dirvi: muori sgualdrina.» Una lama penetrò da parte a parte le sue costole. Il sangue sembrava vernice o magari lo era davvero, perché il viso di Josiah si stese, era sollevato e gaudente.
Il cadavere di Anna fu trovato riverso di una pozza di sgargiante liquido rosso e circondato dai vasi del ceramista, quasi volesse mettergli in mostra, anche dopo la morte. Il cameo era ancora stretto tra le sue mani. Riuscirono a strapparglielo di mano e a conservarlo nel modo migliore possibile, pulendolo dagli schizzi scarlatti. Ma non tutti sono stati cancellati...

L’uomo distrugge ciò che ha creato.
Per questo, nonostante mi ritrovi a raccogliere i cocci della mia lucidità, continuo a pensare che quello fosse amore e questo sia color wedgwood. E che le due cose coincidano.
Perché li ho creati io, con le mie mani, come la mia condanna a morte.
Questa è la mia storia. Ciò che si dirà, è leggenda.

- Josiah Wedgwood, cella 311 -


[*] : tratto da una poesia di Barbauld (tradotta da me, spero di non aver fatto errori)

“Ora la luce tremolante del raggio di luna
colora d’argento i prati verdi e
con colori chiari e scuri
dipinge dolcemente la scena a scacchi.”
[ un modo eccentrico per dire: “passata la notte...” xD ]

   
 
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