Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |      
Autore: Filippo739    22/06/2015    1 recensioni
-E tu? Tu ti ricordi di quando eri piccolo e avevi paura del Buio?-
-Come se fosse ieri.-
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gli scuri semi chiusi lasciano trapelare un frammento di cielo notturno nel buio della camera. Un piccolo cielo che illumina di blu notte lievemente i pochi corpi vicini alla finestra. Una sedia, un armadio, le coperte sfigurate dalle gambe.
È tutto molto calmo, buio e calmo. Quieto.
Le coperte vengono scostate e il materasso viene privato del corpo: qualcosa non va. Qualcosa c'è di anomalo in quella sveglia prematura che non ha fatto proseguire nel riposo, e conduce verso il corridoio.
Il corridoio è buio, stavolta senza luce della luna. Senza luce le ombre si uniscono alle ombre, ma rimangono corpi immobili di arredamento, ostacoli al cammino. Qui è tutto tranquillo.
La camera dei genitori? No, perché mai? Si sentono respiranti, vivi; stanno bene, incolumi, ignari. E lasciamoli ignari.
La maniglia cigola. C'è da fare più piano. La porta si apre sul salotto.
La finestra è completamente aperta, spalancata verso il mondo della notte. L'aria fredda entra in leggeri sospiri e smuove le tende, arriva alla pelle; il corpo rabbrividisce. La luce della notte delimita la figura di un gigante affacciato al davanzale.
Ha un mantello nero d'ombra, il corpo gobbo, le braccia scheletriche. Ha un sacco buio che si fonde con la tenebra del corpo nero.
Si volta. Contatto visivo tra pupille stanche e tristi orbite.
-Ehi-
-Ehi-.
Il vento soffia, porta via parole sconsolate.
-Non volevo che mi vedessi in queste condizioni- dice il gigante.
-È già oggi?-
Le orbite si fanno beffarde, ma non perdono la tristezza: -Lo sapevi: era solo questione di giorni, no?-
-Mi dispiace- -Non è colpa tua. Ho solo... fatto il mio dovere- -Non puoi rimanere? Qualche giorno ancora. Solo qualche giorno-.
Scuote la testa. -Sono inutile ormai. Guardati: fino a ieri te la facevi nel pannolino e ora sei qui che mi parli come se niente fosse. Fino a ieri ti serviva la lucetta accesa per scapparmi e adesso cammini nella notte senza tremori. Fino a ieri...-. Si arresta. Sorride di un sorriso amaro, sospira lento di vecchiaia. -Fino a ieri eri ancora un bambino-
-Non sono ancora un adulto appieno- -Ma non sei nemmeno un infante. E io non sono più un pericolo. E ciò mi basta: è ora che vada-.
Raccoglie il suo sacco, se lo pone in groppa. Si aggrappa all'anta della finestra.
-Ti rivedrò?-. Un dubbio atroce.
Ride. -Detto da uno che fino a ieri mi voleva morto... No. Non proprio, almeno. Mi chiameranno "Ignoto"-
-"Ignoto"?-. Un nome che vuol dir tutto e non dice nulla. -Non sarà la stessa cosa...-
-No, non sarà la stessa cosa-.
Poggia un piede sul davanzale.
-Tornerai?-. Ci pensa su. -Può essere. I traumi capitano a tutti- -Tocco ferro- -Peccato-. Sorrisi nella penombra.
"Penombra"?
-Quindi questo è un addio?- Medita a testa china. -Non dipende da me. Hai intenzione di avere figli?-
-È in programma- -Allora tornerò ancora. Ancora popolerò queste pareti, e ancora gli armadi saranno tane per gli incubi. Ancora i rami saranno braccia di demoni e ancora il vento ruggito dei giganti. Ancora la stanza sarà il mio Regno e ancora avrò trono sotto il letto-
-E fino a quel giorno?-
Da uno a due piedi. Si erge maestoso sulla finestra, infrange il celeste dell'aurora e blocca l'aria di rugiada.
-Fino a quella notte dormirai tranquillo. E mi raccomando-. Si volta; sta ridendo. -Entro allora vedi di cambiare cuscino e materasso. Come hai fatto tutti questi anni su quei mattoni?-
Alzata di spalle. -Gustibus, suppongo.-
-Si dice "De Gustibus", ignorante-.
Ride. Si dà la spinta e se ne va, sparendo come spariscono le stelle, trafitto dal primo raggio, perdendosi tra i colori risvegliati.
La luce si accende. Che fastidio agli occhi.
-Amore, che stai facendo?-
Mamma si è alzata, gli occhi ancora pesanti e il volto tirato in preoccupazione. -Che ci fai qui in piedi a quest'ora? Stai male? Perché non hai acceso la luce? E perché hai spalancato la finestra?-
Mani su davanzale, lo stesso da cui se n'è andato, si vede il mondo che si illumina, la notte che si addormenta. E il buio che se ne va. -Nulla, mamma. Stavo solo pensando-.
Ride. -Sei proprio grande ormai, eh?. Una volta non potevi stare un secondo senza luce che vedevi chissà quali mostri. All'asilo hai perfino fatto un disegno dell'Uomo Nero talmente preciso che sembrava l'avessi visto per davvero. Io me lo ricordo bene. E tu? Tu ti ricordi di quando eri piccolo e avevi paura del Buio?-
-...
 Come se fosse ieri.-
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Filippo739