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Autore: Stilistire    22/06/2015    4 recensioni
“Lunatico”, alla lettera, significa “colpito dalla luna”. La gente credeva che la luna rendesse pazzi. E forse, quella sera, fu proprio così.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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About a moonlight

 

Quella sera ti guardai a lungo. Io ero su un angolo della spiaggia, vicino al falò a sorseggiare quella seconda birra alla spina da non so quanto tempo. Forse ero un po’ lucida, ma giusto un po’.  
Tu eri dall'altra parte del falò, riuscivo a vederti solo dalle sfumature del fuoco, avevi quella maglietta bianca con quella stampa sul davanti che non ero mai riuscita a decifrare. Quella t-shirt era un enigma proprio come te, forse per questo era la tua preferita.

Ricordo che anche tu bevevi, e sicuramente lo avevi fatto più di me. Avevi lo sguardo a terra, in un'ora le tue pupille color catrame si saranno alzate sì e no tre volte.

E io imperterrita continuavo a guardati, perché era l’unica volta che riuscivo a reggere il tuo sguardo: tu non mi stavi guardando. Era tutto più semplice così.
Non so poi quale strano rumore ti fece alzare gli occhi, forse quella bottiglia di chissà chi che si infrangeva a terra in lontananza, però alzasti subito gli occhi e guardasti dall'altra parte del falò, dove c'ero io che ti stavo osservando da tutta la sera. 
Mi guardasti, ti guardai, ci guardammo.

Nessuno dei due aveva intenzione di abbassare lo sguardo. Mi avevi sorpreso a guardarti, eppure l’unica che aveva scoperto qualcosa ero io. Io avevo scoperto te, nel tuo lato vulnerabile, quello in cui con lo sguardo cupo te ne stavi immerso nel tuo silenzio. Ti avevo cercato fra tutte quelle sfumature fino ad impararti a memoria, con tutti i tuoi gesti imperfetti che mi avevano fatto perdere la testa. Avevo adorato il modo in cui seguivi le scia della fiamma che consumava il legno, e poi il carbone che lentamente si stava spegnendo. Nei miei occhi si riflessero i tuoi, quando puntasti i tuoi fari scuri dentro le mie iridi. E mi illuminasti.


Poi mi sorrisi. E io non feci nulla. E mi sorridesti ancora. E io crollai definitivamente. Mi chiesi come fosse possibile stravolgere una persona vuota come me solo con un unico sguardo. Penso che non lo capirò mai. Almeno che non sia tu a spiegarmelo.

Poi ti alzasti, e non impiegai davvero nulla per capire che stavi venendo dalla mia parte. Il cuore mi martellò nel petto, ma riuscivo a domarlo, come avevo sempre domato i miei sentimenti dietro quel cuore di pietra. Forse però ero solo stanca di essere apatica, magari volevo davvero sentire un sentimento trafiggermi il cuore.

E lo avevo trovato.

Semplicemente una sera di metà agosto, davanti ad un falò di una festa a cui non volevo andare, con una chitarra che strimpellava in lontananza e quella luna piena che ci rendeva tutti un po’ più pazzi.

 

 

  
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