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Autore: Odinforce    22/06/2015    4 recensioni
Quel vecchio eremita era stato uno dei pochi uomini che avevano avuto l’onore di conoscerla bene, riuscendo a staccare lo sguardo dalle sue tette e ad ascoltare ciò che aveva da dire. Forse in un’altra vita sarebbe stato il suo tipo... non poteva saperlo, e forse preferiva non pensarci nemmeno. Le importava solo del risultato.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Jiraya, Naruto Uzumaki, Samui | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Il piede sbagliato
 
Villaggio della Foglia, 2 novembre.
Su Konoha soffiava un debole vento, come di consueto in quel periodo dell’anno. Presto l’autunno avrebbe riempito di foglie secche ogni angolo del villaggio. Certo, i luoghi più importanti erano oggetto di accurate manutenzioni, e il cimitero di Konoha non era da meno: una squadra di giardinieri si dava da fare puntualmente per mantenerlo sempre pulito e in ordine.
Tuttavia, alla giovane straniera giunta quel giorno al cimitero non importava nulla del clima attuale, né delle foglie secche. Restava in piedi a fissare una tomba senza battere ciglio, incapace di dire o pensare qualcosa di appropriato. Il suo sguardo indecifrabile continuava a rileggere il nome e la dedica sul marmo che ricordava al mondo il nome di un eroe caduto.
 
Jiraiya,
amato maestro,
nobile guerriero,
spirito libero,
eroe leggendario,
morto con onore.
 
La straniera alzò appena lo sguardo, fissando ancora una volta la foto del defunto. Jiraiya sorrideva compiaciuto, proprio come nel retro delle copertine dei suoi libri che lo avevano reso una celebrità. Lei avrebbe voluto conoscerlo con quel sorriso sulla faccia... invece erano partiti con il piede sbagliato, uno dei peggiori che si possano immaginare. Ricordando quel giorno ormai lontano, provava un misto acido di nostalgia, vergogna e amarezza; e ora che Jiraiya era morto, poteva solo restare in piedi a fissare la sua tomba rimpiangendo il passato.
La straniera non riusciva a credere che fosse morto già da tre anni. Lei era venuta a saperlo solo di recente, dal momento che il nome di Jiraiya non circolava molto nel suo villaggio. La storia di come fosse perito in battaglia contro l’Akatsuki era saltata fuori casualmente in una conversazione tra i suoi compagni, mentre ricordavano i tempi dell’ultima guerra.
“La guerra sarebbe stata più difficile da vincere, se non ci fossero stati tipi come il leggendario Jiraiya a decimare quella banda di bastardi... è morto da vero eroe!”
“Cosa? Jiraiya è... morto?”
“Non lo sapevi? È stato ucciso da uno dei capi dell’Akatsuki, ma ha fornito informazioni utilissime per sconfiggerlo. È successo anni fa...”
Una lacrima le sfuggì incontrollata, scorrendo sulla sua guancia per poi cadere al suolo, confondendosi tra i fili d’erba. Possibile che stesse piangendo per quel pervertito? Per un cretino di mezz’età in grado di infrangere i tre divieti dei ninja contemporaneamente?
No, stava piangendo per un uomo che fu molto più di questo.  
« Immagino che vorrai restare da solo per un po’. »
« Sì. »
« Va bene... io vado a trovare Neji. Puoi raggiungermi là quando hai finito. »
« Certo, amore. A dopo. »
Le due voci erano vicine, ma la straniera le ignorò, almeno fino a quando qualcuno non si avvicinò pochi attimi dopo alla tomba di Jiraiya. Si voltò a guardarlo: un ventenne alto e biondo vestito di arancione, sulle cui guance recava dei marchi simili a baffi.
« Naruto Uzumaki » mormorò, riconoscendolo subito.
« Oh? Salve » disse lui, visibilmente sorpreso di vedere la straniera.
« Non credo che tu mi conosca. Sono Samui, del Villaggio della Nuvola. »
Naruto s’inchinò rispettosamente per salutare. Il suo sguardo indugiò tuttavia per qualche istante di troppo sul grosso seno della donna. Samui ne fu leggermente irritata, ma si trattenne; dopo tanti anni si era abituata al fatto che il suo fisico era così provocante. Certo, a volte questa caratteristica le era tornata utile in battaglia, poiché aveva distratto più nemici di quanto si aspettasse... permettendole di eliminarli un attimo dopo.
Non aveva mai conosciuto Naruto di persona, ma sapeva la sua storia e ciò che aveva fatto in passato. Inoltre gli doveva la vita; se non fosse stato per lui, in quel momento sarebbe ancora prigioniera all’interno di una zucca, in compagnia del suo irritante fratello. Sapeva anche che era stato allievo di Jiraiya, e questo giustificava il suo arrivo nei pressi della tomba.
« Samui, hai detto? » ripeté Naruto. « Del Villaggio della Nuvola... allora sei l’allieva di Bee! »
« Esatto. Ti saluta tanto, a proposito. Sente la tua mancanza, a tal punto che passa metà delle sue giornate a inventare rime su di te. »
« Hah... è sempre il solito. »
« E tu come te la passi? » domandò Samui. « Il maestro Bee mi ha parlato del tuo recente matrimonio. Congratulazioni. »
« Be’, grazie » disse Naruto, che rivolse per un attimo lo sguardo in lontananza, verso una ragazza dai capelli corvini intenta a posare fiori su un’altra tomba. Era una Hyuga, a giudicare da quegli inconfondibili occhi perlacei, ma non li conosceva a tal punto da saper identificare ogni membro di quel clan. Anzi, qualsiasi accenno agli Hyuga faceva pensare inevitabilmente a quella volta in cui il suo villaggio si era messo nei guai per aver tentato di rubare il Byakugan; ma ora che Naruto si era legato a quel clan con il matrimonio, chiunque ci avrebbe pensato due volte prima di arrecare loro un’altra offesa.
« E tu? Cosa ti porta al Villaggio della Foglia? » chiese Naruto, riportandola al presente.
« Io e Karui siamo in vacanza, abbiamo pensato di visitare alcuni luoghi » rispose Samui. « Lei ora è in giro a fare shopping in compagnia di un tuo amico robusto. Non faceva che mangiare, ma Karui lo ha trovato simpatico e... »
Naruto fu distratto per un attimo dal nome “Karui”, decisamente più familiare. Del resto, come poteva dimenticare una ninja della Nuvola che lo aveva pestato a sangue pur di estorcergli informazioni riguardo Sasuke Uchiha?  
« ...non volevo fare la terza incomoda, così ho pensato di fare un salto qui, a visitare la tomba di Jiraiya. »
Naruto fu sorpreso, anche se lo era stato fin da quando l’aveva incontrata.
« Lo conoscevi? »
Samui annuì, incapace all’improvviso di formulare una frase decente. L’imbarazzo per come erano andate le cose tra loro non era mai svanito, e il suo viso si tinse di uno sgradevole rosso.
« È una lunga storia » mormorò senza guardare Naruto, « e non è una di quelle che si possano raccontare in un cimitero. »
« Oh... capisco. »
« Tuttavia meriti di conoscerla » riprese Samui. « Facciamo così: ti concedo tutto il tempo che ti serve per rendere omaggio al tuo maestro. Io aspetterò nel parco qua vicino... ti racconterò tutto. »
Naruto rimase sorpreso dalla proposta della kunoichi. Tuttavia era certo di potersi fidare, e accettò la proposta.
Il giovane ninja restò vicino alla tomba del suo padrino per una ventina di minuti, tempo sufficiente per aggiornarlo ad alta voce sugli ultimi avvenimenti: la sua vita era diventata piuttosto semplice in seguito al matrimonio, ma continuava a darsi da fare per il bene del villaggio; era inoltre impegnato ad abituarsi al suo nuovo status... quello del marito, e come tale aveva il nuovo obiettivo di costruirsi una famiglia.
Una volta finito, Naruto si recò da sua moglie per avvertirla del suo impegno improvviso, per poi uscire con calma dal cimitero. Samui lo stava aspettando pazientemente nel parco, come d’accordo, pronta a raccontare per la prima volta in assoluto uno dei giorni più imbarazzanti della sua vita.
Prima di tutto, Samui si sentì in dovere di spiegare perché stava per rivelare a Naruto il suo segreto. Lui aveva il diritto di sapere che quella bionda dalle tette grosse era stata una delle ultime persone a vedere Jiraiya ancora in vita... forse l’ultima ad avere buone intenzioni nei suoi confronti. Era giusto che sapesse.
E Samui raccontò la storia avvenuta tre anni prima, avvenuta nei giorni precedenti all’attacco di Pain al Villaggio della Foglia. Samui si era presa qualche giorno di vacanza, viaggiando fino alla Nazione del Fuoco per rilassarsi un po’. Non aveva una meta precisa: il suo unico interesse era viaggiare restandosene per i fatti suoi, dimenticando per un po’ tutti i problemi che affliggevano da tempo il suo paese.
Un giorno, mentre si trovava al confine tra il Paese del Fuoco e quello della Pioggia, si era fermata nei pressi di un fiume per fare un bagno. Il clima era tranquillo e l’acqua era stupenda, e in giro non si vedeva un’anima; per un ninja comunque la prudenza non è mai troppa, così Samui aveva piazzato alcune trappole intorno all’area, prima di spogliarsi e tuffarsi nel fiume. Era davvero meraviglioso, lasciarsi avvolgere dal fresco abbraccio di acque così limpide e non pensare a niente... ogni problema, ogni dovere, ogni dilemma sembravano lontani anni luce finché restava lì.
L’incantesimo fu rotto all’improvviso dal verso di alcuni uccelli che fuggivano da un albero là vicino. Samui si allarmò subito: riconobbe che uno spavento del genere poteva essere provocato da un grosso animale... uno in grado di superare le sue trappole.
Una persona... un ninja... un nemico!
Un attimo dopo era già fuori dall’acqua. Non c’era tempo per rivestirsi, dato che conosceva la posizione del nemico, così prese solo un kunai e lo scagliò sulla trappola più vicina; una carta-bomba esplose, e un’ombra venne fuori da dietro l’albero. Lo aveva in pugno. Afferrò dunque il suo asso nella manica e glielo lanciò addosso: un kunai più piccolo legato a un cavo metallico che andò a conficcarsi sulla spalla dell’intruso, gettandolo a terra. Mantenendo la presa sul cavo, a Samui non restò altro da fare che canalizzare il suo chakra.
Arte del Fulmine – Elettroscarica!
Una scossa elettrica partì dal suo corpo, scorrendo lungo il cavo fino a raggiungere nel giro di un istante il malcapitato. Cercò di limitare il voltaggio, per non causargli seri danni. Dopotutto non aveva la più pallida idea di chi fosse, e se avesse ucciso un ninja di Konoha avrebbe passato grossi guai. Restò comunque in guardia e, senza nemmeno rivestirsi, raggiunse l’intruso mantenendo la presa sul cavo elettrificato.
« Chi diavolo sei? Convincimi della tua buona fede ed eviterò di friggerti! »
L’intruso non ebbe bisogno di rispondere, perché Samui lo riconobbe non appena si avvicinò. Quella lunga chioma di capelli bianchi e il coprifronte con l’ideogramma “olio” la dicevano lunga. Era Jiraiya, il Ninja Leggendario. In quel momento era sdraiato a terra, il kunai elettrificato conficcato nella sua spalla; era rosso in faccia, come un bambino pizzicato nell’atto di combinare uno scherzo.
« Ahia » faceva nel frattempo, « calmati, va bene? Non intendo farti del male... io... stavo solo... »
Samui non attese la fine delle sue balbettanti scuse. Non appena aveva riconosciuto Jiraiya, le erano tornate in mente tutte le voci che aveva sentito sul suo conto, comprese quelle di cui non c’era da andare fieri... il fatto che dietro la fama di grande guerriero ninja si nascondesse un gran pervertito.
« Tu... mi stavi spiando? »
« Be’... non la metterei in questi termini, stavo solo... gaaaaaaah!!!! »
Mentre parlava, Samui aveva dato un’altra scarica, più forte della prima.
« Mi – stavi – spiando? »
« Non ti... stavo spiando! » rispose Jiraiya, ansimando per il dolore. « Stavo solo... raccogliendo materiale per... il mio prossimo librooooooh! »
Un’altra scarica. Per Samui era quasi divertente, vedere quel tipo contorcersi sull’erba come un pesce appena tirato fuori dall’acqua. Non sembrava affatto il grande ninja che aveva sconfitto Hanzo delle Salamandre, dotati entrambi di potere pari a quello di un Kage. Ormai era evidente che Jiraiya si era appostato tra gli alberi per rifarsi gli occhi su di lei.
« Immagino che tu ti sia goduto parecchio lo spettacolo » commentò Samui, ricordandosi di essere ancora nuda di fronte all’eremita. « E’ stato cool per te, vero? Ma non per me, neanche per idea! Giuro che se avessi il potere e l’autorità per farlo, ti ucciderei all’istante. Sei fortunato che in questo caso sono io a trovarmi lontana da casa. »
Jiraiya cominciò a ridere, suscitando in lei una dose maggiore di stupore. Nel frattempo l’eremita si rialzava in piedi, senza toccare il kunai dalla sua spalla; era penetrato in profondità, e non sarebbe stato facile da togliere senza allarmare la kunoichi.
« Heh... sembra che tu abbia ragione » commentò, tenendo le mani bene in vista. Ora cercava di agire con cautela, dal momento che si trovava ancora sotto tiro. « Dunque come vogliamo fare? Mi lasci andare, o preferisci vedermi usare la forza per ottenere la libertà? »
Samui non rispose. Non era una stupida, ma sapeva comunque di non avere molta scelta. Pervertito o no, Jiraiya sarebbe stato un osso duro per lei, se avesse deciso di opporre resistenza. I secondi passavano e cominciava a sentire freddo; una ragazza nuda e bagnata fradicia non poteva restare lì a lungo a soppesare le poche opzioni di cui disponeva.
« Hai ragione, non posso sconfiggerti né ucciderti » dichiarò rassegnata. « Ma dopo quello che hai fatto, non posso nemmeno lasciarti andare come se nulla fosse. Dovrai sdebitarti in qualche modo, è chiaro? »
Jiraiya restò a fissarla stupito per un po’, prima di rispondere.
« D’accordo. Cosa posso fare per te? Offrirti da bere? »
« Dammi il tempo per mettermi qualcosa addosso e ne parliamo. »
« Come vuoi. Potresti togliermi nel frattempo questo coso dalla spalla? Comincia a farmi davvero male... »
« Scordatelo! Non voglio perderti di vista mentre mi rivesto, perciò resta fermo dove sei! Ti sei già goduto lo spettacolo, quindi puoi continuare a guardarmi. Se provi a voltarti o a scappare, ti fulmino... e al diavolo tutto. »
Jiraiya preferì acconsentire, mettendosi comodo mentre Samui si rivestiva. La bionda della Nuvola non smise di imprecare e lamentarsi mentre era impegnata a recuperare un aspetto decente, occupandosi nel frattempo di mantenere la presa sul cavo metallico con cui minacciava Jiraiya.
« Ma guarda che situazione » borbottava irritata come non mai. « Volevo solo farmi un bagno... e mi capita questo idiota pervertito tra i piedi... un idiota che non posso nemmeno uccidere... vecchio rospo maledetto... oh, aspetta e vedrai... pagherai molto caro per questo affronto! »
Quando ebbe finito di sistemarsi, Samui si avvicinò di nuovo a Jiraiya, allungando una mano sul kunai.
« Farai il bravo dopo che ti avrò liberato? »
« Ehi... sarò anche un pervertito, ma sono anche un uomo di parola » ammise l’eremita. « Non ti farò alcun male, promesso. »
« Bene! »
Gli strappò il kunai dalla spalla, senza preoccuparsi di fargli male. Tanto era un Nina Leggendario, pensò, era certa che avrebbe resistito a una cosuccia del genere. Jiraiya mantenne la parola e rimase dov’era, occupandosi subito di curare la sua ferita mentre stava a sentire le condizioni di Samui.
« Ecco cosa dovrai fare, vecchio » annunciò la bionda, incrociando le braccia. « Dovrai offrirmi da bere e da mangiare, e stare ad ascoltarmi finché non sarò stufa della tua compagnia. Inoltre dovrai farmi un bell’autografo. »
Jiraiya rimase incredulo mentre Samui frugava tra le sue cose, per poi mostrargli un libro. Una copia delle Tattiche della Pomiciata.
« Ma... allora tu... »
« Esatto. Sono una tua ammiratrice » spiegò Samui con orgoglio, pur restando seria. « Adoro i tuoi libri, e ho sempre sognato di incontrarti per parlare della roba che hai scritto. Certo, immaginavo circostanze molto diverse in cui ci saremmo incontrati... ma sembra che non si possa avere tutto dalla vita. Se davvero sei un uomo di parola, accetterai le mie richieste senza obiettare... altrimenti passerò il resto della mia vita a perseguitarti, pur di cancellare in qualsiasi modo l’umiliazione che mi hai inferto. »
Fece scricchiolare le sue nocche nel frattempo... un rumore che balzò all’orecchio di Jiraiya e lo fece ammutolire, portandogli alla mente vecchi spiacevoli ricordi.
« Affare fatto. »
Jiraiya e Samui si erano recati così insieme al villaggio più vicino, un luogo che attirava una gran quantità di turisti ogni giorno. L’eremita non aveva badato a spese pur di soddisfare la bionda della Nuvola in ogni sua richiesta: avevano cenato nel miglior ristorante e ordinato diversi giri di sakè, parlando nel frattempo della Saga della Pomiciata. Samui diventava sempre più brilla, ma non smetteva di parlare – con crescente entusiasmo – di cosa ne pensava sull’intera storia, e di alcune cose che sarebbero potute andare diversamente. E Jiraiya ascoltava, comportandosi senza troppi eccessi. La bionda cominciava a ricredersi su di lui, sebbene fossero partiti con il piede sbagliato... dopotutto non era poi così male.
Calò la sera, e le ultime cose che Samui riusciva a ricordare dettagliatamente erano i momenti in cui Jiraiya scattava fotografie di loro due insieme, nel tentativo di trovare quella giusta da autografare; i ricordi nitidi lasciavano poi il posto a immagini confuse, di vestiti che scivolavano a terra e sospiri profondi, di mani intrecciate e un caloroso abbraccio.
Samui si era risvegliata il mattino seguente con un gran mal di testa, distesa in maniera scomposta sul letto di una camera d’albergo. Ancora una volta non aveva alcun vestito addosso. Jiraiya era lì vicino, intento a guardarsi allo specchio: il suo sguardo, notò, era rivolto su una grossa cicatrice che recava in pieno petto.
« Accidenti » commentò la bionda, « come diavolo te la sei fatta? »
« È stato il mio allievo » rispose Jiraiya senza guardarla. « Non intenzionalmente, certo... ma per poco non ci restavo secco. È molto forte... credo che un giorno sentirai parlare di lui. »
Quando l’eremita si voltò, Samui non riuscì a riconoscerlo. Era molto serio, come se avesse improvvisamente cancellato l’aria beata e sciocca che aveva sfoggiato per tutto il tempo il giorno prima. Il pervertito non era lì con lei in quel momento.
« Va tutto bene? Non ti sentirai mica in colpa? Guarda che a me non è dispiaciuto... »
« No, figurati... non è per quello » la rassicurò Jiraiya. « Sto solo pensando a cosa mi aspetta tra poco... e a quello che potrei perdere. »
Samui cominciò a capire. La sbronza aveva offuscato le sue capacità, ma ora riconosceva il tono dell’eremita mentre parlava. Nostalgia, inquietudine, paura; emozioni tipiche di un ninja quando si appresta ad affrontare una missione pericolosa, e non esclude la possibilità di morire. Se un Ninja Leggendario provava ancora simili emozioni, voleva dire che la sua missione doveva essere molto pericolosa.
Lui era persino pronto a morire.
Jiraiya cercò tuttavia di sorridere, per rassicurare Samui.
« Sei una donna in gamba » le disse mentre si rivestiva. « Nella mia vita ne ho conosciute poche come te... e mi ricordi una persona in particolare. »
« Lo immaginavo » commentò Samui. « Pensavi a lei stanotte, vero? »
« Già... come sempre. »
La bionda non batté ciglio. Non le importava molto, in effetti. Anche se avevano fatto sesso, Jiraiya non era proprio il suo tipo, dunque era libero di pensare a chi volesse. Lei considerava tutto quello che avevano fatto nulla più che un piacevole intermezzo... per quanto fosse iniziato con il piede sbagliato.
« Dove andrai, adesso? »
« A fare il mio dovere per la Foglia » rispose Jiraiya. « Ho una faccenda da sbrigare al Villaggio della Pioggia. Spero di finire presto, così dopo potrò dedicarmi a scrivere un nuovo libro. I consigli che mi hai dato sono ottimi, dopotutto, e mi piacerebbe applicarli. »
Samui non disse nulla. Era certa che l’eremita stava cercando di sdrammatizzare, ma ormai aveva reso evidente la realtà. Non poteva certo rivelare i dettagli della sua missione a una ninja di un altro paese, ma era chiaro che si aspettava di non tornare indietro affatto. Perciò non si alzò dal letto, restando a guardare finché lui non fu pronto a partire. Quando però si accorse che Jiraiya intendeva uscire dalla finestra, fu colta da una nuova dose di estrema sorpresa.
« Heh... certo che sei strano forte. Siete tutti così voi Ninja Leggendari? »
« Oh no » le rispose Jiraiya con un sorriso. « Ti assicuro che gli altri sono peggio. Stammi bene, bellezza... e grazie di tutto. »
Un attimo dopo era sparito oltre la finestra, come se la luce del giorno lo avesse risucchiato. All’improvviso, quella camera d’albergo in cui Samui alloggiava era diventata silenziosa. Vuota. Le uniche cose fuori posto erano i vestiti della bionda, sparsi in ogni direzione, bottiglie di saké e un mazzo di fotografie... tutte autografate, nonostante alcune di esse fossero davvero pessime.  
Così l’Eremita dei Rospi era entrato e uscito dalla sua vita, nel volgere di un giorno e di una notte.
 
« Non l’ho mai più rivisto » disse Samui, concludendo il suo racconto. « Come ho già detto, ho saputo della sua morte solo pochi mesi fa, nonostante siano passati tre anni. Mi sono informata a lungo sulle circostanze in cui Jiraiya fu ucciso, e ho scoperto che è accaduto appena due giorni dopo il nostro incontro. Perciò posso dire con sicurezza che, dopo avermi lasciata in quella camera d’albergo, si fosse diretto subito verso il Villaggio della Pioggia... pronto ad affrontare Pain dell’Akatsuki. Pronto a morire, per proteggere coloro che amava. »
Naruto era senza parole. Aveva ascoltato l’intero racconto senza fiatare; Samui non aveva detto nulla che mettesse il suo maestro sotto una luce diversa, ma quel racconto lo aveva colpito ugualmente. Tra l’eremita pervertito e la bionda della Nuvola c’era stato un semplice incontro fugace, partito decisamente male... ma entrambi potevano dire che era stato importante.
« Nella sua semplicità, quell’incontro aveva permesso a noi, due perfetti sconosciuti, di essere noi stessi per un breve momento. » spiegò Samui. « Io non avevo mai avuto l’occasione per parlare della Saga della Pomiciata con un vero intenditore... e guarda caso mi ero ritrovata faccia a faccia con l’autore in persona. Jiraiya, dal canto suo, nonostante fossimo partiti con il piede sbagliato, riuscì a comportarsi bene nei miei riguardi... forse lo considerava un ultimo desiderio prima di morire, chi può dirlo. Dubito che abbia pensato a me mentre moriva, ma sono certa di una cosa... quando mi ha lasciata in quella camera d’albergo era felice di aver dimostrato a qualcuno il lato migliore di sé. »
« Oh? Ma come? » fece Naruto, improvvisamente confuso. « Non avevi detto che era terribilmente serio in quel momento? »
« Sì, l’ho detto... ma ho comunque qualcosa che dimostra ciò che provava nel profondo del suo cuore. »
La bionda tirò fuori qualcosa dalle tasche. Naruto abbassò lo sguardo: erano le foto di cui Samui aveva parlato, su ognuna delle quali spiccava una dedica firmata dal suo maestro.
 
A Samui della Nuvola, intrepida fulminatrice di eremiti pervertiti.
Non arrenderti mai!
Jiraiya
 
Il ninja della Foglia sospirò, traccia visibile del suo tentativo di soffocare l’enorme commozione che gli era esplosa all’interno leggendo quelle poche righe. Non si aspettava affatto di ricevere nuove tracce del passato del suo maestro, per quanto deboli o poco significative nei confronti del futuro; tuttavia, ciò non lo rendeva triste. Naruto era felice di sapere cosa aveva fatto Jiraiya prima di morire... meglio ancora se si trattava di un episodio divertente, di uno spiraglio di luce prima di scomparire nel buio assoluto.
Anche lui e l’eremita, dopotutto, erano partiti con il piede sbagliato quando si erano conosciuti; e nei giorni successivi le cose non erano migliorate molto, se pensava al momento in cui lo aveva gettato in un burrone pur di spingerlo a tirar fuori il suo vero potere.
Ma poi...  
« Era un pervertito » disse a voce alta. « Un donnaiolo. Un’idiota che cascava nelle trappole più banali. Ma era anche un brav’uomo... un ottimo maestro... ed è stato il padrino migliore che potessi desiderare. Quando ero con lui riuscivo a capire cosa si provava ad avere un genitore accanto, nonostante fosse pieno di difetti. Oltre a rendermi più forte, il maestro Jiraiya è riuscito a rendermi migliore. Gliene sarò grato per sempre. »
Samui annuì. Fu sul punto di dire qualcosa, ma all’ultimo momento ci ripensò e lasciò perdere. Si congedò da Naruto pochi minuti dopo, poiché per entrambi si era fatto fin troppo tardi.
Il vento era aumentato, portando con sé un numero maggiore di foglie secche al suo passaggio. La bionda della Nuvola tornò quindi sui suoi passi, ripensando a ciò che avrebbe voluto dire ad alta voce. In effetti anche lei era grata a Jiraiya per il tempo trascorso insieme. Anche se non andava fiera di come fossero andate le cose tra loro, era ugualmente contenta di averlo conosciuto per un solo giorno... piuttosto che mai in tutta la sua vita. Quel vecchio eremita era stato uno dei pochi uomini che avevano avuto l’onore di conoscerla bene, riuscendo a staccare lo sguardo dalle sue tette e ad ascoltare ciò che aveva da dire. Forse in un’altra vita sarebbe stato il suo tipo... non poteva saperlo, e forse preferiva non pensarci nemmeno. Le importava solo del risultato.
Troppo a lungo Samui era stata una donna troppo attraente e una shinobi della Nuvola dal cuore freddo... ma non quel giorno, grazie a lui. E ne era felice.

Fine.
   
 
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