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Autore: Beatlesvoice    22/06/2015    2 recensioni
"Diventeremo più grandi di Elvis!" disse John con tono entusiastico.
Paul scoppiò in una grossa risata.
"John, ti stai comportando proprio come fanno i sognatori"
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo spettacolo era stato un immenso successo, per tutti quanti.
 
Il camerino stava cominciando a diventare un po’ troppo stretto per quei ragazzi presi dalla foga di un grande trionfo, così si cambiarono i vestiti sudici e uscirono.
 
Appena fuori furono avvolti da una massa di ragazze e ragazzi letteralmente impazziti per loro.
Incontrarono il proprietario del locale, che fece grandissimi complimenti.
 
Con fatica arrivarono all’uscita, ancora sconvolti da tutte quelle attenzioni.
Respirarono l’aria notturna amburghese, fatta di fumo, alcool e probabilmente anche qualcosa di più pesante.
 
George girò il suo sguardo alla sua sinistra e vide un ragazzo che svergognatamente toccava tutte le parti toccabili di quella che Harrison sperava essere la sua ragazza e baciarla appassionatamente senza curarsi delle persone che passavano davanti a loro.
 
L’amor che move il sole e l’altre stelle.
 
Vide anche la ragazza che gli lanciò un occhiolino.
 
“Ehi Georgie, se vuoi te ne procuriamo una!” disse John, facendolo ridere.
 
“Tu invece? Non ne vuoi approfittare?”
 
“John è pienamente soddisfatto di quello che già ha, caro George” rispose Paul, ammiccando verso John e stringendogli la mano, “forza, andiamo a bere fino a quando non ci ricorderemo più i nostri nomi, ragazzi miei, seguitemi, conosco io un bel posto.”
 
“Ci conviene fidarci di Paul classe e eleganza McCartney, che dite?” scherzò John.
 
“Allora cominciamo a incamminarci, guidaci tu Paul” disse George.
 
 
 
Si sentiva i piedi pesanti come due macigni, anche se il vero macigno probabilmente era nel suo petto.
 
Stava camminando da quanto? Dieci o quindici minuti?
Gli sembrava di essere in cammino da ore.
 
Era ancora nel centro della vita notturna di Amburgo, poteva sentire la musica dei locali, quindi non si era allontanato molto, ma poco importava, l’importante era allontanarsi dal gruppo.
 
Probabilmente John e Paul ci stavano dando dentro, pensò, e George e Pete erano a farsi qualche birra, senza badare al fatto che lui non era con loro.
 
Non gli era mai importato di cosa potesse significare la sua presenza per gli altri,  finché a John importava, e lo aveva dimostrato quando l’aveva incitato a comprare un basso e a suonare con loro, anche se faceva letteralmente schifo con la musica.
 
Tutto quello era forse cambiato?
A John non importava più niente di lui?
 
L’aveva definitivamente sostituito con Paul?
Il solo pensiero gli fece venire la nausea, gli fece stringere i pugni e i denti come a fermare una rabbia quasi incontrollabile.
 
Con questi pensieri che ballavano nella sua testa giunse in questo locale cupo, buio, quasi claustrofobico, decise di entrare.
 
Si sedette al bancone, senza pensarci, ordinò da bere.
 
Un drink, due drink, tre drink, la sua gola cominciava a infiammarsi e la sua mente, finalmente, ad annebbiarsi.
 
 
 
I quattro ragazzi entrarono in questo locale abbastanza tranquillo, insomma, si capiva perché piaceva a Paul.
Non sembrava per niente un locale notturno amburghese.
 
Le pareti erano rivestite da un’elegante carta da parati a righe panna e nocciola, c’era un lieve odore di alcool che pizzicava le narici, ma nulla di esagerato, i tavoli erano di un legno scuro, ordinatamente posizionati accanto alla parete,  in modo da lasciare il centro del pub libero, il bancone era situato in fondo.
 
 
“Prendiamo un tavolo o ordiamo direttamente al bancone?” chiese Pete.
“Ordiniamo al bancone, sto praticamente dormendo in piedi quindi vorrei arrivare alla nostra stanza il più in fretta possibile” disse John, facendo un occhiolino a Paul.
 
Alla fine il loro rapporto era costituito per una buona parte da questi piccoli gesti, che visti dall’esterno non dicono nulla.
 
Arrivarono al bancone e ordinarono due shot, piuttosto alcolici, per uno.
Li bevvero tutti d’un sorso, sentendo la loro gola infiammarsi.
 
John ne ordinò un altro, e a quel punto era sicuramente quello messo peggio.
Lo trascinarono così fuori dal locale, mentre barcollava e a stento tratteneva il vomito.
 
Paul lo guardava preoccupato, molto preoccupato, e non aveva tutti i torti.
 
“Sai Paulie, i tuoi occhi sotto la luna splendente sono ancora più belli, sembrano due smeraldi” disse, avvicinando pericolosamente le labbra alla guancia di Paul, catturando lo sguardo stupito di Pete.
 
“Muoviamoci, prima che possa dire altre puttanate.”
 
Quando nessuno lo vide però sorrise per il complimento che John, anche se ubriaco, gli aveva fatto.
 
Arrivarono nella loro stanza, si sdraiarono sfiniti sul letto, fecero per spegnere le luci quando ad un tratto George disse:
 
“Ragazzi, ma Stuart dov’è?”


Ma buonasera, eccoci qui con questo nuovo capitolo.
Un capitolo semplice, di passaggio, ma speriamo vi piaccia molto, per questo vi invito a lasciare una recensione.
Stuart affoga il suo dispiacere nell'alcool mentre gli altri si divertono, e John rischia di combinare distrastri...

Cosa succederà nel prossimo capitolo?
Lo scoprirete tra massimo 10 giorni.
Baci,

Nowheregirl62&Beatlesvoice
  
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